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Omelia I AVVENTO A del 1 Dicembre 2013

Non integrale 1 Dicembre 2013 – I AVVENTO A – Is 2¸1-5; Rm 13¸11-14a; Mt 24¸37-44 Dopo la consacrazione è inserito il ritornello: annunziamo la tua morte¸ proclamiamo la tua risurrezione¸ nell´attesa della tua venuta. Oggi celebriamo l´attesa della venuta ultima del Signore. Ci sono due venute di Cristo¸ una c´è già stata¸ l´altra ci sarà. Tornerà in una forma antitetica alla prima¸ nella pienezza della sua gloria¸ cioè nella pienezza della sua visibilità divina. Questo si ricava nei sinottici dal lungo discorso escatologico¸ che è uno dei testi più oscuri e complicati del n.t.. Gesù avrebbe messo insieme due prospettive¸ quella della caduta di Gerusalemme e della distruzione del tempio¸ e quella della fine definitiva della storia¸ e quindi della distruzione della vita sulla terra¸ collegata con la sua apparizione come giudice. Viene a distruggere il male¸ tutto quello che c´è di disordinato¸ di non riuscito all´interno della storia degli uomini¸ viene per liberare i suoi fedeli¸ quelli che hanno creduto¸ dalla loro impotenza di migliorare il mondo¸ li porta fuori dal mondo¸ e li trasferisce nel regno del Padre suo. Quando si dice che di due uomini uno verrà portato via e uno lasciato¸ di due donne¸ una verrà portata via e l´altra lasciata¸ si può pensare al caso o a una cernita¸ anche se l´interpretazione del caso è più ovvia. La presentazione della venuta del Signore è piena di molti elementi di minaccia¸ di paura; ci sono parole di consolazione per i discepoli: siate attenti¸ siate svegli¸ sempre pronti¸ preparatevi. E´ paradossale e sconvolgente questo discorso¸ perché dopo il racconto di una vita di Gesù vissuta nella cordialità nei confronti di tutti¸ a parte qualche ammonimento severo ai farisei e ai capi del popolo¸ per cui il Gesù dei vangeli non dà soggezione¸ nel discorso escatologico si presenta la sua ultima venuta con questa immagine di un tremendo intervento divino¸ che farà finalmente pulizia¸ in una situazione di spavento. Questo ha creato l´immagine della seconda venuta come l´immagine della severa giustizia¸ della resa dei conti¸ antitetica a quella del Gesù misericordioso¸ morto per i nostri peccati¸ che chiama i peccatori e li perdona¸ che è venuto non per i giusti ma per gli ingiusti. Gesù è venuto nel mondo la prima volta e ha creato un´atmosfera che inducesse le persone a fidarsi della bontà di Dio¸ a confessare le loro colpe¸ a sforzarsi di migliorare e di fare il bene¸ ha fatto tutto quello che era possibile per aiutare gli uomini a riaggiustare la loro situazione. Però ha fissato un tempo; alla fine verrà e metterà fine a questa possibilità di salvezza¸ e ci sarà la resa dei conti¸ il bilancio. Questo è lo schema con cui il cristianesimo ha pensato la vita dell´umanità. La liturgia delle ore della settimana scorsa invitava a recitare il dies irae; c´è una speranza di indulgenza¸ ma ispirata da questa scena paurosa dell´ultimo finale esame del risultato della storia. Tra le due venute¸ cioè nel momento che noi stiamo vivendo¸ siamo stati dotati¸ tramite Gesù¸ di tutti i mezzi per migliorare la nostra vita¸ e rendere il mondo degno di un giudizio positivo. Ci è stato dato l´esempio di Gesù¸ ci è stata data la parola di Dio¸ ci è stata data soprattutto la chiesa¸ coi suoi mezzi di salvezza¸ la predicazione¸ i sacramenti che accompagnano tutta la nostra vita¸ nascita¸ matrimonio¸ termine della vita¸ e tramite eucarestia e penitenza permettono di poterci pentire dei nostri peccati e di poter trovare nella presenza di Cristo che si unisce alla nostra coscienza¸ la comunione¸ trovare la possibilità di migliorare noi stessi. Noi viviamo nel tempo che è continuamente arricchito da questi doni e da questa presenza di Dio¸ che sono il frutto della prima venuta¸ e che ci ha fornito attraverso le istituzioni umane della chiesa¸ in maniera che ci trovassimo a nostro agio nell´accostarci ad essi. Tipico il pane ed il vino¸ una cena fraterna nella quale lui dona se stesso attraverso elementi che sono naturali nel nostro modo di vivere¸ come altrettanto naturale è l´influsso del suo insegnamento nelle nostre coscienze. E quando capisci di avere sbagliato puoi andare a dirlo un ministro della chiesa chiedere perdono e il perdono ti verrà dato. Il concilio di Trento ha rovinato notevolmente la questione con le sue precauzioni di dire quante volte¸ che cosa hai fatto di preciso; in realtà la penitenza¸ come la pensava Gesù¸ era semplicemente andare a dire a chi è incaricato dalla comunità che hai sbagliato¸ senza raccontargli le cose¸ chiedere umilmente perdono e il perdono verrà dato. Il concilio di Trento ha trasformato in qualcosa di burocraticamente ossessivo un sacramento che era già stato rovinato nel quarto quinto secolo con la penitenza organizzata pubblica¸ ma che nel tenore del Nuovo Testamento era semplicemente un modo di manifestare anche all´esterno con un gesto simbolico il dispiacere per aver sbagliato. Quindi anche questo da vivere con naturalezza¸ come desiderio di migliorare se stessi. Il concetto era che non manca nulla all´uomo per poter migliorare se stesso e il mondo in cui vive. Quando verrà Gesù il credente sa che non deve temere per nulla¸ anzi quelle parole minacciose sono state un ulteriore aiuto per non essere distratto¸ incoerente¸ pigro. Tutto questo per rispondere alla domanda cosa è venuto a fare Gesù Cristo¸ e a cosa serve il cristianesimo¸ e cosa ce ne facciamo di questa religione. La risposta era semplicemente questa: Gesù Cristo è venuto per darci dei mezzi per sistemare i nostri errori morali¸ per aiutarci ad essere persone che fanno del bene¸ e lo diffondono intorno a sé. La domanda finale è: c´è qualche motivo serio per cui questa visione delle cose non abbia più senso? Io sinceramente una ragione seria e convincente per buttar via tutto questo non l´ho ancora trovata.