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Omelia XXX DOM. T.O. C del 24 Ottobre 2010

La prima lettura riprende un tema sul quale abbiamo già dovuto discutere in più domeniche per colpa di san Luca che è sempre interessato al tema della preghiera ed allora il vangelo ha attirato a sé testi dell’A.T. che hanno come tema la preghiera e¸ a pensarci bene¸ ad essere onesti¸ la prima lettura è smentita continuamente dai fatti. Che il Signore è giudice¸ d’accordo¸ che non è parziale a danno del povero¸ d’accordo¸ ma che ascolta la preghiera dell’oppresso è una pia illusione¸ che non trascura la supplica dell’orfano¸ pure. “La preghiera del povero attraversa le nubi¸ non si quieta finché non sia arrivata¸ non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto” e qui spunta la verità che è quella che abbiamo sentito anche domenica scorsa. Il Signore pare che voglia ascoltare la preghiera degli oppressi però è sempre occupato¸ non ha tempo di ascoltarla per cui bisogna continuare a ripeterla. E sono interessanti questi testi perché da un lato vorrebbero che fosse vero quello che loro desiderano¸ cioè che in Dio ci sia una prontezza di intervento per aiutare chi ha bisogno¸ dall’altro lato sanno¸ come già avevamo visto in Abacuc¸ è diventato il protagonista di questo autunno sant’agatino¸ per merito mio Abacuc è diventato un personaggio di primo piano¸ sanno che bisogna aspettare¸ aspettare¸ aspettare e c’è gente che muore prima di aver visto l’aiuto del Signore. Quanti bambini in Africa muoiono¸ per colpa nostra¸ si intende¸ questo è vero e qui¸ forse¸ c’è già una piccola verità: non si può pregare il Signore quando le cose potremmo farle noi se fossimo soltanto un tantino più onesti e non sprecassimo i nostri beni quaggiù per comodità nostre invece di programmare seriamente un aiuto ai paesi dell’emisfero meridionale. Oggi è la giornata delle missioni¸ pregare Dio che intervenga per far cessare le guerre in Africa¸ perché aiuti i bambini a non diventare ciechi¸ a non morire è un sacrilegio. Dio giustamente dice: “Incomincia tu a fare qualcosa” e il qualcosa¸ sí¸ noi privatamente¸ personalmente non possiamo far altro che mandare un po’ di soldi a quelle associazioni che ci tempestano di pubblicitภche spendono l’80% di quanto ricevono per fare pubblicità o per pagare i loro dipendenti e mandano le briciole in Africa e¸ cosí¸ qualche proteina arriva e salva i bambini dalla morte. Ma è tutta una manovra malfatta che non funziona. La cosa che funziona meno peggio¸ ho il coraggio di dirlo¸ sono spesso i missionari che vanno¸ anche loro hanno bisogno di spese¸ anche lí qualche spicciolo si perde ma lí c’è una serietà di fondo¸ e intendo dire anche i missionari delle Chiese protestanti. Le Chiese sono oneste nella loro missione¸ delle altre organizzazioni¸ può anche darsi che lo siano¸ ma la caterva di pubblicità che riempie le cassette mi fa pensare che ci sia sotto qualcosa¸ qualche traffico. Le Nazioni Unite con UNICEF e FAO sprecano soldi anche loro¸ ma¸ forse¸ qualcosa fanno. Non ha senso pregare Dio¸ capite¸ non ha senso. Quando noi siamo capaci di costruire con la nostra tecnologia moderna¸ i prodigi della tecnica che costruiamo¸ quando possiamo permetterci novecento canali nella nostra televisione e non siamo capaci di risolvere il problema dell’acqua… Dio non aiuta gli imbecilli¸ non aiuta i disonesti¸ non aiuta gli ipocriti. Al tempo della Bibbia aveva più senso pregare Dio perché gli uomini di quel tempo erano ancora impotenti¸ a livello di conoscenza scientifiche e¸ soprattutto di capacità tecnologica¸ non avevano niente. Il progresso tecnologico dovrebbe aver portato con sé una più efficace capacità di aiutare quelli che hanno bisogno e¸ soprattutto¸ di integrarli nel nostro sistema produttivo. A queste cose bisogna pensare. Celebrare la giornata missionaria vuol dire occuparsi di questo¸ dopo non combineremo niente¸ lo so¸ perché è molto difficile organizzare dalla base tutto questo¸ però io ho l’impressione¸ perché io credo in Dio¸ io ho l’impressione che se noi ci organizzassimo veramente ed incominciassimo a studiare cosa si potrebbe fare con serietภallora potremmo pregare e può darsi che la nostra preghiera venga ascoltata. Gli autori della Bibbia non avevano¸ ripeto¸ nessuna possibilità concreta¸ ma non solo gli autori della Bibbia¸ tutti i poveri del mondo antico¸ come in parte quelli che adesso vivono in un mondo antico che sopravvive e che è stato però rovinato dal nostro ingresso che è l’Africa e¸ in parte¸ l’America Latina dove molta gente vive ancora con i mezzi tecnologici del tempo della Bibbia¸ in più ha degli strumenti che noi abbiamo portato là che sono strumenti che diventano di spreco e non di produzione. Ma io non sono un sociologo¸ forse dico anche delle cose sbagliate ma¸ certamente¸ quello che voglio dire è che noi dobbiamo renderci conto che la nostra maturità tecnologica deve spingersi a finalizzare¸ molto di più di quanto non facciamo¸ le nostre capacità e risorse per il bene dell’intera umanità. Allora ha senso pregare Dio e può aver senso anche pregare Dio per sé stessi¸ perché ci guarisca dalle malattie e perché ci protegga. Pregarlo in questa nostra indifferenza e assurdità di vita è bestemmia ed è meglio non farlo¸ non preghiamo. E questo è un commento¸ se volete acido¸ alla prima lettura. “Il povero grida¸ il Signore lo ascolta”¸ non è vero che lo ascolta. “Il volto del Signore è contro i malfattori”¸ non è vero¸ e perché allora la Bibbia lo scrive? Secondo me lo scrive per farci capire che o siamo noi per primi contro i malfattori¸ o siamo noi per primi che ascoltiamo il grido del povero e facciamo il possibile. Io ho l’impressione che nel mondo antico si facesse¸ in proporzione¸ molto di più di quello che si fa oggi¸ con la loro incapacitภfacevano di più. Il dogma dell’ospitalitภper esempio¸ che adesso viene sbandierato in maniera ipocrita¸ allora: “Chi tocca l’ospite merita la morte se lo maltratta”¸ quella era l’unica cosa che loro potevano fare: lavargli i piedi¸ dargli da mangiare¸ farlo dormire per terra ma non sotto la pioggia e lo facevano. E consideravano delitto degno di morte chi non lo faceva. Noi abbiamo perso tutto¸ noi che potremmo fare moltissimo¸ non facciamo niente. Allora Dio non ci ascolta¸ e fa bene a non ascoltarci¸ ci mancherebbe altro. Dio non è complice della negligenza umana. Anche il vangelo non mi piace più di tanto¸ il vangelo¸ secondo me¸ è un pochino inquinato da quella solita mania dei primi cristiani¸ che avevano anche loro tanti difetti¸ di parlar male dei farisei. Ce l’avevano su con loro e facevano delle caricature¸ non dei veri ritratti. Luca¸ però¸ non è neanche riuscito a rendere cosí antipatico questo povero fariseo. In fondo ha soltanto parlato e verbalmente è stato un po’ stupido: “Non sono come gli altri uomini ladri¸ ingiusti¸ adulteri”. A parte che questo lo pensiamo tutti noi perché nel nostro intimo noi diciamo: “Io non sono come quello là però¸ sí¸ sono andato a donne qualche volta¸ però la mia famiglia… Io non sono…”. Io non sono come è il nostro modo normale di pensare¸ io per primo. La cosa sgradevole è: “Come quel pubblicano”¸ questa è una scortesia. Sí¸ ma Dio non manda a casa non giustificato uno solo perché è scortese. Ecco perché io continuo¸ l’ho detto tutti gli anni quando capita questo testo¸ continuo a consultare vocabolari di greco antico sperando che quel famoso “para” con l’accusativo¸ che è usato in greco qui¸ possa avere lo stesso valore del “para” con il dativo¸ e cioè che si possa tradurre: “Vi dico che questi tornò a casa giustificato più dell’altro”¸ permettendo anche al fariseo di tornare a casa giustificato più con fatica¸ non a differenza dell’altro. Ho consultato un professore di greco più bravo di me¸ ma siccome lui è mio amico¸ mi ha detto: “Si¸ hai ragione¸ si può”¸ ma non è vero¸ secondo la grammatica si deve proprio tradurre “A differenza di”. E¸ questo mi dà un po’ fastidio perché questo fariseo non ha fatto niente di male alla fine¸ è proprio come noi anche perché se avesse ragione Luca il povero Paolo nella seconda lettura dovrebbe essere già all’inferno da un pezzo. “Sto già per essere versato in offerta¸ è giunto il momento che lasci questa vita”¸ e poi¸ l’elogio di sé¸ altro che quello del fariseo. “Ho combattuto la buona battaglia¸ ho terminato la corsa¸ ho conservato la fede”¸ più superbo di cosí! “Mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore¸ giudice giusto¸ mi consegnerà in quel giorno”. Ha il diritto ad avere la corona! Ecco perché Luca è sfasato in questo¸ perché questo orgoglio di Paolo¸ se serve per avere il coraggio di andare avanti¸ pur essendo in prigione¸ forse quello del fariseo era soltanto un vuoto vanto di sé¸ ma Luca è superficiale quando dice che non ci si deve compiacere dei risultati positivi che si sono fatti per diventare più virtuosi¸ più buoni¸ più capaci¸ più attivi. Il compiacimento non è niente di male se serve per incoraggiarci ad andare avanti¸ anche quando ci colpisce la difficoltภquando troviamo degli ostacoli. E’ poco psicologo Luca¸ lo è molto di più l’autore della Lettera a Timoteo il quale è ammirato perché Paolo in prigione dice: “Qui nessuno mi ha aiutato ma non perdo tempo a chiedere a Dio di vendicarmi¸ non se ne tenga conto. Il Signore¸ però¸ mi è stato vicino”. L’aiuto degli altri non c’era ma non ha perso tempo a protestare¸ a lamentarsi¸ si è fatto coraggio¸ ha continuato a combattere la buona battaglia e dice il testo¸ io non ho motivo di dubitare che sia stato cosí¸ “Mi ha dato forza perché potessi portare a compimento l’annuncio del vangelo e tutte le genti lo ascoltassero”. Tutte le genti non vuol dire il mondo intero¸ vuol dire che lui in un processo a Roma è riuscito a spiegare qualcosa della sua fede e a parlare di Cristo a dei giudici pagani che stavano¸ forse¸ per condannarlo ed è riuscito a farlo con la sua arte oratoria¸ perché era bravo a parlare¸ in maniera che ha ottenuto un uditorio a cui parlare di Cristo che non si sarebbe mai aspettato di poter avere. La cosa fu probabilmente messa a verbale per cui i funzionari dell’impero erano stati informati correttamente. Questa è missione¸ questo è coraggio di persona. E’ umiltภse volete¸ purché per umiltà non si intenda essere dei codardi¸ essere dei paurosi. Umiltà e menefreghismo spesso vanno insieme e si sta pigramente nel proprio comodo. L’umiltà deve essere¸ come si dice teologicamente¸ ispirata dalla fede e dalla carità. C’è anche un’altra pista interessante di riflessione: tutte le virtù umane¸ quelle che filosoficamente si apprezzano¸ collegate con la teologia¸ cioè con la fede¸ cioè inserite in un contesto nel quale Dio approva¸ Dio aiuta¸ Dio dà l’esempio¸ si arricchiscono di valore e si precisano meglio e si vede meglio quale è la loro positività perché tutte le virtù tendono ad essere equivoche e¸ come niente¸ si trasformano nel vizio opposto. L’umiltภper esempio¸ si trasforma appunto in giustificazione della propria inerzia¸ in pigrizia. “Sporcati le mani piuttosto¸ mettici un pochino di superbia e di narcisismo”. Lo dissi anche in un’altra vecchia predica. Questo sempre per dire come la Scrittura pizzica qua e là e¸ alle volte¸ ci sono dei testi che sono ricchi di profondità e di intuizioni ben formulate. Altre volte¸ come in questo testo di Luca¸ cosí come si diceva che anche Omero ogni tanto si addormenta e anche Dante¸ nella Divina Commedia¸ cosí anche l’evangelista¸ ogni tanto¸ si addormenta e scrive malucccio. Paolo usa continuamente nelle sue lettere¸ e lo sapete perché se ne è parlato nell’anno paolino¸ il verbo kauchàomai che significa vantarsi. L’uomo ha diritto di vantarsi¸ però deve vantarsi di quello che veramente vale. In particolare deve vantarsi della vicinanza di Dio alla sua persona e della sua lealtà nei confronti di Dio. “Io mi vanto nel Signore”. Il fariseo forse si vantava della sua meschina osservanza¸ era chiuso in sé stesso¸ era stupido. Paolo si vanta nel Signore: “Il Signore mi è stato vicino¸ mi ha dato la grazia”. Allora capite che l’umiltà non è più una strategia per mantenere il proprio buon nome¸ la propria dignitภnon è un desiderio estetico di non dar motivo agli altri di deriderci o di prenderci in giro o di accusarci. L’umiltà diventa un modo per servire ed amare Dio. Ecco¸ ho circolato forse in maniera superficiale in diversi strati e non ne ho approfondito nessuno¸ però continuate voi a riflettere su questo¸ sia su questo dovere che forse ho espresso in maniera un po’ da comizio¸ però il dovere di prendere sul serio¸ da cristiani¸ questa necessità di incominciare a superare il divario tra lo spreco dell’emisfero nord e la miseria in cui continua a rimanere il sud. Sarà colpa loro¸ ma non ci si può accontentare di questo¸ bisogna attivarsi un momentino di più ed allora si può pregare. E poi anche questa seconda parte nella quale ho cercato di far capire come bisogna strutturarla bene la formazione della propria personalitภquesto varrebbe soprattutto per i giovani. Cosa vuol dire essere umili¸ cosa vuol dire essere superbi¸ cosa vuol dire essere invidiosi¸ cosa vuol dire il coraggio? Si fa alla svelta a passare dal coraggio alla violenza¸ dall’umiltà alla pigrizia. E che aiuto mi dà la visione cristiana delle cose¸ il modello Gesù. Ecco¸ è soltanto una pista di riflessione per la vostra personale meditazione.