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Omelia XXI DOM. T.O. B del 26 Agosto 2012

Trascrizione non integrale Concludiamo la questione del pane di vita. Nella prima lettura Giuseppe sembra presentare la religione come scelta tra diversi concorrenti (dite quale Dio volete seguire); la religione è un calcolo interessato (teniamo il Dio di Israele perché ci ha tirato fuori dall´Egitto)¸ rapporto qualità-prezzo? Anche i discepoli nel Vangelo danno una risposta (Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna)¸ come dire- Ormai cosa facciamo? Sei quello che ci imbroglia di più a parole¸ quindi veniamo dietro a te-! E´ vero che dopo danno una risposta più seria- noi crediamo e conosciamo-¸ - abbiamo capito che tu sei il Santo di Dio-. Come dire: abbiamo delle prove che sei uno che non si spiega a livello meramente umano. Ma qui sta il grande problema della fede: che posto deve avere una qualche verifica razionale della validità della scelta religiosa? La teologia non l´ha ancora risolto¸ e non l´ha neanche impostato in maniera corretta. Come si giustifica la scelta religiosa? Perché è spontanea? Perché è freudianamente spiegabile? Perché ha delle basi razionali? Perché c´è una rivelazione di Dio sicuramente attestata? Bisogna porsi questa domanda: perché credere? E credere cosa vuol dire? La seconda lettura ha dato fondamento alla concezione del matrimonio come sacramento. Il matrimonio¸ in tutta la sua realtภcompreso l´aspetto sessuale¸ può diventare uno specchio del rapporto che Gesù Cristo ha instaurato tra Dio e l´umanità. Questo poi ha portato conseguenze giuridiche prepotenti: indissolubile¸ fecondo¸ sottoposto a una quantità di verifiche ecclesiastiche. Veniamo all´argomento di oggi. Il significato eucaristico del testo. Mangiare la carne e bere il sangue non è cannibalismo¸ perché carne e sangue sono un´immagine che trova la sua vera dimensione nel simbolo che li rappresenta: la carne è pane¸ il sangue è vino. Quando Gesù dice: mangiate la mia carne¸ bevete il mio sangue¸ intende dire: mangiate¸ bevete il segno rappresentativo della mia carne che è il pane¸ il segno rappresentativo del mio sangue che è il vino. Anche qui c´è l´assunzione di qualcosa di materico per rappresentare il divino che sorprende. -Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue non ha la vita¸ perché la mia carne è vero cibo¸ il mio sangue è vera bevanda-¸ mentre nel vangelo di oggi abbiamo letto- è lo spirito che dà la vita¸ la carne non giova a nulla-. Cosa vuol dire mangiare la carne che non conta nulla perché è lo spirito che dà vita? L´unica strada è riconoscere che la presenza di Cristo nell´eucarestia è una presenza soltanto simbolico-spirituale. O ci si rende conto che l´eucarestia è immagine¸ segno¸ simbolo¸ oppure non si capisce niente. La presenza reale¸ la cosiddetta transustanziazione non bisogna dimenticare che è stata un´idea propria di Tommaso d´Aquino¸ il quale ha cercato di trovare nella filosofia del suo tempo il modo più raffinato di affermare che nel pane e nel vino eucaristici non c´è nulla della realtà fisica della persona di Cristo¸ c´è soltanto quella che la filosofia del suo tempo gli permetteva di chiamare sostanza¸ che nella sua filosofia significa l´idea che Dio ha di una cosa¸ non la cosa realizzata. La parola ha poi creato confusioni a non finire¸ lotte di religione tra cattolici e protestanti. La parola sostanza in san Tommaso significa quello che Dio vuole che una cosa sia nella sua mente; quando la sostanza si realizza ciò avviene perché alla sostanza si aggiungono le realtà fisiche e concrete che la possono rendere carnalmente esistente. La sostanza del corpo di Cristo è l´idea divina del Cristo¸ e la sostanza del pane e del vino è l´idea divina di pane e di vino¸ ed è a livello di queste idee che le cose si trasformano. Per cui quando io faccio l´eucarestia non faccio altro che mettere dentro di me il simbolo di quello che Gesù rappresenta agli occhi di Dio; neanche di quello che Gesù è storicamente stato¸ o di quello che san Pietro capiva di Gesù¸ ma di quello che Dio stesso capisce del suo figlio eterno fatto uomo. Dire transustanziazione non vuol dire una specie di ingresso nel pane della realtà di Cristo¸ ma piuttosto il contrario: di un aggancio¸ non del pane¸ ma dell´idea di pane¸ che è poi l´idea del nutrimento¸ agganciata a come Dio¸ nella sua infinita libertà di spirito¸ può definire e comprendere le cose. Quando io dico: questo è il mio corpo¸ questo è il mio sangue¸ devo credere che queste parole che dico io significano: quel che Dio sa di questo pane e di questo vino si identifica con quel che Dio sa e vuole del suo figlio eterno manifestato in Gesù Cristo. Quello che cambia è l´inaccessibile e invisibile sostanza¸ e sostanza è quel che Dio pensa delle cose. Anche noi diventeremo questa sostanza quando saremo nella vita eterna¸ perché avere la vita eterna al di là della morte significa essere presenti come idee (dico idea perché non ho altre parole)¸ come componente¸ come elemento interiore della volontà creatrice di Dio; significa avere non corpo¸ ma la sostanza del corpo¸ e che cos´è la sostanza del corpo se non quello che noi ignoriamo completamente¸ quello che là dove non c´è morte¸ dove non c´è materia che si corrompe¸ in quel x misterioso che è Dio¸ è la presenza del reale? Essere reali in Dio alla maniera di Dio¸ questa è la sostanza. La domanda di Gesù era: ma cosa penserete quando mi vedrete salire in Dio¸ dove non sono più visibile¸ dove non ho mani¸ piedi¸ ossa¸ dove sono l´essere come è in Dio¸ cioè l´opposto di quello che è al di fuori di Dio? Allora capirete cosa vuol dire mangiare carne e sangue: vuol dire assimilare un simbolo che ti rende partecipe del modo divino di vedere le cose. Per questo la vita eterna ce l´abbiamo giภperché abbiamo questa specie di collegamento con il mondo divino¸ di cui Dio ci ha fatto grazia in Gesù Cristo.