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Omelia V PASQUA B del 6 maggio 2012

6 Maggio 2012 – V Pasqua B – At 9¸26-31; 1Gv 3¸18-24; Gv 15¸1-8 Abbiamo un´altra delle dichiarazioni che l´evangelista mette in bocca a Gesù: io sono la vite vera. Rispetto al pastore della volta scorsa la vite ha un´altra area di significato. In questa definizione- io sono la vite vera¸ il Padre mio è l´agricoltore- viene introdotta la superiorità del Padre rispetto a Gesù¸ quindi viene attenuata l´impressione di autoglorificazione¸ si riduce ad essere la vite. Nell´Antico Testamento in alcuni punti importanti il popolo di Israele è presentato come la vigna del Signore¸ non la vite¸ il popolo che Dio ha fatto esistere¸ per questo è la vigna piantata dal Signore; ha ricevuto tutta l´attrezzatura per produrre frutto. Nelle parabole del Nuovo Testamento Gesù riprende questa tematica¸ e la vigna in questa struttura di parabole è¸ direi¸ responsabile della produzione dei frutti¸ per cui il Signore in Isaia cap 5 si chiede cosa deve fare per la vigna che non ha prodotto frutto; e le ipotesi sono diverse: la distruggerò¸ proverò una seconda volta. Nella parabola dei vignaioli omicidi il colpevole non era la vigna¸ ma gli agricoltori¸ e la soluzione era: la darò ad altri vignaioli. In Giovanni il testo cambia; non si parla più di una vigna ma di una sola pianta¸ e non è più il popolo che è la vigna¸ ma Gesù che dice: io sono la vite; e gli uomini non sono più i protagonisti¸ diventano i tralci. E´ soprattutto cambiata la dipendenza dei tralci dalla vite¸ rispetto all´indipendenza della vigna nei confronti di Dio. Si potrebbe dire che è molto più vicina alla comprensione moderna delle cose la parabola di Isaia che non il discorso di Giovanni¸ perché Dio ha dato agli uomini tutte le cose perché vivessero bene¸ ha dato un pianeta che è l´ideale¸ ha dato l´intelligenza¸ l´uomo ha tutto. Giovanni trasforma la cosa: voi senza di me non potete far nulla; e in un certo senso l´uomo viene degradato ad essere uno strumento impotente che riceve la sua capacità di agire soltanto dall´unione con la vite che è la persona di Gesù. Dio padre è l´agricoltore¸ Gesù è la pianta¸ noi siamo semplicemente degli strumenti che producono per merito della pianta; tanto è vero che quelli che portano frutto vengono potati per portarne di più¸ subiscono¸ non hanno nessuna compartecipazione nel decidere cosa fare; non hanno neanche colpa¸ a dire il vero. L´unica colpa sarebbe staccarsi dalla vite; ma a pensarci bene il tralcio non può neanche staccarsi¸ non ha nessuna autonomia. L´evangelista voleva conculcare l´idea che il nostro raccordo a Gesù è indispensabile per poter portare frutto nella vita¸ non voleva negare l´importanza della nostra decisione¸ della nostra libertภperché¸ dice Paolo¸: siete capaci di progettare¸ di immaginare¸ poi vi manca la forza e la coerenza nel realizzare¸ allora vi manderò un aiuto¸ un assistente¸ un compagno che vi stimola¸ vi fa capire¸ vi incoraggia¸ lo Spirito Paraclito. Il quarto evangelista è anche il protagonista di questa interpretazione dello Spirito Santo: il Padre è colui che dà la spinta iniziale¸ il Figlio è colui che dà il modello da seguire¸ lo Spirito è colui che ne aiuta la assimilazione¸ la capacità di imitarlo¸ e suscita la nostra iniziativa; per cui siamo noi che inventiamo che cosa si deve fare¸ perché lo Spirito ci fa capire la strada giusta. L´immagine della vite invece sottolinea soltanto questa specie di assoluto bisogno di dipendere¸ ma il dipendere che scaturisce da questo testo è meccanico¸ fisicistico¸ disumano. Questa immagine della vite ha reso la teologia cristiana pessimista¸ imperialista¸ ha prodotto l´estremo della nullificazione protestante della libertà dell´uomo: l´uomo è sempre totalmente peccatore¸ di fronte a Dio non è capace di nulla di buono¸ se non è Dio stesso che prende possesso dell´uomo e lo conduce a fare il bene. Senza di me non potete far nulla¸ neanche pregare. La colpa è anche dei teologi¸ che hanno tirato via la frasetta e l´hanno potenziata¸ ma la colpa è anche dell´evangelista che ha creato un´immagine che a prima vista è facile¸ ma è distorta. Tranne che sotto sotto si voglia dire: io sono la vite che muore per voi sulla croce; c´è un discorso nel quale Gesù capovolge la situazione e si mette lui al posto dei tralci¸ ed è l´eucarestia: io sono il pane della vita; Gesù che dice: io sono la cosa¸ voi siete la persona; ed è l´opposto di quello che c´è nella vite. Io sono la vite significa io sono la vita¸ sono tutto¸ e voi assorbite¸ e senza me zero. L´eucarestia è l´opposto: io sono il pane che voi mangiate¸ sono io che divento oggetto e strumento; nell´eucarestia lui è soltanto una cosa che ci nutre. Le due cose van messe insieme.