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Omelia XV DOM. T.O. C del 11 Luglio 2010

Ogni commento al brano di vangelo¸ rovinerebbe la chiarezza del testo. E’ un brano di vangelo che si autocommenta da sé¸ basta l’ultima frase “Va’ e anche tu fa’ cosí”. Ed ognuno deve inventare¸ di volta in volta¸ che cosa deve fare quando¸ si spera non troppo spesso¸ gli capita di incontrare una persona che non ha più forze¸ che è bisognosa di aiuto¸ che non è pericolosa. Gesù non dice che è doveroso esporsi al pericolo per aiutare un altro. L’immagine è quella di un uomo ferito¸ mezzo morto¸ impotente. Gesù è saggio¸ non pretende eroismi¸ pretende la compassione. Qualcuno esagera interpretando questo brano del samaritano come se esigesse il rischio della propria vita per aiutare gli altri. In realtà il testo va preso nella sua serietà e nel suo equilibrio. Il testo dice: “Non abbi paura di spendere un po’ di soldi¸ non può farti del male questa persona¸ è mezzo morto!”. A questo punto nessuno può giustificarsi dicendo: “Non ho potuto aiutarlo”. Ecco perché¸ entro questi limiti interpretativi¸ che purtroppo a volte vengono scavalcati con delle polemiche contro l’inerzia nei confronti degli stranieri o di coloro che sono lontani come sensibilità da noi¸ ma queste sono semplificazioni che non ci sono nel testo evangelico. Il testo evangelico dice quel che ho cercato di riassumere e¸ ripeto¸ non ha bisogno di commenti. Quando una persona¸ fosse anche¸ non è il caso fra l’altro perché questo è semplicemente uno sconosciuto¸ quando una persona sta male¸ si dimentica tutto e lo si aiuta. “Andiamo e facciamo cos픸 e siccome non è facile aiutare una persona perché non si sa mai come trattarli quelli che stanno veramente male¸ speriamo che non ci capiti e¸ se ci capita¸ speriamo di avere l’intelligenza ed il coraggio di aiutarlo in maniera opportuna¸ seria¸ con competenza. Tutto questo¸ secondo me¸ è l’unico significato¸ che non ha bisogno di particolari esegeti e spiegazioni del vangelo. Mi interessa¸ invece¸ il più complesso testo della seconda lettura che è meno conosciuto che non il brano evangelico. Della Lettera ai Colossesi si leggerà qualche brano anche nelle domeniche successive e¸ anche se il discorso su Colossesi rischia di diventare un po’ troppo teorico¸ però io ritengo che sia utile anche perché¸ probabilmente¸ non avete mai sentito un’omelia che vi spiegasse un testo come quello di Colossesi. Non si è sicuri che la Lettera ai Colossesi sia di san Paolo¸ potrebbe essere di un suo discepolo che ha continuato la sua riflessione e potrebbe darsi che san Paolo abbia letto ed approvato questa Lettera perché in questo testo di Colossesi c’è una esaltazione della figura di Cristo Gesù¸ notate bene¸ dell’uomo Gesù perché la persona di cui si parla è Cristo Gesù¸ è immagine del Dio invisibile. A differenza del Prologo del vangelo di Giovanni¸ non si parla del Logos di Dio¸ che poi in Gesù si fa vedere e diventa un uomo¸ qui si parte subito e direttamente dall’uomo e si dice che Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile. Ed¸ allora¸ qui sorge subito per i commentatori una domanda: è una imperfezione di linguaggio? E’ una intuizione che si esprime ancora in maniera primitiva e che va raffinata¸ come farà il Prologo di Giovanni¸ il quale usa un termine che indica una realtà che può essere una componente dell’essere divino. In principio era il logos¸ in principio era il pensiero¸ in principio era la ragione. Questo può essere il significato di logos. Il testo di Giovanni applica la partecipazione all’origine del mondo¸ alla creazione di questa figura che¸ ripeto¸ è un elemento che possiamo immaginare una componente dell’essere di Dio¸ la sua sapienza. Questo testo non distingue e mette come soggetto di cui si parla¸ anche quando lo si riferisce a Dio ed alla creazione¸ parla di Cristo Gesù ed avrete sentito che negli ultimi versetti si parla proprio di Gesù uomo perché si dice che “Ha pacificato col sangue della sua croce le cose che stanno sulla terra e quelle che stanno nei cieli”. Quindi la componente umana di Cristo è presentata in questo testo come un elemento che spiega¸ che rende ragione delle caratteristiche di tutta la creazione. Questo¸ se ci pensate¸ è un’idea molto audace che viene probabilmente da un contatto dell’ebraismo con la cultura greca¸ come già era avvenuto in un famoso filosofo ebraico¸contemporaneo più o meno di Gesù: Filone di Alessandria che già aveva iniziato queste speculazioni. Però Filone parlava del logos di Dio come il Prologo di Giovanni¸ non parlava dell’uomo Gesù. Questo è un testo di capitale importanza se si ha il coraggio di credere che sia vero quello che c’è scritto qui¸ perché sembra dire che l’uomo Gesù è necessario per capire la creazione nel suo insieme e¸ a questo proposito¸ ci sono due osservazioni da fare. La prima l’ho già fatta tante volte. I lettori di questa Lettera¸ quelli di allora¸ quando si diceva “tutte le cose¸ tutto ciò che esiste¸ tutta la creazione”¸ si fermavano al firmamento come lo si poteva vedere prima di Galileo. I lettori ebraici erano abituati alla Bibbia la quale diceva che Dio ha avvitato nel firmamento¸ che è una lastra solida¸ le lampade per distinguere il giorno dalla notte¸ le stagioni ed il calendario¸ il sole¸ la luna e le stelle. Quello era un universo totalmente antropocentrico¸ l’universo era semplicemente la casa dell’uomo che aveva un soffitto altissimo¸ il firmamento¸ nel quale erano presenti queste luce misteriose¸ ma erano pur sempre le lampade che Dio ha creato per noi. Questa era la visione di Genesi 1¸ quella che Gesù aveva imparato da bambino¸ quando gli hanno insegnato la Bibbia. Tra questo firmamento e noi c’erano tante creature¸ da immaginare come noi immaginiamo gli angeli¸ specie di servitori che avvitavano la lampadina¸ la facevano girare giusta. Questo era il loro mondo. Voi capite¸ io cerco di spiegarmi anche se mi rendo conto che forse perdo tempo in parole superflue¸ il mondo di allora era la casa dell’uomo¸ allora poteva avere un senso dire che Cristo Gesù è quello che ci serve per capire perché c’è il sole¸ perché piove sui buoni e sui cattivi. Quando l’universo si è spalancato verso una distanza di infiniti anni luce¸ come si fa a dire che Gesù Cristo serve per capire le galassie¸ che occorre il concetto uomo per capire i miliardi di galassie. Questo è ciò che allontana le parole della Bibbia dalla visione di mondo che i nostri ragazzi incominciano ad imparare in quarta elementare e che poi continuano ad approfondire nella scuola. Noi siamo chissà dove in una periferia dell’universo che se un’astronave passasse non si accorgerebbe neanche che si siamo. Come si fa¸ allora¸ a dire che Gesù Cristo serve perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra. Cieli voleva dire allora qualcosa di completamente diverso da quello che cielo vuol dire oggi. Come si farà a rendere significativo per noi oggi questo primato di Cristo su tutte le cose? Tenete presente che pongo solo domande oggi¸ non do risposte¸ non lo so¸ come faccio a dare risposte. La seconda osservazione è un’osservazione anche questa molto banale¸ direi più grammaticale. Anche questo l’ho già detto altre volte. L’italiano¸ purtroppo¸ non ha il neutro¸ il neutro è quel genere che può parlare di cose senza sesso. La parola Dio¸ purtroppo¸ in molte lingue è maschile ma¸ di per sé¸ sarebbe meglio se fosse neutro perché Dio non è né maschio né femmina. Noi¸ non avendo il neutro¸ dobbiamo sempre¸ quando c’è il neutro nell’originale¸ c’è un residuo di neutro nella nostra lingua ma è raro¸ dobbiamo usare la parola cosa. Il greco dice “Creato il tutto”¸ è molto più fine poter dire il tutto¸ non tutte le cose perché troni¸ dominazioni¸ principati¸ potestà non erano concepite come cose¸ erano concepite come esseri sovrumani ma che dirigevano con intelligenza il moto degli astri. Erano persone più che cose. Tutte le potenze¸ tutte le forze¸ tutte le energie¸ tutte le regolarità che ci sono¸ tutte le variabilitภtutta la casistica¸ ecco l’equivalente che noi¸ non avendo il neutro¸ dobbiamo appiattire sulla banalità della parola cosa. Quello che riconcilia col sangue della croce le cose del cielo e della terra riconcilia uomini¸ valori. Ecco¸ allora¸ che questo testo perde di nuovo capacità di suggestione per colpa di una piccola deficienza linguistica dell’italiano e di molte altre lingue. Mettete insieme le due cose… Loro pensavano ad un tutto che al suo interno avesse qualcosa di analogo all’intelligenza ed alla capacità di dirigere i fenomeni proprio dell’uomo. L’autore di Colossesi vuol dire che non bisogna più sparpagliare su diversi angeli¸ arcangeli¸ potestati¸ dominazioni¸ misteriose forze divine¸ ma bisogna concentrare tutto in Cristo perché tutto quello che c’è in quell’universo che è la nostra casa non le galassie¸ tutto è in mano a Cristo. Il direttore generale è lui il quale è una persona che ama¸ che perdona¸ che ha sacrificato la sua vita sulla croce per creare pace. Capite il valore confortante che aveva questo testo? Per chi¸ magari¸ pur essendo già scettico¸ però diceva: “Se Nettuno¸ dio del mare¸ si incavola viene la tempesta¸ se Giove manda i fulmini…” Queste inaffidabili divinità capricciose del Panteon greco¸ alle quali certo tendevano a non credere più neanche allora¸ però se non credevano più a questo¸ in mano di chi era l’universo? L’autore di questa Lettera dice: “E’ in mano di Cristo Gesù¸ sta tranquillo¸ non spaventarti più di tanto. Gesù Cristo ha il freno in mano¸ può darsi che ogni tanto spari qualche colpo¸ ma è buono¸ ci conosce¸ ad un certo punto ci fa riposare¸ ci dà tranquillitภvuole la pace”. Ecco il messaggio di Colossesi. Ecco perché molti allora diventarono cristiani¸ perché non avevano più né il capriccio degli dei nella visione popolare delle loro avventure piene di gelosie e di invidie¸ né quella tragicità del fato che c’è nella tragedia greca. Avevano trovato uno che capisce che è difficile tenere in piedi tutta la baracca¸ che sfuggono perfino a Dio¸ qualche volta¸ delle disgrazie non volute¸ degli errori¸ ma che¸ in fondo¸ è intelligente e buono ed è dei nostri¸ è di casa nostra¸ è immagine umana del Dio invisibile per cui posso¸ ragionando da uomo¸ capire il senso del tutto. E’ questo che oggi è troppo difficile per molti¸ proprio perché hanno studiato che il tutto non è possibile al nostro intelletto¸ alle nostre equazioni ed alle nostre formule di razionalizzarlo¸ e rimaniamo incuriositi¸ affascinati¸ attratti¸ ma¸ nello stesso tempo¸ anche ci sentiamo estranei ed impotenti. “E’ piaciuto a Dio che abiti in lui tutta la pienezza”. La pienezza la si interpreta in due sensi possibili: in lui abita tutto il potere di Dio¸ oppure in lui abita la totalità degli esseri creati. In entrambi i sensi¸ Cristo è il punto di riferimento del tutto. Questo annuncio: c’è un ordine¸ c’è una chiarezza umanamente comprensibile¸ adeguata a noi¸ che regge tutto¸ questo è ciò che indusse migliaia di persone a diventare cristiane¸ abbandonando le vecchie religioni e non accontentandosi più delle semplici speculazioni filosofiche. Il cristianesimo¸ nel mondo antico¸ si è diffuso cosí¸ anche oggi dovrebbe diffondersi per questo. La cosa è diventata più difficile e più complicata perché si è infinitamente ampliata la dimensione non misurabile dell’intero universo¸ e sembra oggi che sia superficiale dire: “Cristo dà senso a tutti”. Cosa c’entra Cristo con la velocità della luce? Bisognerà che altri teologi¸ più bravi di me¸ dicano qualcosa e cerchino di dire¸ in un linguaggio che sia più vicino alla nostra sensibilità culturale¸ alla nostra visione di mondo gli stessi contenuti che Dio ci ha voluto trasmettere in questo testo che era adeguato alla dimensione del mondo di allora. Quelli di voi che non sono troppo anziani¸ può darsi che tra trenta o quaranta anni vengano qui e trovino uno che queste cose gliele sa spiegare. Io non ci sarò più.