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Omelia DOMENICA DELLE PALME A del 13 Aprile 2014

13 Aprile 2014 – DOMENICA DELLE PALME – Is 50¸4-7; Fil 2¸6-11; Mt 26¸14-27.66 Prendendo spunto dalla frase di Pilato¸ che gli è stata suggerita dalla moglie¸ si potrebbe intitolare questa storia della passione – Tutti se ne lavarono le mani -. Tranne la folla¸ che grida- ci prendiamo noi il suo sangue e la responsabilità della morte-. Gli unici che in fondo non se ne lavano le mani sono la folla e Giuda¸ ma gli altri¸ compresi i discepoli¸ che scompaiono¸ se ne sono lavati le mani. E´ un tema che percorre il racconto di Matteo; perfino sua madre non c´è; Matteo elenca le donne che erano presenti¸ e non dice che c´era la madre di Gesù. Il Gesù di Matteo è completamente solo¸ nessuno si occupa seriamente di lui; se non per condannarlo¸ i farisei e i membri del sinedrio; Pilato è a metà strada¸ perché ha cercato di occuparsi di lui; Pilato è il più innocente¸ in questo racconto¸ e qualcuno dice che l´hanno volutamente presentato cosí per non avere fastidi dai romani quando raccontavano queste cose. Pilato alla fine cede perché politicamente non può fare nient´altro; di fronte a una folla che grida e impreca non se la sente di adottare una reazione armata¸ che avrebbe provocato un tumulto proprio nel giorno di Pasqua¸ e avrebbe ricevuto reprimende non solo dai farisei e scribi¸ ma da Roma¸ che lo avrebbe accusato di non aver saputo gestire un caso tra i tanti. Quindi se ne lava le mani. Ma la cosa ancora peggiore che c´è in questo racconto è che quelli che se ne lavano le mani¸ per esempio i sommi sacerdoti¸ sono invece preoccupati di cosa fare dei denari; siccome è prezzo di sangue non si può mettere nel tesoro del tempio¸ pensano di comperare un campo¸ per gli stranieri¸ quindi di tenerli in una zona impura; per i denari si preoccupano¸ per la giustizia di una sentenza non si preoccupano¸ basta una frase dell´imputato per dire che non c´è bisogno di testimoni; non c´è un processo regolare da parte del sinedrio; è molto più regolare quello di Pilato¸ il quale riceve la richiesta di praticare un´esecuzione¸ e cerca di capire perché. Non è storia questa¸ può darsi che non sia successo esattamente cosí¸ è Matteo che vuol farci capire la tragedia di quegli ebrei¸ che si sono comportati senza riflettere¸ in maniera scriteriata¸ preoccupati però di piccole inezie¸ come i trenta denari¸ e poi alla fine preoccupati che non lo rubino¸ e poi passi per una risurrezione; Matteo mette in luce come può essere meschina una persona. Gesù in tutto questo tace. Giuda è molto più serio. Giuda si rende conto che ha consegnato a dei sommi sacerdoti una persona¸ nella quale forse non credeva più¸ e si aspettava una sentenza ponderata da parte dei sommi sacerdoti; quando si rende conto che l´hanno condannato in maniera precipitosa e irregolare¸ si presenta¸ si pente¸ restituisce i quattro soldi che aveva ricevuto in compenso¸ e i sacerdoti¸ lavandosene le mani¸ gli dicono- pensaci tu-; e lui si impicca. Gesù aveva detto- guai a quell´uomo¸ meglio se non fosse nato-¸ forse non è una condanna¸ ma è un lamento. Forse è più rattristato per l´impiccagione¸ non è detto che Gesù pensi all´inferno. Poi c´è un´altra parola di Gesù¸ di grande importanza¸ e c´è solo in Matteo¸ e che la chiesa ha introdotto nella messa- il sangue è versato per il perdono dei peccati-; quando la folla dice- su di noi il suo sangue- crede di prendersi la responsabilità di una condanna a morte¸ in realtà invoca che il sangue di Cristo perdoni il loro peccato. Sotto questo modo di raccontare c´è una forma inedita di ironia: loro vogliono dire- ci prendiamo noi la colpa di questo¸ il suo sangue ricada su di noi-¸ e il lettore sa che Gesù aveva detto che il suo sangue era versato per il perdono dei peccati. Probabilmente ci vuole un qualche pentimento¸ ma in ogni caso il sangue di Cristo¸ se ricade su quegli ebrei¸ potrebbe essere un sangue che li perdona. L´ultima cosa caratteristica di Matteo¸ che non c´è altrove¸ ed è molto enigmatica¸ è quell´idea che¸ non solo si spacca il velo del tempio¸ ma si aprono i sepolcri e- molti corpi di santi che erano morti risuscitarono; uscendo dai sepolcri¸ dopo la sua risurrezione¸ entrarono nella città santa e apparvero a molti-. Un modo strano di presentare la risurrezione. Non si capisce se è una specie di scena di fantasmi che impaurisce¸ o se Matteo dice che comincia la risurrezione¸ risuscitano i morti¸ e forse ci sarà un giudizio. Lui parla di corpi di santi; quindi sono i corpi dei santi che compaiono; e gli altri? Risorgeranno tutti? Nel suo modo di parlare¸ il vangelo di Giovanni dirà chiaramente che ci sono due risurrezioni diverse: la risurrezione di vita¸ e la risurrezione di condanna. Come vedete¸ è una Passione che inquieta quella di Matteo¸ specie se confrontata con altri testi. Inquieta perché mette in luce l´ipocrisia¸ la grettezza¸ la disonestà di tutti; tanto che alla fin fine la persona più dignitosa che appare qui è Giuda; un suicidio che pare più nobile di tutti gli altri comportamenti¸ pur essendo qualcosa che Dio non vorrebbe che si compisse; ma in fondo è un atto di grande dignità. La passione di Matteo è veramente un dramma pieno di interrogativi; e per questo ci fa meditare e ci fa pensare. Anche perché lui dice¸ e questo è un suo modo di parlare¸ che tutto avvenne perché era previsto dalle profezie. Cosa vorrà dire con questa frase? Che è una specie di obbligo che Dio ha costruito perché si adempisse? O forse vuol dire: era previsto dalle profezie¸ perché gli uomini son fatti cosí¸ non c´è da aspettarsi niente di più e niente di meglio¸ non poteva andare diversamente¸ non c´è giustizia nel mondo umano¸ non c´è lealtภdi nessuno ci si può veramente fidare! Solo Gesù Cristo emerge con il suo silenzio¸ come la vittima di questa incapacità umana di essere veramente uomini che pensano e ragionano.