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Omelia XXVI Domenica Tempo Ordinario - Anno C del 26 settembre 2004

26 Settembre 2004 - XXVI DOM. T.O. C - Am 6¸ 1a.4-7; 1 tm6¸11-16; Lc 16¸ 19-31 Anche questo è uno dei brani che ci sono soltanto nel Vangelo di Luca¸ e quindi si conferma che se non avessimo Luca non avremmo le cose più interessanti¸ più note del cristianesimo. E´ un racconto molto ben costruito; sarebbe interessante avere tempo per fare un´analisi di tipo letterario¸ linguistico¸ estetico; è una cosa molto modesta¸ per caritภma ci sono molti piccoli particolari che possono risultare interessanti. Globalmente direi¸ anche se la cosa può risultare irriverente¸ che va considerato un racconto didattico che ha intenzione di comunicare degli insegnamenti¸ costruito però sulla fantastica immaginazione di quello che potrebbe essere l´aldilภanaloga¸ ecco questa è la cosa che potrebbe sembrare irriverente¸ analoga alle barzellette che abbiamo noi quando parliamo dell´aldilà. Ce ne sono tante che circolano: S. Pietro con le chiavi¸ le nuvole; insomma siamo a livello del caffè Lavazza¸ senza fare pubblicità a nessuno. E´ una specie di aldilà costruito secondo dei cliché¸ degli schemi che erano presenti nella cultura popolare del tempo di Gesù. Dove per esempio c´è una situazione che viene tradotta inferno¸ ma è la solita parola greca Ade¸ dove sembra che c´è da una parte il ricco nel fuoco¸ nei tormenti¸ assetato¸ poi nel mezzo c´è una specie di abisso¸ come viene chiamato¸ ma dalla parte opposta si vede lí Abramo. Quindi è diversa dalla nostra immagine col Paradiso sulle nuvole e l´Inferno sottoterra. Qui non si capisce bene se sono tutti sottoterra o tutti in una specie di isola¸ perché il ricco vede Abramo di fronte ed è sufficientemente vicino perché possono¸ pure gridando¸ sentirsi¸ però non possono attraversare. Son tutte cose curiose. Non c´è nulla di teologico-dogmatico in tutto questo; ecco perché¸ dicevo¸ è come quando noi facciamo le barzellette sul Paradiso e S. Pietro¸ dove mettiamo degli elementi che nella nostra popolare tradizione sono la raffigurazione di come l´aldilà è stato immaginato¸ e siccome l´immaginazione è risultata particolarmente gradevole la manteniamo. Cosí è questo. Gesù si serve volentieri di questo modo popolare di presentare le cose che¸ tra l´altro¸ dicono alcuni¸ ma non è sicuro¸ potrebbe essere di derivazione egiziana. Questo modo¸ ripeto¸ di rappresentare le cose potrebbe essere anche ellenistico-greco; più probabile che sia egiziano. Allora voglio dire: un racconto interessante¸ curioso¸ geniale¸ ben costruito¸ un po´ spregiudicato¸ se volete¸ che sfrutta questi elementi di immaginazione popolare sull´aldilà è¸ più che umoristico¸ direi sarcastico. C´è qualche tratto un po´ umoristico¸ evidentemente¸ però la punta didattica direi che sottolinea molto la severità di Abramo. Perché Abramo formalmente è molto gentile - Figlio ricordati-¸ però è durissimo¸ non c´è niente da fare¸ non si può mandare Lazzaro¸ dice - ma allora manda qualcuno dei miei parenti -¸ - Ma figurati-! Il rifiuto totale. Questo è¸ ripeto¸ sarcastico¸ ma mette in luce quello che gli esegeti spesso dicono essere l´intento principale di questo racconto fatto da Gesù: ci sono situazioni nelle quali è troppo tardi e non c´è niente da fare. Per cui cortesemente Abramo dice - Puoi piangere finché vuoi¸ lamentarti finché credi¸ direi perfino convertirti¸ direi perfino pentirti¸ ma ormai non c´è più niente da fare; è impossibile-. E´ curioso questo¸ perché c´è una cosa che è impossibile a Dio. Perché¸ ripeto¸ se al di là dei particolari da barzelletta voi arrivate alla sostanza del problema voi qui trovate la storia di un uomo che nella sua vita terrena è stato insensibile¸ uno stupido: mangiava¸ bevevo¸ faceva festa¸ non si accorgeva del povero lí vicino¸ passava le giornate cosí. La parola di Amos della prima lettura è bella: l´orgia dei buontemponi. Mangiano¸ bevono¸ non si curano di niente. Ecco¸ questa specie di stupiditภun vissuto cosí. Poi nell´aldilภmorto¸ a causa dei tormenti¸ comincia a ragionare bene: chiede modestamente solo una goccia d´acqua¸ poi chiede¸ ha imparato finalmente cosa vuol dire essere generosi d´animo¸ dice - Va dai miei fratelli-¸ e gli si oppone il rifiuto cortese ma fermo e assoluto per cui non c´è niente più da fare. Ecco perché secondo molti commentatori l´insegnamento principale che Gesù voleva dare con questo racconto era proprio questo - Non siate disattenti¸ distratti¸ come spesso tendono ad essere i ricchi ( questo è un altro punto interessante)¸ cercate di non essere disattenti e distratti perché può darsi che la verità la scopriate quando è troppo tardi e non c´è più rimedio-. Ma¸ ripeto¸ quello che accennavo prima: la cosa che più fa pensare¸ che in un certo senso è la più tragica di tutte¸ è che neppure Dio può o vuole fare qualcosa per aiutare il ricco. Ecco perché¸ per esempio¸ e questa è un´altra curiosità tra le tante¸ alcuni lettori protestanti del testo hanno detto - E´ evidente che il Purgatorio non esiste-. Il concetto di Purgatorio è che anche nell´aldilà ci può essere ancora una speranza di ricupero¸ di riconciliazione. Alcuni esegeti dicono che è indebito trarre¸ si può discutere di tutto¸ dicono che è indebito trarre questa conclusione da questo tipo di racconto. Però altri dicono - Voi cattolici che insistete su una possibilità anche dopo la morte di avere fiducia in un cambiamento¸ se prendete sul serio questo racconto dovete dire che Gesù ha invece inteso dire - No¸ con la morte finisce tutto-. E anche se¸ dopo morto¸ uno prega in maniera corretta¸ commovente¸ perché qualcosa c´è di commovente nel modo di fare di sto povero ricco il quale può dire - Son stato stupido tutta la vita¸ mi rendo conto che ho sbagliato. Una goccia d´acqua!-¸ - No-. - Figlio- la gentilezza di Abramo è curiosa; a parole è gentile - Figlio - con questo criterio un pochino grossolano se volete - hai già avuto i tuoi beni durante la vita¸ Lazzaro i suoi mali¸ adesso si capovolge e la legge non si discute-. E fa pensare questo principio del contrappasso¸ che è sfruttato da Dante nella Divina Commedia¸ ma in maniera¸ direi¸ più delicata perché è soltanto il tipo di pena che costituisce il contrappasso¸ non la irrevocabilità della sentenza. Ed è effettivamente un po´ grossolano questo tipo di giudizio¸ caratteristico di Luca però. - Rovescia i potenti dai troni¸ manda i ricchi a mani vuote-. Cioè il capovolgimento; che¸ quando leggiamo il Magnificat¸ noi abbiamo l´impressione che debba avvenire su questa terra¸ invece no¸ nella mente di Luca avviene dopo. E¸ ripeto¸ non c´è possibilità di cambiare. Ecco perché qualcuno dice - La nozione di Purgatorio¸ non il Purgatorio come luogo¸ ma il concetto non è ammesso da questo testo -. E¸ ripeto¸ i cattolici rispondono - Non c´è solo questo testo¸ non è legittimo ricavare conseguenze cosí dottrinali da un testo come questo¸ perché il testo è un testo che drammatizza la situazione¸ la rende tragica perché vuole ammonire. Non è un testo didattico nel senso che porta alla possibilità di ricavare dottrine¸ è piuttosto un testo fatto per spaventare¸ per suscitare una reazione emotiva¸ e allora è per questo che nega ogni possibilità. Però¸ ripeto¸ è interessante questo tema - Non trascurate¸ fin che c´è tempo¸ di pensare alla giustizia¸ al giudizio che Dio potrebbe dare sulla vostra vita¸ perché anche la distrazione¸ il perdere tempo nei festini può rovinarvi per sempre-. Allora capite che è un ammonimento alla responsabilitภall´esame di coscienza¸ al senso del dovere¸ ed è per questo che è cosí severo. Tra l´altro¸ un piccolo particolare curioso: è stato anche notato che Lazzaro è la forma greca del nome ebraico Eleazar e Eleazaro in ebraico significa il Signore aiuta. E è strano che si chiama il Signore aiuta¸ ma non può aiutare il ricco nei tormenti - Manda Lazzaro¸ manda l´aiuto del Signore-¸ - No¸ non si può¸ c´è l´abisso¸ e poi tu hai già ricevuto¸ c´è il contrappasso-. - Allora mandalo dai miei fratelli -¸ e qui pare che si potrebbe¸ ma Abramo severo dice - Non serve-¸ e qui è la cosa più severa: non serve perché il prodigio non è sufficiente; oppure¸ ed è libera anche questa seconda interpretazione¸ oppure Dio non concede la grazia del prodigio che potrebbe condurti alla fede a chi non ha trattato con onore Mosè e i profeti - Hanno Mosè e i profeti¸ ascoltino loro-. - Ma se qualcuno-¸ - No¸ se non ascoltano Mosè e i profeti non sarebbero persuasi nemmeno se uno risuscitasse dai morti-. Il cristiano intende: neanche da Gesù Cristo. E questa costatazione amara di Abramo¸ pessimistica¸ che rifiuta di dare aiuto¸ è di nuovo¸ voi capite¸ un appello alla serietภalla responsabilità - Tu non puoi buttare a mare una tradizione religiosa millenaria¸ storie di santità e di riflessione profonde che ci sono state nella tua tradizione religiosa- questo significa¸ tradotto ai nostri tempi¸ Mosè e i profeti. Non puoi credere che siccome vivi nel 2000 e qualcosa è diventata tutta scemenza la vecchia tradizione che per secoli ha guidato la vita delle persone¸ con dentro anche molti errori¸ per caritภcerto¸ però ha formato generazioni di santi¸ ha creato una civiltà e una cultura. Perché tradotto in termini moderni potrebbe dire - Se non rispettano le loro radici cristiane a che cosa serve il prodigio-? Capite¸ questo è un discorso che potrebbe essere già più vicino alla nostra situazione. Alla difficoltภper esempio¸ di certi giovani¸ di certi ragazzi che sono cosí affascinati e attratti dalla modernità o dalla post-modernitภvale a dire dal tipo di ricerca che si fa oggi¸ dal tipo di ragionamento che si compie oggi soprattutto su basi scientifiche che non riescono più ad essere attratti dalle antiche filosofie¸ dagli antichi ragionamenti¸ da Mosè e dai profeti¸ che per noi può voler dire da Gesù Cristo e dai santi¸ da S. Agostino e da S. Tommaso. Ma possiamo allargare l´immagine. L´impressione che le religioni non servono più o non sono più cosí necessarie; a qualcosina ogni tanto servono¸ ma non sono le voci da ascoltare al di sopra di tutto. Ecco¸ vedete¸ tutte cose molto discutibili¸ molto provvisorie¸ che però come vedete si possono ricavare dall´insieme di questo testo. E spero che alcune di queste cose vi siano risultate utili.