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Omelia V Tempo Pasquale Anno C del 9 maggio 2004

9 Maggio 2004 - Vangelo PASQUA C - At 14ž21-27; Ap 21ž1-5; Gv 13ž31-33a.34-35 Sulla prima lettura non ho niente di importante da dire se non che fa sempre un poŽ di malinconia sentire questi nomi delle città dellŽAsia minorež Listraž Iconiož Antiochiaž la Pisidiaž la Panfilia che sono stati luoghi dove la Chiesa ebbe successo allŽiniziož dove i pagani si convertivanož dove la fede si diffondeva; Dio aveva aperto ai pagani le porte della fede. E sapere che adesso di cristiani non ce ne è praticamente piùž se non piccole e striminzite minoranzež è un poŽ malinconico. E basta. Non so cosa dire neanche sulla seconda lettura. Questa bella immaginež certož ma complicata di una città santa che scende dal cielo e che però è pronta come una sposa. Che è un tema difficilež che per essere approfonditož spiegato esigerebbe tanto tempo. Allora mi concentro sul Vangelož e sulla seconda parte del Vangelož perché anche nel Vangelo la prima frasež quella del - Glorificato- è complicatina e anche qui forse ci vorrebbe troppo tempo per cavarci fuori un significato che sia chiaro per tutti. E alloraž stimolato anche da piccole faccende italiane capitate in questi giorniž mi fermo sulla seconda parte del vangelo - Vi do un comandamento nuovož che vi amiate gli uni gli altriž come io vi ho amato. Cosí amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo saprannož se avrete amore gli uni per gli altri-. Tre volte viene ripetuto questo comandamento nuovo. E tutti sanno che è caratteristico del Vangelo di Giovanniž che continuamente insiste su questo tema. Anche nella prima lettera parla di questo comandamentož che è nuovo e antico allo stesso tempož quello di amarsi gli uni gli altri. Il problema che pongo è questo: le religioniž e il cristianesimo in particolarežservonož esistono soprattutto per quale ragione? Per proclamare e diffondere la veritàž o per diffondere lŽamore? Eventualmentež voi potreste dirmiž tutte e due le cose. E sono compatibili le due cose? La missionež vorrei dire la propagandaž ma non è la parola giustaž lŽimpegno di diffondere la veritàž e quindi anche per esempio combattere lŽerrorež oppure si può diffondere la verità senza combattere lŽerrore? E ammesso che questo sia possibilež lŽinsistenza sulla verità è la stessa cosaž è compatibile con lŽamore? Potrebbe sembrare un problema astrattož e in parte lo èž però è un problema che secondo me è uno dei tanti aspetti che rendono faticosa la vita del cristiano e dalla Chiesa in questo nostro tempo. In secoli passati voi sapete che si ha lŽimpressione che la prima preoccupazione della Chiesa fosse quella di stabilire qualŽera la veritàž e per esempiož come nei primi sette conciliž di arrivare a delle formule che esprimessero la verità in maniera più esatta possibilež formule che si chiedeva di accettare e di ripetere cosí comŽerano. EŽ il concetto del dogma: bisogna arrivare alla verità e bisogna questa verità formularla in maniera che sia ben definitaž ben chiaraž e la si impone a tutti perché non cambi. EŽ il concetto appunto del dogma. Cosí per esempio si è discusso e si è lottato per secoli e poi si è arrivati alla formulazione che bisognava dire che Gesù è vero Dio e vero uomož e si è arrivati alla formulazione della dottrina trinitariaž cioè cŽè un unico Dio però è Padrež Figlio e Spirito Santo: il Padre è Diož il Figlio è Diož lo Spirito Santo è Diož eppure cŽè un unico Dio. E cŽè un vecchio Simbolož un vecchi Credo della Chiesa il quale afferma proprio che se uno non dice che Dio è unož Dio è Trinož il Padre è Diož il Figlio è Diož lo Spirito Santo è Diož non può salvarsi. Quindi addirittura ci sono dei testi nei quali si presenta questa formulazione delle verità essenziali che a quel tempo riguardavano soprattutto la divinità di Cristo e la natura di Diož uno in tre personež non come essere salvati. Anche alloraž intendiamoci benež la Chiesa faceva delle grandi opere di caritàž dava da mangiare ai poveri. San Lorenzo a Romaž che è patrono della città di Romaž era acclamato da tutti perché distribuiva beni a tutti i poveri della cittàž anche non cristiani. Quindi la Chiesa ha sempre cercato di amare le personež ma la preoccupazione primaria era quella della verità. LŽimpressione è che oggi alcuni ritenganož non so se vedo benež che insistere troppo sulla verità da un lato non ha più molto sensož perché certe verità astratte come appunto la trinità di Dio di Cristo a che cosa servono nella vita? Val la pena di discutere su questo? Cosa cambia? Se anche qualcuno avesse dei dubbi su questo tipo di argomentazione? Sono proprio cosí essenziali per poterež per potere che cosa? Per poter andare in Paradiso? Per poter essere salvati? Per poter vivere una vita umana degna e rispettabile? EŽ necessario? Siamo poi sicuriž prima ragionež che queste antiche formulazioni siano davvero cosí giuste che bisognerebbe rimproverare chi non le accettaž chi non le proclama? Ho lŽimpressione che in molte personež anche se poi magari non lo diconož sorga questa perplessità: ma è poi cosí importante tutti questo? Da concentrare lŽattenzione quiž per cui se uno non ci crede bisogna chiamarlo eretico? D’accordož non si condanna più in tribunale come si faceva nel medioevož però bisogna indicare che sbaglia? La verità non è forse qualche cosa che nessuno ancora possiedež ma che dobbiamo continuare a ricercare? Qualcuno potrebbe dire - Ma anche il Concilio Vaticano II ha lasciato intravedere che noi siamo molto vicini alla veritàž ma che non siamo i possessori della veritàž e che tanto meno formule possono tradurre in maniera completa la pienezza della verità-. Non sarebbe meglio sentirsi tutti orientati verso la ricerca della veritàž in cammino verso la veritàž che è qualcosa che ci attende nel futuro? Allora la cosa primaria è eventualmente la ricerca della veritàž e la ricerca della verità la si può fare anche con quelli che non sono ancora credentiž di altre religioniž gli uomini di buona volontàž di culturaž di altre filosofie. Come pensare il rapporto tra religione e verità? Anche perchéž capite benež la storia del cristianesimo ci fa capirež e qui viene la seconda perplessitàž che qualche volta questo attaccamento alla verità ha portato delle cattiverie nei confronti del prossimož delle severità eccessive. Persone che sono state condannate a mortež e magari a una morte dolorosa e brutalež non moltissimež però ci sono statež persone bruciatež perché si riteneva che fossero una minaccia gravissima alla verità. Il papa ha chiesto perdono per questo. Non basta chiedere perdono; se noi continuiamo ad insistere sulla verità potremmo incorrere in errori analoghi. Il compito vero delle religioni non è invece quellož che il Vangelo di Giovanni continua a sottolinearež cioè di diffondere lŽamorež la comprensionež la tolleranza? Se voglio arrivare alla verità e voglio che anche gli altri arrivino alla verità come devo farež qual è la strada più giusta? Anche nel caso che io ottenessi una verità di primaria importanza qual è la strada più giusta per aiutare anche altri ad arrivare alla verità? EŽ quello di litigarež di imporrež o non è piuttosto quello di immedesimarsi nei problemi dellŽaltrož mettermi dal suo punto di vista ež cominciando col dargli rispettož simpatiaž ragionež eventualmente amichevolmente condurlo verso la verità? Allora è prima di tutto lŽamore quello che è al serviziož intanto dellŽuomož della pacifica convivenzaž della fraternità; e in questa atmosfera di fraternità forse anche la verità si avvicina. Allora la religione potrebbe servire a essere quella che mette al primo posto lŽamicizia con le personež qualunque esse sianož e insieme con lorož in un secondo momentož eventualmentež non la difesaž la ricerca comune della verità. Nel "LŽInfedele" di ieri sera il Vattimo dicevaž giocando con le parolež certož ma la cosa va pensataž che una volta si diceva - Amicus Platož sed magis amica Veritas -; e lui suggeriva se non sarebbe più cristiano dire - Amica Veritasž sed magis amicus Plato-. Una volta si diceva - Platone è mio amicož ma la verità mi è ancora più amicaž per cui se Platone non dice la verità non mi è più amico-. E lui diceva - Ma forse sarebbe meglio oggi dire il contrario " Io sono amico della veritàž ma sono ancora più amico di Platone"-. E per non perdere la solidarietàž lŽamicizia di Platone non dico che rinuncio alla veritàž ma non insistož non dico nientež taccio. Eccož sono cose a cui bisogna pensarež perché questo amicus Plato che vale più della veritàž vale anche più della giustizia? Allora per non perdere lŽamicizia con Saddam Hussein primaž e con Bush adessož lascio perdere verità e giustizia? Cerco il dialogo a tutti i costiž al di sopra di tutto? Il valore supremož cŽè un valore supremo? EŽ la verità o è la concordia con le persone? Attenti bene perché qui si insidia il pericolo che sia la comodità di una pace tranquilla. Eccož questi sono i problemi che vengono suscitati secondo me da questa sottolineatura. - I miei discepoli sono quelli che si amano- LŽultima frase del Vangelo sembrerebbe dar ragione alla faccenda di Vattimo dellŽamicus Plato - Da questo tutti sapranno che siete miei discepoliž se avrete amore gli uni per gli altri -. Non dice - Se avrete amore per la verità-. Vi lascio un ultimo pensiero cosí poi continuate a riflettere. Gesù però ha dettož e lo sentirete anche nella preghiera alla fine delle offertež - Dacci o Signore la luce o illuminaci con la tua verità-. Quindi è necessaria la verità. Ma Gesù una volta disse - Io sono la viaž la verità e la vita-. Quando disse io sono la verità cosa intendeva dire? Che è una dottrinaž che è un insegnamentož che è una formulazione? O che è il suo modo di amare che è la verità? Quel io che rappresenta la persona di Gesù che cosa è? Il crocefisso. EŽ quello che ha dato la vita per i discepoliž che non ha cercato di salvare la sua vita ma quella degli altri. EŽ questa la verità? Allora capite che la cosa comincia a costare un poŽ cara. Perché si fa presto a parlare di primato dellŽamorež ma quando in nome del primato dellŽamore tu devi perdere perfino la vitaž e prima della vita la libertàž i soldiž allora cosa facciamo? Eccož vedetež questo è uno dei tanti aspetti problematiciž per non dire drammaticiž che una persona che vuol vivere nel nostro tempož cercare di giudicare quello che succedež prendere posizionež e nello stesso tempo unirsi a Cristož si trova a dibattere con queste due esigenze: che cosa devo mettere prima? LŽamore? LŽamore con tuttiž nessuno escluso? Come possono stare insieme da un lato lŽamore per le personež anche i delinquenti? Io devo amare anche inglesi e americani torturatoriž non soltanto i torturati. Come si fa a mettere insieme amore e verità? Vedetež forse la grandezza del cristianesimo è quella che i problemi non li sa risolverež ma li sa proporre. E la Chiesa cristiana è il luogo dove queste cose vengono dette a tutta la gente che vuole ascoltarle perché ci pensino. Questa per me è la grande capacità formativa e promozionale per lŽintelligenza e la libertà della persona del Cristianesimo. Che ti dice - Devi pensare a queste cose! Io non ho la soluzione. Ma la tua vitaž se vuoi essere un uomo che merita il nome di cristianož è che devi soffrire per cercare di risolvere questi problemi-.