» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia XXXI DOM. T.O. B del 4 Novembre 2012

4 Novembre 2012 – XXXI DOM. T.O. B – Dt 6¸2-6; Eb7¸23-28; Mc 12¸ 28b-34 Continuo la riflessione sulla lettera agli Ebrei. Il testo di questo libro del Nuovo Testamento non parte più dalla nozione di Messia¸ che tra l´altro era già diventato una specie di cognome di Gesù¸ perché aveva perso il suo significato originario quando avevano cominciato a convertirsi i pagani che non avevano avuto nessuna speranza messianica nella loro cultura; abbandona la nozione di Messia e inserisce¸ unico in tutto il Nuovo Testamento¸ la categoria del sacerdozio. Abbandona tutte le risonanze di tipo socio-politico legate al termine Messia. Anche le chiese cristiane quando riconoscono in Gesù il Re Messia finiscono per diventare delle chiese che cercano il potere e vogliono che si diffonda con i mezzi della forza politica il messaggio del Vangelo; è una deviazione nella quale è forse più avanti la chiesa cattolica¸ ma lo sono anche le chiese orientali che sono chiese di stato¸ e lo sono anche le chiese protestanti che fanno politica col sistema dalla lobby invece che con quello dei concordati. Gesù ha sempre rifiutato il titolo di Cristo Messia; quando Pietro lo ha proclamato Messia gli ha raccomandato di non dir niente a nessuno fin quando non fosse morto e risuscitato; e un Messia morto non ha nessuna influenza politica¸ e neanche un Messia risuscitato. Gesù aveva le idee chiare su questo¸ purtroppo le idee si sono oscurate nel corso del tempo. L´autore di Ebrei ha scartato questa categoria di Messia e ne ha scoperta un´altra perché ha capito che il vero compito che Gesù aveva svolto era un compito strettamente religioso che riguardava la relazione con Dio¸ non la relazione con il mondo¸ con altri poteri. Era un´esigenza ampiamente diffusa nel mondo antico¸ cioè il bisogno della persona di entrare in contatto con la divinità. E´ soltanto dall´illuminismo in poi che è nata una vera possibilità per l´uomo di sentirsi sicuro di sé senza rivolgersi a Dio. La chiesa¸ anche se qualche volta perde tempo nel tentativo di infilarsi dentro nei problemi sociali e civili-politici¸ la maggioranza delle sue energie le spende ancora perché la gente possa incontrare Dio. Gli uomini che cercano Dio sanno che il male che hanno commesso nella vita li rende indegni di vedere Dio; allora si inventa un intermediario che deve avere la purità necessaria per arrivare a Dio¸ e cosí nasce il sacerdozio¸ o meglio nasce la distinzione tra sacro e profano¸ e si inventa l´offerta di beni¸ come fanno tutti quelli che per ottenere un favore fanno un regalo¸ e nasce il sacrificio. Questo desiderio di arrivare a Dio¸ rispettando la sua superioritภè giusto; è la tattica usata che purtroppo era sbagliata¸ quella di separare¸ di inventare dei mediatori che sono i sacerdoti¸ nel non presentarsi a mani vuote schermando la propria persona con il dono che si offre. L´autore di Ebrei ha intuito che il caso Gesù è esattamente l´opposto di tutto questo: scende¸ si abbassa¸ e viene al nostro livello. E mentre l´uomo credeva che il sacro fosse costituito dalla separazione dal resto del mondo¸ Cristo viene a creare l´unione¸ va a mangiare con i peccatori¸ i pubblicani e le prostitute¸ abbatte le barriere e si mescola con i peccatori; il secondo comandamento è l´amore del prossimo: non si va a Dio separandosi¸ ma si va a Dio unendosi insieme. Non si va a Dio portando cose che non sono se stesso¸ ma si va a Dio portando la propria vita¸ e per questo lui muore sulla croce¸ e muore in un luogo profano¸ impuro¸ fuori da Gerusalemme¸ sul colle del teschio¸ che rende impuro il luogo¸ muore tra due ladri¸ muore rasentando l´ateismo (Dio mio perché mi hai abbandonato); raggiunge Dio abbattendo il muro di separazione: questo è il sacrificio di Cristo. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo¸ innocente¸ senza macchia¸ privo di peccato personale. Scompare la separazione e scompare il rito e si va a Dio con la propria persona cosí com´è. L´autore di Ebrei dice che Cristo ha forato i cieli con la sua umanitภidentica alla nostra e non infettata dal peccato¸ innocente¸ separato ma solidale coi peccatori¸ assume su di sé una simbolica punizione del peccato morendo sulla croce¸ e la sua è una vera morte anche se la sua intima divina personalità non cessa di esistere e quindi rimane vivo. Non c´è più il sacrificio che fa diventare una cosa degna di Dio sottraendola al nostro mondo normale¸ ma noi restiamo fuori¸ non arriviamo mai al contatto¸ la relazione non c´è. La relazione c´è perché Cristo scende¸ diventa come noi e ci porta dietro¸ apre una strada e ci trascina dietro di sé. Per questo facciamo la comunione¸ mangiando il suo corpo e il suo sangue¸ o un segno che rappresenta il suo corpo e il suo sangue¸ perché dobbiamo diventare quel tipo di umanità nuova che è lui. Questo è il sacerdozio di Cristo¸ la soppressione del sacro¸ la soppressione del rito sostitutivo¸ la liberazione dal bisogno di mediatori¸ intermediari¸ raccomandazioni¸ bustarelle¸ candele¸ fiori. E´ la persona stessa che può accedere. E´ la nostra vita¸ che unita con Cristo¸ per grazia sua¸ diventa degna di essere presentata a Dio. Rimane moralmente ambigua la nostra vita¸ ma c´è il perdono¸ - ora¸ dove c´è il perdono non c´è più offerta per il peccato-. Noi rimaniamo peccatori ma non c´è più bisogno che andiamo avanti a chiedere scuse¸ basta che pian piano lasciamo trasformare noi stessi dalla vicinanza di Cristo¸ -il quale imparò l´obbedienza dalle cose che patí-. E´ l´accettazione della vita con tutte le sue fatiche che ci ammaestra; essere ammaestrati dalla fatica che ci costa vivere onestamente per quanto possiamo; quel che non riusciremo a fare ci verrà perdonato¸ grazie a Cristo¸ che è pulito¸ sta davanti a noi¸ ma non si separa da noi e ci porta tutti assieme ad accedere al contatto con Dio.