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Omelia II PASQUA C del 7 Aprile 2013

7 Aprile 2013 – II PASQUA C- At 5¸12-16; Ap 1¸9-11a.12-13.17-19; Gv 20¸19-31 TRASCRIZIONE NON INTEGRALE Il vangelo di oggi è importante per due fondamentali problemi: la remissione dei peccati¸ e la questione del vedere e del credere. Due questioni collegate. Nella guarigione del cieco nato c´è una disputa coi farisei che negano che Gesù abbia potuto compiere questo miracolo¸ e dicono- noi sappiamo-¸ che poi dopo si trasforma in- noi vediamo; sapere e vedere si mettono in parallelo per permettere a Gesù di rispondere alla fine- se voi foste ciechi non avreste peccato¸ ma siccome dite ”noi vediamo”¸ il vostro peccato rimane-. Come dire- se non foste in grado di capire e di ragionare non avreste colpa¸ ma siccome dite” noi vediamo le cose¸ siamo in grado di valutare la realtà”¸ se voi dite di vedere¸ il vostro peccato rimane-. E´ una frase molto simile a quella della prima parte del Vangelo- Se voi perdonate¸ il peccato è perdonato-¸ e la seconda parte del versetto dice- a coloro a cui non perdonerete non saranno perdonati-¸ che è una traduzione sbagliata¸ perché qui in greco c´è un altro verbo¸ che significa trattenere¸ tenere perché non sfugga. Per quale ragione è stato usato questo verbo nella seconda parte del versetto? Letteralmente: quelli a cui li tratterrete¸ rimarranno trattenuti. Nel Nuovo Testamento c´è qualche passo nel quale si dice che ci sono ragioni sufficienti per non perdonare un peccato? Nella prima lettera di Giovanni si parla di un peccato che porta alla morte¸ per il quale non si deve pregare¸ perché è un peccato irrimediabile¸ ma non dice che non si può perdonare. Nella lettera agli ebrei si dice che se uno tradisce la sua fede non ci sarà per lui una seconda tavola di salvezza (l´immagine è quella del naufrago: eravate già morti¸ vi è stata offerta una tavola di salvezza¸ se la abbandonate non ci sarà una seconda chance)¸ ma non si dice mai che gli uomini hanno il diritto di non perdonare. L´altro parallelo si trova in Matteo: quello che legherete sarà legato¸ quello che scioglierete sarà sciolto. Legare è molto simile a trattenere. Non si dice mai: non perdonare; il verbo perdonare non è mai usato al negativo. Quando Pietro domanda: se il mio fratello pecca¸ quante volte devo perdonare-¸ la risposta è- settanta volte sette-. Ecco perché secondo me non bisognava cambiare la traduzione di questo versetto¸ perché dà un´interpretazione negativa che non è linguisticamente corretta: se in greco c´è un verbo diverso¸ devi mettere un verbo diverso anche tu. Alcuni moralisti hanno giustamente pensato che questo versetto volesse dire: vi do lo Spirito Santo¸ lo Spirito Santo vi servirà per perdonare i peccati¸ però avete una vostra libertภse non vi sentite di perdonare¸ i peccati rimangono lí e qualche moralista diceva: ci penserà Dio a trovare la strada per perdonarli. La chiesa non si sente autorizzata a perdonare¸ forse Dio sí. Temo che questa traduzione sia stata eliminata perché qualcuno potrebbe dire: forse Dio perdona qualche divorziato che si è risposato¸ la chiesa non può¸ ma Dio sí. La chiesa dice: io non posso farci niente; ma nel vangelo di Giovanni c´è questa frase: se voi li tratterrete rimangono cosí¸ forse ci penserà Dio a darti una mano¸ io non posso¸ ma tu prega¸ spera. E´ una soluzione molto delicata questa¸ molto fine¸ molto cristiana direi. Può darsi che la traduzione di questo versetto sia stata scelta per paura che inducesse a diffondere questa interpretazione nell´applicazione al divorzio (ma si può applicare in molti altri casi). L´evangelista non ha detto: se non perdonate non saranno perdonati; ha detto: se li trattenete rimarranno trattenuti. Il Signore risorto appare tre volte; nella prima dà la sua parola di padrone dell´universo¸ di colui che ha vinto la morte¸ e dice una sola cosa¸ parlando del perdono dei peccati. Questo vuol dire che il compito primario che hanno i discepoli è perdonare i peccati. E aggiunge: se a qualcuno li riterrete (per pigrizia¸ per paura¸ per egoismo¸ per vostre quisquilie¸ è colpa vostra se) il peccato è trattenuto. Se uno parte dal principio che questi apostoli vengono costituiti come giudici imparziali¸ allora è giusto dire che hanno il diritto di giudicare¸ ma poco prima c´è scritto: come il Padre ha mandato me¸ anch´io mando voi; e Gesù nella sua vita è stato mandato dal Padre per perdonare i peccati¸ non per fare il giudice imparziale¸ per confortare¸ incoraggiare; quindi anche voi dovete essere quelli che cercheranno di guarire¸ di confortare¸ di consolare. Allora l´avvertimento di colui che è andato in croce per i nostri peccati è: ricevete lo Spirito Santo¸ fate rinascere dalla loro morte i peccatori¸ tirateli fuori da quel peccato dal quale non riescono a liberarsi. Capite che a questo non basta il sacramento della penitenza; la strategia per guarire dal peccato esige una quantità di interventi¸ come per una grave malattia¸ la prevenzione¸ la cura¸ la convalescenza. Allora la frase non è più vista dal punto di vista di un potere giuridico di assolvere o condannare; ma: voi avete lo Spirito Santo e dovete essere i ministri del perdono¸ prima di essere i ministri del giudizio¸ tutta la vostra attività deve essere tirar fuori le persone dall´invischiamento nel male: predicazione¸ esempio¸ cura¸ severità quando occorre¸ consolazione¸ conforto¸ perché¸ state bene attenti¸ se non ci riuscite voi¸ il peccato resta lí¸ e Dio vuole che siate voi a tirar fuori la gente dal peccato. Quindi è il conferimento di un incarico gravoso¸ e lo Spirito Santo lo rende possibile con la sua potenza divina.