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Omelia NATALE DEL SIGNORE del 25 Dicembre 2013

25 Dicembre 2013 – NATALE DEL SIGNORE – Is 52¸7-10; Eb 1¸1-6; Gv 1¸1-18 La convinzione dei primi cristiani sulla grandezza divina dell´uomo Gesù ha influito sui racconti della sua nascita¸ in modo che questi lo presentassero subito come trasparenza di Dio. Anche la seconda lettura e il vangelo di oggi hanno il medesimo intento di presentare la grandezza superma di Dio come si manifesta nell´umanità di Cristo. Il brano della lettera agli Ebrei è di glorificazione della persona del figlio¸ perché mette a confronto l´imperfezione dei tempi antichi¸ quando Dio parlava per mezzo dei profeti¸ con la perfetta rivelazione del momento in cui parla Gesù Cristo. Il prologo del Vangelo di Giovanni può essere letto come una glorificazione di Cristo¸ ma è anche possibile un´altra lettura¸ più malinconica¸ come un lamento. Il prologo racconta come in Gesù Cristo c´è stata la massima vicinanza di Dio nei confronti degli uomini¸ ma come nessuno gli ha creduto. E´ la storia¸ non dico di un fallimento¸ ma certo è una storia drammatica¸ perché questa presenza di Dio¸ indubitabile e positiva¸ per di più una presenza in tutto quello che Dio aveva fatto e dipendeva da lui¸ è stata ignorata. Anche Giovanni Battista aveva dato testimonianza¸ ma non è servito a niente¸ non hanno creduto. E quando venne la luce vera¸ quelli che avevano già ascoltato Giovanni non lo hanno riconosciuto¸ venne fra i suoi e non l´hanno accolto. Questo testo è stato scritto all´inizio del vangelo¸ quasi a dire che anche mentre l´evangelista scrive¸ e siamo attorno all´anno 100¸ 70 anni dopo i fatti¸ c´è ancora gente che non lo accoglie; i cristiani sono ancora una piccola minoranza¸ e sono criticati¸ osteggiati¸ qualche volta perseguitati¸ da ebrei e da non ebrei¸ solo perché dicono che colui dal quale tutta la creazione dipende e trae significato e valore¸ quindi colui che è luce¸ non viene capito. L´aspetto di lamentazione e disillusione è continuamente presente in queste parole. Alla fine si dice che il Verbo¸ cioè questo senso dell´universo¸ è diventato carne; non è una parola di gloria questa; quasi a dire che questo Verbo di Dio ha fatto di tutto per avvicinarsi all´uomo¸ si è fatto perfino povertà sofferente¸ debolezza indifesa¸ è morto! E paradossalmente¸ solo qui l´evangelista dice: noi abbiamo capito la sua gloria; siamo riusciti a vederla. Noi pochi abbiamo compreso che ha una gloria come uno che ha un rapporto unico con Dio¸ che nessun altro ha; come l´unico che poteva venire a parlarci di Dio. Perchè¸ come si dice alla fine¸ Dio nessuno l´ha mai visto; ma lui ce l´ha raccontato¸ ce l´ha presentato. Il testo è proprio come il racconto di tutto lo sforzo che è stato fatto da questo Verbo di Dio per farsi conoscere e capire dagli uomini. E alla fine è stato capito soltanto da un piccolo gruppo; c´è soltanto un noi: noi abbiamo riconosciuto la sua gloria. E gloria non necessariamente significa splendore esteriore¸ vittoria¸ successo¸ perché spesso indica la potenza di Dio¸ che spesso è nascosta¸ e che in ogni caso non è esteriore¸ ma interiore. Questi noi¸ che sono gli stessi della prima lettera di Giovanni¸ cercano di far di tutto per convincere qualcun altro a credere questo. Attorno al 100 d.c. c´è una piccola chiesa¸ fatta di poche persone¸ probabilmente ad Efeso¸ dove ci sono decine di migliaia di abitanti¸ dove c´è il culto della dea Artemide protettrice della città; sono poche centinaia¸ senza neppure tutti gli ebrei perché la maggioranza di loro non ha creduto¸ eppure questa gente continua ad affermare: in Gesù Cristo era presente il pensiero e la parola di Dio¸ il Verbo¸ in Gesù Cristo era presente quello che dà senso a tutto quello che esiste¸ che è vita¸ che è luce. Ma siamo in pochi. Direi che se c´è un periodo storico nel quale è consolante leggere questo testo¸ è il nostro. Noi cristiani siamo una piccola minoranza; se ci mettiamo insieme tutti abbiamo ancora qualche numero in più rispetto ad altre religioni¸ ma dobbiamo mettere insieme tutti¸ anche quelli che sono cristiani soltanto di nome. Nei paesi di tradizione cristiana siamo il dieci per cento¸ a far tanto; quelli convinti fino in fondo sono meno del dieci per cento; qualcosa di più in Africa e in America Latina. E´ malinconica questa lettura¸ è un lamento¸ di persone però che sono convinte di non aver sbagliato¸ di aver colto la verità e la posizione giusta. In Gesù loro dicono di aver trovato grazia e verità; grazia vuol dire benevolenza¸ favore¸ regalo (ecco perché per Natale si fanno i regali); verità significa non verità nel senso astratto e intellettuale dei greci¸ ma significa sinceritภfedeltภintenzione sincera; quindi abbiamo trovato qualcosa che rassicura nella vita¸ entra dentro nelle coscienze. Il gruppo dei discepoli¸ che siamo noi¸ dovrebbe essere un gruppo nel quale il primo motivo di gioia è che in Cristo è apparso qualcosa del mistero insondabile di Dio¸ che in Cristo ci è stato dato qualcosa che non ci meritavamo¸ che in Cristo ci è stato dato un esempio di coerenza¸ di veritภdi sinceritภche non c´è stato niente di inutile in Cristo¸ niente di superfluo¸ di ornamentale¸ di esteriore; non c´è stata nessuna gloria; ma lí c´è qualcosa che rende vivibile la vita. -In lui era la vita¸ e la vita era la luce degli uomini-. Frase strana: è la luce che dà vita¸ o è la vita che dà luce? Questo nesso va approfondito; in che senso la vita è la luce; perché in lui c´è vita che è luce; e la luce che splende nelle tenebre è la vita che splende nelle tenebre? I cristiani sono convinti che in Cristo ci è stato dato il massimo che potevamo aspettarci; non in termini di sapienza teorica o pratica del vivere¸ di comodità del vivere; forse per questo la gente non viene¸ perché quello che mi serve nella vita me lo danno le cose¸ gli strumenti¸ i mezzi. Che luce e che vita mi dà il Verbo? Mi dà grazia e verità; cosa ne faccio di grazia e verità? Confrontiamo le nostre parole con le parole di questo prologo. Perché siamo in pochi; e qualche volta anche noi¸ che già siamo pochi¸ siamo tentati di non dare l´importanza che merita a questa vita¸ a questa luce¸ a questo Verbo¸ a questa carne¸ la carne di Cristo.