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Omelia ASCENSIONE C del 16 Maggio 2010

Si celebra alla domenica quella festa che nel calendario universale¸ come ho detto domenica scorsa¸ è fissata quaranta giorni dopo la Pasqua¸ cioè era giovedí scorso. L’Ascensione è un’immagine molto interessante la quale¸ da un lato è¸ nel suo realismo¸ la più arcaica delle immagini bibliche che si possono immaginare. E’ il tipico evento evangelico che alcuni teologi suggerivano di temitizzare cioè di spogliare delle sue caratteristiche descrittive di tipo molto arcaico perché temevano che¸ continuando a mantenere questa immagine¸ cosí come la descrive il Libro degli Atti di Gesù che sale sulle nubi come una specie di mongolfiera¸ molti teologi pensavano che tutto questo è bello¸ è grazioso¸ è disegnato bene ma non riesce più a dire all’uomo di oggi il significato profondo dell’Ascensione¸ tranne¸ e anche questo in parte è vero¸ tranne che si ammetta invece che la parola cielo è ancora capace di evocare poeticamente la parola Dio. Nel N.T.¸ di fatto¸ la parola cielo può avere lo stesso significato della parola Dio. Di solito¸ Marco e Luca parlano di Regno di Dio. Matteo¸ per scrupolo ebraico di non nominare invano il nome di Dio¸ dice Regno dei cieli. Sia cieli al plurale¸ sia cielo al singolare è una forma per dire Dio. Qualche commentatore giustamente direbbe: “Invece di parlare di Ascensione al cielo diciamo chiaramente Ascensione a Dio”¸ ma siccome Dio non è né in alto né in basso¸ né a sinistra né a destra¸ bisogna cambiare anche la parola Ascensione. E’ una manovra che in parte ha incominciato il quarto vangelo il quale usa contemporaneamente sia l’espressione scendere – salire¸ per cui dice che il Figlio dell’Uomo è disceso e adesso il Figlio dell’Uomo sale¸ però usa anche un’altra formula che è anche questa una formula umana¸ terrena che però elimina alto – basso e dice semplicemente venire – tornare. Il Figlio dell’Uomo¸ Gesù¸ è venuto¸ Gesù torna. E’ un modo di indicare la provenienza e la conclusione con il ricongiungimento a Dio evitando la metafora alto – basso e la metafora cielo. Si perde in bellezza grafica¸ perché l’idea di qualcosa che sale in cielo nonostante noi sappiamo che il cielo atmosferico è completamente diverso dal cielo dei poeti e dal cielo dell’immaginazione e tanto più lo spazio che è al di sopra dell’atmosfera che è qualcosa di terrificante¸ quando noi lo sentiamo descrivere dagli astrofisici. E’ la descrizione che loro fanno di questo vuoto nel quale galassie isolate¸ a distanze inimmaginabili una dall’altra esistono e non si sa a che pro. Tutto questo a noi dà l’impressione di qualcosa di spaventoso¸ di terribile¸ neanche quello non è più il cielo di Dio. Allora ci si può accontentare della vecchia immagine del cielo¸ anzi¸ in fondo è la più gradevole e forse anche significativa. Se si è capaci di astrarre bisognerebbe dire: “Quella che noi immaginiamo che anche il libro degli Atti degli Apostoli¸ soprattutto nel racconto di Atti più che nel vangelo¸ presenta come una specie di rapimento in cielo¸ come era consuetudine nell’immaginazione antica: imperatori¸ eroi venivano immaginati nell’antichità come persone che raggiungevano il divino andando in alto. In una terra rotonda capite che l’alto e il basso non esistono¸ sono semplicemente dei modi locali di esprimersi¸ bisognerebbe dire “Andare a Dio”¸ è questo il significato dell’Ascensione: Gesù raggiunge Dio. Si può continuare ad usare la parola cielo¸ ripeto¸ purché si accetti il suggerimento che curiosamente c’è già nel N.T. il quale¸ qualche volta¸ è concettualmente più avanzato del nostro modo di parlare che¸ appunto¸ adopera la parola cielo come equivalente della parola Dio. Dio lo si raggiunge non con un movimento locale¸ andando a destra o a sinistra¸ in altro o in basso. Dio lo si raggiunge nella nostra mente¸ dandogli il nostro amore e la nostra intelligenza e Dio ci raggiunge non muovendosi¸ scendendo¸ planando¸ ma ci raggiunge¸ come dovremo dire domenica prossima¸ agendo all’interno di noi con un contatto tra Spirito e Spirito che assomiglia di più a quelle possibilità di comunicazione che l’ elettronica oggi ci permette che non alla vecchia immagine del cielo. Bisognerebbe che qualche bravo teologo o catechista avesse la capacità di usare¸ la possibilità di trasmettere comunicazioni e notizie per via elettronica¸ per farci capire che forse questa potrebbe essere un’immagine per dire che Dio¸ andando in cielo¸ si fa più vicino a tutti gli uomini. Cosí come mandando i messaggi in un satellite¸ si ha la possibilità di trasmetterli contemporaneamente nel cosiddetto tempo reale a tutta l’umanità. Si può spedire contemporaneamente una e-mail a tutto il mondo allontanando col satellite la fonte dell’informazione. E’ un paragone che può sembrare stupido¸ ma è equivalente a quello del cielo. Quando l’antico vedeva Cristo salire in cielo¸ si rendeva conto che dal cielo può irraggiare tutto¸ se rimane in terra basta un muro¸ basta un cespuglio¸ come nell’ “Infinito” di Leopardi¸ per impedire di vedere cosa c’è nell’aldilà. Questo per dire che entrando dentro nelle immagini bibliche e paragonandole ad immagini più attuali¸ che forse i ragazzini di oggi capiscono di più che non le vecchie immagini del cielo¸ ci si rende conto che la festa dell’Ascensione è la festa di un paradossale¸ apparente allontanamento¸ cioè un liberarsi dai vincoli della corporeità terrena allontanarsi dalla fisicità localizzata di questo mondo per essere veramente di tutti. Il Cristo che si allontana nell’Ascensione è il Cristo che diventa vicino a tutti. Domenica prossima ci dirà che anche nei confronti dei suoi apostoli¸ dei suoi discepoli è più vicino adesso che non lo vedono con gli occhi di carne di quanto potevano pensare che fosse quando potevano mangiare con lui¸ camminare insieme con lui¸ toccarlo e vederlo perché c’è una interiorità di comunicazione che è molto più profonda del contatto apparentemente e¸ direi¸ sensitivamente forte che ci viene dato dalla corporeità. Dio è vicino a noi in questa nuova forma che è possibile grazie al suo allontanamento ed alla sua assenza. E’ venuto tra noi per rendersi conto di quello che noi siamo¸ condividere il nostro limite¸ poi si è allontanato da noi per avvicinarsi veramente attraverso questo contatto che è il contatto del pensiero¸ il contatto della conoscenza¸ il contatto di un amore che è un amore interiore¸ profondo¸ razionale¸ non quello che ha bisogno di toccare¸ baciare cioè l’amore che è deterrenizzato e defisicizzato perché è mondo altrettanto reale e altrettanto materiale. Per caritภio non credo affatto che esista una sostanza spirituale¸ è un modo diverso di essere della materia. La materia è già raffinata quando diventa corpo¸ noi siamo materia diventata corpo¸ quando questa materia raggiunge il culmine di Dio¸ diventa Spirito cioè diventa comunicazione totale¸ vera e propria compartecipazione. Questo mi sembra che sia il senso profondo di quello che abbiamo detto nella preghiera iniziale: “Perché nel tuo Figlio asceso al cielo¸ la nostra umanità è innalzata accanto a te e noi¸ membra del suo corpo¸ viviamo nella speranza di raggiungere Cristo¸ nostro corpo nella gloria”. La lettura che era prevista nella nostra preghiera del cosiddetto breviario per la domenica dell’Ascensione è una lettura nella quale san Basilio dice proprio che gloria e Spirito Santo sono la stessa cosa cosí come Dio e cielo sono la stessa cosa. L’Ascensione è allora la festa di una realtà non constatabile con i nostri sensi¸ non documentabile con il nostro modo di conoscere terreno di una realtà che però è la vera anima delle cose¸ la vera realtà profonda cioè che fra noi e Dio esiste già un contatto ineliminabile che è il sostegno della nostra vita che pian piano apparirà sempre più chiaro e la nostra speranza e fiducia è che¸ come per Cristo¸ la nostra morte sarà una semplice trasformazione da un contatto con il reale apparentemente intenso¸ forte¸ soddisfacente¸ ricco di emozioni e di piaceri ad un contatto più profondo che adesso ci sembra troppo evanescente e troppo sottile ma che alla fine ci apparirà come il contatto autentico¸ il conoscere mediante la sola mente¸ senza più la pesantezza del senso. Non è negazione del corporeo¸ è semplicemente elevazione del corporeo il quale¸ pian piano¸ rimane vera corporeità ma diventa anche questa profondità di rapporto e di conoscenza. Questo è in fondo il significato vero dell’Ascensione. Gesù nella sua umanità nello stesso tempo è rimasto sé stesso¸ cioè è rimasto uomo ma è anche ritornato ad essere quello che l’uomo non è ancora¸ cioè la possibilità di comunicare che è tipica di quello che noi chiamiamo l’anima ed il fondamento di tutto quello che esiste¸ cioè Dio. Questi sono discorsi un po’ confusi¸ lo capisco¸ però è per dire: il significato che noi dobbiamo cercare di dare a queste immagini¸ a questa terminologia perché se restiamo invece a livello puramente superficiale e consideriamo che la sostanza di tutto sia la forma descrittiva che san Luca ha scelto per presentare queste cose con l’aria¸ il cielo¸ il sollevarsi¸ l’abbassarsi¸ se non andiamo al di là di questa immaginazione¸ tutto può sembrarci una bella favola¸ un bel mito come quelli della fantasia antica¸ come Le metamorfosi di Ovidio¸ l’Orlando Furioso¸ le belle fantasie. Ma queste belle fantasie¸ alle quali qualche volta la parola biblica sembra accostarsi¸ sono in realtà per noi¸ se abbiamo il coraggio di credere¸ la scoperta dell’autentica realtà. Liberarsi dal modo di esistere di questa corporeità terrena non significa perdere nulla ma significa acquisire quello stadio superiore nel quale noi siamo ancora più noi stessi perché siamo molto più simili a Dio¸ capaci di conoscere e di amare.