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Omelia III PASQUA A del 4 Maggio 2014

4 Maggio 2014 – III PASQUA A – At 2.14a.22-33; 1Pt 1¸17-21; Lc 24¸13-35 L´impressione è che Luca abbia inventato questo testo¸ e l´abbia scritto come l´ha scritto¸ perché aveva dei problemi teologici da risolvere¸ e doveva far capire ai suoi elettori come si doveva interpretare la cosiddetta risurrezione di Cristo. Probabilmente erano già presenti due correnti di pensiero; la prima è la corrente radicalmente realista: Gesù è risorto e si è fatto vedere dai suoi discepoli con tutto il suo corpo¸ con le piaghe. Questo lo dirà anche Luca¸ dopo questo episodio¸ quando dirà che Gesù è apparso nel cenacolo¸ e ha mangiato il pesce arrostito. Luca però conosce anche un´altra interpretazione della risurrezione¸ che probabilmente gli piace di più; cioè l´idea che Gesù in realtà risorge nella mente e nel cuore di quelli che gli credono. Gesù certamente vive in Dio¸ ma la consapevolezza umana della sua vitalità permanente¸ del suo risorgere nel senso di acquisire la potenza sull´universo¸ è qualcosa che in realtà avviene nella riflessione di coloro che credono. E´ la posizione estrema che non sottolinea un realismo del vedere¸ ma la realtà del comprendere¸ l´importanza del capire che in Gesù¸ grazie alla sua vita e alla sua morte¸ c´è qualcosa di eterno¸ di perenne¸ di permanente¸ che è la vera regola che regge l´universo. Allora la risurrezione diventa la convinzione dell´importanza divina dell´umanità di Gesù; e diventa qualcosa che è frutto di un ripensamento serio del significato profondo che ebbe la vita e la morte di Gesù¸ all´interno della concezione biblica della vita. C´è un vecchio canto – Cristo risusciti nei nostri cuori.....-. Dov´è che veramente Cristo si manifesta vivo? Non all´esterno¸ con un corpo materialmente palpabile¸ ma nella mente e nel cuore di coloro che hanno capito¸ di coloro che credono. Luca è già consapevole di questi estremi: il radicale realismo¸ e il radicale idealismo interiore. Luca esclude la Galilea ed esclude che ci siano state apparizioni in Galilea. L´apparizione in Galilea è raccontata soltanto da Matteo; però anche in Marco l´angelo dice alle donne: vi precede in Galilea. Il vedere in Galilea potrebbe far pensare che loro sono tornati in Galilea¸ hanno visto il mare¸ la barca¸ si sono ricordati delle guarigioni avvenute lภdella moltiplicazione dei pani¸ gli è sembrato di vedere Gesù vivo¸ e hanno detto tra loro: non è più tra noi¸ però quello che lui ha fatto rimane nel nostro cuore¸ ed è una regola di vita che deve durare per sempre. Quello che lui ha fatto qui in Galilea è una rivelazione di Dio che tutti devono conoscere¸ perché è la verità profonda delle cose¸ che è apparsa in Galilea. In Gerusalemme è apparsa un´altra cosa: il coraggio di Cristo di accettare la morte per amore e per dare un esempio di dedizione a Dio al di sopra di ogni limite; anche quello va ricordato. Ma le due cose¸ il morire e il risanare¸ l´hanno capito in Galilea; qui c´è stata una comprensione interiore che Gesù non può essere dimenticato. Questo vedere con la mente non è solo il pallido ricordo di colui che rimpiange la scomparsa di Gesù¸ ma è la rivelazione che la scomparsa fisica di Gesù apre la possibilità di attestare una sua presenza¸ reale¸ non fisica¸ ma morale¸ di idee¸ di coraggio¸ di fiducia¸ di interpretazione della realtà opposta a quella di coloro che pensano che nulla valga perché la morte distrugge tutto. Un appello a credere nella permanenza dei valori¸ nella efficacia e capacità operativa delle buone idee. Quella che è apparsa in Galilea e in Gerusalemme durante gli anni della vita terrena di Gesù¸ e che¸ essendo quella che può salvare in eterno il mondo¸ è viva¸ è vera. Gesù viene sentito vero perché viene compresa la validitภsuperiore ad ogni prospettiva umana dell´immagine che lui ha dato di sé¸ del mondo¸ delle cose¸ delle persone: che la povertà non è miseria¸ che la malattia non è distruzione dell´uomo¸ che la morte non deve impedirci di essere contenti di vivere¸ che Dio può dare un coraggio là dove noi abbandoneremmo ogni speranza. Questa è la risurrezione. Luca sa che questo è avvenuto in Galilea¸ ma lo sposta a Gerusalemme¸ perché vuole far pace con l´ebraismo¸ e non vuole che si dica che questa forza vitale di Gesù è stata scoperta in un paese lontano¸ quasi in antitesi con la durezza di cuore della Giudea. E dice che perfino a Gerusalemme¸ dove l´avevano ucciso¸ dove alcuni discepoli¸ come questi di Emmaus¸ non avevano capito niente¸ perfino lí c´è stata¸ anche l´apparizione esteriore¸ ma soprattutto l´altra apparizione: ma non avete capito cos´è veramente successo? Che si è realizzato quello che la bibbia ha continuato a dirvi¸ che bisogna accettare la sofferenza¸ la morte¸ la fatica¸ il fallimento¸ la perdita¸ senza perdere la fiducia e la speranza¸ e cosí si è salvati. Luca¸ a differenza di Matteo¸ non dice che le donne¸ dopo aver visto gli angeli nel sepolcro¸ incontrano Gesù e gli baciano i piedi. Matteo ha scelto la visione corporea. Luca presenta le donne non come quelle che per prime vedono Gesù¸ ma quelle che per prime capiscono. Dio salva la vita attraverso la fatica di vivere: questo era il messaggio che le donne han capito¸ e che il viaggiatore¸ lungo la strada¸ spiega ai due di Emmaus; che non capiscono ancora del tutto. Luca vuol dire che per capire queste cose bisogna tornare insieme con gli apostoli¸ leggere le scritture¸ cercare di capirle¸ pregare¸ non cercare di vedere¸ ma cercare di comprendere¸ ricordare l´ultima cena¸ lo spezzare del pane; e nasce la messa¸ l´eucarestia: Gesù donando la memoria della sua morte rivive nella fede dei discepoli. La vita non nasce dalla soppressione della fatica¸ del dolore¸ e dall´illusione di eliminare la morte; la vita nasce dall´accettazione ubbidiente di tutte queste cose. Per questo Gesù è vivo; perché ha capovolto quella nostra stanchezza di continuare a lottare per la vita. Quando i due di Emmaus ritrovano gli apostoli e raccontano di averlo riconosciuto quando ha spezzato il pane¸ questo è un indizio per dire che occorre qualcosa di sintetico e riassuntivo per capire che Gesù vive per sempre: quello che si dona¸ quello che si perde in nome dell´amore universale¸ questo è comunque vita¸ qualcosa che in qualche modo risorge. Nella settimana di Pasqua c´era un´aggiunta nella preghiera eucaristica …....della sua morte e della sua risurrezione¸ nel suo vero corpo....... Il -suo vero corpo- è detto in senso giovanneo: la mia carne è vero cibo¸ il mio sangue è vera bevanda. Carne e sangue sono l´insegnamento¸ l´istruzione¸ l´esempio¸ il modello. Il vero corpo è la chiesa. Il vero corpo è l´incorporeità di Gesù Cristo. Il vero corpo è la permanenza delle sue idee¸ del suo esempio¸ del suo valore. Questo è quello che è apparso ai discepoli il giorno di Pasqua¸ non la fisicità del toccare o del mangiare il pesce fritto¸ ma l´aver capito che quella morte è diversa dalle altre¸ e può rendere diverse tutte le morti¸ e tutte le sofferenze e i dolori che precedono e preparano quelle morti. La verità sta nel capire con la testa e nell´accettare con il cuore. Cristo risusciti nei nostri cuori.