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Omelia PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE del 31 Marzo 2013

31 Marzo 2013 – PASQUA – At 10¸34a.37-43; Col 3¸1-4; Gv 20¸1-9 A me piace una celebrazione della Pasqua senza troppi applausi¸ senza troppe celebrazioni di gioia¸ perché diversamente si rischia sempre di non rendersi conto della serietà di quello che si celebra. La Pasqua rischia di essere presentata in maniera mitica. Nel Nuovo Testamento sono presenti due immagini¸ una del trionfo¸ quella della Sequenza: nella croce di Cristo è successo qualche cosa di dimensione soprannaturale¸ sono cambiate le strutture portanti dell´universo. Il mondo antico¸ che spiegava tutto con il mito¸ capiva facilmente questa impostazione: il Cristo risorto è padrone di tutto quello che accade¸ è capace addirittura di far risorgere i morti. Ma nel Nuovo Testamento è più frequente un´altra dimensione¸ quella che si limita agli effetti sull´uomo della resurrezione di Cristo¸ e che sottolinea le novità che la risurrezione di Cristo ha portato all´uomo nella vita presente¸ senza escludere che alla fine ci sarà una partecipazione alla gloria di Cristo¸ ma evitando di descrivere come questo avverrà. Paolo si limita a dire che quello che conta è cambiare adesso la nostra vita¸ nel nostro modo di strutturarci come persone insieme con gli altri¸ in questa vita terrena; ci verrà poi dato di partecipare alla gloria di Cristo¸ ma adesso occupiamoci del presente. Anche quando si raccontano le apparizioni del risorto lo si fa in una maniera domestica; Gesù parla delle nostre cose¸ quelle che riguardano di più tutti noi¸ - andate¸ ammaestrate¸ battezzate-. Anche nella seconda lettura¸ le cose di lassù di cui si parla non sono gli astri¸ le stelle¸ ma sono la carità di Dio¸ il perdono dei peccati. Quello che rimane in eterno e comporta il mutamento della nostra vita è il Cristo terreno¸ non quel Cristo di cui non sappiamo nulla che è salito in cielo. Quello che la Maddalena voleva toccare e che Tommaso voleva toccare¸ è il Gesù che mostra le piaghe delle mani¸ del costato¸ è il Gesù di questo mondo. La vera trasformazione alla quale dobbiamo attaccarci col pensiero è la trasformazione della nostra vita attuale¸ è il cambiamento del nostro modo di esistere. Più che il trionfo è l´impegno¸ più che una speranza sul futuro è un impegno sul presente. Il discorso della prima lettura parla di Gesù di Nazaret che passò risanando; è adesso il risanamento. E poi dice che la risurrezione di Cristo significa che lui sarà il giudice¸ lo è già il giudice¸ è lui che sta valutando il valore delle nostre azioni. Ha pagato al posto nostro un debito che toccava a noi pagare¸ è stato crocifisso per questo¸ e per questo ha il diritto di giudicare. E si è presentato ai discepoli vivo col segno delle sue piaghe per rivelare che questo suo primato non è un trionfo¸ ma è un insediamento in una posizione di direzione della nostra vita morale. E´ un giudice buono¸ misericordioso¸ intelligente¸ che comprende le nostre debolezze; ma è in ogni caso l´accompagnatore della nostra vita terrena. Nell´inno dell´ufficio di stamattina si dice: sii o Signore gioia pasquale per la nostra mente- e poi aggiungeva- libera coloro che sono rinati alla vita dalla terribile morte del peccato- liberaci dal pericolo di peccare: era la spiritualità del concilio di Trento. Nella nuova traduzione – aggrega noi¸ rinati alla Grazia¸ ai tuoi trionfi-. Hanno ripreso la forma dell´inno di Sant´Ambrogio¸ quando tutto veniva interpretato come vittoria in un grande conflitto¸ come nella Sequenza¸ il mito al posto della realtà. Quello che cambia siamo noi¸ quello che deve cambiare è la nostra interioritภla nostra onestà. Notate che Trento non dice: liberaci dalla morte e facci risorgere¸ dice¸ liberaci dalla morte che il peccato produce nella nostra coscienza¸ liberaci dalla cattiveria che rende invivibile la vita su questa terra. Questo è il modo serio di pensare la vittoria della Pasqua; anche noi dobbiamo essere liberati da questo pericolo mortale di far del male agli altri¸ e anche a noi stessi. Lasciamo perdere i trionfi¸ ce li regalerà alla fine¸ ma è roba sua quella lí quello che chiediamo è che ci sia sempre una gioia perenne nella nostra mente¸ perché ci libera dal pericolo di cadere nel crimen¸ nel peccato.lo audio