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Omelia III DOM. T.O. B del 22 Gennaio 2012

Trascrizione non integrale 22 Gennaio 2012 – III DOM. T.O. B - Gn 3¸1-5; 1Cor 7¸29-31; Mc 1¸14-20 Il vero tema di questa domenica non è tanto la chiamata dei discepoli¸ ma è il tema del tempo¸ perché Gesù diceva: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino¸ convertitevi e credete nel vangelo. L´espressione- nel vangelo- deve essere di Marco¸ difficilmente potrebbe averla adoperata Gesù; è una parola che si poteva ricavare dall´ Antico Testamento¸ seconda parte del libro di Isaia¸ dove esiste il termine euanghelion¸ ma è ben difficile che Gesù abbia usato l´equivalente aramaico di questa parola¸ che non significava ancora la predicazione di Gesù¸ ma significava semplicemente una bella notizia tra le tante. Le due frasi- il tempo è compiuto¸ il regno di Dio è vicino- possono essere tipiche del modo di parlare di Gesù. Cosa vogliono dire? Vuol dire che¸ secondo il pensiero di Gesù¸ comincia un´epoca diversa da quelle di prima¸ nella storia del popolo ebraico. L´uso del verbo compiersi dà l´impressione di qualcosa di conclusivo¸ il tempo è arrivato alla sua meta. Indirettamente uno potrebbe dire: allora siamo vicini alla fine. Difficile dire cosa capirono gli ascoltatori di Gesù e cosa pensava veramente lui. Poteva anche voler dire che mentre erano state fatte molte promesse nell´Antico Testamento adesso le promesse si realizzavano¸ e la storia poteva andare avanti in una maniera differente anche per molto tempo: è compiuto il tempo dell´attesa¸ comincia un´epoca nuova. Non è detto che la parola compiersi debba necessariamente indicare una fine prossima¸ anche se i primi credenti la interpretarono in questo senso. Basta leggere la seconda lettura: il tempo si è fatto breve¸ passa la figura di questo mondo. E´ Paolo o anche Gesù aveva dato questa impressione? Ci sono vari testi nel Nuovo Testamento nei quali la fine del mondo sarebbe stata molto molto prossima; molti testi che sottolineano la dimensione cronologica del tempo. L´altra frase- il regno di Dio è vicino- viene continuamente ripresa nella predicazione di Gesù. Qui bisogna capire se vicino significa che si sta avvicinando¸ quindi in senso temporale¸ o se si concretizza in maniera più prossima alle persone¸ alla vita umana; e soprattutto bisogna capire cosa vuol dire il regno di Dio. La parola regno significa quasi certamente l´esercizio della sovranità da parte di Dio¸ quindi indica il modo di comportarsi e di agire di Dio¸ non indica l´istituzione¸ oppure il territorio¸ oppure la popolazione. Quello che viene non è una cosa¸ non è un´istituzione¸ è l´azione regnante di Dio. Cosa farà Dio quando verrà a fare il re? Sta per succedere una cosa nuova¸ il tempo è compiuto perché adesso Dio esercita il suo dominio. Lo esercitava anche prima? Penso di sí l´Antico Testamento parla spesso di Dio che ha fatto tante cose¸ usa l´espressione di Dio che regna. Questo Dio che viene è la fotocopia di quello dell´Antico Testamento? No¸ lo dice Gesù in tutte le parabole che leggeremo: il regno di Dio è simile a …..¸ a che cosa paragoneremo il regno di Dio...; non si parla di un luogo¸ di una struttura¸ di un insieme di persone¸ si parla del modo di agire di Dio¸ come un seminatore che va a mettere il seme¸ come una donna che mette un po´ di lievito nella farina; e quando le leggeremo ci meraviglieremo del modo inaspettato con cui Gesù adopera la parola regno per indicare l´azione di Dio¸ e poi la paragona all´atto di seminare o di mettere il lievito¸ un modo basso¸ simile ad attività umane normali. Questo modo di fare di Dio indica una svolta e un cambiamento nel tempo¸ ed è prossimo; durerà a lungo o sarà un breve periodo nel quale si sistemano le cose e poi il mondo finisce? Questa seconda ipotesi va scartata perché non è accaduta. Molti discepoli e forse Gesù stesso sembra che l´abbiano pensata cosí all´inizio. Quando Gesù dice -vi farò pescatori di uomini-¸ va d´accordo con quest´idea della prossimità della fine- smettetela di pescare¸ tra poco finisce tutto¸ vi do un´altra missione-. Come dice Paolo- quelli che hanno moglie vivano come se non l´avessero etc-¸ - perchè passa lo schema di questo mondo-. Il cristianesimo è nato in questa atmosfera; poi si accorsero che non finiva; e questa è una delle cose più interessanti dello sviluppo del pensiero del Nuovo Testamento; verso gli anni 70-80 hanno capito che il mondo andava avanti¸ e hanno riadattato tutto¸ riconoscendo che era stato un abbaglio quello della fine imminente¸ e quelle espressioni hanno cessato di essere interpretate in chiave cronologica e sono state interpretate in chiave qualitativa. Sposarsi non significa più la stessa cosa di prima¸ comprare non è più la stessa cosa di prima¸ non perché fra poco tempo tutto finisce¸ ma perché cambia la qualità della vita¸ cambia la scala dei valori¸ la valutazione dell´importanza delle cose. Perché essendo venuto Gesù è cambiato l´uomo¸ cioè sono cambiate le sue aspirazioni¸ i suoi desideri¸ non conta più possedere¸ arricchirsi¸ conta volersi bene¸ perdonarsi¸ amarsi anche se nemici. Questo è il cambiamento qualitativo. E la grandezza del cristianesimo è proprio in questo cambiamento. Sant´Agostino ha ripreso il concetto fondamentale di questo cambiamento radicale quando ha scritto il De civitate Dei. La città di Dio¸ che per adesso convive con la città del mondo¸ è in contrapposizione¸ ma deve trovare il modo di convivere superando le deficienze dell´umanità precedente. La civiltà di Dio deve deve superare la civiltà del mondo. Il regno di Dio è vicino perché si occupa dell´interiorità umana¸ delle scelte¸ delle decisioni¸ del da farsi¸ ed è vicino perché è il riconoscimento del valore di ogni persona. -Convertitevi al vangelo perché il tempo è cambiato-¸ è cambiato perché c´è una giustizia infinitamente maggiore oggi di quanta ce ne fosse nell´antichità; però c´è ancora molto da fare. Nel sesto settimo secolo dell´era cristiana quest´idea agostiniana che bisogna instaurare la città di Dio ebbe la sua realizzazione nel monachesimo soprattutto occidentale benedettino. La città di Dio è l´abazia¸ chiesa¸ fattoria e bonifica del territorio¸ una comunità autosufficiente che mette insieme i salmi¸ la preghiera e il lavoro. La prima idea fu questa¸ la città di Dio si costruisce con isole cristologiche. Oggi è tutto cambiato¸ quel modello non funziona più¸ oggi la città di Dio bisogna ricostruirla mettendo insieme tutto il mondo. Cosa potremmo fare noi in questo mondo globalizzato perché qualcosa di più divino¸ di più cristiano¸ che poi significa di più umano¸ si attui veramente? Sarà forse utile inserire nel nostro tempo qualche preghiera¸ perché il tempo diventi il tempo della città di Dio?