» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia III AVVENTO A del 12 Dicembre 2010

TRASCRIZIONE NON INTEGRALE Da tre domeniche leggiamo brani del cosiddetto deuteroisaia¸ che è l´unico profeta che parla quasi esclusivamente di salvezza¸ e la descrive con quella visione del tutto priva di realismo del leone e dell´agnello che pascolano insieme¸ del bambino che mette la mano nell´antro dell´aspide e non viene morso¸ il deserto che diventa un giardino ; fantasie utopiche¸ sogni. In altre parti del libro ci sono cose più realistiche – Dite agli smarriti di cuore: coraggio¸ non temete¸ irrobustite le mani fiacche¸ rendete salde le ginocchia vacillanti-. Dal punto di vista letterario questo miscuglio è bello¸ è l´alternarsi del grande canto di speranza trionfale e il bisogno di compassione e di sostegno che ha il debole su questa terra. Ne deriva una speranza piena di coraggio e di fantasia¸ è l´utopia¸ il sogno. E´ utile¸ ma è quello che poi alla fine può provocare la disillusione. Tornando alla vita reale uno dice: tutte parole¸ tutte chiacchiere. Occorre trovare una via più sapiente di questa¸ che moderi il linguaggio esasperante della poesia e venga a un realismo più concreto. Giovanni Battista direi che è allo stesso modo esagerato¸ ma all´opposto; lui è il profeta come Elia; Elia ha ammazzato di mano sua 800 profeti di Baal¸ poi va sull´Oreb¸ disperato perché con la sua violenza non ha ottenuto niente¸ allora vuole dimettersi¸ e il Signore lo deve incoraggiare. Giovanni Battista è un uomo civile rispetto ad Elia¸ però anche lui ha questo problema: la scure è alla radice degli alberi¸ sta per venire il giudizio¸ razza di vipere¸ convertitevi. Poi vede che Gesù arriva e non fa niente¸ non taglia nessun albero¸ non condanna nessuno; allora¸ in un momento tragico della sua vita perché tra poche settimane gli taglieranno la testa¸ manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: ma allora ho sbagliato tutto? Non sei tu quello che deve venire? Pensavo che venisse uno come Elia¸ con la forza¸ o la vendetta di cui parlava la prima lettura. Invece è venuto uno mite. Ecco il guaio! Giovanni Battista in fondo incarna il dubbio e la fatica di tutti quelli che vorrebbero credere; perché – la fede sposta le montagne – e allora si aspettano che succeda almeno qualcosa¸ ma non succede niente¸ il mondo va avanti come se Dio non ci fosse. Allora la fede vacilla¸ e uno domanda: ma insomma ci sei o non ci sei? Se è vero tutto quello che ci è stato promesso perché non si realizza mai nulla? Due strade¸ tutte e due profondamente bibliche¸ per rispondere a questa domanda. Gesù accetta questa retorica della speranza¸ però allo stesso tempo insinua nel suo modo di fare¸ e qualche volta dice esplicitamente ai suoi discepoli che bisogna essere realisti. Anche lui qualche volta cade nella retorica dell´esagerazione; nelle beatitudini¸ per esempio¸ quando dice di amare i nemici; però questo lo dice Matteo¸ spiegando che le ha dette ai suoi discepoli -in privato-; Luca gliele fa dire in maniera leggermente diversa alla folla di diseredati che lo sta soffocando perché vuole miracoli. Gesù si serve dell´esagerazione in modo più intelligente di tutto l´ A. T. e anche di Giovanni Battista. Nella frase: i sordi odono¸ i ciechi vedono¸ i morti risorgono l´articolo in greco non c´è¸ per cui si potrebbe tradurre: ci sono ciechi che riacquistano la vista¸ zoppi che camminano¸ lebbrosi che vengono sanati; ci sono¸ alcuni; perché Gesù non promette nessuna sanatoria¸ nessun prodigio di enorme larghezza; pone in atto alcuni segni. Gesù è l´uomo del segno¸ il piccolo segnale¸ l´esempio¸ la prospettiva¸ perché lascia poi ai credenti di trarre le conclusioni¸ e la conclusione è: non si può sperare che adesso¸ automaticamente¸ i ciechi vedano¸ però bisogna anche aver fiducia che qualcosa di inaspettato può accadere. Ed è quella moderata speranza cristiana¸ quell´umile attesa¸ che nel frattempo mette in atto tutti gli sforzi per aiutare¸ anche se non riesce¸ a guarirli. Che è quello che tutto il nostro mondo fa. Se lo zoppo non riesce a camminare gli regaliamo le stampelle e gli comperiamo la sedia a rotelle. Il cristianesimo è su questo livello¸ dà dei segni¸ non per illudere ma per stimolare. Nella bibbia questo insegnamento -non illudetevi troppo siate realisti- è quello presente nei libri sapienziali¸ che insegnano la giusta abilità nel vivere¸ la via di mezzo. Nel Nuovo Testamento succede la stessa cosa: il vangelo è perentorio; gli scritti che vengono dopo¸ quelli ai quali Gesù ha affidato il vero messaggio¸ sono come la lettera di Giacomo¸ il quale fa l´esempio del contadino che aspetta con costanza il prezioso frutto della terra¸ finchè abbia ricevuto le prime e ultime piogge; siate costanti anche voi¸ rinfrancate i vostri cuori¸ perché la venuta del Signore è vicina. Parafrasando il vecchio proverbio dico: il Signore ti è vicino¸ aiutati che il ciel t´aiuta. Non lamentatevi gli uni degli altri; prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Il cristianesimo serve¸ a noi e agli altri¸ se è la religione che valorizza le piccole cose¸ i modesti sforzi¸ le cose fattibili; è la religione dei giorni feriali¸ delle persone che come il contadino fanno tutto il possibile e poi dicono- se piove va tutto bene¸ ma se non piove...e io non posso farci niente-. Il limite del possibile.