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Omelia XIV DOM. T.O. B del 8 Luglio 2012

Trascrizione non integrale 8 Luglio 2012 – XIV DOM. T.O. B – Ez 2¸2-5; 2Cor 12¸7-10; Mc 6¸1-6 Questo piccolo episodio pone il problema storico-anagrafico della famiglia di Gesù¸ e pone il problema della fede perché i suoi compaesani non sono disposti a credere facilmente a lui. Matteo preferisce parlare del figlio del falegname¸ che qui significherebbe figlio dal punto di vista legale¸ ma l´aspetto biologico secondo Matteo non è appropriato quando si parla della paternità di Giuseppe. Marco ignora completamente Giuseppe e parla del falegname figlio di Maria¸ dando l´impressione che Giuseppe sia morto. Poi c´è la questione della parola fratelli¸ che dovrebbe significare al massimo fratellastri¸ se non addirittura cugini¸ se dobbiamo credere alla verginità perpetua di Maria. Gesù non avrebbe niente in comune con questi suoi fratelli a livello biologico. Tutto questo ha creato spesso interrogativi¸ confusioni; i protestanti pensano che Maria abbia avuto Gesù senza intervento di Giuseppe¸ ma poi avrebbe avuto altri figli con Giuseppe¸ col vantaggio di poter dire che Maria vergine è allo stesso tempo il prototipo della consacrazione totale a Dio¸ ed è anche il modello delle madri di famiglia. Forse ai primi cristiani questi problemi non interessavano¸ non avevano il desiderio di costruire la biografia anche nei particolari; loro avevano conosciuto Gesù adulto¸ non domandavano neanche come fosse nato¸ si limitavano ad ammirare la sua sapienza¸ i suoi prodigi¸ il suo straordinario modo di parlare di Dio. Siccome erano convinti che Dio era in lui sarebbe stato perfino irriverente voler indagare sui particolari della sua vicenda umana. Nella frase – non poteva compiere nessun prodigio- è presente il tema della fede. Perché non poteva? E´ praticamente un -non voleva-? O vuol dire che per poter compiere i prodigi aveva bisogno almeno che ci fosse un´aspettativa forte¸ o almeno una richiesta tacita¸ sotterranea. E´ Dio che opera e noi non possiamo che renderci conto di ciò che ha fatto¸ oppure siamo insieme¸ noi e lui¸ che otteniamo l´effetto? Il rispetto della nostra libertà giunge al punto che Dio non vuole e per questo non può¸ ma non può veramente¸ perché soltanto in un incontro¸ libero da entrambe le parti¸ può succedere che ci rendiamo conto: qui c´è Dio. La parola classica -alleanza- avvalorerebbe questa impostazione: Dio chiama¸ si autopresenta¸ e poi ci autopresentiamo anche noi¸ fa una proposta¸ noi reagiamo¸ e dal dialogo nasce la possibilità che ci possa arrivare da parte sua un messaggio convincente. E´ questo il prodigio¸ il prodigio di sentirsi figli¸ l´adozione¸ Dio che ci fa suoi figli. Da una parte è solo Dio che fa¸ tutto è dono¸ tutto è grazia¸ ma dall´altro lato¸ in Gesù Cristo¸ Dio si è fatto cosí piccolo che la sua grandezza non si può neanche verificare; come dicevano i nazaretani: non capiamo; e sono bloccati; lo scandalo qui non è una cosa morale¸ è la difficoltà di capire. La domanda è: che cos´è la fede? La fede è questa capacità di aprirsi¸ con spirito critico. Quante amicizie si rompono perché non si è regolato bene questo continuo bilanciamento tra l´offerta e la ricezione. A maggior ragione quando il bilanciamento avviene tra l´Assoluto e il nostro bisogno di un di più¸ e allo stesso tempo la paura di buttarci nelle mani di qualcosa che ci inganna¸ o che magari non c´è del tutto. La fede è più forte quante più sono le domande e le incertezze che l´accompagnano.