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Omelia X DOM. T.O. C del 9 Giugno 2013

9 Maggio 2013 – X DOM T.O. C- 1Re 17¸17-24; Gal 1¸11-19; Lc 7¸11-17 La prima lettura e il vangelo presentano un testo problematico¸ un racconto di risuscitamento. Non è cosí facile credere a una possibilità di risurrezione da morte¸ è molto diverso guarire un malato da risuscitare un morto. Per la guarigione si può sempre ricorrere a delle potenzialità nascoste nella natura¸ e che in qualche modo il taumaturgo riesce ad attivare. La morte mette fine ad ogni possibilità di ripresa della vita¸ e la trasformazione degli organi del corpo diventa irreversibile. Il mondo antico era un pochino più credulone a questo proposito; il mondo moderno¸ che sa come vanno le cose¸ direbbe che la resurrezione è impossibile. Neanche Dio¸ se rimane fedele alla logica che ha imposto alla creazione¸ potrebbe far risuscitare un morto. L´organismo che muore è destinato a servire ad altri scopi e non più a se stesso. Alcune religioni¸ come il cristianesimo¸ inseriscono invece questa speranza in una ripresa della vita¸ che però è sotto forma di una nuova creazione della persona. La fede cristiana non dice che quello che risorgerà sono le molecole del corpo morto¸ la potenza di Dio farà una copia. Il medioevo pensava che c´è nell´uomo un elemento spirituale che è immortale e che è l´anima¸ e questo rimane. L´uomo moderno fa fatica a capire cosa vuol dire- cosa spirituale-¸ cos´è quest´anima? Il concetto spirituale si può pensare solo in negativo¸ dicendo che non è materiale¸ ma quando ci si chiede cos´è il non materiale¸ non sappiamo andare avanti a dare risposte. Anche l´anima è un tema che perfino i teologi si domandano se sia ancora utilizzabile. Questa risurrezione¸ che è un rifacimento dell´individuo umano¸ rispettando¸ diremmo¸ il protocollo originale¸ è un doppio; e questo¸ in una specie di fantateologia¸ è ancora immaginabile; ma che sia possibile far ritornare un corpo destinato alla putrefazione alla stessa vita di prima¸ come per Lazzaro¸ per il bambino della vedova di Nain¸ per la figlia di Giairo¸ e per Tabita risuscitata da Pietro¸ questo l´uomo contemporaneo¸ io¸ faccio molta fatica a dire che sia possibile. I testi biblici¸ tolto Lazzaro che è un caso estremo¸ parlano sempre di bambini¸ o ragazzetti¸ appena morti¸ e nei testi che parlano di queste risurrezioni ogni tanto ci sono delle piccole spie che fanno pensare a qualcosa di simile a quello che noi chiamiamo morte apparente. Nella prima lettura- si aggravò tanto che cessò di respirare-; non è la morte constatata; e quando Elia prega dice-vuoi far del male a questa vedova...tanto da farle morire il figlio-? Non dice che è già morto. -La vita¸ cioè il respiro¸ del bambino tornò nel suo corpo-. Si ha quasi l´impressione che chi narra voglia dire che la morte non aveva ancora raggiunto totalmente il suo effetto. E che il profeta o Gesù ha rovesciato¸ quasi con un potere magico¸ l´itinerario verso la morte. Quello che voglio dire è che la bibbia non va a sbandierare la resurrezione dei morti come se fosse una cosa che Dio se vuole può fare¸ e se non lo fa è perché è pigro¸ ma ho l´impressione che quando si arriva a raccontare fatti di questo genere fa capire che bisogna andare con molta cautela e di essere molto perplessa¸ e scrive le narrazioni in modo tale da non esagerare il portento. Solo Giovanni osa dire- era già da quattro giorni nel sepolcro-. L´impressione è che chi scrive questi racconti sappia di raccontare qualcosa che non è accaduto nei termini cosí gravi¸ come sembra che venga descritto. Il loro scopo¸ certo¸ è di dire che Dio è signore anche della strada che porta alla morte¸ ed è capace di rovesciarla. Per dirla in maniera brutale: se fossero gli evangelisti che hanno inventato questi episodi¸ cioè hanno trasformato una guarigione in resurrezione da morte¸ per ingrandire la potenza di Gesù¸ noi saremmo disposti a dire che non ci stanno imbrogliando¸ e che stanno ancora riferendo quello che Dio vuole che ci venga detto? Cioè che l´eventuale falsificazione¸ cioè parlare di morte quando invece si trattava di un momento prima della morte¸ ci permette di considerare ancora la bibbia parola di Dio? A questa domanda si risponde facendone un´altra: qual´è il vero scopo di questi racconti? Dare notizia di un fatto avvenuto? Oppure creare un´immagine di Dio adeguata all´inconoscibile mistero del suo volere? Dare un´immagine di Dio che possa far capire che di lui non sappiamo come parlare. E allora gli attribuiamo a volte delle azioni di tipo estremo¸ per rispettare il suo mistero. Come quando Dio nell´apocalisse distrugge tutto: cosa vogliono dire queste cose assurde? Forse soltanto: noi siamo propensi a farci un´immagine di Dio che soddisfi le nostre paure¸ attenti che Dio è di più¸ è diverso¸ è indicibile. Luca in particolare ha una sua formula: la gente che dice- Dio ha visitato il suo popolo-. Questa immagine del visitare c´è per esempio nel cantico di Zaccaria. Il verbo che traduciamo visitare ha molti significati: visitare per controllare¸ visitare per controllare¸ visitare per castigare o per premiare¸ per incaricare qualcuno di fare qualcosa¸ è il verbo del controllo; Dio è venuto a prendere possesso del suo mondo. Allora capite che presentare Gesù come colui che Dio ha mandato per prendere possesso e controllare la situazione del suo popolo e risanarla¸ per indicare questa potenza assoluta di Dio si dice: Dio è venuto¸ e avendo visto una povera vedova che piangeva il suo figlio¸ ha avuto compassione e glielo ha restituito vivo. E´ un modo di dire¸ non è tanto il resoconto di un fatto. Notate che nessuno chiede niente¸ la donna non chiede; Giairo chiedeva la guarigione della figlia; qui non c´è preghiera. Questo è il culmine che Luca inventa nella sua strategia compositiva per dire: se Dio viene nel mondo sistemerebbe tutto¸ sarebbe capace di restituire un bambino morto a una mamma vedova che lo piange. Lo pone come racconto¸ ma è una specie di parabola¸ una specie di utopia. Il messaggio vero è questo:- Non aver paura di Dio; se immagini che la morte te lo farà incontrare¸ non aver paura¸ Dio ha risorse infinite-.