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Omelia Domenica XXIII Tempo Ordinario, Anno C del 5 settembre 2004

5 Settembre 2004-XXIII DOM. T.O. C- Sap 9¸13-18;Fm 9b-10.12-17;Lc 14¸25-33 La preghiera iniziale¸ quella nuova¸ che come vi ho detto tante volte cerca di interpretare il significato più utile tra le letture che si leggono in una domenica¸ ignora praticamente il Vangelo¸ tranne nella frase - Portiamo la nostra croce ogni giorno - e sfrutta invece la prima lettura. E direi che è una buona scelta perché il Vangelo di oggi¸ come più o meno quello di domenica scorsa¸ è uno di quei caratteristici brani di Luca che si leggono perché nel terzo anno del ciclo si legge Luca e allora si dà la preferenza ai brani che ci sono soltanto in Luca; ma è anche questa domenica un Vangelo oscuro. -Chi di voi volendo costruire una torre -? Se c´è qualcuno tra voi che desidera costruire una torre me lo dice e gli commento il Vangelo. Perché la torre poi? Al tempo di Gesù in Giudea c´era la gente che costruiva le torri? Come capitava nelle nostre città medioevali. Una torre per che cosa? - Perché i me varda in cà-? E allora si faceva la torre? Bah! E poi è curiosa anche l´immagine - Quale re partendo in guerra contro un altro re-? Sembrano le favole¸ con i re che partono in guerra contro un altro re. Sono delle immagini che è difficile interpretare perché non si capisce bene a quale contesto si riferiscono. Quello di cui tutti si accorgono nei due esempi è un particolare¸ che anche questo fa parte della cultura di altri tempi¸ e cioè la questione dell´onore¸ della fama¸ della brutta figura in pubblico. Perché a quello della torre la grande disgrazia che potrebbe capitargli è che ha cominciato¸ non ha finito¸ e tutti lo prendono in giro. Anche oggi devo dire una presa in giro pubblica di questo genere non farebbe piacere¸ ma non siamo più in quel tipo di società dove l´onore pubblico¸ forse ancora in qualche zona del meridione¸ dove la brutta figura è umiliante. Cosí come nell´esempio del re¸ anche qui è curioso perché la pace è considerata un disonore¸ che è proprio l´opposto di quello che noi penseremmo oggi. Fa il conto: 10000¸ 20000¸ dice - No¸ vengo sconfitto¸ allora faccio la pace -. Cosa disdicevole fare la pace! Perché siamo ancora in un´epoca che non oserei chiamare cavalleresca¸ ma direi proprio barbara¸ primitiva¸ dove quel che conta è vincere. Quindi capite che son cose fuori dal mondo per noi; un mondo antico che non capiamo più. Allora sarebbe molto complicato trarre da questi tipi di esempi¸ cercare di capire¸ ammesso che sia stato Gesù a fare questi esempi¸ probabilmente¸ come dicono molti commentatori¸ riferendosi a fatti accaduti al suo tempo: qualche piccolo reuccio locale¸ lí in oriente¸ il caso di uno che voleva per vanità costruire una torre e che tutti deridono. Bisognerebbe riuscire ad essere ambientati nel mondo in cui Gesù viveva e cercare di capire quali sono le coordinate sociali di questi avvenimenti¸ allora forse si potrebbe capire che insegnamento lui voleva dare per insegnare ai suoi discepoli ad essere persone serie¸ perché questo poi è lo scopo del discorso¸ e soprattutto persone serie in una scelta religiosa¸ perché qui si tratta di diventare discepoli¸ e lui per far capire come è serio il diventare discepoli fa questo esempio della torre e della guerra. Ma¸ ripeto¸ se noi non riusciamo a ricostruire il tipo di mondo¸ il tipo di preoccupazioni che potevano nascere di fronte a questa idea della torre o del re che parte per la guerra non riusciamo neanche a capire l´insegnamento che lui ci dà. La cosa è preoccupante: Gesù vuole istruirci su come ci si deve comportare nell´adesione a una fede¸ a una religione¸ ma noi non riusciamo più a capire dagli esempi che lui ci dà. E tanto meno riusciamo a capire perché Luca¸ a differenza di Matteo¸ ha usato il verbo odiare - Se una persona vuol diventare discepolo di Gesù ( notate: di Gesù¸ non di Marte¸ di Ares¸ del dio della guerra) e prendere la croce ( che significa essere umiliato¸ deriso) deve odiare padre¸ madre¸ moglie¸ figli -. Matteo ha girato la frase diversamente; ha detto - Se uno non mi ama più di sua madre¸ suo padre -¸ e ha usato il verbo amare¸ facendo la differenza - amare di più¸ amare di meno-. Luca perché è stato cosí sprovveduto da mantenere il verbo odiare¸ che qualcuno dice - Gesù deve averlo usato perché l´ebraico non conosce le sfumature-. Perché odiare? Perché ha usato questo verbo? Vorrebbero che nella traduzione lo si eliminasse¸ ma in greco c´è¸ e significa odiare: - Miseo - quello di misantropo. In misantropo ha un significato debole: odiatore degli uomini vuole dire solo che gli stan sulle scatole¸ ma in certi casi miseo significa proprio disprezzare¸ non poter soffrire; è un verbo duro¸ un verbo forte¸ non è un verbo morbido. Perché Luca¸ che tra l´altro pare che il greco sia la sua lingua madre¸ perché usa questo verbo? E se l´intenzione è pari a quella di Gesù¸ perché Gesù ha detto ai suoi discepoli - Se volete diventare cristiani dovete odiare -? Perché? Io non so rispondere a queste domande. So che molti miei confratelli e la tradizione cristiana¸ io ho appena letto un commento prima di venire qui¸ e c´è scritto - Odiare nel nostro testo significa posporre-. Se uno non pospone il padre¸ la madre¸ il figlio¸ la sorella. Allora io potevo benissimo dirvi - Il verbo odiare significa posporre-. Allora se è cosí! Io non accetto queste soluzioni a buon mercato. Sbaglierò¸ ma se c´è scritto odiare io sono costretto a domandarmi perché¸ dal momento che io credo che Dio ha voluto che esistessero questi testi¸ non dico che li ha ispirati perché questa idea dell´ispirare è eccessiva¸ io però credo che Dio ha voluto che esistessero questi testi cosí come sono¸ allora io non me la sento di dire che odiare qui significa posporre¸ quando in nessun testo greco il verbo odiare significa posporre¸ posporre al contrario di anteporre non è mica odiare. Perché? E allora ritorno alla prima lettura¸ e ritorno alla preghiera iniziale¸ e sposto tutto su un ragionamento di ordine più generale¸ e cioè questo: - Quale uomo può conoscere il volere di Dio¸ chi può immaginare cosa vuole il Signore -? Secondo me il miglior commento alle stranezze del nostro brano di Vangelo sono queste due righe del vecchio libro della Sapienza. Tutte le religioni¸ compresa la cristiana¸ cercano di arrivare al nocciolo dei problemi¸ cercano di dire all´uomo qual è l´essenziale¸ cercano di dargli la chiave per interpretare le cose¸ e molte volte per farlo usano dei paradossi¸ delle esagerazioni¸ delle parole violente come l´odiare. Perché i ragionamenti dei mortali sono timidi¸ incerte le nostre riflessioni - Quale uomo può conoscere il volere di Dio. Chi ha conosciuto il tuo pensiero se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo Spirito dall´alto-? Cioè quello che io voglio dirvi è che il contatto che alle volte noi abbiamo con testi evangelici che ci lasciano stupefatti e sconcertati¸ e che non dobbiamo ammorbidire per evitare lo sconcerto¸ è proprio che uno degli aspetti dell´esperienza religiosa è che noi ci rendiamo conto che ci sono veramente cose più grandi di quelle che la nostra normale modalità di conoscere può arrivare a capire. Questo di più¸ che neanche la scienza può arrivare a scoprire¸ lo chiamiamo Dio; e siamo attratti da questo di più¸ ma quando cerchiamo di parlare di questo di più tutte le religioni si rendono conto che le parole non bastano. E a volte fanno l´errore¸ come ha fatto Luca¸ di usare parole indebitamente forti o sconcertanti¸ non è che sia una tattica¸ perché vivono questo dramma¸ che è il dramma di ogni esperienza religiosa: - Vorrei capire questo mistero¸ ma nessuno riesce a spiegarmelo-. - A stento ci raffiguriamo le cose terrestri¸ scopriamo con fatica quelle a portata di mano; chi può rintracciare le cose del cielo¸ chi ha conosciuto il tuo pensiero-? E allora nasce questa invocazione¸ che è caratteristica secondo me della vera religione¸ quella profonda - Che Dio ti dia una luce -! E notate bene¸ e questo lo dico anche se può sembrare non cattolico¸ che la luce¸ la sapienza¸ lo spirito¸ il dono venga dato alla persona che ricerca e che pensa¸ e questa luce divina non può essere sostituita ( questo che sto per dire potrebbe essere il non cattolico) da nessun magistero¸ da nessun teologo¸ da nessun papa¸ da nessuna infallibilità formale. La quale infallibilità formale¸ papa¸ episcopato¸ magistero è utile e serve ma non esaurisce quella tensione verso la verità in sé¸ la verità vera che è tipica dell´esperienza religiosa; quella per cui¸ se si vuole veramente arrivare a Dio¸ ci si rende conto che bisognerebbe "odiare" tutto il resto che non è Dio¸ se Dio è veramente Dio; odiare fra virgolette¸ certo¸ ma vuol dire che¸ se Dio è un idolo¸ cioè una cosa ingrandita tra le nostre¸ allora tutto va liscio¸ ma se Dio è veramente Dio allora bisogna uscir fuori¸ bisogna distaccarsi¸ e¸ come dice bene¸ questo sí è ben detto in S. Luca e anche questo fa pensare¸ -odiare la propria vita-. Cioè quello che voglio dirvi è che questi testi messi insieme¸ e alla luce anche di quello che giustamente ha scoperto la prima preghiera¸ che poi voi leggete¸ certo in maniera molto sobria¸ è questo. Io parecchie volte cerco di aiutarvi a capire¸ e anch´io vorrei capirlo¸ che cosa significa veramente essere persone religiose¸ e mi pare che più volte i testi ci dicono - Essere persone religiose significa sentire questa attrazione verso un di più che non è facilmente razionalizzabile-. Ripeto¸ di cui neppure il magistero più elevato può dire tutto; al massimo può porre degli argini perché non si sbagli; ma che è questa attrattiva verso un di più che né scienza¸ né teologia¸ neanche i tentativi dei mistici; occorre che ciascuno individualmente e personalmente riceva il dono¸ per riceverlo forse bisogna desiderarlo¸ di una interiore attrazione. Ecco¸ a me pare che in tutte le distorsioni che ci sono nelle modalità odierne di vivere l´esperienza religiosa¸ per esempio nella cosiddetta new-age¸ questo che ho detto finora sia un elemento presente. Probabilmente deteriorato¸ cioè -sono io il vero artefice della mia religiosità- e deve essere qualcosa che¸ se c´è¸ se Dio c´è¸ deve essere dato a me¸ per capire. Ecco perché oggi c´è un´allergia nei confronti dell´appartenenza alle chiese¸ alle comunitภsoprattutto quelle grandi¸ ufficiali¸ organizzate; e c´è la ricerca¸ lo chiamano del bricolage - io mi faccio la mia religione alla mia maniera-; qualche volta è una scemenza¸ ma molte volte invece è l´intuizione di quello che diceva il libro della Sapienza - Se Dio non ti dà lo Spirito e la Sapienza¸ a te¸ quella che occorre per te-. Ecco¸ anche il nostro modo di trovarci insieme deve essere: creare un ambiente dove sia possibile a ciascuno di voi di chiedere questo personale dono di una luce per capire.