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Omelia XII Domenica Tempo Ordinario del 20 giugno 2004

20 Giugno 2004 - XII DOM. T.O. C - Zc 12ž10-11; Gal 3ž 26-29; Lc 9ž 18-24 Sono finite le feste e si riprende la lettura del Vangelo di Lucaž nella normalità delle domeniche e si va di seguito più o meno leggendo quasi tutto il Vangelo di Luca. E quindi è capitato per combinazione di calendario di riprendere la lettura dal capitolo 9ž dove cŽè la prima profezia della passione. Un testo che è presente anche in Matteo e Marcož e probabilmente ascoltando avete già notato alcune delle differenze più evidenti tra il modo di presentare le cose di Luca e quello che conoscete sia di Marco che di Matteo. Per esempio vi sarete accorti che non si dice che questa cosa è avvenuta dalle parti di Cesarea di Filippož cosa che invece cŽè nel Vangelo di Matteož ma si dice soltanto - in un luogo appartato-. Luca però aggiunge quello che non cŽè in Marco e Matteož cioè che Gesù si trovava in un luogo appartato - a pregare-. Luca spesso parla di Gesù che prega e gli altri evangelisti no. Poi vi sarete anche accorti che alla fine ž dopo che Gesù ha detto che il Figlio dellŽuomo deve soffrire molto essere riprovato dagli anzianiž Luca non dice che Pietro lo ha preso in dispartež lo ha rimproverato dicendo - Questo non ti capiterà mai-ž e a sua volta Gesù ha rimproverato Pietro. Tutto questo Luca lo ha saltato. Io sono anni che vi dico che bisognaž se volete essere cristiani istruitiž che bisogna che vi abituiate anche voi a rendervi conto di queste piccole varianti che ci sono tra un Vangelo e lŽaltrož perché sono delle varianti che gli evangelisti hanno volutož non sono delle distrazioniž perché a secondo che se mettono o se tolgono una cosa impostano in maniera differente tutto il discorso e alla fine salta fuori che lo scopo della narrazione ha delle sfumature differenti nellŽuno e nellŽaltro evangelista. Ed è talmente chiaro che Luca ha intenzione di dare una lezione di vita per i suoi lettoriž più che essere interessato allŽepisodio storico dellŽinterrogazione di Gesù e della risposta dei discepoli che non dice dove è avvenuto questo fattož lascia perdere la risposta di Pietrož perché non gli interessa tanto di ricostruire quello che era successo alloraž ma gli interessa mettere insieme alcune frasiž alcune impostazioni delle cose che possano servire come lezione di vita per i suoi lettoriž tanto è vero che dopo aver detto ( e questa è una incoerenza narrativa palese) dopo aver detto che Gesù si trovava in un luogo appartato e che i discepoli erano con luiž e dopo aver detto che ha parlato con i discepoli dice che - diceva a tutti -; e da dove saltano fuori i tutti se era in un luogo appartato e cŽerano solo i discepoli con lui? Ma la incoerenza narrativa è voluta anche questa; se non altrož se non voluta è inconsciamente accettata perché Luca ha pensato - Adesso voglio far capire ai miei lettori come Gesù dice che deve essere vissuta la vita -. EŽ questo il punto. La faccenda del - Chi dice la gente che io sia - diventa secondaria. LŽinteresse viene dal fatto che lui dice - In ogni casož chiunque voi pensiate che io siaž io devo soffrire moltož devo essere riprovato - e dice a tutti - e se uno vuol venire dietro a me faccia più o meno le stesse cosež cioè si metta nella stessa situazione -. Certož una lezione simile si può ricavare anche da Marco e da Matteož ma in Marco in Matteo la precisazione del luogo dove la cosa avviene e soprattutto il dialogo con Pietrož che poi in Matteo come sapete si amplia ancora di più perché cŽè la faccenda della pietra - Su questa pietra farò la mia Chiesa -ž è tutto un altro tipo di discorso che riguarda altri aspetti della questione di fedež cioè la personalità di Gesù Cristož la natura della Chiesaž la missione di Pietro. Luca invece sembra essere più interessato al discorso di ordine generalež direi quasi un discorso di tipo educativo esteso a tuttiž e sfrutta questo episodio per dire che perfino Gesùž il Cristo di Diož il Figlio dellŽuomož ha detto di sé che deve soffrirež essere riprovato e rimandare la riuscita delle cose alla risurrezionež dopo la mortež cosí anche gli altriž quelli che ascoltanož i tuttiž che sono venuti fuori dal nullaž devono fare le tre cose che sono indicate qui che sono presenti anche negli altri Vangeliž certo: rinnegare se stessož prendere la crocež seguire. E poi Luca aggiunge anche una frase che negli altri Vangeli è altrove - Chi vuol salvare la propria vita la perderàž chi perderà la propria vita la salverà-. Eccož allora lŽimpressione è che da come sono impostate le cose nella lettura di questa domenicaž quello che bisogna fare è un discorso di tipo educativož formativož morale se volete. Cioè: cosa pensava Gesù che fosse giusto fare nella vita? Come suggeriva di concepire la vita? Il discorso evidentemente è molto più vicino ai nostri interessi di quanto forse non sia il ricostruire quello che pensava Pietro di lui duemila anni fa. E come tante volte succedež mi tocca ripeterlo ogni domenicaž ma non è solo colpa miaž è colpa del Vangelož si ha lŽimpressione che quello che Gesù pensava della vita e suggeriva della vita è il contrario di quello che oggi nella mentalità comunež nello stile educativož si insegna di pensare sulla vita. Io penso che non ci sia nessuno oggi il quale come prima cosa direbbe - Rinneghi se stesso -. Anzi ci sarebbero probabilmente dei bravi educatoriž pedagogisti e psicologi i quali dicono che è una idiozia e che è diseducativo dire a una persona - Rinneghi se stesso -. Certož si può giocare sulla traduzionež può darsi che non si debba tradurre esattamente - rinneghi se stesso -ž ma io vorrei sapere mi citate un educatore moderno che dica - Mi raccomandož ai bambini a scuola insegnatelo bene " Rinnega te stesso "-. Lo licenzianož lo arrestanož è reato! La vecchia traduzione interconfessionalež quella che adesso è passata di modaž aveva scelto una forma che forse ha unŽequivalenza migliore rispetto al termine greco che viene usato - la smetta di pensare a se stesso -. Aveva tradotto cosí. Intanto si capisce anche megliož perché - rinneghi - non è ben chiaro cosa significhi. - La smetta di pensare a se stesso -! EŽ interessante questož perché allora vuol dire che Gesù pensa che nella vita se si vuol fare le cose come Dio le pensaž come lui Gesù le pensavaž ( può darsi che secondo voi Gesù avesse delle idee sbagliate) ma come Gesù le pensavaž lui dice - Fate un poŽ come mež anche voiž tutti dovete fare cosí - Piantatela di pensare a voi stessi. Occupatevi di qualcosa dŽaltrož di cose un poŽ più seriež non siate concentrati su di voi -. Questo è interessante. Sono queste poi le cosež capitež su cui bisogna poi pensarci su quando si legge il Vangelo. Poi Luca fa unŽaltra variante rispetto a Marco e Matteo - Prenda la sua croce ogni giorno -. Ora è chiaro che qui Luca sbaracca il detto. Se il detto originario era - Prenda la sua croce e mi segua - è chiaro che doveva significare - Si disponga al martiriož a morire -. Non si può prendere la croce ogni giorno. A pensarci bene non ha senso perché siccome la croce è il supplizio dove uno viene ammazzato non si può farsi ammazzare ogni giorno; è una scemenza. Ma è chiaro che non è una scemenzaž è che Luca ha cambiato il significato della parola croce. Questa immagine di prendere la croce è diventata una metafora e croce non significa più il dono fisico della vitaž nella morte del martirež come forse significava nella forma originaria della frase. Aggiungendo - ogni giorno - ha reso impossibile questa interpretazione della croce come - dare la vita - e ha inteso semplicemente che cosa? Dietro la parola crocež se croce non significa più accettare il supplizio significa però ancora soffrire molto? Essere riprovatož come diceva Gesù di sé? Anche se poi non ha detto - essere crocifisso -ž ma solo - essere messo a morte -. Cioè - prendere la croce ogni giorno - significa accettare di essere presi in girož disprezzatiž considerati stupidiž o significa unŽaltra cosa? O significa accettare la fatica e la sofferenza che è legata al compito che si deve svolgere? Bisogna pensarci a queste cose. Io penso che siano possibili i due significati: resistere nel fare il proprio compito come si deve; e se fai la figura dello stupido che te ne frega? Essere riprovati! Anche quiž forse oggi lo si accetterebbe anchež in parte tutto questož però oggi è pure diffusa una specie di culto della immagine di sé che sia la più gradevole agli altriž cŽè un sacco di gente che soffre perché ha paura di fare brutta figuraž fisicamentež nel vestirež nel parlare. LŽapparire è diventato essenzialež fondamentale; essere accettatiž essere accolti; e ci sono standard ben fissi per essere accettati. Questo non è certamente prendere la croce. Cosa vorrà dire questo prendere la croce - ogni giorno -? Fare il proprio dovere? EŽ interessante! Poi cŽè - Mi segua -. Mi segua vuol dire tutto e nientež perché di nuovo vuol dire andare dietro a Gesù. Cosa significa al giorno dŽoggi imitare Gesù che è vissuto in un mondo completamente diverso dal nostro? E poiž ultima cosaž perché è lŽultima frasež - Chi vorrà salvare la propria vita la perderàž ma chi perderà la propria vitaž e notate lŽaggiunta - per me -. Questa cŽè anche in Marcož devo dire; - Per il Vangelo - cŽè scritto làž che non è proprio la stessa cosa. Ma questo è ovvio; perdere la vita non perché si è stupidi e si vuol fare le gare di velocità e si muore nellŽ incidente stradalež quello è un modo scemo e basta. - Perdere la vita per me -. Però anche quiž capitež è la buona causa di seguire Gesù Cristo. Allora -la salverà -. - Chi vorrà invece salvare la vita -. Ecco perché il rinnegare si diceva - smettila di pensare a te stesso - cioè chi è preoccupato come se la sua esistenza fosse il centro del mondo; nož dicež la vita bisogna prenderla più alla leggeraž anche rischiarla. Ripetož non rischiarla per fare la stupida gara di velocità in autostradaž ma - per me -. Rischiarla per una causa degnaž seria. Vedetež anche questo senso della salute che per esempio si può anche rovinarež ma non perché si vuol fumarež anche se anchŽio ho fumato in anni passatiž ma la salute che si può anche mettere un pochino in pericolož per che cosaž per fare gli sport estremi? Questo oggi verrebbe applaudito. Oppure la salute si può mettere a rischio per fare delle cose buonež utili. Cioèž vorrà dire questo Gesù? La preghiera iniziale che abbiamo letto ha interpretato questŽultima frasež lŽ ha sfruttata in maniera un poŽ retoricaž però diceva - Vincere le tentazioni e le paure che sorgono da noi e dal mondo -. Eccož questa per esempio che è unŽinterpretazione di quelli che hanno composto la preghieraž che sono più bravi di noi probabilmentež è un modo di dire: ecco cosa vuol dire il Vangelo di oggi nella sua ultima parte - rinnegare se stessož prendere la crocež ed essere disposti anche a perdere la propria vita -ž perdere forse è un poŽ troppož - a non essere eccessivamente preoccupati della propria vita -ž qui è stato interpretato - vincere le tentazioni e le paure -. Sono due parole importanti; non ci sono nel Vangelo queste due parolež le hanno interpretate quelli che hanno scritto la preghieraž - che vengono da noi e dal mondo -. EŽ ben detto tutto questo! Eccož insomma quello che io volevo dire era soltanto chež come spesso succedež ripensiate ad alcune parole di questo Vangelo e cerchiate di dare ad esse un senso che vi torni convincentež col quale vi troviate d’accordož e che possa essere utilež non dico proprio per convertirviž ma per dare un qualche ritocco al vostro modo di pensare la vita. Specialmente i più giovani forse possono fare questo. -Io di che cosa mi preoccupo alla fin fine? Che cosŽè che alle volte mi sorprendo ad avere come pensiero dominantež che magari è il primo che mi viene in mente quando mi sveglio alla mattina? Di cosa sono preoccupato io ?-. E allora dire - Ma se ci fosse qui Gesù forse mi piglierebbe in giro " Ma sei scemo? EŽ di questo che ti preoccupi?"-. Eccož sfruttare il Vangelo per fare questo tipo di vostre riflessioni. Poi ognuno deve essere libero di accettare quello che ritiene convincente e lasciare perdere il resto.