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Omelia PENTECOSTE C del 19 Maggio 2013

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE 19 Maggio 2013 – PENTECOSTE C- At 2¸1-11; Rm 8¸8-17; Gv 14¸15-16¸23b-26 Domenica scorsa ho detto che bisogna trasformare la metafora del cielo come sede di Dio¸ dove anche Cristo è salito per partecipare con la sua stessa umanità alla potenza di Dio che governa l´intero universo. Il cielo¸ cosí come lo conosciamo oggi¸ non è più un´immagine adatta per parlare della presenza di Dio. Perchè¸ come diceva il vecchio catechismo¸ Dio è presente in cielo¸ in terra¸ in ogni luogo; non c´è più Dio in cielo di quanto non ce ne sia in terra; Dio è dappertutto. Questa idea di Dio che è dappertutto¸ l´Antico Testamento la sintetizzava nel termine Spirito; il concetto di Dio che è dovunque veniva espresso con l´immagine del vento¸ dell´aria. E di nuovo oggi l´aria c´è dappertutto se si intende la terra con la sua atmosfera; loro pensavano che l´aria ci fosse fino al firmamento¸ e che tutto l´universo fosse pieno di aria; oggi anche la metafora dell´aria non è più cosí adatta ad esprimere la presenza di Dio nell´intero universo. L´antico testamento permetteva di pensare che Dio in quanto Spirito è presente dappertutto¸ e veniva pensato come la forza divina che fa vivere e tiene in ordine compaginando insieme tutto l´universo. La parola Spirito serviva per dire che Dio dappertutto fa in modo che ogni entità che esiste sia veramente se stessa¸ e possa operare¸ vivere¸ muoversi¸ agire¸ rispettando la sua natura. Questo è detto in maniera chiarissima nella seconda lettura; San Paolo presenta infatti lo Spirito come colui che fa diventare l´uomo uomo¸ come Dio vuole che l´uomo sia. Infatti Paolo contrappone carne e spirito; la carne indica la debolezza umana¸ la corporeità in quanto destinata a disfarsi; che cosa lo fa essere uomo? Non la carne¸ ma lo spirito. Cioè è Dio che gli dà la sua identità e capacità di essere uomo. Per questo Paolo dice: se voi immaginate di essere solo carne¸ siete già morti¸ non siete più voi stessi; siete voi stessi se ascolatate lo Spirito. Quelli che si lasciano dominare dalla carne¸ non perché il corpo sia cattivo¸ ma perché destinato a degradarsi¸ non possono piacere a Dio. La Pentecoste è la visione cristiana di questo Spirito. Rispetto all´antico ebraismo¸ che adoperava la parola Spirito semplicemente come un altro termine per designare Dio¸ e quando voleva dire che Dio è dappertutto lo chiamava Spirito¸ e quando voleva dire che Dio non è dappertutto¸ mescolato con le altre cose¸ lo chiamava Dio¸ o l´Altissimo¸ o l´Onnipotente¸ nel Nuovo Testamento è successo un cambiamento radicale¸ una specie di restringimento¸ per cui lo Spirito è stato strettissimamente collegato con la persona di Cristo. E´ diventato lo Spirito di Cristo. Come se l´avessero ficcato dentro in un imbuto¸ e l´avessero concentrato su Gesù Cristo. A pensarci bene¸ non è più neotestamentario dire: il tuo Spirito¸ Signore¸ riempie tutta la terra. Perchè adesso lo Spirito di Cristo è diventato qualcosa che soltanto Cristo può dare a coloro che gli ubbidiscono¸ che sono suoi discepoli. La concezione cristiana dello Spirito ha regalato lo Spirito ai credenti¸ e lo ha sottratto all´insieme del mondo. In certe parti del Nuovo Testamento sembra quasi di dover dire che lo Spirito ce l´hanno solo i cristiani. Lo Spirito di Cristo¸ secondo il Nuovo Testamento¸ non abita in tutti; è sceso soltanto sugli apostoli¸ e quelli che con loro erano riuniti in preghiera¸ e poi il libro degli Atti continua a raccontare che quando gli apostoli andarono in giro a predicare¸ e gli ascolatatori mostravano di credere o di cominciare a credere¸ lo Spirito scendeva su di loro; e cominciarono anche a dire che quando gli apostoli imponevano le mani lo Spirito scendeva¸ e ne avevano la prova da quel misterioso parlare in lingue. Ma sugli altri lo Spirito non c´era. Lo Spirito è diventato un dono di Dio che passa attraverso le mani della chiesa. Questa è la novità che c´è nel Nuovo Testamento: solo Cristo può darci lo Spirito. E lo Spirito è quello che non ci fa semplicemente uomini¸ ma ci fa discepoli di Cristo; come se la perfezione dell´essere uomo consistesse nell´essere di Cristo; gli altri no. E´ questo che disturba l´uomo moderno¸ il cristiano moderno¸ e la globalizzazione rende ancora più difficile l´accettazione di questo principio: se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene; e non è più neanche veramente se stesso¸ è una specie di uomo che si ferma a metà strada. La Pentecoste¸ se ci pensate¸ è la festa della nascita della chiesa; passa attraverso la mano dei credenti iniziali il dono di Dio. E se non c´è un predicatore¸ un apostolo¸ che va¸ parla¸ predica¸ suscita la fede¸ lí lo Spirito non c´è. La teologia contemporanea non accetta questo modo di parlare del Nuovo Testamento¸ e una parte dice il contrario ¸ perché addirittura si attribuisce una presenza dello Spirito là dove Cristo non è conosciuto¸ proprio per affermare che anche nelle altre religioni e anche negli uomini che sono non religiosi¸ Dio¸ attraverso lo Spirito li salva. Questo è il contrario di quello che c´è scritto nel Nuovo Testamento; rileggete il testo di San Paolo: se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene. Detto in altre parole: il Natale ci presenta la nascita di Dio in un bambino¸ e il Natale contiene chiaramente questo messaggio: si è fatto uomo¸ è di tutti gli uomini. Quando la Pasqua dice che Cristo è morto in croce e Dio gli ha ridato la vita¸ il Cristo che muore¸ muore per tutti. A Pentecoste ci viene detto: muore per dare lo Spirito a quelli che gli credono e gli obbediscono. E comincia a dare lo Spirito a pochi¸ perché lo diano ad altri pochi¸ e pian piano diventino molti. Tutti non lo diventeranno forse mai. Ecco perché molti chiedevano al veccho papa di sopprimere la traduzione: versato per voi e per tutti¸ e di tornare a quella fedele al Nuovo Testamento: versato per voi e per molti. Ma molti si sarebbero scandalizzati: come¸ Dio non è per tutti? Ma se poi guardano alla festa di Pentecoste¸ il testo di Paolo¸ il racconto degli Atti¸ devono dare ragione a chi vuole molti. E´ lo scandalo dell´agire di Dio attraverso un gruppo di chiamati¸ la chiesa¸ per arrivare a tutti. Per cui anche il massimo dono che Dio fa agli uomini¸ il dono di se stesso¸ non è distribuito a pioggia¸ non è dato semplicemente alla terra¸ passa attraverso un canale stretto¸ il canale dei discepoli che hanno creduto¸ hanno seguito¸ che sono disposti anche al martirio¸ ai discepoli dei discepoli; tutto diventa ecclesiale¸ e diventa l´indispensabilità della chiesa per la salvezza del mondo. Questo è il senso profondo¸ e per molti sconcertante¸ per cui il mondo moderno non percepisce la logica di questo agire di Dio. Dalla festa di Pentecoste e da questa struttura di pensiero nasce una visione della storia dell´umanitภper cui l´umanità è fatta di gruppi diversi e Dio li raggiunge attraverso una struttura. Ecco allora perché questa ecclesialità dobbiamo spogliarla di ogni ornamento inutile e di ogni pretesa di potere¸ di ogni solennità falsa¸ come il papa di adesso cerca di fare¸ quando cerca di tirar via tutto quello che è -carne-. Povertà vuol dire andare al centro della vita umana¸ perché noi siamo il canale che deve raggiungere tutti¸ e più lo rivestiamo di altre cose più ci distinguiamo; e dobbiamo distinguerci per essere Spirito¸ non per essere carne¸ per essere la memoria di Cristo. Noi siamo persone che dobbiamo renderci conto che lo Spirito è passato attraverso di noi¸ e cosa rappresentiamo per quel poco di umanità che ci sta intorno¸ cosa facciamo per loro? Il papa ieri l´ha detto ai movimenti: è troppo comodo parlar di teologia nelle scuole¸ o mentre si beve il the. Essere chiesa vuol dire aver ricevuto la responsabilità di passare lo Spirito di Dio agli altri¸ perché ha deciso di passare attraverso di noi. Essere cristiani è una bella disgrazia sotto questo profilo¸ perché ti dà una responsabilità che ti fa paura.