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Omelia ASCENSIONE C del 12 Maggio 2013

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE 12 Maggio 2013 – ASCENSIONE C- At 1¸1-11; Eb 9¸24-28; 10¸19-23; Lc 24¸ 46-53 Luca nel vangelo presenta la salita di Gesù al cielo come se fosse avvenuta il giorno stesso di Pasqua¸ poi invece negli Atti parla di quaranta giorni in cui si sarebbe mostrato vivo e della sua salita nel quarantesimo giorno. Il problema storico è complesso. Io faccio un po´ fatica a continuare con questa sola simbologia di Gesù che sale verso il cielo. Anche nel nostro modo di parlare¸ salire e scendere si usano spesso in maniera metaforica; per esempio si scende in campo¸ oppure si sale per indicare che si arriva dove si comanda¸ Non usiamo la parola cielo¸ ma sono rimaste le due immagini di salire e scendere. E´ evidente che anche per Gesù si usa una metafora. Se poi ci sia stata una scena visibile di Gesù che si è innalzato verso le nubi¸ si è trattato di una sceneggiatura messa in atto da Dio con la sua potenza¸ o una sceneggiatura che Dio ha creato nella mente dei discepoli che guardavano¸ perché a quel tempo aveva un gran significato il salire in alto nel cielo¸ perché il cielo allora era considerato il luogo dove risiedeva Dio. Tutto questo il nostro cielo lo ha perduto. Il cielo è ancora una immagine utile per parlare di Dio? Forse che Dio abita in una parte del cielo? Il catechismo di Pio X diceva che Dio è presente in cielo¸ in terra e in ogni luogo. Che cosa significa dire che Gesù è andato in cielo? Significa che Gesù è perfettamente unito a Dio. L´Ascensione non significa nessun movimento¸ nessuna partenza¸ nessun trasferimento da qualche parte; significa che Gesù non è più un povero uomo limitato¸ che si trova soltanto in un luogo¸ ma è¸ come Dio¸ presente dappertutto. Gesù è Dio¸ il quale ha unito a sé una carne umana. Nessuno di noi riuscirà mai a capire cosa significhi essere Dio. Una delle ragioni per cui molta parte della popolazione mondiale non crede più in Dio è perché non riesce più a immaginare cosa stia dietro alla parola Dio. Il cielo è parola da cancellare¸ tranne che nel suo significato metaforico di Dio¸ ma allora è una parola superflua¸ Dio è Dio¸ e Cristo è in Dio. E Dio è dappertutto. Il problema nasce quando¸ come fa l´orazione¸ ci viene detto che Cristo ha portato in Dio la nostra natura umana. Il problema adesso riguarda noi: una entità umana è diventata il tramite con cui questo Dio¸ che è già presente dappertutto¸ si è umanamente manifestato; questa natura umana non è andata perduta¸ ma è anch´essa¸ adesso¸ totalmente unita a Dio; allora è anch´essa onnipresente. Ed è difficile pensare queste cose. Questa è la difficoltà che suscita questa celebrazione: la natura umana che continua ad essere presso Dio che cos´è? Non lo sappiamo. Non lo sappiamo perché non sappiamo cosa siamo noi. La nostra natura umana arriverà a Dio. Il Nuovo Testamento parla sempre di una venuta di Gesù che ritorna¸ la teologia spesso pensa a noi che andiamo verso di lui¸ a raggiungerlo nella sua gloria¸ con la nostra natura umana. Com´è difficile credere a queste cose! Il brano della lettera agli Ebrei finisce con una frase molto acuta: manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza¸ perché è degno di fede colui che ha promesso. Non perché capiamo¸ e se anche non capiamo lo facciamo perché è degno di fede Dio che ha promesso. Dio il quale ci ha detto che l´esser stato con Gesù Cristo non lo dimenticherà mai¸ e che si ricorderà sempre che noi assomigliamo alla corporeità di Gesù Cristo¸ e che penserà sempre a noi. Forse per capire meglio le cose basta cambiare la frase: non noi che andremo a lui¸ ma lui che tornerà verso di noi¸ non che la nostra natura umana è assunta¸ ma che lui continuerà ad abbassarsi per unirsi a noi. La scrittura solo di Gesù dice che è salito¸ poi dice che tornerà. Noi non ci saremo più¸ ma Dio ha detto: non mi dimentico di voi¸ quello che voi siete stati per me durerà per sempre. E non sappiamo che cos´è. Questo è il coraggio della fede! Dio agisce a seconda del bisogno che hanno le sue creature¸ e per noi agisce come un papภsi è rivestito dell´umanità di Cristo per farci capire quello che vuol essere per noi¸ non quello che è in se stesso. E di fronte alla nostra paura del morire¸ dello scomparire¸ ci ha detto una sola cosa: non preoccupatevi¸ io penso sempre a voi.