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Omelia V QUARESIMA B del 25 Marzo 2012

25 Marzo 2012 – V QUARESIMA B – Ger 31¸31-34; Eb 5¸7-9; Gv 12¸20-33 TRASCRIZIONE NON INTEGRALE. Il vangelo è caratteristico del modo di complicare le cose che piace al quarto evangelista. Le prime due letture sono più modeste ma più chiare. La prima lettura è il celeberrimo passo di Geremia nel quale si parla della nuova alleanza. Nell´ultima cena Gesù avrebbe chiamato il suo sangue versato -il sangue della nuova ed eterna alleanza-; lo dice Matteo con chiaro riferimento al testo di Geremia. Geremia ha anticipato che quello che era accaduto nella liberazione dall´Egitto¸ e che veniva continuamente celebrato nella pasqua ebraica¸ era qualcosa che deve scomparire e dev´essere sostituito da un rapporto nuovo. Geremia per non dire che Dio ha cambiato idea dice: alleanza che essi hanno infranto¸ quasi a dire che l´alleanza antica viene sostituita non perché Dio ha sbagliato¸ ma perché gli uomini non sono stati capaci di aderirvi¸ e dice che Dio farà una nuova alleanza nella quale gli uomini riceveranno questa capacità di essere fedeli¸ ma nello stesso tempo fa capire che anche Dio non si era impegnato totalmente nell´alleanza antica¸ perché era un trasferimento da un paese all´altro¸ da una cultura umana ad un´altra cultura umana¸ dall´Egitto alla terra di Canaan¸ ma si trattava sempre di cambiamenti nei quali l´elemento portante era il suggerimento¸ il consiglio¸ l´educazione¸ la legge¸ cioè qualcosa che dall´esterno dell´uomo gli viene suggerito perché lo faccia. Era un´alleanza di cose donate¸ la terra¸ e di doveri imposti o suggeriti. Nel Nuovo Testamento questa situazione fragile¸ che non regge di fronte al bisogno interiore della libertà umana¸ è definita carne; era un´alleanza carnale. La grande scoperta di Geremia è il contatto interiore¸ la legge scritta nel cuore¸ quello che nel Nuovo Testamento diventerà lo Spirito Santo che dimora nel cuore dei credenti; quello che avviene nel battesimo e ancor di più nell´eucarestia¸ quando la persona di Gesù in qualche maniera si identifica con un pane che si mangia e con un liquido che si beve¸ per indicare che entra dentro di noi e diventa nostra realtà. Ed è curioso che questa immagine del mangiare e bere¸ che è carnalissima¸ sia nel senso nostro che in quello biblico¸ viene elevata nella fede al punto di essere una comunicazione di interioritภun contatto di profondità dell´essere. Giovanni usa l´immagine del venire ad abitare insieme¸ rimane metaforico; più chiaramente Paolo dice che lo Spirito si unisce al nostro spirito e ci cambia dall´interno. E´ qui che nasce tutta la visione dello Spirito Santo. Quello che prima doveva nascere attraverso un´organizzazione politico-civile¸ adesso si realizza a livello di coscienza. E´ la modernitภè l´idea che l´uomo è quello che pensa¸ quello che ama¸ quello che vuole; ed è lí che bisogna agire¸ con contatti che arrivino scavalcando corpo¸ materia¸ strumenti¸ oggetti¸ ma arrivino dentro nel cuore¸ e soltanto Dio ci può arrivare. -Per questo non dovranno più istruirsi l´un l´altro¸ dicendo: riconoscete il Signore¸ perché tutti mi conosceranno- Cambia l´interiorità dell´uomo. Tutto questo secondo noi si è realizzato nella persona di Cristo¸ che è diventato uomo proprio per riuscire a capire come funziona l´interno¸ il di dentro del nostro modo di ragionare¸ pensare¸ volere e quindi agire¸ per essere in grado di influire su di noi dall´interno¸ rispettando la nostra autonomia. La seconda lettura ci dice che per la prima volta questo è accaduto nella persona e nell´interiorità di Gesù. -Nei giorni della sua vita terrena (il greco dice: nella carne; Cristo è diventato carne¸ cioè la nostra debolezza¸ fragilità) egli offrí preghiere e suppliche¸ con forti grida e lacrime¸ a Dio che poteva salvarlo da morte e-¸ il termine greco era cosí bello che si poteva lasciarlo¸ era un termine tecnico del Nuovo Testamento: per la sua pietà;- è diventato il suo pieno abbandono a lui-. Certo il termine pietà ha cambiato significato; la pietas era il rispetto¸ la venerazione¸ il riconoscimento del valore altrui¸ ed era una delle parole che indicavano nella cultura greco-romana la civiltภla civiltà era avere la pietas¸ cioè il riconoscimento dell´altro¸ riconoscere l´altro nella sua peculiarità. Gesù riconosce che Dio è Dio¸ e che di fronte a Dio l´uomo è niente e ha bisogno di lui¸ e prega- con forti grida e lacrime-. Il testo sembra contraddittorio perché lui avrebbe pregato di salvarlo da morte¸ e sarebbe stato esaudito; esaudito¸ ma è morto. Qui anche l´autore di Ebrei non è chiarissimo; sottintende che paradossalmente Cristo è stato liberato dalla morte perché l´ha accettata; l´ha accettata come volontà e opera di Dio. E qui sta un altro di quei segreti che sono caratteristici del cristianesimo: non ribellarsi; che non significa non difendersi dal male¸ significa non pretendere di potere negare tutto per la propria presunzione¸ non ribellarsi significa diventare liberi¸ di fronte all´immensità di Dio. Per cui Gesù è salvato dalla morte non esonerandosi¸ non fuggendo¸ ma affrontandola. Non è detto che questo sia il vero senso del brano¸ ci sono diverse opinioni degli studiosi. -Pur essendo figlio¸ si comportò da servo ubbidiente-¸ ecco perché nell´ultima cena lava i piedi e dice chiaramente: io sono in mezzo a voi come colui che serve. E´ la pietas¸ è l´ubbidienza¸ non solo a Dio¸ ma alla vita¸ alle sue leggi¸ alle sue regole. -Pur essendo Figlio¸ imparò l´obbedienza da ciò che patí-. Qui la parola chiave è il patire; certo¸ comprende la sofferenza¸ anche quella fisica¸ oltre quella morale¸ ma è un verbo di più ampio spettro; la radice pat è quella del patos¸ che non è soltanto patire¸ ma anche subire¸ anzi forse il subire è più corretto in questo testo¸ da quello che accettò¸ da quello che accolse¸ da quello che non rifiutò. Alla fine la parola chiave non è soffrire¸ ma è ubbidienza. E ubbidienza a sua volta vuol dire non soltanto eseguire quello che mi vien detto¸ ma ascoltare con rispetto¸ ob-audire. Ubbidienza è fare in modo che tutto quello che succede mi parli¸ e io ascolti¸ per capire come posso¸ da uomo pieno di pietas¸ reagire. Questo è imparare l´ubbidienza¸ non semplicemente eseguire¸ ma cercare il senso. E Gesù¸ quello dei vangeli sinottici¸ impara¸ tocca il malato¸ ascolta¸ interviene¸ reagisce¸ poi va da solo a pregare¸ pensa¸ impara¸ che l´uomo è colui che deve essere istruito da tutto quello che succede. Ecco la nuova allenaza: la legge la metto nel cuore¸ perché tu sei capace¸ uomo¸ di capire tutto quello che succede. Per questo Gesù divenne perfetto. Anche questa parola deve essere capita all´interno del linguaggio biblico; l´essere perfetto di cui si parla qui è diventare sacerdote¸ cioè diventare il tramite tra Dio e uomo¸ diventare il punto di collegamento tra la divinità invisibile e la vita concreta. Questo era il compimento della consacrazione sacerdotale; riempire le mani¸ mettere in mano al sacerdote un agnello¸ un po´ di frumento¸ perché le sue mani fossero capaci di dire a Dio: vorrei che questo mi mettesse in contatto con Te. Quello che vale ancora adesso è che Cristo diventa il salvatore¸ cioè il mediatore¸ perché ha ubbidito. Perfetto non è l´autoperfezione intellettuale¸ è il diventare il tramite per la relazione di Dio con tutti noi¸ servitore degli uomini e di Dio nello stesso tempo. Questo è il sacerdozio. E´ questo che succede nel mistero pasquale¸ in tutta la vita di Gesù e nella sua conclusione: si realizzano queste cose.