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Omelia XII DOM. T.O. C del 23 Giugno 2013

23 Giugno 2013 – XII DOM. T.O. C- Zc 12¸10-11;13¸1; Gal 3¸ 36-39; Lc 9¸ 18-24 Tutte e tre le letture toccano un argomento molto intricato e difficile da gestire¸ quello del perdono dei peccati. Il vangelo contiene una incoerenza che ha sempre creato problema. A parte i molti dettagli del racconto¸ la donna che piange¸ che versa il profumo¸ che bacia i piedi¸ quello che preoccupa è che la parabola dei due debitori¸ sembra dire il contrario di quello che poi Gesù compie nei confronti della donna. La parabola parla di due debitori ai quali è stato condonato il debito¸ quindi due che prima hanno ricevuto il condono¸ dopodichè¸ di conseguenza¸ quello che è stato liberato dal peso più grave è più affezionato al padrone di quello al quale sono stati condonati soltanto 50 denari. Il racconto invece parla di una donna che prima comincia a compiere questi gesti di adorazione del Signore¸ e Gesù dice che siccome ha molto amato le vengono perdonati i suoi peccati¸ e quindi il perdono viene dopo la manifestazione dell´affetto. Allora il problema diventa questo: la riconoscenza e i gesti di affetto sono la conseguenza di un perdono ricevuto o sono atti che meritano il perdono? Questo episodio c´è soltanto nel vangelo di Luca; negli altri tre c´è l´altro episodio di una donna la quale¸ in una cena che si tiene a Betania¸ nella casa di un certo Simone il lebbroso¸ versa un unguento profumato sul capo di Gesù¸ non sui piedi¸ e lí la questione è un´altra: Giuda interviene e dice che si potevano dare quei soldi ai poveri¸ e Gesù che risponde- i poveri li avrete sempre con voi¸ me non mi avrete più¸ questa donna mi ha unto in anticipo sulla mia sepoltura-. Il gesto è simile¸ ma la spiegazione¸ il contesto¸ l´atmosfera sono completamente diversi. Luca questo racconto non ce l´ha e l´ha sostituito con quello di oggi. Tutto questo ci fa capire che dietro questo episodio della donna e del profumo ci devono essere state diverse tradizioni¸ che raccontavano questo aneddoto in maniera diversa: Gesù vale più dei poveri¸ negli altri tre; Luca inserisce come tema il rapporto tra perdono dei peccati e amore. A pensarci bene il verbo agapan viene presentato con gesti che possono essere di amore¸ ma sembrano avere una dimensione di adorazione¸ di umiliazione di se stessi e di sottomissione alla persona di Gesù; la donna è come se volesse annientarsi. E´ forse questo che interessava all´evangelista¸ descrivere una sorta di pentimento che merita il perdono perché è una sottomissione? Inteso cosí¸ scomparirebbe il contrasto con la parabola e il testo potrebbe dire che ci sono in fondo due strade¸ quella che comincia dal gratuito dono di Dio¸ il quale regala il perdono¸ e allora la riconoscenza dovrebbe sorgere spontanea nel cuore di chi è stato perdonato¸ tanto più grande quanto più grande è la colpa perdonata; e l´altra strada¸ quella di colui che implora il perdono¸ in cui parte dall´uomo la consapevolezza di aver sbagliato¸ e compie questi gesti che sono di sottomissione. L´unica cosa veramente chiara nel testo è che questa donna non è la Maddalena¸ è una anonima donna¸ non è neanche certo che sia una prostituta¸ è semplicemente una peccatrice¸ non si sa di che peccato sia colpevole. Il Nuovo Testamento sa che è un problema delicato quello del perdono dei peccati¸ Dio è serio¸ il peccato è una cosa seria. Il sacramento della confessione¸ come viene celebrato nella Chiesa cattolica¸ fa perdere il senso della gravità del peccato; sono assoluzioni date con quattro chiacchiere¸ con un piccolo riutale¸ con penitenze insensate¸ perché si dà per penitenza la preghiera. Nella prima lettura¸ Davide non si è reso conto di aver peccato quando ha fatto ammazzare Uria per prendergli la moglie¸ ha il senso della giustizia per gli altri¸ ma non per se stesso¸ quando il profeta glielo fa capire si pente¸ digiuna; il perdono deve essere dato a caro prezzo¸ con una adeguata preparazione perché si capisca la gravità del peccato. Paolo non è stato castigato da nessuno per aver perseguitato i cristiani¸ Paolo è l´esempio di uno a cui Dio ha dato la grazia di capire da solo; però Paolo ha capovolto la sua esistenza e ha detto- io sono morto¸ Cristo vive in me-. Per questo Paolo¸ a differenza di Davide¸ non ha avuto bisogno di nessuna pena¸ ha considerato spazzatura tutto quello in cui prima aveva creduto¸ ha cambiato totalmente la sua vita. Quella è conversione¸ non un semplice ritocco. Bisogna mettere insieme la misericordia con la severitภnon la severità delle punizioni legali¸ che non servono a niente¸ ma la severità che viene dal mettersi di fronte a Dio e confrontarsi con lui¸ e con il profondo appello alla giustizia che ogni coscienza umana possiede.