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Omelia II PASQUA A del 1 Maggio 2011

RIASSUNTO LŽincontro con Tommaso sembra una forma elegante per screditare la visione. Nel vangelo di Pasqua sembrava il contrario perché il discepolo che Gesù amava entrò nel sepolcro: vide e credette; quindi sembrava che il vedere porti alla fede. Nelle lingue semitiche non è sufficientemente chiara la differenza tra vedere e guardare. Perché il vedere del discepolo prediletto era descritto in maniera positiva e invece il desiderio di vedere e di toccare di Tommaso è considerato meno nobile e meno adeguato allŽoggetto della fede? Perché Tommaso voleva vedere il corpo di Gesùž ha bisogno di una prova e considera i suoi sensi e la sua mente il criterio ultimo per definire la realtà. Crede la sua sensibilità lŽunica infallibilež capace di coprire tutte le capacità conoscitive. Manca il desideriož il rispettož la stima dellŽaltro. LŽapertura ad ascoltare con interesse lŽaltro è la capacità di non chiudersi in se stessi e di non avere una fiducia esclusiva nelle proprie capacità. Quando gli apostoli andavano in giro a dire che Cristo è risorto uno poteva rispondere: ma non dir scemenze. Lo screditare il vedere nei testi evangelici significa insegnare che non tutto si può vedere e qualche volta bisogna ascoltare con umiltà e attenzione lŽesperienza dellŽaltro che ci parla. Quando alla fine Gesù dice beati quelle che non hanno visto e hanno credutož perché beati? Perché credere senza aver visto vuol dire aver maturato unŽapertura alla verità di raggio più ampio di quelli che si fiderebbero soltanto della propria verifica. LŽesistenza della proposta di fede mediante una parola che suscita curiositàž ma non ha la capacità intrinseca di convincere come sarebbe una dimostrazionež rende lŽuomo più padrone di séž più saggiož più ricco di capacità interiori che creano stimaž fiduciaž rispettož comunità. UnŽaltra caratteristica di questa beatitudine è che il discepolo prediletto non ha visto Gesùž ha visto soltanto dei simboli che potevano essere interpretati in una moltitudine di maniere. E tra le molteplici interpretazioni possibili ha colto la direzione più elevataž da non escluderež che portava a una conclusione alta e profonda. La religione è piena di simboli; sono beati quelli che non vedono perché quello che vedono lo considerano possibile segno di qualcosŽaltro. Quando vai allŽeucarestia vedi il panež ma è segno di qualcosŽaltrož vedi il vinož ma è anche il sangue di Cristo. Questo è il non vederež cioè il non vedere soltanto. I discepoli di Emmaus hanno visto un viandante; lŽhanno riconosciuto quando ha spezzato il pane perché il simbolo ha fatto capire che cŽè un di più nascosto. La religione è sempre questo: un di più invisibile.