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Omelia IV PASQUA A del 15 Maggio 2011

RIASSUNTO L´immagine del pastore è tradizionale nel mondo antico¸ come immagine del re¸ del maestro¸ di alcune divinità. L´elemento che la caratterizza è il paragone dio-uomo proporzionale a quello uomo-animali. Di solito l´immagine mette in luce il bisogno delle pecore di avere una guida; guida che in questo testo cammina davanti al gregge¸ mentre pare che nella bibbia stia dietro. L´immagine serve a dire che le pecore senza pastore non possono far nulla. L´esperienza che ha dato origine alla struttura di base della religione di Israele è quella dell´esodo¸ di un popolo cioè che non si sogna neanche di ribellarsi all´oppressore¸ non è capace di alcuna iniziativa¸ e solo Dio autorizza Mosè a condurlo. E Mosè ed Aronne hanno paura del loro incarico e devono a loro volta convincere il popolo sempre riluttante¸ che nel deserto rimpiange l´Egitto. (La teologia della liberazione dell´America latina ha capovolto il significato autentico dell´esodo facendone la storia di Dio che insegna agli oppressi a lottare per la propria liberazione¸ ma l´esodo insegna esattamente il contrario: il popolo ha subito l´azione di Dio che l´ha voluto liberare). Il quarto vangelo ripete continuamente questa immagine: senza Gesù non si può far niente. Questo spiega perché anche i personaggi che la tradizione ebraica considerava artefici dell´avanzamento del popolo vengono addirittura chiamati ladri e briganti. -Tutti coloro che sono venuti prima di me sono ladri e briganti-. Addirittura tutti¸ e questo è sicuro che l´evangelista lo mette in bocca a Gesù¸ ma lui non l´abbia detto¸ perché negli altri vangeli non ci sono mai parole di questo genere. Il Gesù di Giovanni è completamente inventato¸ esaltato¸ potenziato. Tutti chi? Mosè¸ Davide¸ Isaia¸ Geremia¸ Giovanni il Battista? Questo tutti è la rettorica dell´evangelista il quale è preoccupato di una concezione sincretista che metta insieme un po´ di Gesù¸ un po´ di antico testamento¸ un po´ di filosofia greca¸ un po´ di residuo della religione ellenistica. Come oggi è di moda il fai-da-te anche nel campo religioso¸ verso la fine del primo secolo nell´ambiente di Giovanni succedeva questo fatto¸ testimoniato anche dalla lettera ai Colossesi¸ di un cristianesimo spurio¸ in cui Cristo è uno dei molti. Allora il 4° vangelo dice che la pienezza della rivelazione divina è tutta e soltanto in Gesù Cristo e che gli uomini sono come le pecore¸ se non hanno una guida si perdono¸ guai se confidano in loro stessi. E´ la stessa polemica antiidolatrica che c´è in tutta la sacra scrittura: c´è un unico Dio vero. La novità del cristianesimo è che questa unicità e questo valore lo scarica su Gesù Cristo¸ che viene identificato con Dio. Il Dio che si comunica è in Gesù Cristo e quello che c´è in Gesù Cristo è soltanto la comunicazione di Dio¸ e di Dio ce n´è uno solo: ecco come si spiegano i ladri e i briganti. Il testo di Pietro¸ che dal punto di vista rettorico è l´opposto del 4° vangelo¸ dice la stessa cosa; anche questo è pastore¸ ma non pastore che si autoproclama la porta¸ ma si carica dei peccati¸ va sulla croce¸ e si presenta come colui che ci fa vedere dove la cattiveria può portarci. Mettere insieme – Io sono la porta- con – Dalle sue piaghe siete stati guariti- è difficile. Sono due modi rettoricamente opposti di presentare le cose. Il messaggio conclusivo di questi testi è: l´unico risorto è il crocifisso¸ l´unico pastore è Gesù. Questa guida¸ che appare sempre più come guida trascendente¸ come calamita che attira¸ lascia anche le pecore molto libere di muoversi¸ non interferisce sulla loro personalità profonda¸ è più un recinto¸ una direzione¸ una voce che chiama. Insieme al radicalismo del – solo io- c´è la delicatezza della recinzione¸ per cui il pastore non è un tiranno¸ nella lettera di Pietro è addirittura il martire¸ attrae con il suo fascino discreto¸ e se mi perdo viene a cercarmi e non mi rimprovera ( ma questo non c´è in Giovanni¸ il pastore con la pecora in spalla non è quello di Giovanni). Bisogna mettere insieme queste cose¸ queste differenze rettoriche devono essere stimoli per vedere qual´è la verità che unifica queste opposte presentazioni della figura di Gesù.