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Omelia XXIV DOM. T.O. ANNO C del 12 settembre 2004

12 Settembre 2004 - XXIV DOM. T.O. C- Es 32¸7-11.13-14;1Tm 1¸12-17; Lc 15¸1-32 Il Vangelo lungo avrebbe bisogno di una spiegazione lunga¸ e invece quando ci sono i Vangeli lunghi bisogna fare la predica più breve. Del resto avete già sentito molte volte dettagliate spiegazioni di tutti i particolari di queste tre parabole che sono tra le più caratteristiche del Vangelo di Luca. E anch´io ho fatto tante volte spiegazione del significato vero delle tre parabole nel loro insieme. Questa volta mi fermerei su una visione più generale¸ più globale¸ della possibile interpretazione della parabola del figliol prodigo¸ prendendo lo spunto dal fatto che¸ a differenza delle due parabole iniziali¸ quella della pecora e quella della dramma¸ nella parabola del figlio¸ o del padre misericordioso che accoglie il figlio¸ come qualcuno la vuol chiamare¸ Luca aggiunge la figura del fratello maggiore che di per sé non è indispensabile per la parabola. Anzi direi che il parallelismo con le prime due¸ quella della pecora ritrovata e della dramma pure ritrovata¸ la parabola potrebbe terminare con il ritrovamento del figlio che si era smarrito e la festa comune. L´appendice sul figlio maggiore non è necessaria; la parabola poteva benissimo terminare come quella della donna che chiama le vicine e dice -facciamo festa-¸ poteva terminare con la festa. Luca invece ha voluto aggiungere questa ulteriore appendice sul figlio maggiore. La ragione per cui ha aggiunto questa appendice è sempre la stessa¸ che abbiamo già trovato molte volte nelle domeniche di quest´anno. Ovviamente il figlio maggiore rappresenta gli ebrei che non vogliono entrare insieme con i cristiani¸ che sono i pagani convertiti¸ cioè quelli che secondo la classica visione dell´ebraismo per secoli avevano sperperato la loro vita nelle dissolutezze e che adesso in maniera rapida vengono ammessi nel regno di Dio¸ vengono a far parte della salvezza¸ addirittura scavalcano tutti gli ebrei che per secoli han tirato la carretta¸ unici monoteisti in un mondo pagano ed idolatra¸ e che hanno fatto fatica¸ appunto¸ per secoli a mantenersi fedeli al loro Dio¸ e adesso vedono questi pimpanti giovanottelli pagani che entrano dentro e diventano il nuovo popolo di Dio che bisogna riverire e onorare. E ovviamente gli ebrei¸ parlo degli ebrei di allora ovviamente¸ gli ebrei di vecchia¸ millenaria¸ consolidata tradizione dicono - Noi con questi parvenu non veniamo. Se il regno di Dio è questa ammissione in massa di tutto questo paganesimo convertito noi non entriamo-. E Luca aggiunge questa predichetta del padre al figlio maggiore - Ma no¸ dai¸ vieni¸ tutto quello che è mio è tuo¸ bisognava far festa¸ perdona se ho esagerato un po´ nel far festa¸ vieni con noi-. E´ un tentativo di dire agli ebrei - Accettate questa ammissione¸ direi¸ massiccia e rapidissima di pagani impreparati¸ che non hanno una tradizione alle spalle¸ accettatela¸ venite anche voi¸ facciamo una casa comune-. E come sapete¸ storicamente gli ebrei¸ gli ebrei di allora¸ hanno detto - Ci spiace¸ costituitevi una vostra comunità coi cristiani¸ portateci pur via i nostri libri e le nostre tradizioni¸ seguite la vostra strada¸ noi restiamo per nostro conto-. E direi che dal punto di vista dell´apprezzamento e dell´ammirazione per la dignità e la correttezza c´è da levare tanto di cappello a questi ebrei che non hanno accettato di far parte comune¸ come se niente fosse¸ di questa facilità con cui il primo cristianesimo ha ammesso i pagani. E´ la risposta della dignità storica¸ tradizionale¸ rispetto alla novità del cristianesimo che appunto ha aperto le porte a tutti. E tra le righe¸ ecco perché dicevo mi piacerebbe una visione globale del significato di questa parabola¸ tra le righe questa parabola mette in luce il contrasto tra l´entusiasmo della novitภil nuovo mondo cristiano che accoglie tutti e¸ non dico la sdegnosa¸ ma dico semplicemente la dignitosa separatezza degli antichi ebrei¸ che da secoli¸ ripeto¸ vivono la fatica della fedeltภche hanno i loro difetti¸ sanno di averli¸ ma tuttavia non accettano questo rinnovamento del mondo e rimangono separati. Perché vedete questo contrasto ci aiuta a capire che¸ quando è nato¸ il cristianesimo¸ e ancora oggi molti lo interpretano in questo modo¸ è nato con questo spirito di conquista facile dei nuovi aderenti. Poi¸ come ci diceva il Vangelo di domenica scorsa¸ si sono accorti che questo ingresso facile bisognava frenarlo¸ e allora si è cominciato a dire - Entrate per la porta stretta-¸ o¸ come si diceva la volta scorsa¸ - State bene attenti¸ calcolate bene¸ non fate come quello che voleva costruire la torre¸ sappiate che bisogna odiare il padre e la madre-. Quindi a un primo impulso di apertura generale si sono poi introdotte le restrizioni. Questo modo di interpretare la parabola del figliol prodigo per cui basta un minimo desiderio¸ un pentimento appena appena¸ poi vengono tutti¸ è un´interpretazione che io chiamerei di tipo utopistico-progressista. E´ la lettura di sinistra della parabola. Infatti anche oggi molti la parabola del figliol prodigo la leggono da sinistra. Per sinistra intendo quella illusione che percorre sempre la cultura umana che il futuro sarà migliore del presente¸ che le cose andranno meglio in un domani¸ a condizione che si lasci a tutti la libertà di fare quello che vogliono¸ che si accontentino tutte le aspirazioni e i desideri¸ che ci siano continuamente amnistie generali¸ ammissioni di massa¸ perché il futuro è sempre meglio del passato. Il giovanotto simpatico è quello che è andato via di casa¸ ha sperperato il suo denaro con le prostitute¸ poi è tornato¸ il padre non gli domanda niente - I giovani han diritto di fare quello che vogliono. Vieni facciamo festa-! E´ l´ embrassons nous generale dell´ingenua illusione che più si rinnova¸ più si abbandona la casa del padre meglio è. Poi tocca al padre e tocca al fratello maggiore¸ quello che dignitosamente ha lavorato per anni facendo il suo dovere¸ lui deve inchinarsi al figlio minore. Questa è l´interpretazione di sinistra; cioè io la chiamo di sinistra; per caritภforse è una scemenza usare questa parola; chiamatela come volete¸ l´interpretazione progressista; chiamiamola interpretazione A: il figlio maggiore¸ quello che ha tirato la carretta¸ quello che ha vissuto con dignitภonestภha frenato i suoi istinti¸ i suoi desideri¸ che ha curato il patrimonio di famiglia è lo stupido¸ che deve inchinarsi al giovanottello spregiudicato che il padre¸ che raffigurerebbe Dio¸ e questo è orrendo¸ accoglie a braccia aperte. E´ cosí che va letta la parabola del figliol prodigo? Cosí l´hanno letta e la leggono molti interpreti¸ molti cristiani "buonisti". A mio parere Luca non intendeva questo¸ e aggiungendo la figura del figlio maggiore¸ voleva darci una interpretazione di destra¸ un´interpretazione B opposta alla precedente¸ e l´interpretazione è questa: quello che conta è tornare a casa. Il figlio minore viene accettato e non gli si dice niente perché è tornato a casa¸ vale a dire perché è tornato nel seno dell´antica tradizione; perché si spera che tornando a casa si renda conto che la speranza di un futuro migliore sta nel passato che è custodito a casa¸ non nelle novità insensate che lui cercava di trovare con le prostitute e allevando i porci in terra pagana. Per questo al figlio maggiore si dice - Fortunato tu che non hai fatto le stupide esperienze di quello che è voluto andare avanti¸ fuori¸ da solo e sei rimasto qui. Adesso fai il sacrificio di far festa¸ per evitare che questo qui scappi una seconda volta¸ perché bisogna tornare a casa. Voi decidete quale interpretazione vi piace di più della parabola del figliol prodigo. A mio parere tutte e tre¸ compresa quella della pecora¸ ma soprattutto questa¸ sono le parabole che valorizzano il - tornare indietro dal padre¸ dal vecchio -. Applicatela alla nostra situazione contemporanea¸ applicatela alla illusione che poi molte volte finisce in tragedie psicologiche¸ di molti ragazzi o giovani che ¸ è sempre stato cosí¸ lo so che è sempre stato cosí¸ ma bisogna avvertirli che quando si lasciano le vecchie abitudini¸ le tradizioni¸ quando ci si illude che andando dove prima non si era stati¸ non è fisicamente lo spostarsi per andare a fare un viaggio all´estero¸ è l´andare a cercare quello che voi non facevate come se questo fosse il futuro che è garantito buono. E oggi la cultura della globalizzazione è tutta una propaganda per i figli minori che si fanno dare la loro parte di eredità e vanno. E si crede che se vanno e non tornano ci sarà il mondo migliore. La storia del figliol prodigo¸ come la racconta Luca¸ vuol dire - Poveri disgraziati che rovinano il cammino dell´umanità! Bisogna tornare a casa-! Le Chiese cosa ci stanno a fare in un mondo che è tutto fatto di allontanamenti¸ tutto centrifugo? Le Chiese sono le custodi della tradizione¸ le custodi di quel che si faceva una volta e che è consolidato da una tradizione¸ e che ha alle sue spalle la certezza dell´esperienza secolare; questo sí garantisce qualche cosa di buono¸ appunto perché c´è un´esperienza secolare. L´illusione che siano le nuove scoperte¸ i nuovi tentativi¸ le clonazioni¸ le pecore Dolly - Il mondo nuovo è la pecora Dolly¸ l´animale clonato¸ l´uomo clonato sarà il futuro-. Torniamo a casa e cerchiamo di fare le cose come si facevano una volta! Certo che possiamo fare anche ricerche e sperimentazioni sul nuovo¸ ma non illudiamoci che allontanandoci dal passato¸ ignorandolo come fece il figlio minore¸ sia un bene per il futuro della storia!