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Omelia S.FAMIGLIA C del 30 Dicembre 2012

30 Dicembre 2012 – S. FAMIGLIA C- 1Sam 1¸20-22.24-28; 1Gv 3¸1-2.21-24; Lc 2¸41-52 SINTESI Esistono diversi modi per fare un´esperienza religiosa¸ quello della prima lettura e del vangelo¸ e un altro¸ che è quello della seconda lettura. La prima lettura e il vangelo parlano di persone che sono abituate a fare dei pellegrinaggi. Nella lettera agli Ebrei avevamo letto che Dio è presente dappertutto¸ soprattutto dove ci sono uomini che vivono¸ soffrono¸ dovunque c´è vita umana lí c´è Dio. Non c´è più bisogno quindi di ritagliare degli spazi sacri per andare a trovare Dio. Questo è tipico del cristianesimo delle origini¸ di Gesù e di Paolo. Solo a partire dal 250 cominciarono a pensare a luoghi che fossero destinati solo all´incontro con Dio¸ prima si trovavano nelle case. Tutta la vita era luogo santo. Loro vivevano la presenza di Dio nella concretezza della vita quotidiana. É una cosa molto bella che si è persa col tempo. Non siamo più abituati a inserire la preghiera nel contesto del salotto. Adesso per trovare Dio bisogna tornare ai tempi dell´Antico Testamento¸ bisogna andare nel santuario¸ bisogna venire in chiesa. Anna dice che condurrà il bambino a vedere il volto del Signore; chissà cosa intendevano dire! Non abbiamo la minima idea di come fosse fatto il santuario di Silo. Pare dagli scavi che fossero piccoli edifici¸ con davanti un altare su cui bruciare gli animali¸ senza alcuna statua¸ perché era proibito fare immagini¸ quindi praticamente non c´era niente¸ forse c´era un albero vicino¸ al tempo di Abramo sono gli alberi che rappresentano la forza vivificante di Dio. Cosa voleva dire vedere il volto di Dio? Il giorno di capodanno leggiamo la benedizione che i sacerdoti davano al popolo – Il signore faccia risplendere su di te il suo volto-. Forse era solo questo: una parola benedicente. Per noi è l´umanità di Gesù Cristo il volto del Dio invisibile. Gesù va nel tempio e Luca non dice che va a vedere il volto del Signore¸ anche se al tempo di Gesù andare a Gerusalemme voleva dire andare davanti al volto del Signore. Gesù è comunque dentro questa cultura: per trovare Dio è meglio uscire di casa¸ fare un viaggio e andare in un luogo santo. La chiesa ha sempre preferito che si riuscisse a vedere Dio dappertutto¸ ma ha preso atto che per molte persone è meglio ritagliare un luogo dove sia più facile immaginare il volto del Signore¸ e nasce la chiesa edificio¸ forse alle volte fin troppo monumentale. Questo aspetto¸ che bisogna uscire dalla vita¸ è implicito nel racconto di Anna¸ che porta a Dio il bambino che ha ricevuto in dono¸ glielo restituisce e lo lascia là. Gesù invece torna a casa¸ e a casa la sua presenza avrà costituito quella famiglia chiesa¸ oppure dovevano ancora andare in sinagoga per cercare il volto di Dio? Bisogna compenetrare le due cose: il luogo come estensione universale di ciò che avviene in quel luogo¸ e nel luogo si vede Dio nel senso che ci si rende conto che lui pensa a noi. Il volto è un modo di dire¸ Dio non ce l´ha il volto¸ è un modo di dire che ci guarda con bontà. La seconda lettura usa l´immagine della famiglia per indicare il nostro rapporto con Dio: noi siamo tutti figli; ed è curiosa la frase- quando si sarà manifestato saremo simili a lui¸ perché lo vedremo cosí come egli è-. Verrà un momento¸ dopo questa vita¸ in cui non ci sarà bisogno di niente¸ né tempio né casa¸ né viaggi né pellegrinaggi; lo vedremo cosí come egli è. Gesù non c´è mai arrivato a dire questo nel vangelo. Il salto di qualità che fa la prima lettera di Giovanni è¸ anche dal punto di vista della storia del pensiero¸ audacissimo: verrà un giorno in cui potremo vedere non più il simbolo¸ ma la realtà di Dio.