» Home » Domande - Risposte   » Libro deglio ospiti    » Contatti  
Omelia XIX DOM. T.O. C del 8 Agosto 2010

Ho usato la forma breve del vangelo¸ prevista dal lezionario¸ perché la seconda parte¸ che potete leggere sul foglietto¸ è la risposta ad una domanda di Pietro e la risposta riguarda soprattutto coloro che nella Chiesa hanno il compito di essere i pastori¸ cioè coloro che guidano e dirigono le comunità. Quindi¸ al massimo¸ può servire a me¸ serve soprattutto a quelli che dirigono ancora più di me perché io non dirigo nulla: vescovi¸ cardinali¸ papi¸ anche¸ se volete¸ religiosi¸ suore¸ ma le superiore¸ e quindi è un testo che non riguarda direttamente la normalità della vita dei discepoli che non hanno incarichi direttivi nella Chiesa. Per questo giustifico il fatto di tralasciare la lettura di questa parte di vangelo¸ anche perché¸ tenendo conto del breve itinerario che abbiamo fatto insieme e commentando soprattutto la Lettera ai Colossesi¸ di cui adesso è sospesa la lettura (infatti come seconda lettura vedete che si è ripresa la parte finale della Lettera agli Ebrei)¸ però il fatto di avere parlato per due o tre domeniche¸ soprattutto per quello che ho detto domenica scorsa commentando la Lettera ai Colossesi¸ confrontata con quello che dice il vangelo di oggi¸ ci sollecita ad alcune riflessioni che ritengo siano appunto necessarie dopo quello che abbiamo detto su Colossesi. Vi ricordate che io ho insistito domenica scorsa nel dire che la Lettera ai Colossesi in fondo presenta la salvezza come una partecipazione alla vita stessa di Dio che già si sperimenta su questa terra. Ricordava che nel Battesimo noi siamo morti¸ è avvenuta una radicale trasformazione del nostro essere. Avevo usato la parola metamorfosi ed avevo parlato della possibilità che un uomo dell’era imperiale potesse capire questa immagine della metamorfosi perché faceva parte della cultura del tempo: gli dei possono trasformare le persone¸ gli dei possono trasformare animali in uomini e uomini in animali¸ e¸ in una cultura dove a livello popolare oltre che a livello letterale¸ come in Ovidio¸ circolano queste storie¸ queste narrazioni poetiche¸ è molto più facile capire che il Battesimo cristiano produce una sorte di metamorfosi¸ cioè di radicale trasformazione della persona. E questa radicale trasformazione è una elevazione della persona ad un livello superiore vicinissimo al livello stesso di Dio. Infatti¸ il testo di Colossesi diceva che “Già siamo risorti con Cristo¸ la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio”. Alla fine apparirà ma c’è già questa unione con Cristo in Dio¸ nascosta e¸ per questo¸ dobbiamo “Cercare le cose di lassù¸ dove Cristo siede alla destra di Dio”. Queste erano le parole di Colossesi di domenica scorsa ed io ho insistito molto nel parlare di questa elevazione che avviene nel Battesimo¸ che quindi non è soltanto una specie di firma di adesione alla società Chiesa¸ come sarebbe pagare la tessera per un’iscrizione ad un club¸ ma è un’azione di Dio che arricchisce il nostro essere di una partecipazione alla vita divina. La fede del N.T.¸ come si manifesta nelle Lettere¸ su questo punto non ha dubbi ed io osservavo che forse la nostra cultura attuale fa molta più fatica di quanto potesse fare l’uomo antico a credere a questa trasformazione perché noi siamo tutti¸ volenti o nolenti¸ siamo tutti diventati positivisti perché viviamo in un mondo dove la positiva realtภscoperta dalla scienza¸ ci viene incontro tutti i giorni a tutte le ore. Non si può sapere qualcosa di elettronica e credere nelle metamorfosi¸ come si poteva fare al tempo di Ovidio¸ e cosí avevo concluso la predica della volta scorsa. Oggi si presenta una cosa di cui forse vi state già accorgendo: il contrasto con il modo basso di parlare del vangelo¸ l’avevo già detto anche questo domenica scorsa. Gesù è molto più pacato¸ è molto più basso nel suo livello nel suo livello di presentazione della novità cristiana di quando non siano Paolo e Giovanni. E nel vangelo di oggi¸ direi che troviamo proprio¸ non posso dire la smentita¸ ma certamente troviamo qualcosa che non è al livello del discorso di Colossesi: è l’immagine del padrone servo. Quando Gesù parla ai suoi discepoli e addirittura quando parla a coloro che più di altri arricchisce del potere di dirigere¸ li tratta come dei servi che devono stare svegli di notte per aspettare il padrone che torna con la lucerna accesa¸ cambiando l’olio se non basta. Devono stare svegli tutta la notte perché potrebbe tornare nell’ultima vigilia. La notte era divisa in quattro parti nel mondo greco romano¸ in tre parti dagli ebrei ed¸ evidentemente¸ l’ultima parte della notte per le sentinelle era la più difficile perché cascavano dal sonno e¸ specie nelle stagioni vicine all’inverno¸ quando l’alba ritarda ed è ancora buio. Nelle vigilie estive alle tre e mezza del mattino c’è luce ed anche la sentinella più stanca riesce a stare sveglia. Nel periodo invernale¸ quando il sole compare dopo le sette¸ l’ultima vigilia che termina che termina alle sei è la più difficile. “Vi dico che se anche tornasse tardi¸ bisogna aprirgli subito¸ quando arriva e se giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba vi troverà cosí¸ beati voi”. Dov’è la partecipazione alla vita divina? Dov’è quell’elevazione di cui si parlava in Colossesi? E’ tutta un’altra atmosfera¸ capite? Un altro modo di parlare per cui se uno domandasse: “Ma che cos’è il cristiano? Cosa diventa uno che si fa battezzare e diventa cristiano?”. Se prende Colossesi dice: “Un risorto¸ un uomo che partecipa già della pienezza di vita di Dio¸ un uomo che ha in casa una traccia di eternità”. Poi legge il vangelo di Luca¸ e anche altri vangeli¸ e dice: “Cos’è un cristiano? Una sentinella¸ un servo¸ uno che deve stare sveglio tutta la notte perché il padrone prepotente vuole che gli si apra subito quando torna dalle nozze¸ non vuole rovinarsi la mano a bussare¸ non vuole attendere”. Il subito è interessante: quando arriva e bussa gli aprono subito¸ è un padrone carogna e loro sono i servi. Sono due modelli interpretativi¸ due serie di immagini¸ una in tensione con l’altra per non dire opposte. Tuttavia vedete l’interesse. La Sacra Scrittura è sempre sorprendente perché in fondo¸ quando nel vangelo si usa questa immagine deprimente (voi siete dei servitori e dovete passare le notti in bianco) però poi dice: “Guardate che se vi trova cosí il padrone¸ quello di cui avevate paura che si arrabbiasse¸ si tira su la veste¸ si mette la cintura¸ vi fa sedere a tavola e vi serve”¸ come ha fatto Gesù nella lavanda dei piedi di Giovanni. E si capovolge la situazione. Quello che nella festa dei Saturnali si faceva per scherzo un giorno all’anno¸ gli schiavi venivano incaricati di far finta di essere i padroni e i padroni si divertivano a fare finta di essere gli schiavi per un giorno¸ ed era una bella carnevalata. Chissà se Luca sapeva di questo o Gesù sapeva di questo ed ha usato questa immagine in questo senso. Non c’è bisogno di ricorrere ai Saturnali. “Il padrone antipatico¸ terribile¸ un po’ carogna¸ quando trova che sei stato all’ordine si mette a servirti e non lo fa per ridere per una giornata sola¸ diventa il tuo amico”. Allora vedete il modo strano della Scrittura di dire le cose: Colossesi le dice quasi in maniera filosofica¸ come anche Paolo quando dice: “Nel Battesimo muore l’uomo vecchio¸ risorge l’uomo nuovo. Siete stati sepolti con Cristo¸ siete rinati¸ siete già di lassù. Siete risorti con Cristo”. E’ anche questo un modo fatto di immagini ma¸ direi¸ con affermazioni perentorie e suggestive per la loro carica di immaginazione. Il vangelo dice le cose con un altro stile¸ con un altro tono¸ in maniera¸ se volete¸ più volgare¸ più brutale: “Voi state al vostro posto”. In Luca c’è anche la famosa frase “Quando avete fatto tutto dite: Siamo servi inutili¸ abbiamo fatto quello che dovevamo fare”. Quindi si dice: “Voi siete degli schiavi¸ ma il padrone vi vuole cosí¸ se vi trova cosí vi serve”. Gli antichi Padri della Chiesa dicevano: “Questo si realizza tutte le volte che celebriamo l’Eucaristia perché non solo Cristo si fa nostro servo e ci dà da mangiare e da bere¸ ma ci dà da mangiare e da bere il suo corpo ed il suo sangue ai quali ha rinunciato in una morte dolorosa per il nostro bene. Non si è soltanto cinto i fianchi¸ si è lasciato crocifiggere”. Ed allora¸ quella che sembrava una parabola quasi offensiva per noi (“Ci tratta come schiavi”) diventa¸ proprio per il contrasto che si crea¸ la rilevazione¸ anche qui¸ di una elevazione ad una dignità inimmaginabile e¸ direi¸ che mentre Colossesi sorvolava con il “sepolti” nella frase dell’abbassamento e poi continuava sul registro dell’innalzamento¸ la metamorfosi¸ il vangelo¸ direi¸ fa il 50% per ogni parte¸ come nell’Inno ai Filippesi. “Come lui si è abbassato¸ anche voi vi abbassate. Come lui è stato innalzato¸ anche voi sarete innalzati”. Ecco¸ questo modo di parlare¸ di comunicare le cose della Scrittura va imparato¸ bisogna allenarsi a capirlo. Se lo si fa¸ allora si scoprono delle possibili convergenze che scaturiscono proprio dalla reazione che abbiamo avuto contro quello che in un primo livello sembrava un contrasto insanabile. La stessa cosa potrei continuarla con altri esempi. Qui si parla di servi ed uno potrebbe dire: Ma allora perché ci dicono di pregare “Padre Nostro”. Ed anche su questo ne abbiamo parlato tre domeniche fa. Perché non Signore¸ Dio onnipotente ma Padre? Ma siamo figli o siamo servi? Siamo delle sentinelle che devono stare all’erta tutta la notte come dei sudditi o siamo degli eredi? Siamo tutte e due le cose. La fede cristiana è sempre una realtà complessa¸ pluriforme perché è vicina alla verità e la verità è sempre una ricchezza di sfumature¸ la verità è dialettica¸ alla maniera hegeliana¸ per natura sua. La verità non è mai una formula che dice tutto. La verità è tutto ed il suo contrario perché questa è la realtภsoprattutto la realtà del rapporto tra il nulla ed il tutto. Dio è il niente che pian piano diventa qualcosa e si trasfigura in Dio. Ecco¸ questo metodo di vedere la profondità della Scrittura¸ anche attraverso la sua apparente superficialitภper cui pare che dica sciocchezze che si negano l’una con l’altra e¸ direi¸ che il bravo lettore miscredente si ferma qui e dice: “Sí¸ la Bibbia è una caterva di cose contraddittorie¸ una superficiale¸ pretestuosa presuntuosa affermazione di cose che non vanno d’accordo”. Il vecchio libro di Odifreddi “Perché non possiamo essere cristiani (e men che meno cattolici)” ragiona a questo livello che è il livello della superficie. Chi ha il coraggio dice: “Un momento¸ la Bibbia si rispetta come si rispetta l’artista¸ la persona¸ il bambino e si guarda sotto. Allora si scopre questa capacità di farci capire la complessità del reale” ed è per questo che la Bibbia è un pilastro della formazione intellettuale e culturale delle persone¸ come continuano a difendere quelli che ne hanno veramente capito il funzionamento.