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Omelia IV QUARESIMA C del 10 Marzo 2013

10 Marzo 2013 – IV QUARESIMA C- Gs 5¸9a.10-12; 2Cor 5¸17-21; Lc 15¸1-3.11-32 Quando si prendeva in considerazione la posizione del fratello maggiore in genere si diceva che la parabola vuole condannare questa specie di borghese difesa del comportamento borghesemente buono del figlio maggiore¸ mentre il cristianesimo avrebbe come caratteristica questa sua capacità di recuperare i perduti¸ quindi il fratello maggiore sarebbe colui che difende uno standard di società nel quale non c´è speranza di conversione e di cambiamento¸ i buoni nascono buoni¸ i cattivi sono cattivi¸ meglio emarginare i cattivi piuttosto che fare festa per il loro ritorno¸ che è una rarità o magari non è un ritorno sincero¸ perché il figlio è tornato per interesse. Questa meschinità di ragionamento del fratello maggiore è stata considerata come una posizione cristianamente da condannare. Io partirei da un altro modo di leggere questo testo¸ e porrei la domanda: noi da che parte ci troveremmo se volessimo identificarci con i personaggi di questa parabola? La mia idea è che noi¸ in questo periodo che chiamano postmoderno¸ assomigliamo al figlio minore¸ prima che parta da casa. Noi¸ sia all´interno della chiesa¸ sia nella vita sociale¸ assomigliamo al figlio che vuol partire. A mio parere non c´è quasi nessuno che oggi vuol tornare a casa. Tornare a casa vorrebbe dire tornare alle vecchie tradizioni¸ tornare a valorizzare la memoria di quello che siamo stati¸ di quel patrimonio di valori¸ di educazione¸ di tradizioni che sono conservate nelle strutture della società e soprattutto nella tradizione delle famiglie. La maggioranza della gente oggi vuole uscire di casa¸ vuole abbandonare le vecchie tradizioni. In parte è sempre stato cosí: l´età dell´adolescenza è sempre stata quella del distacco da quello che i genitori e gli educatori dicono¸ perché il ragazzo deve prendere possesso della propria individualità; è una necessità assoluta per diventare adulti; è una fase di passaggio¸ che normalmente si risolve¸ e quando è finita si ritorna a prendere in mano i ricordi¸ le tradizioni¸ i valori e si rivivono¸ aggiornandoli con questa forza individuale che si è ottenuta nella traumatica fase precedente. A mio parere le nostre società stanno vivendo una fase adolescenziale: tutti vogliono uscire¸ vogliono cambiare. C´è l´idea che bisogna andare avanti¸ bisogna andar via¸ bisogna cacciar via tutti i vecchi di prima¸ che per di più sono anche corrotti. Il fatto che questa idea sia esplosa nell´ultima campagna elettorale dimostra che è un dato di fatto. Il padre della parabola non era corrotto¸ ma il figlio va via perché vuole essere se stesso. Non voglio dire che andremo a finire come lui¸ voglio solo dire che la nostra posizione nella parabola sia quella del figlio che vuole andar via. Tutto questo trova un riflesso nella prima lettura: sono usciti dall´Egitto¸ hanno fatto una gran traversata nel deserto¸ un sacco di gente è morta¸ finalmente sono arrivati. Basta con la manna! Il dono di Dio¸ ma sempre uguale; finalmente mangiamo i frutti della nuova terra! Quanta gente oggi dice: basta con sta chiesa¸ vangelo¸ preti¸ comandamenti! E gli ebrei poi si sono accorti che era molto faticosa vivere nella nuova terra¸ che non era vero che scorreva latte e miele¸ che bisognava combattere nemici¸ han provato con la monarchia: un disastro; e allora¸ come il figliol prodigo¸ molte volte nella loro storia hanno detto- torniamo dal Signore-. Tanto è vero che il verbo tornare è diventato il verbo caratteristico della loro continua conversione. Noi siamo in una fase in cui stiamo uscendo da quell´area protettiva dove società e chiesa stavano insieme¸ litigando qualche volta¸ una voleva prevaricare sull´altra¸ ma alla fine trovavano un compromesso e un accordo. Noi stiamo uscendo da questa situazione. Ammaestrati dalla storia e dalla parola di Dio¸ dovremmo cercare di vivere questa uscita dal passato non soltanto confidando nelle possibilità che ci vengono offerte dal progresso scientifico e tecnologico¸ che è quello che ci dà coraggio di andar fuori¸ perché abbiamo una quantità di speranze di possibilità di migliorare la salute¸ di risparmiare energia¸ di poter star bene senza spendere troppo. Per non essere delusi bisogna ricordare quello che ci dice Paolo:- Fratelli se uno è in Cristo è una nuova creatura¸ le cose vecchie sono passate¸ ne sono nate di nuove; ma tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé-. Il recupero della religione deve avvenire in questa tensione verso il nuovo¸ il futuro¸ il diverso¸ il cambiamento radicale che butti via tutta la corruzione che non è solo quella economico-politica¸ che si è accumulata nel corso dei secoli; questa potrebbe essere la grande chance dei movimenti cristiani¸ tornare a queste parole di san Paolo. La novità viene da noi¸ dalla tecnica¸ ma viene soprattutto da Cristo; Dio è artefice di novitภnon di ritorni al passato. E´ ora di finirla con questo continuo scappare per tornare indietro; forse è questo¸ dal punto di vista dell´evoluzione dell´umanitภil momento di imboccare una strada giusta per andare avanti. Ed è quello che il Nuovo Testamento promette: è venuto Gesù Cristo¸ ha perdonato i peccati¸ i peccati son passati¸ non ci pensiamo più¸ si comincia da capo¸ viviamo dell´eucarestia. La novità sta lí sta anche in scienza¸ tecnica¸ globalizzazione¸ comunicazione facilissima¸ fraternità universale; ma sotto sotto l´elemento più risanante è quella modificazione dei cuori che si chiama: Dio mi vivifica con il suo Spirito; che è Spirito di giustizia¸ vita¸ santitภcorrettezza; perché Dio è la bontภè la razionalità totale¸ è la pulizia. E Paolo dice che prima Dio lo faceva portando pazienza¸ adesso lo fa con un´operazione attiva¸ vivificante¸ che è il dono dello Spirito. La parola riconciliazione ha il ri che non è tornare a prima¸ ma è il ri rafforzativo¸ cioè ancor più concilia¸ e conciliazione¸ katallasso in greco¸ vuol dire diventare altri¸ diversi¸ perché la riconciliazione è quella situazione in cui dopo aver combattuto una guerra¸ dopo aver litigato ed essersi massacrati¸ si fa la pace¸ ma la pace la si fa tenendo conto del cambiamento¸ si va a un livello più alto. Per cui riconciliarsi vuol dire reciproco cambiamento¸ non tornare a prima¸ ma andare avanti in una maniera diversa. Ed è quello che anche a livello di speranze di livello politico oggi si sta pensando. Noi abbiamo bisogno di questa confidenza e fiducia nel futuro¸ e dobbiamo capire che il nostro cristianesimo è forza per il domani¸ non è un tornare a casa¸ se per tornare a casa si intende soltanto recupero di vecchie modalità. Dobbiamo camminare verso questa fantasia che sappia creare moduli nuovi di vita. Allora il cristianesimo tornerà ad essere una spinta propulsiva che ci renderà anche più contenti e più felici nella nostra vita.