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Omelia IV AVVENTO C del 23 Dicembre 2012

23 Dicembre 2012 – IV AVVENTO C – mi 5¸1-4a; Eb 10¸5-10; Lc 1¸39-45 La prima lettura è presa dal profeta Michea che ha predicato nell´ottavo secolo. Sottolinea la speranza nella venuta di un uomo forte¸ che sarà re in Gerusalemme e libererà il suo popolo dalla schiavitù degli Assiri. Anche Isaia dice che questo re forte apparterrà alla dinastia di Davide¸ ma non sarà un discendente naturale¸ dice che questo salvatore nascerà dal tronco di Iesse¸ che è il padre di Davide. E´ come dire che si scavalca Davide¸ il suo regno e tutti i suoi successori¸ per ritornare alla famiglia originaria. E´ ovvio che questo è detto in maniera simbolica¸ è un modo per dire che occorre ritornare all´idea monarchica originale¸ che da colui che ha dato inizio a questa lunga dinastia¸ precedendo tutti gli errori storici che sono stati commessi¸ ci venga donato un nuovo re. Loro probabilmente vogliono dire che accettano che Dio si serva di un re per governare il suo popolo¸ non accettano però che colui che viene sia un imitatore di tutti gli errori fatti nel corso della storia¸ vogliono che venga qualcosa che è allo stesso tempo di antico¸ dalla volontà di Dio che è eterna¸ ma che sia completamente nuovo rispetto alla capacità di operare. E´ come se dicessero: vogliamo un re come lo pensavamo prima che Davide nascesse¸ un re che faccia veramente quello che Davide non ha fatto¸ un re che realizza le antiche speranze in una maniera nuova. Michea dice la stessa cosa¸ parlando di Betlemme al posto di Gerusalemme. Davide è nato a Betlemme¸ dove faceva il pastore¸ ed è diventato re in Gerusalemme. Non vogliono che si ricominci da Gerusalemme¸ si ricominci piuttosto da Betlemme. Si rifaccia tutto da capo. Per questo la nascita di Gesù è collocata a Betlemme¸ per dire che Gesù aveva realizzato quel sogno: che ci sia un salvatore potente che porta in sé la forza stessa di Dio per il bene del suo popolo¸ ma che non sia come quelli storici; che sia un Davide fedele al progetto di Dio¸ che si era manifestato prima che Davide cominciasse ad operare. Perché in fondo da Davide in poi è stato tutto un tradimento. Loro non aspettano uno che assomigli a Davide¸ ma aspettano uno che sia un germoglio che viene da ciò che ha preceduto Davide¸ che simbolicamente è Iesse e Betlemme¸ ma in realtà è Dio. Crei Dio una persona capace di governare in suo nome. Forse è per questo che si dice che Maria ha concepito non tramite Giuseppe¸ discendente fisico di Davide. E anche questo¸ come la faccenda di Betlemme¸ può essere accaduto realmente o può essere anche soltanto un segno: Gesù è il Davide che precede Davide¸ non viene dal seme di Davide di nascita in nascita¸ viene dall´idea divina di Davide; e per questo si racconta che Giuseppe è messo da parte. Quello che conta non è il fatto fisico che Giuseppe sia stato assente dal processo della generazione di Gesù¸ è l´affermazione simbolica¸ perché se anche ci fosse stato Giuseppe¸ Gesù non eredita da Giuseppe¸ non eredita dalla storia dei davididi¸ non eredita dai fallimenti della storia umana la sua identitภma la prende dall´idea divina che ha preceduto la scelta di Davide. La seconda lettura dice le stesse cose usando il modello del culto: anche il culto è stato un fallimento¸ un vuoto cerimoniale. Lo diceva già anche Isaia: cosa venite a portare animali e fare sacrifici¸ Io voglio la giustizia! L´han detto tutti i profeti. Ebrei cita un salmo antico: io non ho voluto offerte e sacrifici¸ perché di me sta scritto nel rotolo del libro (che è la mente di Dio) per fare o Dio la tua volontà (per realizzare il tuo progetto di vita per il popolo). Fare la volontà non vuol dire in questo testo solo ubbidire¸ ma soprattutto mettere in pratica¸ mettere in atto il progetto divino. Metterlo in atto nella realtà della vita- mi hai dato un corpo-¸ cioè mi hai dato delle capacità umane di produrre¸ di agire. Paolo userà un altro registro ancora: quello della vita concreta; quando dirà che il vero culto è lo sforzo di opere buone che ogni uomo¸ grazie alla forza che Cristo gli dภriesce a compiere; quello che lui chiama il culto razionale; non è il rito¸ per Paolo¸ sono le opere¸ è la bontภla caritภil condividere i beni con i poveri¸ perdonare; tutto quell´elenco di virtù¸ di potenzialità interiori positive¸ che lui spesso nella parte finale delle lettere mette in fila perché i cristiani le mettano in pratica. Noi riteniamo che Gesù Cristo ha realizzato queste profezie¸ queste prospettive. Si potrebbe dire che Cristo ha realizzato questa diagnosi della situazione della condizione umana¸ ha messo in opera¸ ha dato inizio a una reale possibilità per gli uomini di produrre frutti di bontภdi giustizia¸ di pace¸ di onestà. Toccherebbe a noi cristiani essere convinti che il nostro compito è questo¸ e che questo è il culto¸ e che questa è la successione di Davide¸ che questo è il messia. Noi tutti partecipiamo alla messianicità di Gesù¸ noi siamo il popolo messianico¸ perché noi tutti siamo in contatto diretto con Cristo che ci riempie del suo spirito¸ che è l´intelligenza di capire le cose¸ e un aiuto pratico per riuscire a realizzarle¸ perché è sempre più facile capire che non realizzare. Il Natale è stato l´inizio di questa realtà di fatto: adesso è capitata una cosa nuova¸ l´ultima delle cose nuove perché non c´è bisogno di aspettare altro; colui che riceve da Dio la capacità di migliorare la nostra vita nel mondo è veramente venuto; e non c´è più quel timore di un fallimento radicale¸ come quello dell´antica monarchia davidica o dell´antico culto israelitico e di tutto il modo di agire dell´umanitภanche al di fuori di questa sfera religioso-cultuale. Noi adesso abbiamo la possibilità in Cristo di diventare più buoni e di diffondere bontà. E tutto questo passa attraverso quello che stiamo facendo in questo momento: la memoria di Cristo e l´assimilazione¸ mediante l´eucarestia¸ della sua ubbidienza al piano di Dio. Il fare la tua volontà diventa il nostro modo di essere¸ nasce dal nostro desiderio¸ dalla nostra riflessione¸ ma direi che viene reso possibile da quella unione misteriosa con Cristo che noi facciamo nel ricordo di lui e nel segno dell´eucarestia. Noi mangiamo il corpo di Cristo¸ il corpo che Dio gli ha dato; e il corpo significa non muscoli¸ nervi¸ ossa¸ ma significa l´identità umana di Gesù¸ il suo modo di essere uomo¸ è questo che noi mangiamo nell´eucarestia¸ le sue potenzialità e la sua forza di realizzarle. Noi non riceviamo soltanto un insegnamento¸ noi riceviamo qualcosa che tocca le nostre membra¸ perché è con le membra che si lavora¸ che si produce¸ si sta con gli altri; è con la bocca che si parla¸ e quanti errori si fanno nel parlare. La volontà non è un´obbedienza pignola ai comandamenti¸ è la progettualità: capire cosa Dio vuole che il mondo sia¸ cercando di capire noi quello che¸ nella situazione attuale¸ occorre fare. Questo è fare la volontà: realizzare il progetto; quel progetto che trova il suo fondamento nell´identità di Cristo¸ che ha a che fare con l´idea originaria di Dio.