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Omelia III DOM. T.O. A del 26 Gennaio 2014

26 Gennaio 2014 – III DOM. T.O. A – Is 8¸23b-9¸3; 1cor 1¸10-13.17; Mt 4¸12-23 La seconda lettura contiene un´esortazione di Paolo ad essere tutti unanimi nel parlare e -ci sia perfetta unione di pensiero e di sentire-. C´è da domandarsi se possono essere parole realistiche. Un conto è la divisione intesa come inimicizia¸ ostilitภfrattura¸ che va evitata¸ ma non necessariamente il tentativo di evitare divisioni deve diventare una perfetta unione di pensiero e di sentire. La valutazione delle cose cambia da persona a persona; la parola unione non significa uniformitภnon significa essere tutti dello stesso parere¸ ma deve essere qualcosa che non sopprime il dovere di avere diverse visioni delle cose¸ secondo la retta coscienza di ciascuno. Noi continuiamo ad affermare che la diversità arricchisce¸ e occorre distinguere la divisione dalla necessaria differenziazione. L´unità va preservata¸ ma la differenza non va demonizzata. Alla fine della lettura Paolo si vanta di non aver battezzato nessuno¸ perché anche qui si può inserire un equivoco: sono stato battezzato da Paolo¸ seguo Paolo e ignoro gli altri. Questo è un pericolo che c´è anche nella nostra chiesa attuale¸ che cioè i cosiddetti movimenti¸ che si ispirano a persone che loro considerano le migliori guide che si possono avere¸ possono correre il pericolo di chiudersi in se stessi. Il fatto poi che Paolo dica che non ha battezzato aiuta a comprendere l´immagine dei pescatori¸ e il modo che Gesù adottò per scegliere i suoi discepoli. Noi oggi quando pensiamo agli apostoli pensiamo alla dignità dei futuri vescovi; i pittori li hanno rappresentati come i rappresentati del sacro¸ del rito. Paolo si vanta di essere un predicatore¸ e non uno che è dedito soprattutto al rituale¸ al battesimo inteso come rito liturgico. Anche la metafora del pescatore ci fa capire che Gesù ha scelto i suoi primi discepoli in una maniera che è sorprendentemente laica. Già l´annuncio della nascita del Battista avviene nel tempio¸ mentre l´annuncio a Maria avviene in una casa privata. Gesù passa lungo la riva¸ vede queste persone che stanno preparandosi per la pesca¸ li chiama e li definisce pescatori di uomini. In tutto questo non c´è niente di rituale o sacerdotale. All´interno del mondo profano del lavoro e della vita quotidiana¸ lui chiama delle persone¸ senza nessun gesto di tipo religioso. E per definire quello che loro diventeranno¸ non dice- ti farò profeta¸ o nazirei¸ o uomini di dio-¸ ma pescatori di uomini; come dire: continuerete a vivere un modulo di vita analogo a quello che avete adesso¸ solo che cambierà il destinatario¸ invece di organizzare attività per la pesca¸ organizzerete altre attività per il bene degli uomini¸ ma con lo stesso spirito con cui fino adesso avete organizzato la vostra vita lavorativa e familiare. Poche righe dopo si legge che Gesù entra in casa di Pietro e c´è la suocera¸ e prepara da mangiare. E anche nella guarigione dei malati non c´è quasi mai niente di sacro: alzati¸ sii guarito¸ li tocca. C´è una quasi assenza di linguaggio sacrale¸ che caratterizza la sua visione delle cose. Gesù non è di stirpe sacerdotale; prega¸ ma non soltanto nel tempio¸ anzi forse è andato una sola volta nella vita a Gerusalemme al tempio¸ ed è stato ucciso una settimana dopo il suo arrivo. Noi adesso diciamo che il collegio dei vescovi succede al collegio degli apostoli¸ ma come sono diversi¸ quando si radunano¸ i vescovi di oggi rispetto ai pescatori di allora! Il papa cerca di togliere il più possibile quegli ornamenti strani che la tradizione barocca gli impone ancora¸ non legge quasi mai¸ cerca di adoperare non le parole del linguaggio sacro¸ ma quelle di ogni giorno¸ vuole essere pescatore¸ uomo come tutti gli altri. Gesù Cristo non ha mai cambiato il contesto nel quale avvenivano i suoi incontri¸ e chiamando questi quattro ha detto: pescatori siete¸ pescatori rimmarrete. E´ diverso da essere pastori; a prima vista i pesci sono ancora meno umani delle pecore¸ ma le pecore sono intruppate dal pastore¸ i pesci sono un dono che viene fatto al pescatore¸ è Dio che li manda al pescatore. Il pescatore viene continuamente sorpreso¸ il pastore no¸ prevede tutto. L´immagine del pastore indica l´autorità del capo¸ il pescatore non è padrone del pesce¸ una volta lo trova¸ una volta non lo trova più; il pastore è diventato simbolo del re¸ di Dio¸ il pescatore no; c´è una precarietภuna sorpresa; ogni volta che pesca qualcosa deve ringraziare il caso o la provvidenza o Dio che gli ha fatto trovare la pesca abbondante; l´immagine rimanda a Dio che gli affida uomini che non sono mai suoi¸ alla prevalenza dell´azione di Dio rispetto alla nostra organizzazione. Ogni uomo che il pescatore incontrerà non l´ha incontrato lui¸ è la vita che glielo fa incontrare¸ ed è il pescatore che deve adattarsi all´uomo che ha pescato¸ che deve cercare di capire quali sono i suoi bisogni. Quando le folle vanno da Gesù e Gesù si trova attorniato da questi malati¸ è come un pescatore di uomini¸ e lui deve mettersi al servizio dei loro bisogni; forse l´insegnamento che voleva dare con questa strana immagine è proprio quello della chiesa come servizio più che come autorità.