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Omelia XXX DOM. T.O. C del 27 Ottobre 2013

27 Ottobre 2013 – XXX DOM. T.O. C- Sir 31¸15b17.20-22a; 2Tm4¸6-8.16-18; Lc 18¸ 9-14 Sono anni che cerco un professore di greco che mi dia la possibilità di tradurre diversamente la frase:- Questi¸ a differenza dell´altro¸ tornò a casa sua giustificato-. Io vorrei poter tradurre:- Questi¸ come l´altro¸ (o se volete: ancor più dell´altro) tornò a casa sua giustificato-. Perché mi dispiace proprio che il fariseo sia completamente condannato. Il fariseo¸ educato secondo lo standard religioso del suo tempo¸ non si esalta più di tanto¸ perché dice- o Dio ti ringrazio-; ringrazia il Signore di essere rimasto onesto; perché non deve tornare a casa anche lui giustificato? Perché è stato un po´ superbo? Questo rovina tutto? Paolo nella seconda lettura è più delicato del fariseo¸ però in fondo fa un discorso che è analogo a quello del fariseo. Paolo si rende conto della grande dignità che lui si è acquistato con il suo ministero¸ considera la sua morte come un´offerta fatta a Dio¸ non tanto come sacrificio di sofferenza¸ ma come un dono prezioso che lui fa consegnandosi a Dio nella morte¸ cioè interpreta la sua morte come poi la tradizione cristiana interpreterà la morte dei santi.- Preziosa è la morte dei giusti agli occhi di Dio-. Quando muore un giusto bisognerebbe pensare che non è una disgrazia¸ ma un ritorno a Dio nella gloria¸ e Paolo dice di sé questo. Poi fa la storia della sua vita: ho combattuto la buona battaglia etc. Luca dice che quando abbiamo fatto tutto dobbiamo dire che siamo stati servi inutili¸ Paolo forse pensa questo¸ ma non lo dice¸ e dice invece: ora mi resta soltanto la corona di giustizia. Come se lui dicesse: non ho niente di cui pentirmi¸ non ho niente di cui chiedere perdono¸ non ho neanche peccati di omissione¸ sono arrivato alla meta¸ adesso attendo la corona di giustizia che il Signore mi consegnerà in quel giorno. Questo è più del fariseo! E´ una consapevolezza quasi di un diritto nei confronti di Dio. C´è una differenza di stile tra il modo di parlare di alcuni autori del N. T.¸ più raffinato¸ e il modo di parlare che i vangeli attribuiscono a Gesù¸ che è sempre tranciante¸ secco¸ senza mezzi toni. Quello che colpisce noi lettori di oggi è che spesso il modo di parlare di Gesù è esagerato¸ estremista¸ o tutto o niente. Si potrebbe dire che questo dipende dalla cultura del suo paese ai suoi tempi¸ perché al suo tempo in altre regioni¸ e Paolo ne è la prova¸ si era capaci di distinguere¸ e si sapevano analizzare le sfumature. Gesù contrappone il bianco e il nero¸ il buono e il cattivo; qualunque frase del vangelo appartiene a questo schematismo¸ e in questo modo di parlare è molto simile al Battista; e probabilmente è storico tutto questo; lui parlava cosí perché doveva smuovere delle coscienze¸ perché chi ascoltava si mettesse a pensare¸ e trovasse una più morbida interpretazione¸ più vicina alla realtà; perché il suo modo di suddividere non corrisponde alla realtภestremizza la realtภè un appello profetico¸ non è un comandamento. Il fariseo è considerato il prototipo dell´equivoco sulla natura della religione¸ quello che sbaglia tutto credendo di far tutto giusto¸ è il prototipo della falsificazione della religione. Ma un fariseo perfetto non è mai esistito¸ cosí come non è mai esistito un santo perfetto; non esiste l´ineccepibile¸ come non esiste il totalmente sbagliato; si è sempre in parte farisei e in parte pubblicani. La nostra cultura contemporanea è molto più raffinata del modo di parlare di Gesù¸ ed è molto più vicina al vero del modo letterale di parlare di Gesù. Non esiste il male assoluto nell´uomo¸ e non esiste il bene totale nell´uomo. E per di più quello che fa e quello che dice rivela il 60% della sua interiorità. Quel che ha detto Gesù ha soltanto fissato i titoli contrapposti; noi abbiamo imparato¸ direi non grazie alle parole evangeliche¸ grazie alla nostra intelligenza e alla conoscenza dell´uomo; i filosofi lo sapevano già fare tutto questo; adesso siamo aiutati dalle scienze¸ la psicologia ci fa capire molte cose; quante persone non sono veramente colpevoli¸ perché sono condizionate! Noi chiediamo indulgenza¸ come il pubblicano¸ però qualche volta¸ ce lo dice lo psicologo ma ce lo dice anche il buon senso¸ abbiamo anche bisogno di sentirci approvati¸ di avere una stima di noi stessi¸ abbiamo bisogno di essere indulgenti con noi stessi¸ quando per esempio agiamo per una compulsivitภcome capita nella sfera sessuale o nell´uso della parola¸ quando ci incavoliamo. E allora siamo farisei¸ se qualche volta invece diciamo: sono capace di fare tante cose¸ tante volte sono equilibrato¸ il mio dovere l´ho fatto? E´ fariseismo ringraziare il Signore di non essere del tutto cattivi? Bisogna sentirsi soltanto come peccatori? Bisogna capire che Gesù è venuto per porre nella storia il dilemma nella sua forma radicale¸ per porre davanti all´uomo cosa potrebbe diventare se non si sta attenti¸ è venuto a premunirci della possibilità di un disastro totale. Come fanno molti ecologisti¸ che prendono la previsione più negativa¸ che non è detto che si avveri¸ perché se non ci spaventano non abbiamo il coraggio di rinunciare a qualche comodità per ridurre l´inquinamento. L´educazione una volta era fatta cosí: il babau¸ e l´inferno. Il Nuovo Testamento questi estremismi li mette perché si fida della nostra intelligenza¸ perché sappiamo capire che lui certe cose le ha dette come minaccia. -Chi si umilia sarà innalzato- non è una regola di vita¸ non è come funzionano veramente le cose¸ è un modo per farci pensare.