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Omelia XVI DOM. T.O. B del 22 Luglio 2012

Trascrizione non integrale. Il vangelo è un piccolo brano di transizione che c´è soltanto in Marco¸ tra gli episodi letti fino a due domeniche fa e l´episodio di domenica prossima¸ che è centrale¸ cioè la moltiplicazione dei pani. L´episodio di oggi conferma l´immagine di Gesù che si presenta come un guaritore molto umile¸ di bontà d´animo al di sopra di ogni aspettativa¸ senza alcuna volontà di potenza o di dominio; è vittima delle circostanze¸ come tutti noi¸ vorrebbe riposarsi con i suoi discepoli¸ ma la gente è andata a cercarlo¸ e lascia perdere la vacanza e si mette a insegnare alla folla. La liturgia invita a interpretare le letture con la chiave dei pastori; nella prima lettura la chiave è chiaramente politica¸ perché i pastori criticati da Dio sono i re di Israele¸ perché il loro governo è stato disastroso. Dio rivendica a sé il diritto di essere il pastore¸ attraverso le due strutture fondamentali della religione¸ il culto del tempio e l´osservanza della legge. Può avere senso per noi questo messaggio dell´Antico Testamento? Noi di questi tempi ci domandiamo cosa si può fare perché gli uomini politici imparino a fare decorosamente il loro mestiere. Dio ha qualcosa a che fare con questo? Dobbiamo pregarlo di darci un qualche aiuto? Non parlo di politica¸ sto parlando dell´atteggiamento interiore di un cristiano il quale dice: devo amare il mio prossimo e il mio paese fa parte del mio prossimo; quando prego devo ricordarmi dell´Italia? Culto e legge valgono ancora? La chiesa durante tutto il medioevo ha cercato di praticare queste due vie¸ dal sacro romano impero alla democrazia cristiana; è l´idea che da Dio possiamo trarre delle capacitภanche se poi nei fatti tutto è stato smentito. Nella cultura cristiana è ancora presente l´idea che il buon andamento dello stato è un dono di Dio; non toccherebbe a noi cristiani avere qualcosa di più rispetto al laico¸ per cercare di incoraggiare questo miglioramento della politica? Gesù non si è mai occupato di queste cose; gli altri testi del Nuovo Testamento hanno accettato l´impero romano come qualcosa di buono. Nella seconda lettura si attribuisce a Gesù Cristo qualcosa che¸ tra le righe¸ sembra avere riflesso anche sulla vita politica. Di per sé parla della riappacificazione tra ebrei e non ebrei. Paolo è andato a predicare ai pagani e si è trovato a suo agio¸ perché ha capito che la croce di Cristo va al di là delle differenze di lingua¸ di razza¸ di costume¸ perché crea delle basi che rinnovano l´uomo. Ha abolito la legge fatta di prescrizioni e di decreti¸ per creare in se stesso dei due (ebrei e pagani) un uomo nuovo-. E´ l´antropologia che bisogna cambiare; Gesù Cristo viene per farci capire che cosa l´uomo è veramente e cosa deve diventare. Allora l´aiuto viene dato non a livello di istituzioni¸ non a livello di strutture amministrative¸ non a livello di utopie messianiche¸ non uomini della provvidenza che arrivano¸ ma l´aiuto è questa interiore diffusione di una dipendenza da Cristo. Questo Paolo lo fa dipendere dalla croce. E la croce non è tanto sofferenza¸ martirio¸ sangue versato¸ ma è spirito di sacrificio¸ interesse per gli altri più che per se stessi¸ serietà interiore¸ rispetto della propria dignità e della dignità altrui. Da questo viene la pace¸ perché lui mette d´accordo le persone perché trasforma l´interiorità. Il compito del cristianesimo non è fondare partiti¸ ma è diffondere questa idea. Domandarsi se si è degni della parola uomo¸ se si merita questo nome¸ non uomo come le miriadi¸ ma uomo nuovo¸ uomo risanato¸ uomo rinnovato. Questa potrebbe essere la provocazione che induce veramente a migliorare il mondo: l´uomo nuovo che assomiglia al crocifisso¸ non fisicamente ma per la serietà interiore; non si scappa¸ non si dicono bugie¸ non si imbroglia¸ non si tradisce il passato¸ si rimane fedeli a tutti i costi¸ non per superbia ma per amore degli altri. Questo potrebbe essere il dono del cristianesimo per il risanamento.