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Omelia II DOM. T.O. A del 19 Gennaio 2014

19 Gennaio 2014 – II DOM. T.O. A – Is 49¸3.5-6; 1Cor 1¸1-3; Gv 1¸29-34 Giovanni dice più o meno le stesse cose di Matteo di domenica scorsa¸ ma le dice in maniera differente. La differenza tra vangelo e vangelo dovrebbe tra l´altro farci riflettere su un´altra differenza che ancora sussiste¸ quella tra le diverse confessioni cristiane. Le notevoli differenze nel modo di pensare la missione di Gesù¸ il valore dello Spirito Santo¸ la realtà della chiesa¸ sono già presenti nel Nuovo Testamento; di diverso c´è che nell´epoca del Nuovo Testamento c´era ancora un pacifico accordo¸ e ogni singola formulazione che nasceva nelle diverse comunità veniva considerata una grazia e un dono dello Spirito Santo; ciascuno ascoltando quello che le altre comunità formulavano lo metteva a confronto con quello che loro avevano formulato¸ detto e riflettuto¸ e fino al secondo¸ terzo secolo¸ la grande tendenza era quella di assorbire possibilmente tutto e concordarlo in sintesi ampie. Probabilmente quello che poi ha prodotto uno spirito di divisione è stata l´assolutizzazione della veritภtipica della cultura greco-ellenistica¸ che si è imposta nel 4°-5° secolo. Con i primi concili è venuta questa ansia di avere una formulazione definita con parole precise¸ che valesse per tutti¸ e fosse breve e sintetica¸ e questo ha poi provocato la deriva di queste diverse tradizioni. Il desiderio di precisazione dottrinale¸ linguistica ha finito per scontentare tutti¸ ed è una delle cause del modo controversistico con cui poi si è discusso di queste cose. Adesso bisogna pregare perché si cerchi di ricomporre¸ ma sarà difficilissimo¸ una maggiore concordia tra queste diverse denominazioni. Lo slogan di quest´anno è – Cristo non può essere diviso-. Sí¸ ma non si può dire che Cristo può essere espresso in una sola formula. Per non essere diviso Cristo deve essere espresso tenendo conto di diversi punti di vista. La grandezza di Cristo¸ che è veramente Dio¸ è una ricchezza tale che non può essere detta con poche formule¸ e occorre forse recuperare una libertà di dirla in maniera differente¸ a seconda della sensibilità di ciascuna cultura e ciascun popolo. Anche i catechismi hanno rovinato le cose¸ facendo la rispostina precisa: è giusta¸ ma non può dire tutto! Quello che adesso dirò sarà più o meno quello che ho detto domenica scorsa commentando Matteo¸ ma che adesso dico commentando Giovanni. In Giovanni non si trova da nessuna parte la notizia che Gesù si è fatto battezzare¸ dice anzi quello che non dicono né Matteo né Marco né Luca¸ e cioè che Gesù anche lui battezzava¸ insieme con il Battista¸ o meglio il Battista battezzava in un posto¸ e Gesù battezzava in un altro. Se uno legge soltanto i sinottici non viene a sapere di questo¸ se legge solo Giovanni non viene a sapere del fatto che Gesù si è messo in fila coi peccatori. Inoltre leggendo Giovanni la discesa della colomba non l´ha vista nessuno¸ tranne il Battista. Quindi è una visione del Battista. Le differenze sono cosí evidenti che dovrebbero aver abituato i cristiani a sopportare altri tipi di differenze che le varie chiese locali¸ nella loro storia¸ hanno cercato di formulare; e bisogna credere nella buona fede di queste formulazioni. I sinottici parlano di questa accettazione da parte di Gesù del battesimo; Gesù si presenta come se fosse peccatore¸ ma non lo è; non è una recita; soltanto l´innocente assoluto¸ come è Gesù¸ può instaurare una vera relazione¸ disinteressata¸ amichevole¸ con l´umanità peccatrice. Noi in gran parte commettiamo azioni sgradevoli perché siamo insicuri¸ e per procurarci sicurezza vogliamo più di quello che avremmo diritto di avere; inoltre le circostanze della vita ci fanno cambiare l´approccio alle cose¸ e quello che prima ci sembrava il nostro ideale non lo è più: la relazione fra noi uomini peccatori è sempre una relazione fragile. Cristo è solidale con tutti perché non ha peccato¸ perché la sua relazione è pura relazione di amore¸ perché non ha bisogno di niente e di nessuno¸ perché è libero da tutto quel complesso di intrighi e insicurezze che noi chiamiamo il peccato. Giustamente il Battista dice che quando Gesù viene toglie il peccato dal mondo¸ e lo dice al singolare¸ perché quello che ci rovina non sono le singole azioni¸ ma è quella debolezza radicale che tutti abbiamo¸ e si presenta nelle nostre vite in maniera leggera¸ come un piccolo disturbo¸ ma qualche volta si manifesta come delinquenza sfrenata¸ si è manifestato soprattutto nelle guerre. Gesù Cristo¸ essendo privo di questa debolezza e di questo peccato¸ può veramente prendere su di sé la nostra colpa¸ vivere la nostra situazione senza esserne vittima. Quando si dice che porta il nostro peccato¸ si dice che Gesù entra dentro¸ si appropria di questa nostra debolezza¸ ma la vive con la potenza di Dio¸ con la forza dello Spirito Santo. Vivendola come figlio di Dio mette insieme le due immagini contrapposte: agnello e figlio di Dio. L´agnello è la vittima¸ il Figlio di Dio è il Signore e la potenza; e in Cristo si congiungono le due cose. Questo è il modo in cui il quarto vangelo presenta quello che Gesù ha fatto per noi. Matteo lo presentava dicendo che Gesù è entrato in fila coi peccatori¸ il quarto vangelo lo dice in un altro modo: è il Figlio di Dio che diventa agnello. E´ il padrone che si fa vittima della paura di Pilato¸ della cattiveria e della paura dei sinedriti. Sopravvivendo a questa debolezza umana che rovina la vita; e questa è la salvezza. A cosa è servito Gesù Cristo nella storia? A mescolarsi coi peccatori da innocente¸ a diventare vittima della storia rimanendone il signore: agnello¸ Figlio di Dio. Nell´apocalisse la cosa diventa addirittura una caricatura¸ perché si dice che di fronte a Dio¸ l´Onnipotente c´è un agnello¸ come morto¸ come ucciso; ma questo agnello sgozzato domina il mondo e fa vivere tutto il mondo. Questa è la figura di Gesù Cristo: il tutto che diventa niente¸ per aiutare il tutto ad essere qualcosa. Perché nasca negli uomini una speranza nell´incredibile¸ nella capacità di mettersi d´accordo tutti. Che è quello che non succede neanche tra le chiese. Lo Spirito Santo che scende su Gesù è la forza per superare questo male che ci insidia¸ non con una specie di miracolo che sbaraglia e caccia via tutto¸ ma con una salvezza che pian piano purifica dall´interno. L´agnello¸ che è il Figlio di Dio¸ potente che si fa vittima¸ vittima che si fa forza di salvezza¸ Giovanni dice che glielo hanno indicato come colui sul quale scende lo Spirito Santo come colomba¸ che forse vuol dire: scende e si ferma lí¸ e rimane in lui. Dove va a finire questo Spirito Santo nel quarto vangelo? Rimane in Gesù e quando Gesù si presenta risorto soffia sui discepoli e dice: ricevete lo Spirito Santo¸ a chi rimetterete i peccati saranno rimessi. Quello Spirito¸ che è passato attraverso il dolore e la sofferenza provocata dal peccato¸ la passione¸ esce da Gesù risorto¸ va sugli apostoli¸ e diventa forza risanatrice perché il peccato scompaia pian piano dall´esistenza terrena degli uomini. Quel -rimettere i peccati- è molto più dell´assoluzione della confessione. Vuol dire allontanare¸ cacciar via gradualmente il peccato¸ e il peccato è quello che dicevo prima¸ quello che nasce dalle nostre paure¸ dalla nostra debolezza¸ dalla nostra insicurezza. E´ un graduale risanamento del mondo. Questo è essere chiesa: portatore di un pezzettino¸ di un frammento di bontà in più¸ rispetto a quella che sarebbe soltanto nostra¸ per cercare di custodirla e diffonderla nel mondo. E le brave chiese¸ che si sono inutilmente divise¸ dovrebbero cercare di stare un po´ più insieme in concordia e pace¸ per diffondere la cosa essenziale¸ la forza di amarsi¸ perdonarsi¸ aiutarsi.