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Omelia I QUARESIMA B del 26 Febbraio 2012

26 Febbraio 2012 – I QUARESIMA – Gen 9¸8-15; 1Pt 3¸18-22; Mc 1¸12-15 Il brevissimo resoconto di Marco sui quaranta giorni nel deserto è difficile da capire. Matteo e Luca hanno inserito quel dialogo tra Satana e Gesù con l´esplicitazione di tre tentazioni. La forma con cui Marco presenta questo rifugio nel deserto è davvero difficile da interpretare. Cosa significa: stava con le bestie selvatiche? Adamo diede il nome a tutti gli animali; si vuol forse dire che Gesù rivive l´esperienza dell´origine¸ ma cosa significa che gli angeli lo servivano? Che gli portavano da mangiare? Ma Marco non dice neanche che dopo 40 giorni ebbe fame. E nel deserto roccioso della transgiordania¸ a fatica¸ però si può trovare qualcosa da mangiare. La prima e la seconda lettura hanno come tema comune un riferimento all´epoca del diluvio. La prima era già stata sfruttata dalla cultura ebraica per dire che con Noè è stato fatto un patto con tutta l´umanitภche precede quello che poi avrebbe concluso con Abramo. La consideravano l´affermazione dell´interesse di Dio per l´universalità degli uomini. Ne erano stati derivati i cosiddetti precetti noachici¸ l´equivalente del decalogo per i non ebrei¸ e la promessa di Dio di non distruggere più l´umanità peccatrice. Il diluvio era stato mandato perché gli uomini avevano subito peccato¸ fin dall´inizio¸ e Dio alla fine non aveva trovato altro rimedio se non quello di distruggere tutto ciò che aveva fatto. Una visione di Dio il quale si pente¸ perché viene travolto dai fatti¸ non è capace di frenare la cattiveria umana¸ e ha come unica soluzione quella di mandare un diluvio per distruggere tutto. Salvando però una famiglia¸ quella di Noè¸ e tutti gli animali. Un Dio che non sa gestire la sua creazione¸ e deve ricorrere alla distruzione¸ poi si pente e promette che non lo farà più. E´ un modo curiosissimo di presentare il rapporto Dio-uomo. Sottintende che la libertà dell´uomo c´è¸ ma il rapporto tra libertà dell´uomo e libertà di Dio non è chiarito a sufficienza in questi testi. Noi cristiani leggiamo questi passi perché vediamo in questo modo un po´ ingenuo e popolare di descrivere Dio un modo di dire che la posizione di Dio nei confronti dell´uomo diventa sempre più indulgente. Come se Dio passasse gradualmente dalla severità alla misericordia. Questo ricompare nel brano¸ oscuro anche quello¸ della prima lettera di Pietro. Pietro sta spiegando il valore della sofferenza di Cristo¸ da cui deduce che anche i cristiani non devono aver paura della sofferenza se la subiscono da innocenti¸ perché la sofferenza di Cristo in quanto innocente è stata l´inizio della salvezza per tutti gli uomini. All´interno di questa considerazione inserisce due parentesi: Cristo è morto per perdonare i peccati e ricondurre gli uomini a Dio – messo a morte nel corpo¸ ma reso vivo nello spirito. Questa è l´unica volta nel Nuovo Testamento in cui non si adopera il verbo risorgere¸ ma si usano questi due participi; letteralmente sarebbe: morto nel corpo¸ vivificato nello spirito; mettendo tra l´altro in ombra la corporeità della risurrezione¸ quasi che fosse morto nel corpo e poi risorto soltanto come spirito; e questo mette in difficoltà i teologi¸ perché poi ci sono i racconti di apparizione dove lui appare con il corpo. Il punto è che nel suo spirito¸ cioè con la sua forza di risorto¸ con la sua vita eterna che ha recuperato- andò a portare l´annuncio anche agli spiriti prigionieri che un tempo avevano rifiutato di credere¸ quando Noè faceva l´arca-. Questo è l´unico testo che dà origine alla formula che diciamo nel credo: discese agli inferi. E´ andato quindi a predicare per convertire i peccatori del tempo di Noè? Se si potesse sfruttare questo testo per dire che la morte di Gesù ricupera tutti i peccatori¸ tutti i delinquenti¸ tutti coloro che nella loro vita hanno sbagliato¸ perché scende negli inferi¸ spiritualmente¸ e predica agli spiriti incarcerati¸ tutto questo distrugge l´idea dell´inferno. All´interno del Nuovo Testamento solo questi versetti di Pietro potrebbero permettere a un teologo audace¸ disposto al rogo¸ di negare l´esistenza dell´inferno! Trasformando l´inferno in una specie di purgatorio. Come devo immaginare una valutazione divina nei confronti dell´uomo incredulo e peccatore? La devo considerare alla luce della pazienza¸ in vista di un recupero. Poi non posso descrivere né come sarà la situazione della persona mentre Dio è paziente¸ né come sarà quando Lui lo recupera. La mia tesi sarebbe che¸ se prendo sul serio questo testo¸ devo dire che nessuno è condannato in eterno; perché questo testo mi dice che quei peccatori che avevano provocato il diluvio¸ cioè la distruzione totale¸ Gesù è andato a incontrarli negli inferi. Ora se coloro che nell´Antico Testamento venivano presentati come il prototipo del peccatore che aveva indotto Dio a distruggere tutto¸ vengono adesso recuperati da Cristo¸ allora bisogna essere prudenti nel parlare di una condanna eterna. Certo si può dire che noi che abbiamo visto una tale bontà in Cristo siamo più colpevoli di quelli di allora¸ ma se il principio è quello del recupero! E tutto questo potrebbe trovare conferma in una frase del capitolo successivo¸ dove Pietro dice che voi cristiani dovete accettare di soffrire¸ perché la vostra sofferenza di innocenti è un valore positivo¸ e non vivere come i pagani¸ e poi dice: essi¸ i pagani¸ dovranno rendere conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti¸ infatti per questo fu portato il vangelo anche ai morti¸ perché siano giudicati come uomini nella carne¸ ma vivano secondo Dio nello spirito. I commentatori dicono che i morti di cui si parla qui non sono quelli fisicamente morti¸ sono i morti nell´anima¸ i peccatori. Ma siccome questo versetto viene dopo cinque o sei righe io mi sento anche autorizzato a porre la domanda se non si voglia dire che il vangelo¸ cioè la buona novella- convertitevi-¸ può essere portata anche ai morti¸ ai morti veri¸ non a quelli metaforici¸ perché siano giudicati come uomini nella carne¸ ma vivano secondo Dio nello spirito. Da sempre all´interno della chiesa cristiana ogni tanto è sorto qualcuno che ha fatto di tutto per modificare la perentorietà con cui si presenta l´inferno. Sono congetture¸ però ho l´impressione che molte volte anche a noi è venuto in mente: ma possibile che il Dio cristiano non mi lasci la possibilità di sperare in una via d´uscita per tutti¸ dolorosa¸ faticosa¸ costosissima? Che Dio non sia capace di dire una parola che cambia il cuore del malvagio? Che Dio è? Perché non mi concedete di sperare che possa avere il potere di indurre tutti a un pentimento serio?