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Omelia XXVIII DOM. T.O. A del 9 Ottobre 2011

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE Questa parabola assomiglia a quella di domenica scorsa¸ anche qui c´è il tema del rifiuto; là era più accentuata la violenza omicida per cui viene ammazzato il figlio per avere l´ereditภqui viene esagerata la violenza del castigo¸ perché il re si indignò¸ fece uccidere quegli assassini¸ diede alle fiamme le loro cittภsolo perché avevano rifiutato un invito a un pranzo di nozze. E´ strano il modo di queste parabole¸ non di parlare direttamente di Dio¸ perché le parabole non parlano di Dio¸ ma di raccontare episodi che hanno per protagonisti degli uomini¸ e il loro comportamento¸ la storia che viene raccontata nel suo insieme viene paragonata al regno dei cieli¸ ovvero al modo di comportarsi di Dio. E´ vero che si dice simile¸ non uguale: ha qualcosa di comune con il modo di comportarsi di Dio. Se noi applicassimo senza nessuna sottigliezza l´immagine del re di questa parabola¸ dicendo che Dio si comporta come questo re¸ dovremmo concludere che Dio è una persona capricciosa¸ crudele¸ dispettosa¸ la quale castiga al di là del giusto; perché non si può ammazzare una persona perché ha rifiutato un invito. Da sempre i lettori attenti dicono che l´aggettivo usato nel testo è soltanto simile e non uguale; per di più bisogna star attenti a non allegorizzare queste parabole¸ cioè non dire: il padrone rappresenta Dio¸ i servi rappresentano gli uomini¸ perché in realtà l´intenzione di Gesù nel raccontare queste cose era molto più sfumata. Gesù voleva soltanto dire: io vi racconto una storia umana¸ e questa storia umana è volutamente esagerata¸ però vi consiglio di riflettere sul fatto che il modo di comportarsi di Dio potrebbe avere una qualche somiglianza con quello che vi ho raccontato. I commentatori avvertono di non uguagliare i comportamenti della parabola col comportamento di Dio¸ però rimane vero che questo modo di presentare il regno di Dio è sconcertante. Lo era domenica scorsa e lo è oggi¸ specialmente nel modo con cui Matteo racconta questa parabola. Luca è molto più gentile e delicato; in Luca non c´è la frase- fece uccidere quegli assassini¸ diede alle fiamme le loro città-. Si vede che Matteo desiderava inculcare l´idea di un castigo¸ e di un castigo severissimo¸ mentre Luca non ha sentito questo bisogno. Matteo dice nella sala i servi fecero entrare cattivi e buoni¸ per anticipare la finale¸ che soltanto Matteo aggiunge¸ e che non c´è in Luca¸ del padrone che trova uno senza l´abito nuziale e lo caccia fuori. Ma come poteva pretendere¸ se faceva entrare tutti facendoli passare dal crocicchio delle strade¸ se chiamava i barboni come poteva pensare che avessero un abito di nozze? Luca dice diversamente le cose; dice che invitò poveri¸ ciechi¸ zoppi¸ muti. E´ un po´ diverso; Luca ha un´altra idea in mente¸ di cui c´è una risonanza nella preghiera iniziale: questo re ha capito che era meglio fidarsi dei poveri e dei bisognosi piuttosto che dei ricchi¸ dei signori; anche questi in Luca vengono presentati in maniera più benevola¸ perché¸ sia pure con dei pretesti¸ si scusano. Queste presentazioni del modo di presentarsi di Dio¸ già nel nuovo testamento appaiono sotto diversi punti di vista; e anche noi siamo invitati a procedere su questa linea. Ogni parabola ci fa riflettere¸ ci poniamo delle domande¸ non troviamo nella parabola delle risposte nette e definite¸ ma soltanto dei suggerimenti per ripensare. Domenica scorsa c´era l´immagine di un Dio che non sa cosa pensare e si domanda: perché hanno percosso i miei servi? Proverò a mandare mio figlio. Come se Dio potesse essere colto di sorpresa dalla malvagità umana. Un modo molto umano¸ estremamente antropomorfico di presentare Dio. Dio che in un certo senso non è onnipotente¸ perché gli ammazzano il figlio e le sue creature; e non può che ricorrere alla soluzione di provare a dare ad altri la sua vigna. Dicevo che nessuna dogmatica descrizione dell´essere divino si può ricavare dai testi del nuovo testamento; questo modo di trattare Dio in maniera cosí umana e quindi piena di ulteriori possibilità di incertezze e dubbi mette un freno all´illusione¸ che fu soprattutto dei filosofi¸ ma anche dei teologi¸ di dire: Dio è¸ dando poi una definizione con aggettivi¸ qualifiche. Per parlare di Dio bisogna continuamente usare degli interrogativi; guai se uno si forma una preconcetta idea di Dio¸ dalla quale poi deduce tutto¸ e non si accorge che Gesù nel vangelo ha presentato delle immagini cosí differenti e cosí contraddittorie quando voleva parlare dell´agire di Dio¸ per cui Dio rimane un problema aperto¸ una continua pista di ricerca; è un mistero del quale si deve essere continuamente alla ricerca. Paragonando la prima lettura col vangelo si crea subito una tensione. La prima lettura è infinitamente più misericordiosa¸ dolce e aperta al perdono del Vangelo. E´ un testo universalistico¸ parla di tutte le nazioni¸ che sono le nazioni pagane¸ e non si parla di giudizi¸ di peccati¸ di verifiche sulla moralitภsi parla soltanto di una grande¸ universale convocazione. E allora sorge la domanda: alle volta la bibbia mi dà l´impressione che Dio passa sopra¸ non sta con puntiglio a controllare¸ a pesare sulla bilancia il bene ed il male¸ fa una grande amnistia. Altri testi mi dicono: amnistia¸ condono? Ha cacciato fuori nelle tenebre un invitato perché non aveva la cravatta! E sarebbe Gesù quello buono¸ che dice questo¸ che l´ antico testamento non diceva. Com´è difficile fare teologia! Com´è difficile sapere cosa credere! Molta gente oggi non va più in chiesa proprio perché ha percepito questa contraddizione¸ questa serie di contraddizioni presente nella bibbia. Il grande atto di amore e di coraggio che dobbiamo fare noi è di continuare a mantenere un contatto con questi testi nonostante l´irritazione che provocano per le loro contraddizioni. Amare Dio con tutta l´anima¸ tutte le forze¸ tutta la mente vuol dire per prima cosa accettare il modo continuamente contraddittorio con cui si presenta all´interno della sacra scrittura; rispettare il suo nascosto mistero¸ e aver fiducia che in esso c´è una bontà assoluta e una verità assoluta¸ che però si manifesta nei testi in un continuo battibecco e contrasto tra una tesi e la sua tesi opposta. Questo è il vero eroismo e la grandezza della fede; quello che si esprime in un famoso slogan¸ che forse viene da Tertulliano¸ e che scandalizza molti razionalisti: credo quia absurdum; credo perché c´è una ricchezza tale di presenza di problemi¸ una consapevolezza tale della difficoltà di raggiungere la verità all´interno della sacra scrittura¸ che ci fa capire che questi testi sono consapevoli che Dio è veramente l´inaccessibile mistero; e io uomo¸ per rispetto alla mia dignità di essere razionale¸ non devo ignorare la difficoltà di affrontare questo mistero; devo amare il sacrificio che viene imposto alla mia mente di dovermi continuamente domandare: ma possibile che Dio sia cosí? Ma cos´è veramente Dio? Anche Gesù Cristo nella sua vita terrena partecipa di questa sovrabbondanza di contraddizioni¸ di problematiche¸ di difficoltà di districarsi¸ per cui dice una parabola che va in un senso e poi ne dice un´altra che va nel senso opposto. E Gesù ha il coraggio di inserire anche quel tema che oggi invece continuamente si trascura: ci può essere un tremendo castigo per un´inezia¸ si può perdere tutto per una distrazione; la paura¸ il sacro timore. Ci aiuta il medico e lo psicologo a non farla diventare una malattia che distrugge la nostra lucidità di mente¸ ma non dobbiamo dimenticare la durezza e la severità. Che è fatta di parole¸ lo capisco¸ è fantasia¸ ma ha distrutto le loro città. E se lo dice Matteo che è uno dei primi discepoli di Gesù¸ che ha avuto il coraggio di mettere in bocca a Gesù queste parole¸ perché non posso farlo io? Allora la scrittura è quella che crea continuamente nella nostra mente il dubbio¸ l´incertezza; suggerisce che sarebbe più logico essere increduli¸ ci fa capire che annullare il nome e l´idea di Dio renderebbe tutto più chiaro¸ più semplice¸ più logico¸ entro i limiti di una logicità ignorante. La bibbia ci dice: se vuoi essere veramente uomo¸ cioè colui che riconosce che la sua intelligenza¸ il suo sforzo di capire¸ che si manifesta capacissimo di ottenere risultati a livello scientifico e tecnico¸ e rinunci a cercare di capire la contraddizione dell´essere divino¸ sprechi una possibilità della tua intelligenza. La tua dignità di uomo ti obbliga a fare continuamente i conti con Dio¸ a litigare con lui¸ ad accusare la sua bibbia di essere confusa¸ ma devi continuare a pensare¸ ricercare; questa è la tua dignità di uomo. Non rincorrere soltanto quello che può rendere migliore la tua vita con scienza e tecnica¸ il che è doveroso e giusto¸ ma non trascurare il mistero di Dio¸ anche se questo mistero non solo ti inquieta ma rasenta l´assurdo. Io penso che al giorno d´oggi l´unico modo di essere credenti sia quello di coltivare questa continua lotta contro la tentazione dell´incredulità.