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Omelia TUTTI I SANTI del 1 Novembre 2013

1 Novembre 2013 – TUTTI I SANTI – Ap 7¸2-4.9-14; 1Gv3¸1-3; Mt 5¸1-12a San Paolo¸ nelle sue lettere¸ quando saluta i destinatari¸ li chiama sempre- i santi-. I santi che sono a Corinto¸ i santi che sono a Filippi¸ eletti¸ chiamati da Dio. Il termine santo¸ in tutte le lettere di San Paolo¸ indica tutti coloro che hanno creduto¸ tutti i battezzati; compresi quelli ai quali¸ nel contesto della lettera¸ rivolge degli ammonimenti o dei rimproveri. Può darsi che il titolo sia un titolo di cortesia all´inizio della lettera¸ come noi scriviamo Carissimo. Però è strano¸ perché non c´era nessuna consuetudine precedente di indirizzare delle lettere a delle persone¸ anche degnissime¸ con il titolo di santo. Chiamati santi! D´accordo che può voler dire – chiamati a diventare santi-¸ però la parola era adoperata¸ almeno nella letteratura dell´ebraismo¸ per indicare Dio¸ e anche¸ in un certo modo¸ il popolo che gli appartiene¸ secondo la formula caratteristica del Levitico: siate santi perché Io sono santo. Forse è in questo contesto che Paolo usa il termine: siccome queste persone hanno aderito a Gesù Cristo¸ e mediante lui a Dio¸ e sono diventate il suo popolo¸ la dignità di Dio si trasmette su di loro¸ e loro fanno parte della sua santità. A questo punto il problema è sapere cosa vuol dire santità. Loro sono santi perché hanno in sé un riflesso della natura stessa di Dio. E´ quello che dice¸ in altra forma¸ la seconda lettura: noi siamo chiamati figli di Dio¸ e lo siamo realmente. Invece di dire santi¸ dice figli di Dio¸ ma è chiaro che il figlio assomiglia al padre¸ e che il padre riconosce nel figlio il prolungamento della sua vitalitภe in qualche modo trasmette al figlio qualcosa di se stesso¸ perché il figlio lo viva in maniera sua¸ autonoma¸ differente¸ ma chiaramente c´è una contiguità e una continuità tra il padre e il figlio. Quindi anche l´espressione della seconda lettura- figlio di Dio – significa più o meno la stessa cosa. Significa cioè una realtà oggettiva¸ in un certo senso precede le decisioni della libertà; uno è già santo per il fatto che appartiene a Dio. Il cristiano è santo perché Dio lo ha accolto come suo figlio. E questo accade nel battesimo. Quindi c´è un dato oggettivo che precede¸ e che volendo suscita la libera accettazione di questa dignità che ci viene donata¸ e il comportamento conseguente. Però quando anche il comportamento venisse meno¸ la figliolanza rimane. Perché¸ come dice Paolo nella lettera a Timoteo¸ Dio è fedele; se Dio ci ha accolti nella sua intimitภqualunque cosa possa accadere¸ Dio non cambia parere. Anche il peccatore rimane sempre appartenente a lui¸ e quella persona può essere ancora chiamata santa. Il protestantesimo ha questa idea come una delle sue caratteristiche. La fede è quella che ci collega a Dio¸ e anche il peccatore rimane sempre santo¸ tranne che perda la fede¸ ma nessun peccato può allontanare o distaccare l´uomo da Dio¸ se a Dio è stato affidato. La santità è una condizione oggettiva¸ che permane; Dio non disereda nessuno. Per questo il termine di santo vale per tutti coloro che sono in qualche modo consacrati a Dio. Si potrebbe aprire un altro problema e porre una domanda: può esserci anche un non battezzato? Forse sí. Oggi c´è una tendenza¸ un tantino superficiale¸ ad estendere ad ogni uomo¸ per il solo fatto di essere uomo¸ questo tipo di appartenenza a Dio¸ svalorizzando quindi la proprietà del battesimo di dare alla creatura umana qualcosa di nuovo che gli altri non hanno. Anche la teologia a volte si chiede se non ci si debba orientare verso un battesimo che raffigura¸ in maniera esplicita¸ evidente¸ promozionale ¸ ciò che in realtà capita a tutti; cioè un segno chiarificatore e rivelatore di una universale e identica dignità nei confronti di Dio. Per cui il battesimo al massimo è qualcosa che impegna di più a valorizzare questa unità con Dio¸ ma non la crea. Ma queste sono sottigliezze dei teologi. Possono però interessare dei genitori o dei nonni che pensano al battesimo dei loro figli o nipotini. Perché lo faccio battezzare¸ cosa voglio dire? Voglio sancire un´appartenenza a Dio che è insita nello stesso fatto di essere uomini. Voglio creare un grado di appartenenza a Dio più intenso che altrimenti non ci sarebbe. Esprimo quello che è di tutti e lo accolgo come segno della mia convinzione per evidenziarne il valore? Oppure voglio il battesimo perché effettivamente mi dà qualcosa di più. Quando oggi si dice che si festeggiano i santi¸ praticamente non si intende ripetere il festeggiamento di quelli che già sono nel calendario¸ ma si intende festeggiare l´intera cristianitภo addirittura¸ se volete¸ l´intera umanitภche senza nessuna ulteriore etichetta¸ ha vissuto coerentemente con questa relazione che Dio stabilisce¸ certissimamente coi battezzati¸ forse anche con tutti. Quindi quella che si festeggia oggi è la prossimità a Dio dell´intera umanitภaffinché costituisca una componente dell´autocoscienza che uno ha di se stesso. Se uno¸ alla domanda- chi sono io-¸ non risponde semplicemente- sono uno che è nato per caso-¸ ma- sono uno dei miliardi di multipli che ha un suo valore assoluto; se Dio c´è ho un valore per Dio -. Questo vuol dire essere oggettivamente santi. Tutto questo può suscitare intanto una soddisfazione¸ e nasce subito¸ legato a santo¸ il concetto di vocazione. Infatti Paolo dice: i chiamati santi¸ per dire che sono invitati a capire che c´è un appello¸ insito nel fatto di essere uomini che hanno capito che Dio pensa a loro¸ di chiedersi cosa io possa fare. E la risposta si trova guardando se stessi¸ le proprie attitudini e capacitภe¸ secondo noi cristiani¸ guardando Gesù Cristo. Perché Gesù Cristo sarebbe colui che ha reso umana la realtà di Dio. Una persona che è entrata dentro in un momento della storia¸ in una situazione particolare¸ molto marginale¸ come era la Giudea del suo tempo¸ e come era l´ebraismo nei confronti dei milioni di persone che vivevano altrove nel mondo. Non posso imitare la maniera concreta con cui viveva¸ ma la profondità delle sue intenzioni. Cosa voleva essere? Uno che non fa soffrire nessuno¸ e che aiuta a limitare le sofferenze che capitano per colpa della natura o degli incidenti della vita¸ uno che cerca di aiutare gli altri a capire cosa possono essere. Ecco la vocazione! Questo in fondo è cominciare ad essere santi per libera scelta¸ santi perché si compiono opere con intenzione retta. Nella seconda lettura la frase: quando lui si manifesta lo vedremo cosí come egli è-. Lui vede già noi come siamo. Questo non deve incutere paura o scoraggiamento¸ ma deve essere appunto una chiamata incoraggiante¸ che dice:- E allora¸ quel poco che fai¸ prova a immaginare che possa servire a qualcuno¸ prova a domandarti se qualcuno ha bisogno di te-. Come si dice nella storia del samaritano: se c´è qualcuno che aspetta che tu gli si avvicini per dargli una mano. Queste piccole cose di tutti i giorni costituiscono la santità che oggi si intende festeggiare. Quella dei geni¸ degli eroi¸ dei santi extra¸ la festeggiamo giorno per giorno. Ma non è quella che conta¸ quella crea applauso¸ ammirazione¸ è di pochi. La santità che tiene in piedi il mondo è quella piccolina di cui ho cercato di parlare oggi.