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Omelia XVI DOM T.O. C del 21 Luglio 2013

21 Luglio 2013 – XVI DOM. T.O. C- Gen 18¸1-10a; Col 1¸24-28; Lc 10¸38-42 Quando si legge la bibbia si vanno sempre a cercare¸ in ogni riga e in ogni pagina¸ significati il più possibile profondi¸ e delle lezioni di vita. Non so se è giusto fare cosí ci sono anche molte pagine¸ soprattutto nell´Antico Testamento¸ che vengono completamente ignorate¸ ma ce ne sono altre che vengono sempre sovraccaricate di messaggi. Come se non ci fosse niente nella bibbia che viene semplicemente raccontato per il gusto di raccontare. Da questo piccolo episodio di Marta e di Maria si è cercato di tirar fuori delle specie di regole di vita che avessero una grande importanza¸ per esempio che la vita contemplativa vale di più della vita attiva. E´ legittimo questo modo di ragionare? Il vaticano II pur continuando ad apprezzare la scelta dei religiosi di dedicare la loro vita prevalentemente alla contemplazione¸ ha anche fissato il principio che quando c´è bisogno di far qualcosa per alleviare le sofferenze di gente che sta male¸ è molto più gradito a Dio mettersi a lavorare¸ e ha anche cercato di dire in maniera forte che sono altrettanto importanti tutti quelli che sono impegnati nel lavoro¸ occupandosi delle cose -dei molti servizi-. Poi cosa vuol dire¸ la parte migliore -che non le sarà tolta-? Si tende a interpretare che se è giusto occuparsi delle cose¸ ma che tutto questo quando moriamo ci verrà tolto¸ mentre c´è qualcosa che non ci verrà tolto¸ ed è l´unione personale con Dio. Anche qui si potrebbe obiettare con che diritto si vuole anticipare la vita del paradiso su questa terra; su questa terra bisogna occuparsi di questa terra. Forse la miglior preghiera in certi casi è il lavoro¸ l´impegno. Questo per dire come è subdola la pretesa di voler ricavare da un racconto biblico delle norme generali di vita. I racconti fanno pensare¸ e non sono una specie di fonte di regole; sono una specie di fonte di saggezza per valutare le cose con equilibrio. Tra l´altro la prima lettura presenta un Abramo che è più occupato di Marta. Anche qui c´è un particolare che i padri della chiesa avevano considerato come una rivelazione profondissima: arrivano in tre¸ che sono evidentemente Dio travestito da uomo¸ e Abramo dice- mio Signore-¸ al singolare. Ecco la Trinità; che Abramo non poteva capire¸ ma che la furbizia dello Spirito Santo anticipava in questo racconto. Forse è vero. E´ certo che il gioco tre¸ plurale¸ mio Signore¸ singolare¸ può forse solo voler dire che erano in tre¸ ma uno solo parlava a nome degli altri due¸ ma i primi padri rimasero incantati di fronte a questo piccolo particolare¸ e dissero che lo Spirito Santo in questa apparente discordanza aveva anticipato quello che poi si sarebbe capito essere la rivelazione della polivalenza di Dio¸ che pur essendo unico¸ ha bisogno di tre aspetti per poter essere descritto nella sua vera natura. Anche questo è un modo legittimo¸ ma non obbligante¸ di considerare un testo biblico come portatore di un messaggio profondo. Anche l´interpretazione che vede nella parte migliore che non sarà tolta¸ la comunione diretta con Dio¸ corre il pericolo di voler anticipare nella vita terrena quello che non è possibile anticipare. Dicevo che Abramo è più affannato di Marta¸ perché per adempiere il dovere dell´ospitalità fa fare le focacce¸ fa uccidere un vitello; Abramo è più attivo di Marta¸ eppure è il prototipo della fede¸ e anche nel Nuovo Testamento viene considerato l´uomo più religioso. Allora sorge la possibilità di un altro itinerario: il culto in cosa deve consistere? Il vero onore si rende a Dio non facendo¸ ma pensando¸ al massimo predicando. Tutta l´irritazione del protestantesimo contro le processioni¸ le statue¸ i riti¸ le offerte¸ contro l´attività liturgica¸ è proprio per dire: non dobbiamo trasferire l´attivismo di Marta nella celebrazione del culto¸ il culto deve essere soltanto ascolto; e infatti nelle loro chiese c´è una monotona insistenza sulla lettura¸ la predica¸ il silenzio; si è salvata la musica e il canto¸ ma le candele¸ i segni di croce¸ genuflessioni¸ inchini¸ quelli che gli ortodossi hanno in misura ancora maggiore di noi¸ vengono considerati Marta¸ mentre Maria tace e ascolta. Allora il testo diventa ancora un pretesto per giudicare atteggiamenti religiosi che forse sono invece entrambi legittimi. La mia era ancora soltanto una lezione di metodo: quando si leggono i passi biblici bisogna non arrivare subito alle conclusioni¸ neanche a quelle più elevate o più mistiche¸ bisogna ragionarci sopra. La bibbia è fatta per pensare¸ per dare origine a dei pensieri¸ prima di concludere. La seconda lettura presenta tra l´altro un altro tipo di culto¸ un altro tipo di parte migliore che non ci sarà tolta¸ e anche questo è sconcertante e non deve essere assolutizzato¸ - sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che dei patimenti di Cristo manca nella mia carne¸ a favore del suo corpo che è la chiesa-. Questa frase è stata esaminata col microscopio; è la descrizione di una vocazione che Paolo ritiene di essere la sua. Non ogni sofferenza in genere¸ ma quelle che nascono dal lavoro missionario¸ dalla predicazione; e addirittura Paolo ritiene che queste sofferenze danno compimento a quelle di Cristo; e qui pare che Paolo si presenti come uno il quale porta a compimento le sofferenze di Cristo come se quelle non bastassero; può anche darsi che non bastino¸ anche se il dogma tende a dire il contrario¸ ma non è sicuro che sia cosí. Do compimento a quello che nei patimenti di Cristo manca ( non in Cristo) ma nella mia carne-¸ e qui c´è una assimilazione a Cristo¸ come se Paolo dicesse- siamo la stessa cosa-. Non necessariamente è il patire fisico¸ sanguinante¸ della croce; può essere la sofferenza interiore¸ dell´incapacità di convincere¸ la difficoltà di comunicare. C´è qualcosa che¸ dei patimenti di Cristo¸ deve essere assunto dal predicatore; e anche il cervello è carne¸ il pensare è carne¸ il cercare la via giusta¸ le parole giuste è carne. Questo è un altro modo di descrivere la religiositภmolto diversa e molto superiore sia di quella di Abramo¸ si di quella di Marta¸ ma anche di quella di Maria che era seduta ad ascoltare. Paolo si fa protagonista¸ attore¸ corresponsabile¸ e fa consistere tutto¸ non nell´ammazzare vitelli¸ ma in questa sofferenza della persona per adeguarsi al compito che gli è dato. Quanta gente¸ in maniera non religiosa¸ è pure chiamata a questa sofferenza per adeguarsi! Vale per tutti i lavori¸ per tutte le fatiche che l´uomo compie. Abbiamo fatto una piccola panoramica dei modi con cui si può essere religiosi¸ figli di Dio¸ consapevoli che in tutte le cose¸ in tutti i momenti della vita¸ si può essere incaricati da Dio di fare qualcosa; e quando dico Dio¸ dico colui che vuole il bene della creazione; e quanta gente è religiosa senza saperlo¸ non viene in chiesa¸ ma è più religiosa di noi. A noi tocca queste cose capirle¸ e poi magari dirlo agli altri- Rimanga com´è¸ lei è già religioso; non c´è bisogno che venga; è già scritto nel libro della vita¸ forse in maniera più nitida di quanto non lo sia io-.