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Omelia XXVII DOM. T.O. B del 7 Ottobre 2012

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE 7 Ottobre 2012 - XXVII DOM. T.O. B – Gn 2¸18-24; Eb2¸9-11; Mc 10¸2-16 All´interno dell´Antico Testamento non si trova mai una vera e propria proibizione o condanna¸ o anche solo il dubbio che non sia un diritto del marito quello di ripudiare la moglie. Bisogna rendersi conto della novità assoluta del comandamento di Gesù¸ che viene in una maniera del tutto inaspettata in un mondo che dava per scontato di poter cacciare una moglie che non piaceva. L´uomo non deve cacciare la moglie¸ se lo fa è colpevole dell´adulterio della moglie se si risposa¸ e dell´adulterio suo se sposa un´altra. La chiesa¸ in particolare la chiesa cattolica¸ si trova nell´impossibilità di annacquare questo precetto di Gesù. Esiste questo dato di fatto; non si può dire che è una frase messa dentro dai discepoli; l´assoluta assenza di precedenti in questa concezione fa di Gesù l´autore certissimo della severità di questa norma. Il primo che ha cercato di trovare un´eccezione e una qualche trattativa è stato Matteo¸ il quale ha introdotto la clausola: tranne il caso di porneia; immoralità sessuale; a che cosa si riferisce? Non c´è né in Marco né in Luca. Questa proibizione del divorzio si trova nella prima lettera ai Corinti¸ che è del 54¸ dove Paolo distingue chiarissimamente i suoi consigli e il comandamento del Signore¸ quindi sapeva di questo comandamento di Gesù. La chiesa ortodossa è un po´ più aperta della cattolica¸ concede almeno la possibilità di un secondo matrimonio¸ perché ha un sistema di interpretazione della bibbia di tipo mistico-simbolico. La chiesa cattolica¸ che è l´unica che rimane rigidissima¸ potrebbe essere influenzata dal fatto di essere chiesa latina¸ vale a dire amante di quella chiarezza di tipo specialmente giuridico¸ caratteristica del diritto romano. E´ la mentalità dell´area della lingua latina: il giuridismo e la precisazione casuistica dei concetti. I protestanti¸ che hanno in parte rinnegato il latino¸ hanno una concezione del diritto diversa dalla nostra¸ per alcuni aspetti più possibilista¸ perché lascia alla persona e alla libertà di coscienza molto più spazio della casistica puntuale del diritto romano. Forse è questo che¸ accompagnandosi alla venerazione per l´autorevolezza di Gesù¸ rende la chiesa cattolica assolutamente incapace di spazi di manovra. C´è solo un altro caso in cui la parola di Gesù è cosí perentoria come questa: la proibizione del giuramento; che invece la chiesa cattolica ammette. La vera contraddizione del cattolicesimo è questa: non ammette il divorzio perché Gesù l´ha detto¸ continua ad ammettere il giuramento. La soluzione onesta però è che bisogna sopprimere il giuramento¸ perché Gesù l´ha proibito. Ma se si sopprime il giuramento la società va a rotoli. E allora io potrei dire: se si sopprime la proibizione del divorzio la società va a rotoli. L´unico punto sul quale si potrebbe accusare la chiesa cattolica di incoerenza è di aver usato due pesi e due misure per due proibizioni da parte di Gesù che hanno la medesima novità assoluta¸ anche se il giuramento è espresso solo in Matteo e Luca e non c´è in Marco e in Paolo. Si tratta di decidere se abbiamo il coraggio di accettare una norma severa e apparentemente inaccettabile che Cristo ci ha dato¸ o se vogliamo¸ a causa di questo¸ rinnegare Gesù Cristo. E´ questo pericolo che allarma la chiesa che dice: io ai divorziati non posso fare concessioni.