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Omelia Eucarestia del 13 giugno 2004

13 Giugno 2004 - CORPUS DOMINI C - Gn 14ž18-20;1Co 11ž23-26; Lc 9ž11b-17 Oggi si celebra la solennità del Corpo e del Sangue del Signorež e al di là delle letture che vengono scelte per la liturgia di questa giornataž io ritengo che la chiave per interpretare il significato dellŽEucaristia allŽinterno della fede cristiana nel suo complesso sia ancora quella frase della prima lettera di S. Giovanni sulla quale ci eravamo fermati e da cui eravamo partiti per la riflessione la domenica della Pentecostež due domeniche fa. E direi che in fondo queste tre feste conclusive della celebrazione liturgica della storia della salvezzaž cioè la Pentecostež la domenica della Trinità e il Corpus Domini si possono considerare tre momenti di unŽunica affermazione di fedež che è quella da cui ero partito la domenica di Pentecoste: cioè quella famosaž piccola definizione della prima lettera di Giovanni - Dio è Spirito -. Ež qualcuno si ricordaž il giorno di Pentecoste mi pare che ero partito proprio da questa affermazione. Che nella prima lettera di Giovanni è accompagnata da altre due - Dio è lucež Dio è carità -ž ma io avevo insistito soprattutto su questa immaginež su questa metafora del - Dio è Spirito - per dire che con questa parola si intende esprimere che lŽunico Diož il Dio dellŽebraismo e del cristianesimož che è al di sopra di tuttož che non è raffigurabilež che è lŽassolutamente inconoscibilež sulla cui natura nessuno può dire o saper nientež non è soltanto questa indicibilež superiorež inimmaginabile grandezzaž ma è anche presenza amorevole in tutte le creature. Cioè io interpretavo questa espressione - Dio è Spirito - per dire che con essa si voleva affermare la contemporanea presenzaž anche nella più piccola delle creaturež dellŽimmenso Diož affermando proprio che Dio nella ricchezza del suo essere non è soltanto colui che non è niente di tutto il resto che esistež e in questo senso è Diož o onnipotentež creatorež padrež chiamatelo come voletež ma nella sua immensa complessità di questo essere infinito e assoluto è anche colui che può sparpagliarsiž può diffondersiž può penetrare la realtà di tutto quello che lui stesso ha fatto esisterež per fare in modo che ogni creatura giunga allo scopo per cui esistež perché ogni essere da lui creato possa compiere il suo destinož ož se volete con una parola più cristianaž la sua vocazionež cioè che diventi quello per cui è stato da Dio pensato. E questa attenzione di Diož questo Dio in quanto attento alla sorte di tutte le creaturež al buon esito di tutto quello che esistež ovviamente soprattutto alla sorte e al buon esito del culmine delle creature per quanto noi conosciamo sul nostro pianetaž cioè noi uominiž si chiama Spirito. Ed è veramente Spirito. Quando si dice che Dio è Spirito Santo si intende dire nientŽaltro che questož si intende dire nella sostanza questo: che Dio deve essere pensato sí come lŽimmensož il superiorež il supremož il trascendentež lŽirraggiungibilež cioè tutto quellŽaccumulo di parole che non hanno significato quotidiano e che si adoperano per dire che Dio non è quel che siamo noi. Quando si dice che Dio è Spirito si intende dire che Dio è anche quel che siamo noi in quanto è presentež ripetož perché ogni creatura possa raggiungere il fine a cui è chiamata. E in questo senso Dio è Spirito. Ora quello che aggiungo oggi a questo pensiero è soltanto questo che lŽEucaristiaž lŽEucaristia come la si celebra oggiž cioè la presenza di Cristo nel pane e nel vinož la localizzazione di Dio in due oggetti che si mangiano e che si bevonož questo assurdo dal punto di vista del rispetto che si dovrebbe a Diož perché se uno ci pensasse direbbe che è una bestemmia dire che Dio (già rasenta la bestemmia dire che Dio si è fatto uomo)ž dire poi che la divinità del Figliož corpož sanguež animaž divinitàž come diceva il vecchiož giusto catechismož sono presenti nella sostanza del pane e del vinož avvertendo in nota che per sostanza si intende qualcosa che non è niente di chimicož niente di fisicož ma è chissà che cosaž è la determinazione ad esser pane e ad esser vino che Dio ha fissato a queste creaturež e che però nellŽEucaristia accadrebbe il prodigio per cui quella roba líž quel nocciolo essenziale del pane e del vino diventa Cristo stessož nella sua integrità totale di persona umana e divinaž tutto questož ripetož a pensarci bene rasenta la follia. E uno potrebbe domandarsi come ha fatto a resistere per secoli una religione che afferma delle cose cosí paradossali. Ma a pensarci ancora meglio questo non è altro che una delle conseguenzež lŽestrema conseguenzaž se volete dellŽaffermazione di basež che cŽè nella lettera di Giovanni: - Síž dicež perché Dio è Spirito-. Con Spirito io intendo questa capacità di Diož senza perdere nulla della sua divinità immensa e irraggiungibile di raggiungere veramente il cuore delle sue creature per trasformarlož per portarle a raggiungere lo scopo per cui esistonož per nutrirle e vivificarle. Allora io volevo dire che cŽè una coerenza nel pensiero cristianož e che quando appunto prendendo dal n.t. ež come forse vi ho detto altre volte ci sarebbe sempre da stupirsi come hanno fatto queste personež gli autori del n.t.ž non solo gli autori materiali degli scrittiž ma quelli che hanno tirato fuori le idee eterne del n.t.ž dove le hanno trovate; cosa che anche quelli che credono di saper tutto sulla genesi delle culture non sanno dire con precisionež da dove viene questo ardimento del pensiero cristianož che è monoteistaž nel senso più rispettoso dellŽindicibilità del mistero di Diož e nello stesso tempo fa capire che questo Dio è in questo pezzo di pane e in questo calice di vino. E come possano stare insieme le due cose loro stessi non lo capisconož ma hanno la convinzione di doverlo direž perché questo lo hanno capito stando insieme a Gesùž e qui cŽè qualcosa di prodigiosož secondo mež nella storia della capacità inventiva della mente umana. Ma tutto questož ripetož è lo sviluppo di quellŽintuizione - Voi non avete idea di come sia sorprendente Dio. Dio è Spirito-. Dio è ancor più dellŽariaž perché Spirito viene dal concetto di aria. Perché poi unŽaltra cosa pure paradossale è che tutte queste grandi idee hanno come loro fondamento delle esperienze tra le più infantili ed elementariž e un altro dei pregi della religione cristiana e della sua simbologia è chež anche se poi qualcuno ci ha aggiunto delle cose astruse come Melchisedekž ma in unŽaltra serie di simboli le cose della religione cristiana sono di una elementarietà biologica che sorprende. Perché dire che Dio è Spirito è come dire che Dio è lŽariaž come lŽaria. E lŽuomo antico che non sapeva niente di azotož ossigenož anidride carbonica e altri piccoli frammenti di gasž non sapeva cosŽera lŽaria e addirittura poteva pensare che lŽaria non cŽèž perché non la si può imbottigliarež non cŽèž eppure senza di essa non cŽè vitaž e noi la respiriamož e non la palpiamo. Quando si dice che Dio è Spirito si dice che è tanto più di ariaž una presenza indimostrabile e inafferrabile che è capace peròž come lŽaria che trasforma in vitaž è capace di far diventare divino un pezzo di pane e un pezzo di vino. E anche il medioevo è rimasto incantatož forse proprio perché non conosceva la realtà fisico-chimica delle cose. Quando poi questa conoscenza della realtà fisico-chimica è arrivata lŽuomo è rimasto un poŽ stordito perché quel vuoto di conoscenza scientifico-tecnica gli permetteva di accettare con immediatezza e con semplicità di cuore lŽinterpretazione religiosa delle cose. Adesso sta facendo faticaž in questi anniž in questi secoliž chissà forse tra un poŽ di secoli riuscirà a rimettere insiemež in armonia le due cosež sta facendo fatica a comporre insieme la conoscenza religiosa che è fatta appunto di intuizioni simbolichež con la conoscenza scientifico-positiva che è fatta invece di classificazione di elementiž molecole e sottoelementi. Noi viviamo in unŽepoca in cui è difficile crederež proprio perché è difficile far convivere queste due modalità di pensierož ma noi che siamo qui in chiesa siamo qui perché siamo ancora affascinati da quel modo antico e primitivo di leggere le cose: Dio è lŽaria nella sua assolutaž divina naturaž cioè quel che non si vedež quel che non si toccaž quel che non cŽè e però cŽè e dà vita è lŽessere Spirito di Dio. Ecco perché quella frase di Giovanniž sparpagliata anche quella nella lettera che uno magari non se ne accorgež dice - che idea grande questa!- Dio è aria. EŽ una vita che con la massima umiltà possibile sostiene tuttož tutto trasformaž viene dentro dappertutto. Questo vale in parte anche per lŽacquaž certož infatti viene usato anche il simbolo dellŽacquaž della luce. Ecco perché San Giovanni mette insieme - Dio è Spiritož Dio è Luce-ž aggiungendo poi una terza cosa che è quella di cui ho tenuto conto finora quando parlavo di questa presenza di Dio che porta le cose al loro compimento - Dio è Carità -ž cioè Dio è benevolenzaž Dio è decisione beneficaž questo è il significato di caritàž Dio è protezionež Dio è amore. Eccož lŽEucaristia è il culmine di tutto questož è lŽaffermazione che se Dio è Spirito questo pezzo di pane può essere Lui in noi. Dio in noi. Perché noi siamo persone che per esserci mangiamož ed ecco lŽelementarità del simbolo. E ripetož il medioevo cristiano e soprattutto il filone cattolico ha concentratož forse fin troppož la sua attenzione proprio su questo: è lí nella materiaž la spiritualizzaž la divinizza. Perché la carne non può nullaž lo Spirito fa tutto. E il paradosso eucaristico è che una cosa material-carnale come pane e vino sono massimamente Spiritož che un elemento della creazione è massimamente Dio. A significare che Dio è nello stesso tempo colui che non è il mondož ma è nello stesso tempo il sostegno del mondo e di ciascuno di noi. Eccož lŽEucaristia allora diventa simbolo appunto di questa presenza caritatevole di Dio nel suo mondo.