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Omelia I AVVENTO B del 27 Novembre 2011

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE. Mi pare di notare un contrasto interessante tra la spiritualità della prima lettura e il vangelo. La prima lettura è uno dei pochi passi dellŽ antico testamento in cui Dio viene chiamato con il titolo di padrež ed è una supplica perché il padre non abbandoni i suoi figli. Chi pregaž in questo testož è uno che sente di avere un bisogno assoluto di una vicinanza attiva di Dio nella sua vita. Non può fare a meno della sua protezionež si sente smarritož sperdutož ha bisogno di soccorso continuo. EŽ come se dicesse: io non sono capace di stare sulla strada giustaž devi essere tuž o Diož che vieni come un padre e mi costringi a rimanere sulla retta via. Si chiede un intervento che riconduca sulla retta strada la personaž è la preghiera di un uomo che non ha fiducia in se stessož non si sente capace di gestire la sua vitaž e chiede a tutti i costi che Dio lo conduca come un padre conduce un bambino. Addirittura desidera che Dio intervenga sul suo cuore; come poi diranno Geremia ed Ezechielež che bisogna cambiare il cuore dellŽuomož che è di pietraž e ritrasformarlo in un cuore di carne. Questa spiritualità è presente in molti testi dellŽantico testamento. NellŽantico testamento il bisogno di Dio è sentito come urgente e necessariož perché lŽuomo si sente impotente nel dirigere la sua vita. La spiritualità dellŽantico testamento è spesso quella di un bisogno di essere guidati. LŽuomo dellŽantico testamento aspetta di avere un inviato di Diož un uomo fortež che domini la sua vita. Anche il fatto di non allontanarsi non è tanto attribuito alla decisione dellŽuomo di stare sottomessož ma dalla forza dellŽuomo forte che impedisce che lui si allontani. Poi la prima lettura compie un ampliamento e passa dalla descrizione della vita della singola persona a quella del popolo nel suo insieme; e anche questa è sempre la storia di un popolo che non è capace di far nulla da solož e tutto quello che riceve di bene è dono di Dio. Il popolo dellŽesodo non ha neanche la forza di credere e di sperarež è Dio che fa tuttož che combatte. Gesùž letto alla luce dellŽantico testamentož dovrebbe essere lŽuomo fortež che ha il potere stesso di Diož e ci custodisce come un pastore custodisce le pecore. Quanto resta di questa visione delle cose nel nuovo testamento? Quanto rimane sulla bocca di Gesù di questa religione della soggezione? Probabilmente rimane molto. Però nel vangelo la situazione pare capovolta. EŽ lŽequivalente di Marco della parabola dei talenti; qui cŽè una cosa molto più brevež molto più semplicež ma che è esattamente lŽinizio di quella realtà nuovaž di cui nel mondo antico manca la parolaž che è quella che si chiama responsabilità. Queste sono le ultime parole messe in bocca a Gesù prima dellŽinizio della storia della passione; lŽultimo discorso che fa ai suoi discepoliž e che conclude il discorso sulla fine. -...e dato il potere ai suoi servi; a ciascuno il suo compito..- EŽ la delega. EŽ come uno che va via. Sulla bocca di Gesù Dio prende congedo dal mondož se ne važ si allontanaž non cŽè; e anche Gesù Cristo non cŽè più. Ha dato il potere ai suoi serviž adesso si arrangiano da soli. Da Cristo hanno ricevuto tutto quello che è necessariož non per essere liberati e assistitiž ma per liberarsi e creare il loro futuro. Dio si riserva soltanto un giudizio finalež una valutazione alla fine. Questo è il ribaltamento della spiritualità che descrivevo prima. LŽinvocazione diventa: Signore risveglia in me la forzaž fa che comprenda il mio compitož tienimi sveglio. - Più che le sentinelle lŽauroraž il mio cuore desidera....-; ho bisogno del Signore più che del mattino; e Gesù dice- state svegli-. LŽuomo dellŽantico testamento pregava: fa che finisca questa notte di veglia e che io possa dormire. Alla fine Marco dice: quello che dico a voi lo dico a tutti- vegliate-. Gesù è quello che risveglia lŽautonomiaž la responsabilità dellŽuomo. Il cristianesimo è una religione per modo di direž non è più come la religione del passato dove lŽuomo deve inchinarsi e umiliarsi perché senza Dio è mortož ma è la religione del figliož dellŽeredež del cooperatorež di colui a cui è stata data una responsabilità per cui nel 90% dei casi deve decidere luiž è lui lŽartefice del suo futuro. Gesù è lŽiniziatore della modernità. Il medioevo non se ne è accorto se non qua e là. Direi che lŽilluminismo nasce da Gesù: la ragione deve fare da sé. LŽilluminismo è una evoluzionež a prima vista antiteticaž di questo discorso di Gesù: Dio ha deciso di rimanere assentež la sua casa lŽha affidata ai suoi serviž a ciascuno il suo compito. Il nuovo testamento dice ancora di pregarež ma quelle parole- se pregate con fede sposterete le montagne- io le considero un sarcasmož unŽironia: credete voi che la fede vi serva per ottenere prodigi? Non pregate per questo! Mettetevi a lavorare! LŽeventuale preghiera sia lŽesame della vostra coscienzaž lo scrutinio per sapere se siete stati onestiž leali. Anchež se voletež una richiesta di aiutož ma sappiate che Dio non si sostituisce. Gesù inizia unŽera nuovaž perché dà agli uomini la conoscenza della verità e la sua presenza nascosta nel sacramentož cioè dà agli uomini conoscenza e forza morale. Ecco perché la conversione diventa lŽinizio di tutto; non più essere figli di Abramož appartenere a un popolož essere vicini a un santuariož ma essere veramentež nellŽinterno di se stessiž dotati di conoscenza e di forza morale; dopodiché Dio si addormenta; questa volta dorme luiž perché ha reso svegli noi. Quel potere della ragione umanaž che lŽilluminismo credeva che fosse reazione a un certo cristianesimo che si era sviluppatož era ritorno a Cristo. Noi dobbiamo recuperare questa sintesiž ridando allŽilluminismo la relazione amorosa riconoscente nei confronti di Diož che ci ha resi capaci di essere noi i responsabili. La parola responsabile fa pauraž perché vuol dire che verrà un giorno in cui verrai interrogato e devi giustificarti per quello che hai fatto. Però è questo che dà allŽuomo la sua vera dignitàž e questo è il dono di salvezza che Cristo ci ha fatto: renderci responsabili.