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Omelia XXXI DOM. T.O. C del 31Ottobre 2010

La prima lettura mi sembra interessante. Intanto all’inizio c’è un paragone (questo non è un commento serio) c’è un paragone che pare quasi che l’autore di questo libro abbia previsto quella sensazione di immensità non misurabile dell’universo che abbiamo noi oggi se ascoltiamo quello che ci dicono gli astronomi. “Tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia”. Effettivamente¸ perché si possa immaginare un Dio che abbraccia con lo sguardo i miliardi di galassie si deve proprio dire che deve essere capace di considerare tutto questo come polvere in maniera da poterla abbracciare in un sguardo. E¸ in mezzo a questa immensità incommensurabile¸ c’è un piccolo granellino di polvere¸ anzi¸ meno di un granellino di polvere che è la terra. Niente di fronte a tutto il testo¸ eppure¸ per il momento¸ uno dei punti più interessanti dell’intero universo. Ce ne saranno magari altri¸ non ne abbiamo trovato neanche uno. Questa terra¸ in questa baraonda è “Come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra” è un niente dove¸ però¸ c’è una quantità di cose che forse interessano a Dio più di tutte le galassie. Per caritภè pura combinazione che si possa fare questo paragone¸ ma già l’autore della Sapienza aveva capito che la proporzione tra la vastità del cielo¸ che allora appariva molto meno grande di quello che appare oggi a chi deve fare sempre potenza di venti¸ trenta¸ quaranta zeri. Allora¸ già però la terra appariva loro come goccia di rugiada. E’ stato geniale in questa immagine¸ ma dico questo solo per farvi notare che¸ a pensarci bene¸ il brano che abbiamo letto¸ insieme con altri brani del Libro della Sapienza¸ che è scritto in greco non in ebraico e non fa parte della Sacra Scrittura¸ secondo ebrei e protestanti che li seguono¸ ha una presentazione del modo di fare di Dio di una finezza che è raro trovare nella Bibbia perché¸ se ci pensate¸ ammesso che la Bibbia l’abbiate almeno sfogliata¸ non pretendo letta ma almeno sfogliata¸ forse vi sarete accorti che¸ a dire il vero¸ non è che ci siano dei tentativi di parlare di Dio e di descriverlo sufficientemente elaborati¸ artisticamente ben fatti¸ di Dio si parlava nella Bibbia in maniera alle volte molto stringata¸ alle volte¸ direi in maniera allusiva¸ sí¸ ma un po’ volgare. Pensate al Dio dell’Esodo: fuoco¸ terremoto¸ spavento¸ parla solo con Mosè¸ il popolo terrorizzato¸ ha travolto nel mare il faraone¸ i suoi carri¸ l’esercito. Assomiglia ad un dio pagano¸ muscoloso¸ forte¸ uno Schwarzenegger divino o un Bud Spencer che si comporta come combattente. In Esodo 15 è chiamato “Il Guerriero”. Noi ci siamo abituati a queste immagini¸ poi le leggiamo con voce soave quando leggiamo questi testi e sfuggono via. Alle volte¸ nell’A.T. è bello trovare anche dei testi primitivi¸ un po’ rozzi¸ però la finezza di questo testo della Sapienza che ha assorbito¸ direi¸ l’eleganza del greco¸ è molto bello. Anche il N.T. è abbastanza reticente¸ scarso di immagini per parlare di Dio¸ sí¸ usa la parola Padre¸ lasciando a ciascuno di immaginarlo come vuole… Questo è molto fine. “Hai compassione di tutti perché tutto puoi” questa è un’idea caratteristica del libro. Siccome tutto può¸ non ha paura di nessuno¸ è autosufficiente¸ è nella gloria¸ non teme niente¸ allora ha compassione perché è la sicurezza che rende buoni e compassionevoli¸ è la paura che rende invece violenti per prevenire l’avversario. “Chiudi gli occhi sul peccato degli uomini”. Chiudi gli occhi è una traduzione di un unico verbo in greco che significa appunto non guardare¸ poi hanno aggiunto “Aspettando il loro pentimento”¸ ma aspettando non c’è¸ hanno cercato di tradurre una frase greca molto sintetica dove “Chiudi gli occhi sul peccato degli uomini” - eis metanoian - verso il pentimento¸ in vista del pentimento¸ diceva la traduzione prima. Loro hanno messo aspettando¸ però questo è interessante perché Dio non aspetta che gli uomini si pentano con le loro forze¸ ma fa finta di niente perché è questo che susciterà il pentimento: lo precede. E questa è una cosa che fa anche Gesù: arriva uno in sinagoga¸ siccome è sciancato tutti diranno: “Sarà un castigo per i peccati” e lui non lo saluta neanche ma gli dice: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. E’ questo che lo fa pentire: che viene trattato come un giusto. La stessa cosa per Zaccheo. “Pubblicano¸ ladro¸ ci ha portato via i soldi¸ riscuote le tasse¸ si arricchisce” e lui¸ poverino¸ va sulla pianta¸ qualcuno dice ch è perché era piccolo di statura¸ e Gesù era attorniato dalla folla. Qualcun altro ha anche suggerito che potrebbe essere Gesù che è piccolo di statura. E questo interessava¸ soprattutto nel Medio Evo¸ quelli che volevano immaginare: “Non lo vedeva perché Gesù era piccolo di statura ed era circondato dalla gente¸ però se va sulla pianta...”¸ tant’è vero che quando Gesù arriva alza gli occhi. Chissà se era Gesù o era Zaccheo che era piccolo di statura. Ma queste sono sciocchezze¸ di fatto non si potrà mai risolvere il problema¸ però Zaccheo è soltanto curioso di vedere Gesù e¸ anche qui¸ Gesù lo anticipa: “Oggi mangio da te anzi¸ stanotte dormo da te” e tutti scandalizzati. Chiude gli occhi perché sa che questo non denunciare… Gli uomini hanno bisogno di denunciare e lo fanno volentieri: smascherare il peccato di chi si crede giusto¸ lo fanno anche gli ecclesiastici. Dio non ha bisogno di fare questo¸ non ha paura ed allora sceglie la tattica opposta: fa finta di niente. La persona intelligente si accorge che Dio non l’ha rimproverato non l’ha sbugiardato davanti alla gente perché Dio è un Signore¸ ed allora capisce quanto ha sbagliato trascurando la dignità della sua persona. E’ modo di salvare chi era perduto che noi uomini non possiamo permetterci¸ se tentassimo di farlo¸ come qualche volta si fa¸ finiremmo per dover poi trovare degli antidoti perché il delinquente¸ quando si vede beneficato da noi¸ ne approfitta per saltarci addosso con maggiore violenza. A Dio non si può saltare addosso. Trattare troppo bene i delinquenti è da stupidi ed è atto di superbia¸ come se noi potessimo permettercelo. Noi siamo dei poveretti che dobbiamo difenderci ed è meglio difenderci prima che ricorrere ai ripari dopo. Bisogna stare attenti di non giocare da marionette sciocchine con i diritti umani perché alla fine si rispettano quelli dei delinquenti e non si difendono quelli degli innocenti. Questo è il vero male della giustizia¸ soprattutto quella penale¸ questa illusione superba: “Io posso permettermi di dare tutti i diritti all’imputato e nessuno all’offeso”. Dio può permetterselo ma la differenza tra Dio e l’uomo non la si capisce più¸ la capiva l’autore della Sapienza. “Tu hai compassione di tutti perché tutto puoi”¸ noi che non possiamo tutto non dobbiamo avere compassione di tutto e di tutti. Possiamo permetterci qualche volta di tentare con un pochino di compassione. Un conto è la compassione per chi soffre e un conto è la compassione per chi ha fatto soffrire altri. Questa seconda compassione spesso è un delitto perché non coglie la differenza fra la nostra debolezza e l’onnipotenza di Dio. Può darsi che voi non condividiate nulla di quello che ho detto¸ come spesso succede¸ ma è meglio cosí perché ognuno deve farsi un suo giudizio e io¸ qualche volta¸ faccio apposta a cercare di smantellare quelli che mi sembrano¸ forse sbaglio¸ ma mi sembrano luoghi comuni privi di fondamento. Poi prosegue il testo “Tu ami tutte le cose che esistono¸ non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato perché se avessi odiato qualcosa non l’avresti neppure formata”. Questo senso del valore di ogni creatura¸ questa è ecologia ante litteram di cui non ci siamo accorti se non quando¸ per altre ragioni¸ anche noi abbiamo scoperto che bisogna rispettare tutto¸ anche quello che a prima vista pare che sia dannoso¸ semplicemente perché si è rotto qualche equilibrio. Sembra quasi prebuddista questo modo di parlare¸ anche la formica¸ anche la zanzara. Questo senso di una onnipotenza del creato che non ha fatto niente di sbagliato. E questo è un modo di aver fede in Dio¸ che affiora ogni tanto¸ anche in altri passi dell’A.T. Anche qui Gesù ce l’ha questo sentimento: “Guardate i gigli del campo”¸ Gesù ce l’ha¸ l’A.T. qualche volta. “Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?.” E poi ci sono altre due cose interessanti: “Signore amante della vita perché il tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose”¸ qualcuno direbbe che questo è un panteismo un tantino esagerato. Forse qui ci si poteva chiedere¸ dal momento che in greco c’è il neutro e non è necessario usare la parola cosa se non era possibile tradurre “Il tuo Spirito incorruttibile è in tutti” lasciando intendere che è un maschile non un neutro. Anche perché l’amante della vita che c’è prima in greco è philopsicos¸ psike di per sé è l’anima¸ non è la vita. Quando traduce l’ebraico traduce una parola che in ebraico significa vita. Lo si è già detto prima che tutte le cose dipendono da lui¸ forse in questa seconda frase si vuol dire”Tu sei amante della psiche”¸ cioè tu sei amante dell’anima¸ non da intendere come sostanza¸ sei amante di chi ha pensiero e capacità di amare¸ praticamente sei amante dell’uomo perché il tuo Spirito incorruttibile è in tutti. Ecco¸ era soltanto per farvi vedere¸ come amo spesso fare¸ che la Sacra Scrittura¸ letta con calma¸ con pazienza… Io adesso mi sono vantato di dire due parole greche¸ magari sbagliate¸ ma non è necessario studiare il greco¸ basta un buon italiano¸ basta per esempio confrontare due o tre traduzioni¸ cosa che si può fare cosí ci si rende conto che forse c’era un testo un po’ enigmatico nell’originale¸ che può aprirsi a tanti significati perché¸ vedete secondo me¸ molta gente dice che non crede in Dio perché se n’è fatta un’immagine distorta¸ superficiale¸ un po’ schematica ed allora lo considera un essere superfluo. Quando si dice la parola Dio bisogna fermarsi un momento e bisogna sapere che bisognerà coltivare pensieri acuti¸ pensieri ben controllati quando si cerca di dire chi è¸ che cos’è¸ cosa fa. L’ultima parte del testo che abbiamo letto¸ ecco perché prima dicevo che probabilmente il “Tutte le cose” va tradotto tutti¸ “Tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano”¸ il pensiero ho già commentato prima. “Li ammonisce ricordando loro in cosa hanno peccato” qui è tradotto benino. Si usa correggere¸ si usa ammonire¸ sono verbi curati bene¸ per esempio non hanno usato “Rimproverare” che c’era nella vecchia traduzione perché bisogna rispettare la delicatezza del linguaggio¸ questa arte di Dio che¸ di nuovo ripeto¸ noi molte volte non ce la possiamo permettere. Se la possono permettere i genitori¸ per esempio¸ perché i loro bambini non fanno delitti¸ fanno soltanto dei piccoli sbagli¸ allora sí bisogna imparare a correggere a poco a poco¸ ricordando loro in che cosa hanno peccato. Ricordare è un verbo che nel mondo degli ebrei non significa soltanto aver memoria ma invitare a ripensare¸ abituando le persone a fare una specie di esame di coscienza o¸ se volete¸ di autoanalisi alla buona: “Ma ti sei chiesto perché lo hai fatto?” “Perché¸ messa da parte ogni malizia¸ credano in te¸ Signore”. C’è insieme una visione di Dio ed una piccola lezioncina di attività educativa. E siccome l’anno prossimo sarà tutto dedicato¸ soprattutto dalla Chiesa italiana¸ al problema dell’educare¸ quando troveremo nella Scrittura qualcosa che ci illumina si questo punto¸ io cercherò di farvelo notare.