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Omelia XIX Domenica Tempo Ordinario del 8 agosto 2004

8 Agosto 2004 - XIX DOM. T.O. C - Sap 18¸3.6-9;Eb 1¸ 1-2.8-19; Lc 12¸32-48 Ho letto per intero il brano di Vangelo¸ anche se forse non meritava¸ ed era il caso di limitarsi alla forma breve che pure era prevista¸ perché specialmente la seconda parte è un pastrocchio di cui non si capisce bene la profondità; con la faccenda delle percosse¸ tante percosse¸ poche percosse¸ fa un po´ ridere questo brano di Vangelo. L´ ho letto perché permette di sottolineare due piccole curiosità che servono da antipasto prima della vera predica. La prima curiosità è che questa insistenza del testo su una persona¸ l´amministratore fedele e saggio che il signore pone a capo della sua servitù serviva in anni passati¸ quando si faceva polemica con quelle chiese protestanti di tipo congregazionalista che dicono che Gesù ha affidato tutto alla comunitภnon a vescovi o preti¸ serviva per dire: guardate che Luca ricorda una parola del Signore dove si dice che mette una persona a capo di tutti¸ la giudica severamente ma mette uno e quindi vuol dire che Gesù aveva in mente qualcosa di più simile a papa¸ vescovi¸ preti che non a quell´idea comunitaria che avete voi protestanti. E questa è la prima curiosità. Poi potete giudicare voi se l´insistenza di questo testo sulla responsabilità di un amministratore non dia ragione alla concezione cattolica secondo cui nell´idea di Gesù la Chiesa doveva essere affidata a singole persone responsabili¸ non a una specie di gestione assembleare come pensano alcuni settori del protestantesimo. L´altra piccola curiositภche è ancora più sciocca¸ è che la frase che qui viene tradotta¸ scavalcando la difficoltภ- Il signore verrà in un giorno in cui meno se l´aspetta¸ in un´ora che non sa e lo punirà con rigore-. Di per sé il verbo che c´è in greco è incomprensibile perché è il verbo che significa tagliare in due. Ora nessuno osa tradurre - Lo taglierà in due - e allora girano¸ voltano - Lo punirà con rigore -. Questo verbo: lo taglierà in due¸ ulteriore curiositภè passato tale e quale in italiano dal greco¸ è il verbo dicotomeo e noi abbiamo in italiano la parola dicotomia¸ un po´ dotta¸ che però sapete significa: differenza totale di significato. La dicotomia vuol dire separato in due. E quindi qui dice che questo servo lo dicotomizza¸ lo taglia in due. Per dire che è un brano di Luca molto curioso¸ pieno di piccole¸ e ce ne sarebbero tanti altri di questi piccoli antipasti¸ ma li tralascio perché voglio arrivare al punto fondamentale che è invece una cosa seria. Voi avrete notato nella prima parte del Vangelo soprattutto che in questo contesto Gesù adopera l´immagine che è molto frequente nel n.t.¸ l´immagine del padrone e dei servi. Alle volte nel n.t. c´è l´immagine del padre e dei figli¸ in molti altri contesti c´è invece l´immagine del padrone e del servo. Non è la stessa cosa. Si assomigliano¸ sono vicine le due immagini¸ però non sono identiche perché il rapporto che c´è tra un figlio ed il padre¸ il padre e il figlio¸ anche nella casa antica dove convivevano figli¸ figlie e servi non è identico al rapporto che c´è tra il padrone e i servi. E è difficile determinare qual è la differenza anche perché la differenza poteva essere diversa allora da come la immagineremmo adesso. Adesso tra l´altro¸ nella nostra societภnon esiste più il padrone con i servi¸ esistono altri tipi di rapporto; il responsabile del personale in un´azienda e i lavoratori¸ ma non sono servi. Forse ce ne sarà ancora qualcuno in qualche paese lontano¸ forse qualche principe indiano ha ancora dei servi¸ ma non esiste più neppure nel mondo dei nobili il padrone con i servi. E´ un´immagine che¸ come spesso accade¸ culturalmente per noi è difficile da comprendere nei suoi veri addentellati¸ nelle emozioni che poteva creare quando veniva usata sulla bocca di Gesù. Tra l´altro nel testo nostro i servi vengono invitati da Gesù a stare svegli tutta la notte perché¸ quando il padrone arriva¸ non si sa a che ora di preciso¸ bussa e bisogna aprirgli subito. E´ come se Gesù paragonasse se stesso a questo padrone; come diciamo in ogni messa: in attesa della sua venuta. Lui vuole trovarci svegli. E´ interessante tutto questo perché ci impone un dovere¸ un obbligo pesante¸ gravoso¸ stare svegli tutta la notte; è interessante perché è la promozione da parte sua di un impegno da parte nostra. Infatti tutti dicono che queste parabole assomigliano a quella dei talenti¸ a quella delle dieci vergini che ci sono in Matteo. Il Signore Gesù non viene per consolarci¸ confortarci¸ ma viene per affidarci un´attiva responsabilitภper smuovere. La frase iniziale - Non temere piccolo gregge - potrebbe sembrare una frase di consolazione - sta tranquillo -¸ ma poi anche questa è subito accompagnata da - vendete ciò che avete¸ fatevi borse che non invecchiano¸ un tesoro inesauribile nei cieli¸ state svegli¸ pensate a Dio-. E´ la sostituzione di un impegno più serio¸ non l´annullamento dell´impegno e della fatica. Piccolo gregge al quale viene data però la possibilità di un rapporto con Dio e questo rapporto con Dio deve stimolare l´iniziativa: vendere per essere liberi¸ pensare a Dio¸ stare svegli. Ecco¸ questa mi pare una prima sottolineatura interessante. Queste parabole¸ questo tipo di parabole presentano Gesù come colui il quale obbliga veramente i suoi servi a svegliarsi¸ ad essere più attivi¸ quindi promuove un´attività. La quale però è completamente diversa dalle attività di questo mondo perché è rivolta a una speranza di un dono che viene da Dio¸ perché il tesoro è in cielo. E´ una specie di coraggio di affidarsi a quello di cui non si ha esperienza. Tutto questo concorda con la seconda lettura¸ la quale per indicare questa attitudine che traspare dal Vangelo usa una parola che ben conosciamo¸ la parola fede. Se ci pensate quello che dice la seconda lettura è un´esemplificazione di quell´atteggiamento dei servi che si suppone nel Vangelo. Abramo parte¸ non sa dove andrภperché si fida di Dio. E´ un atteggiamento ancora più energico dello star svegli di notte per aprire una porta. E´ partire¸ non sapendo dove si va¸ perché ci si fida del padrone. Quello che il padrone ti dice di fare fallo anche se non lo capisci perché è certamente il tuo massimo bene. E tu come reagisci di fronte a questo? Reagisci accettando non perché conosci il bene che ti verrà dato¸ Abramo non conosce nulla¸ ma perché ti fidi della persona del padrone. La fede come quella convinzione profonda che Dio è talmente affidabile che anche quando non si comprende o non è chiaro o non ci rivela quale sarà il suo programma noi dobbiamo fidarci di lui. Perché noi andiamo non in cerca della cosa che Dio ci darภanche se saremo contenti di riceverla quando ce la darภma noi andiamo alla ricerca della sua persona¸ confidiamo nella sua persona. La seconda lettura questo lo fa capire alla fine quando nel caso di Isacco che è il più drammatico - Offrí Isacco¸ proprio lui che aveva ricevuto le promesse¸ offrí l´unico figlio; pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti -. Che Dio è capace: questa è la fede. Pensare che Dio è capace di cose per noi inimmaginabili. E in nome di questa fede si sta svegli tutta la notte. E si fanno anche cose¸ non dico assurde¸ ma esagerate. Ecco¸ è interessante perché è un modo di presentare la fede come fiducia nella persona di colui che promette¸ al quale forse non siamo abituati a pensare. Nel Vangelo c´è una cosa anche questa molto interessante; devo dirla in breve¸ naturalmente. Cioè nel Vangelo c´è a un certo punto un´immagine che è paradossale¸ incredibile per il mondo antico ma anche per il mondo moderno. - Guardate che se quando il padrone torna vi trova svegli capovolge la situazione¸ lui fa il servo e voi diventate i padroni. - Si cingerà le sue vesti¸ vi farà mettere a tavola e passerà a servirvi-. E´ il capovolgimento. Cioè se voi vi fidate del padrone in maniera totale¸ rasentando l´assurdo¸ l´assurdo si avvererภcioè che voi diventerete pari al padrone¸ se non addirittura simbolicamente superiori al padrone¸ che diventerà il vostro servo. Direi che è interessante questo modo di immaginare. Se voi accettate la sfida del padrone che vi dice di credere in quello che lui promette perché lui lo promette¸ non perché il contenuto della promessa è verificabile allora voi parteciperete della sua signoria. E´ la fede vista come una specie di scommessa sulla potenza infinita di Dio che ci autorizza a non tener più conto della realistica prudenza che dovremmo usare in questa vita. E´ un modo di concepire la fede che è direi affascinante¸ se volete rischioso¸ pericoloso. Rileggo il testo di Abramo - In Isacco avrai una discendenza -¸ - Mi dice di ucciderlo. E´ un´idiozia¸ ma io mi fido della persona -. Certo non sono mica cose da mettere in pratica¸ da applicare alla lettera. Sono paradossi letterari. Sono immagini fantastiche¸ come è immagine fantastica quella del padrone che si cinge le vesti e diventa servo. Anche se¸ a pensarci bene¸ secondo il Vangelo di Giovanni¸ Gesù questo l´ha fatto nell´ultima cena quando ha lavato i piedi agli apostoli. E infatti molti commentatori dicono - Questa frase di Luca è l´equivalente sinottico del racconto giovanneo della lavanda dei piedi-. Perché alla fin fine¸ se ci pensate¸ che Dio muoia per salvare noi uomini è altrettanto incredibile¸ anzi è più ancora incredibile di pensare a un padrone che si mette a servire a tavola la gente¸ ma in Cristo questo è avvenuto. Allora chi crede questo ha una fiducia nell´impossibile che Dio può produrre che può diventare perfino superiore a quella di Abramo. Può risuscitare dai morti. Ecco¸ siamo in grado di capire¸ non dico di possedere perché sarebbe difficilissimo¸ ma siamo in grado almeno di capire questa esaltante visione della fede? Che è ben diversa da quel concetto un po´ meschino che noi avevamo di fede come credere ai dogmi. Questa è una specie di esaltazione interiore¸ di mistica sicurezza. Siamo capaci¸ qualche volta almeno¸ di provare questi sentimenti nel nostro cuore?