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Omelia XXVII DOM. T.O. C del 3 Ottobre 2010

Ricorderete che alcune settimane fa c’era una parabola che diceva esattamente il contrario di quella che abbiamo letto oggi¸ cioè diceva “Beati quei servi che al suo ritorno troverà ancora svegli. In verità vi dico¸ si stringerà le vesti ai fianchi¸ li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E¸ se giungendo nel mezzo della notte¸ o prima dell’alba¸ li troverà cosí¸ beati loro”. Esattamente l’opposto di quello che c’è scritto nel testo di oggi. Queste sono le vere difficoltà nell’apprezzamento della Sacra Scrittura¸ che uno si domanda come mai. Allora¸ evidentemente¸ lo studioso ed il credente affezionato alla Scrittura cercano di trovare tutti gli appigli per mettere insieme i due testi dicendo che sono solo apparentemente contrastanti. Ma è un lavoro faticoso questo e¸ direi¸ che Luca contribuisce molto a mettere nel suo vangelo queste complicazioni. E questa è una piccola osservazione¸ soltanto iniziale¸ alla seconda parte del brano evangelico di oggi. E’ molto strano però¸ non è facile mettere insieme i due testi perché là si parla del servo che ha atteso con pazienza la venuta del Signore¸ quindi¸ anche quel testo parlava sostanzialmente della fede come attesa della venuta di Dio¸ e là si diceva chiaramente che quando il Signore viene¸ assomiglierà ad un padrone che¸ avendo trovato il suo servo che l’ha aspettato durante la notte pur essendo appena ritornato dal viaggio¸ il padrone serve il suo servitore e gli dice: “Bravo¸ mi hai aspettato¸ adesso ti faccio da mangiare¸ mangia tu¸ al massimo mangiamo insieme”. Perché adesso c’è una parabola opposta? “Cosa credete voi¸ per il fatto di aver lavorato tutto il giorno¸ che quando viene a casa alla sera vi dica: Adesso riposatevi?”. No¸ è un padrone esigente¸ direi opprimente il quale dice: “Non mi interessa se hai lavorato tutto il giorno¸ adesso mi dai da mangiare e poi¸ eventualmente¸ mangerai anche tu. Cosa credi di essere? Sei soltanto un servitore”. Sono due modi opposti e¸ direi¸ che non c’è possibilità di collegarli uno all’altro cercando una via di mezzo. Eventualmente si potrebbe invitare qualche filosofo dialettico¸ il quale ci illustri che non è possibile parlare di Dio in una maniera coerente perché Dio è l’assoluta trascendenza¸ il mistero incomprensibile e¸ per far capire questo¸ i testi evangelici possono aver detto: “Guarda che Dio può essere presentato in un modo¸ può essere presentato al contrario perché Dio è imperscrutabile¸ è arbitro¸ è il despota del mondo antico che può fare quello che vuole”. E’ possibile¸ però voi capite come questa immagine sia dura da accettare. E poi non siamo neanche sicuri che l’intenzione dell’evangelista sia questa. Potrebbe avere messo la distinzione sul piano antropologico¸ anche se poi non lo dice chiaramente nel testo. Il primo servo è il servo fedele che¸ per amore del suo padrone¸ sta su anche di notte. Il servo del testo di oggi è il solito lavoratore malcontento che¸ in fondo¸ odia il padrone¸ pretende di avere dei diritti che devono essere riconosciuti¸ ed allora il padrone lo umilia dicendo: “Sta’ al tuo posto¸ non cercare di presentarti come il mio salvatore. Tu sei uno che vale quel poco che vale e non puoi pretendere niente”. Allora sono diverse le figure umane che vengono presentate. Allora¸ si potrebbe dire che mettendo insieme i due testi il testo di prima¸ quello di poche domeniche fa¸ voleva dire: “Se tu sei davvero umile¸ sinceramente devoto¸ affezionato allora vedrai che il padrone se ne accorgerà e ti tratterà bene. Se tu sei uno che avanza pretese¸ crede di essere chissà cosa¸ un superbo¸ un millantatore¸ allora sappi che il padrone non è stupido e ti costringerà a prendere atto che non meriti niente”. E allora sarebbe un modo per presentare la capacità di Dio di individuare dove sta il vero pregio¸ la vera virtù di una persona che¸ magari ipocritamente¸ finge di essere buono ma non lo è e¸ viceversa¸ dove sta invece la bontà autentica di una persona che umilmente serve. E’ probabile che la via per armonizzare i due testi sia questa. E probabilmente il difetto degli evangelisti è che non hanno saputo organizzare i loro scritti in maniera da intitolare in maniera chiara l’uno e l’altro testo per far capire dove miravano l’uno e l’altro testo¸ li hanno semplicemente accomunati insieme in una specie di dossier¸ forse perché sono tutti testi che sono nati per ragioni pratiche come prontuari per i predicatori e non pretendevano di essere dei libri esaurienti che presentassero il mistero di Cristo. Allora tocca a noi interpreti dire: “Possono accomodarsi insieme perché effettivamente rappresentano¸ sia pure apparentemente con una opposizione inventata¸ però rappresentano due situazioni che conosciamo bene nella vita. C’è colui che è veramente attaccato al lavoro perché ci crede¸ ed allora questo lo dobbiamo premiare¸ c’è un altro che¸ apparentemente lavora perfino più di lui¸ ma in realtà lo fa non per amore¸ lo fa perché sopporta malvolentieri questo compito che gli viene dato e pretende. Allora¸ saggiamente¸ a chi pretende si oppone il rifiuto e a chi umilmente non chiede si fa il regalo. A pensarci bene¸ anche noi facciamo cosí: a chi gratuitamente¸ che davvero con sincerità di cuore¸ ci ha fatto un favore¸ facciamo un regalo. Quello che si vanta di essere stato bravo e chiede che gli diciamo grazie¸ glielo diciamo a malincuore e non gli facciamo nessun regalo. Ecco¸ allora¸ che ragionando si arriva a mettere insieme le cose. Io ve l’ho già detto tante altre volte. Se uno legge la Bibbia¸ direi con atteggiamento indifferente¸ dice: “E’ piena di stupidaggini¸ si contraddice¸ una caterva di scemenze”¸ se è persona educata forse usa parole meno dure. Se uno invece legge la Bibbia dicendo: “Io voglio bene a questo libro¸ lo amo¸ lo rispetto”¸ allora prende sul serio¸ non scarta subito come scorrettezze le prime contraddizioni che trova nel testo¸ ci riflette sopra e capisce che sono probabilmente malamente presentate¸ ma contengono molta saggezza¸ solo che¸ come vi ho detto altre volte¸ per poter valorizzare la Bibbia in questo modo bisogna prima aver fiducia nella Bibbia¸ bisogna amarla prima di usarla. Lo studioso indifferente finisce per trattarla come un libro pieno di difetti. Il credente che le vuole bene¸ vede che ci sono delle carenze e dei difetti ma ne capisce la ragione e ne trae un senso positivo. La stessa cosa¸ secondo me¸ vale per la prima frase del vangelo e¸ a pensarci bene¸ è una frase priva di senso¸ sciocca e sostanzialmente falsa. “Se aveste fede quanto un granello di senape¸ potreste dire a questo gelso: Sradicati e va a piantarti nel mare”. E’ un’idiozia! Cosa vuol dire? Perché uno deve mettere una pianta nel mare? Che maniera è questa di parlare? “Ed esso vi obbedirebbe”. Ma siamo matti? Frasi di questo genere¸ come vi ho già detto altre volte¸ sono talmente assurde dal punto di vista di una eventuale propagandista della religione che devono per forza essere state dette in qualche maniera da Gesù. Anzi¸ forse Gesù ha detto delle frasi ancora più dure di questa¸ che¸ se avessimo tempo¸ potremmo andar a vedere¸ sono riportate in Matteo e Marco. E’ Luca che gira le cose perché sa che Gesù ha detto frasi di questo tipo ma pensa che il suo lettore non le capisca e lo ammorbidisce. Originariamente la frase forse era stata detta quando Gesù maledice il fico perché non ha nessun frutto da mangiare mentre lui ha fame ed il fico si secca. Allora i discepoli gli dicono: “Maestro¸ il fico che hai maledetto si è seccato”¸ secondo Matteo allora lui dice: Sí¸ ma anche voi. Se voi con fede dite una cosa¸ questa si realizza¸ potete addirittura trapiantare nel mare le montagne”¸ dice il testo di Matteo. Luca ha cercato di diminuire un pochino l’assurda grandiosità della richiesta¸ ma¸ anche qui¸ questo modo di parlare cosí paradossale cosa vuol dire? Voi capite che un lettore laico¸ non dico necessariamente miscredente¸ ma un lettore che legge la Bibbia dice: “Che stupidate! Poi¸ cosa vuol dire che basta aver fede e le cose succedono?”. Notate che¸ in san Paolo¸ vi ricorderete¸ la Prima Lettera ai Corinti è più antica come stesura scritta di tutti i vangeli¸ è scritta almeno vent’anni prima dei vangeli¸ quando fa l’elenco dei doni dello Spirito ai quali i Corinti sono attratti¸ cita anche questo: Se uno avesse tanta fede da spostare le montagne¸ ma non ha la caritภnon conta niente. Nella Scrittura stessa io trovo la critica a questo modo di parlare. Probabilmente l’espressione fede tale da spostare le montagne era un’espressione in uso a quel tempo. Paolo critica dicendo: “Non ha nessun senso”¸ poi trova nel vangelo che Gesù invece sembra aver detto il contrario. Allora¸ come devo interpretare la parola di Gesù? Come una sfida¸ come una battuta volutamente provocatoria¸ quasi a dire: “Cosa credete che sia voi la fede? Credete che serva per piantare le piante nel mare? Non avete capito niente”. Come si fa a cavar fuori dal testo questo che ci sembra essere il suo significato? Ci sarebbero due strade. Purtroppo il tempo non c’è per percorrerle tutte e due¸ ve ne dico una rapidissimamente che¸ probabilmente¸ non vi convince. Vi ricordate che il vangelo parla del granello di senapa in un’altra parabola¸ nella quale si dice che è il più piccolo di tutti i semi¸ ma quando è seminato¸ alla fine¸ produce un arbusto che sembra un albero tanto che gli uccelli possono farci il nido e non cade in terra¸ ci sta? Cosa vuol dire quella parabola? Il granello si senapa in quella parabola serve per dire: Guarda che crescendo il granello di senapa diventa completamente diverso¸ produce una cosa inaspettata. La vostra fede dovrebbe essere simile al granello di senapa¸ vuol dire che la vostra fede dovrebbe aspettare la risposta di Dio e rendersi conto che quello che Dio ti darà sarà completamente diverso da quello che tu chiedi. Come il granello diventa un albero che non assomiglia più al granello¸ cosí sappi che la fede è abbandonarsi alla creatività di Dio. Non fissare tu in anticipo quello che vorresti. La nostra fede non deve essere: voglio che un albero si trapianti nel mare¸ non è un capriccio infantile. La tua fede deve essere una proposta che tu fai a Dio aspettandoti che lui ti risponda in una maniera che tu non conosci¸ in un maniera che non ti aspettavi neppure¸ che ti coglierà di sorpresa. Non è questione di quantitภcome sempre si è detto: Basta pochissima fede per ottenere…¸ no¸ quel quanto non va preso nel senso di quantità. “Se aveste fede¸ una fede che assomiglia al granellino di senapa¸ che si semina e salta fuori una cosa inaspettata¸ allora¸ sí¸ potreste capire che frutti è capace di produrre la fede¸ quello che voi non immaginavate neppure”. Questa è una via non sciocca¸ secondo me¸ per interpretare questa battuta¸ perché il Signore si ricorda di aver detto prima: “Voi credete che la fede sia una specie di contratto: io domando e riscuoto. Eh no¸ la fede è un qualcosa che tu metti lí dicendo a Dio: cavaci fuori qualcosa. E¸ allora vi accorgerete che cava fuori quello che tu ritenevi impossibile perché la risposta di Dio è capace di superare le tue attese”. Allora¸ il discorso va a finire: che cos’è la fede? La fede è convinzione che Dio può tutto e che¸ se mi rivolgo a lui¸ non tiene conto di quello che materialmente gli ho chiesto perché sa che è una miseria o una sciocchezza perché noi uomini non sappiamo quello che veramente ci è utile. Prima pongo la domanda e poi gli dico: “Stracciala pure e fai qualsiasi altra cosa”¸ e salta fuori un albero al posto di quello che io erroneamente mi aspettavo. Ecco¸ direi che questo e questo era il modo di leggere il testo¸ questo potrebbe essere confermato dalla prima lettura che¸ a pensarci bene¸ è molto più chiara e forse molto più utile del vangelo per capire la questione della fede. Come molti di voi si saranno accorti sentendola¸ le ultime parole della lettura contengono il famoso slogan di san Paolo che è diventato la bandiera del protestantesimo: Il giusto vivrà per la sua fede. Abacuc prega per il popolo oppresso¸ sa che il popolo non ha più forza di resistere e si lamenta perché Dio non interviene e Dio gli risponde: “Il tempo lo fisso io”. Incide sulle tavolette questo¸ attesta un termine¸ una scadenza. La salvezza verrà ma non quando pensate voi¸ non come pensate voi. Chi si salverà è colui che ha fede¸ vale a dire che lascia a Dio di decidere il futuro¸ che¸ eventualmente¸ fa la sua proposta ma sa che la sua proposta non vale niente perché fede non significa la capacità di attuare i nostri progetti¸ ma la fede significa chiedere a Dio di attuare i suoi¸ anche quando sono diversi dal seme che noi abbiamo o vorremmo seminare. Il protestantesimo è nato cosí. Non sono le nostre opere che contano¸ che migliorano il mondo¸ sono le opere che Dio compie ed è la fiducia in lui quello che trasforma il mondo in un mondo buono. “Il giusto vivrà per la fede¸ la sola fede che salva¸ la fede non le opere” sono tutte cose che derivano da san Paolo e san Paolo¸ a sua volta¸ le presenta nella Lettera ai Romani citando questa frase di Abacuc: L’atto di fede termina in Dio. Non bisogna credere alle cose¸ alle speranze nostre. L’atto di fede è veramente abbandono all’imperscrutabile sapienza e provvidenza di Dio. Deve essere qualcosa di più di un semplice convincimento¸ di una possibilitภcosí come noi siamo capaci di pensarla o di elaborarla è davvero l’abbandono all’assoluto.