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Omelia V PASQUA C del 2 Maggio 2010

Ieri ho riguardato un libro¸ quello che presenta e illustra i restauri del coro di san Sigismondo¸ tutte le opere in legno sono state restaurate¸ adesso non sono più facilmente visibili perché le suore hanno preso possesso del coro della chiesa e¸ siccome si impara sempre qualcosa di nuovo¸ ho imparato da un articolo di Maria Luisa Corsi¸ che ogni tanto è presente anche a questa messa¸ che cosa sono le imprese. Perché ce ne sono a san Sigismondo¸ sono in legno dipinto¸ colorato¸ elegante¸ sono le imprese. Le imprese erano delle piccole raffigurazioni simboliche che volevano rappresentare gli intenti¸ i programmi¸ le prospettive¸ le scelte di tipo politico – militare dei nobili e¸ dei signori del tempo. Si chiamavano imprese proprio perché erano una specie di dichiarazione di intenti nell’azione del personaggio o della famiglia nobile. E in araldica si chiamano le imprese. Per esempio¸ per capire cosa sono¸ ce n’è una¸ la più facile da spiegare¸ a san Sigismondo che rappresenta una piccola scopa¸ come quelle che si adoperano per tirare via le briciole dalla tovaglia¸ e la spiegazione viene data¸ perché in altre raffigurazioni la cosa è resa più esplicita¸ Ludovico il Moro¸ si fa ritrarre come un moro che¸ con la scopetta¸ pulisce una dama regale vestita e le spolvera l’abito per dire che lui intende salvare l’Italia dalle sue brutture ed¸ allora¸ mette come impresa la scopetta. Tutto questo mi ha fatto venire in mente che buona parte delle visioni dell’Apocalisse vanno interpretate come imprese: l’agnello¸ l’angelo¸ la tromba¸ il flagello¸ le zanzare¸ le acque sono imprese. Attraverso queste immagini che¸ per di più¸ nel Libro dell’Apocalisse non sono semplicemente disegnate ma sono contornate¸ si muovono perché il libro racconta dei movimenti¸ poi spesso c’è una voce celeste¸ divina o angelica che le spiega però in fondo sono delle specie di concentrazioni disegnate in un simbolo¸ che a prima vista¸ non c’entra nulla¸ come la scopetta che non c’entra con un intento politico di lavare l’Italia dalle sue brutture¸ come diceva Ludovico il Moro. Ma¸ se ci si pensa e ci si abitua a questo stile interpretativo¸ si capisce che le visioni dell’Apocalisse sono analoghe a queste imprese e vogliono spiegare l’intenzione di Dio nel suo comportamento. Se questo l’avessi già letto la settimana scorsa¸ avrei più facilmente spiegato l’impresa che ho spiegato domenica scorsa: l’agnello sull’altare davanti al trono di Dio¸ in piedi¸ come immolato. Ho spiegato domenica scorsa come questa immagine¸ che è all’inizio¸ nella prima visione inaugurale dell’Apocalisse¸ spiega¸ è un riassunto della cristologia: quale è stato l’intento di Dio nel mandare Cristo¸ che cosa voluto che Cristo fosse. Doveva essere pastore¸ ma non come un pastore che comanda e si mette al di sopra del gregge¸ ma faceva il pastore come lo farebbe un agnello¸ cioè l’elemento più giovane¸ più debole¸ più nuovo del gregge. Allora la salvezza è¸ secondo questa immagine¸ questa impresa¸ inserire nella comunità umana¸ un giovane virgulto di umanità pulito¸ debole¸ che potrà diventare forte¸ ma per adesso è un agnello debole il quale dà tutto sé stesso¸ tutta la sua vita¸ addirittura fino alla morte¸ per vivificare il gregge di cui fa parte. Allora¸ la salvezza cristiana viene raffigurata proprio come dice la preghiera iniziale di questa messa “O Dio¸ che nel Cristo tuo figlio¸ rinnovi gli uomini e le cose…” è un rinnovamento che comprende anche il superamento del peccato¸ ma non con il vecchio arcaico sistema ormai abolito e superato¸ di compensare il male fatto ammazzando un animale¸ quasi scaricando su questo castigo¸ trasferito sulla bestia¸ il senso di colpa dell’umanitภma in una maniera completamente diversa per cui l’agnello che dall’interno ha rinnovato le cose¸ appare di fronte al trono di Dio immolato ma vivo e tutti intorno si inchinano¸ adorano¸ dicono: “Gloria¸ potenza…”. L’impresa è questo raffigurare in maniera volutamente enigmatica perché l’enigma¸ l’indovinello fa pensare¸ dice: “Cosa credi che sia stato Cristo?”. E’ come una parabola disegnata e quello che dice il testo del vangelo di oggi è invece il modo dirlo a parole¸ non con il disegno¸ ma è peggio. Quando esce Giuda¸ si avvicina la morte. “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato¸ Dio è stato glorificato in lui¸ se Dio è stato glorificato¸ anche Dio lo glorificherภe lo glorificherà subito”¸ che è un modo verboso di dire che la croce di Cristo è vita¸ che la croce di Cristo è gloria¸ che la croce di Cristo è luce. Non è più la vittima ammazzata¸ non si capisce perché¸ ma è come l’agnello. In parallelo¸ quello che cercano di dire le parole¸ un altro autore che è però del medesimo circolo culturale di cui fa parte il quarto vangelo¸ lo dice con il disegno¸ l’agnello. E cosí ho ripetuto la predica della volta scorsa¸ ma ve l’ho detto volentieri perché io sono stato illuminato da questa idea dell’impresa¸ che non sapevo che araldicamente significava questi disegni. Però ho pensato¸ lo dico subito¸ ai miei amici in Chiesa che hanno bisogno di avere una strategia per capire certe cose che ci sono nella Bibbia. Io mi sono riappacificato con l’apocalisse¸ d’ora in avanti interpreterò tutte queste visioni come segnali grafici che possono contenere diversi livelli di senso. Infatti nella seconda lettura di oggi¸ che è presa dalla finale dell’Apocalisse¸ c’è di nuovo un’altra impresa¸ insieme a tante altre cose “Cielo nuovo¸ terra nuova”¸ ma quello dove voglio concentrare l’attenzione è questa strana raffigurazione: “La città santa¸ la Gerusalemme nuova scendere dal cielo”. E’ chiaro¸ l’impresa è fissa¸ qui c’è il movimento. Se ci pensate è una cosa priva di senso: una città che scende dal cielo “Pronta come una sposa adorna per il suo sposo”¸ qui è follia pura¸ come fa una città ad essere vestita da sposa! Del resto l’Italia di Ludovico il Moro era una dama regalmente vestita e lui la spolverava. Il passaggio città – donna¸ città – signora¸ signora – città è presente dappertutto: una quantità di stati su francobolli e monete raffigura una donna. La Marianna francese e¸ più elegantemente¸ la Svizzera vestita o seduta¸ e anche l’Italia turrita¸ la donna con la corona in testa che è l’Apocalisse¸ la città donna. Questo solo per dirvi che l’Apocalisse va letta cosí e se voi la leggerete cosí uscirete fuori da quel turbine di scemenze che sono state dette nel medioevo¸ perché in realtà l’Apocalisse non parla dell’aldilภma parla dell’aldiquภe siccome è scritta in periodo di persecuzione e tutti hanno sofferto¸ erano smarriti¸ quando la persecuzione si placa lui dice: “Ecco¸ adesso viene giù la vera Chiesa¸ la Chiesa si installa in questo mondo¸ scende la città”. Come diceva Isaia che già metteva insieme città e sposa: incomincia una nuova vita¸ una vita di amore e di fecondità perché Dio è lo sposo¸ la Chiesa è la sposa e cosí città e nozze¸ se volete città e casa¸ città e famiglia¸ città e vita che cresce¸ la famiglia è il luogo dove la vita cresce¸ dove alle morti succedono le nascite e dove ciò che tiene insieme il tutto è l’amore nelle sue diverse forme: quello erotico di lui e di lei¸ quello materno e paterno¸ quello figliale¸ quello della parentela¸ diversi gradi¸ diverse modalitภdiverse fenomenologie del volersi bene. Allora capite che dire: “La città che scende come sposa” è dire istituzione¸ struttura¸ complesso ma¸ in realtภdettato non da leggi¸ regolamenti¸ carabinieri ma fraternitภsolidarietภamore. Certo¸ con liti¸ piccole gelosie¸ come nella famiglia¸ ma tutto a livello interpersonale¸ umano¸ come sposa. E poi c’è un’altra cosa¸ curiosa sempre¸ una specie di rifacimento dell’impresa in altra forma: una voce potente che veniva dal trono e diceva¸ non dice “Ecco la città” non dice: “Ecco la sposa”¸ dice: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini”. E questo complica di nuovo le cose¸ perché la fede è fatta di questi continui passaggi da un concetto in cui non si dice tutto ad un altro che dice qualcosa di più¸ che senza negare il precedente¸ tuttavia lo modifica. La dimora di Dio con gli uomini è una specie di presenza che non significa che Dio si è identificato totalmente con la storia umana¸ è una ospitalità provvisoria come quella della tenda¸ come gli ebrei nel deserto. Quasi a dire: “Siete stati perseguitati¸ adesso la persecuzione è finita¸ ma¸ badate bene¸ potrebbe ricominciare. La nostra città è una sposa¸ ma è anche una tenda¸ basta un colpo di vento un po’ forte e la tenda cade”. E voi capite che¸ attraverso queste immagini¸ si comunica alla gente: “Ecco che cosa siamo¸ ecco che cosa Dio vuol fare di noi. La nostra identitภla comprensione di cosa vuol dire essere Chiesa. Siamo una città che assomiglia però ad una casa rallegrata dalla sposa. E’ una città che” dopo la descriverà in un’altra impresa l’Apocalisse “Quadrata¸ con le mura¸ dodici porte¸ pietre preziose”. Poi¸ però¸ come in una sequenza filmica cambia la scena e c’è una tenda e la tenda è fragilità. Essere Chiesa significa essere all’interno di questa complessità: forza¸ soliditภstabilitภfragilità. Ecco¸ bisogna che noi impariamo tutti a leggere¸ il N.T. soprattutto¸ ma la Scrittura in genere¸ con questo metodo¸ con questa luce¸ una serie di flash¸ una serie di immagini¸ una serie di figure perché la bellezza del cristianesimo¸ e direi soprattutto del cristianesimo cattolico¸ che molti dicono sia contraddittorio ma non è contraddittorio¸ è complesso perché cerca di tenere tutto per cui¸ per esempio¸ nella prima lettura c’è una dialettica che alle volte gli uomini cercano di distruggere. Paolo e Barnaba tornano¸ confermano i discepoli esortandoli a restare saldi nella fede perché dicono: “Dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni” è già qui c’è solidità tribolata “Poi designarono in ogni Chiesa alcuni anziani e dopo aver pregato e digiunato li affidarono al Signore nel quale avevano creduto”. Sono affidati agli anziani o sono affidati al Signore? L’una e l’altra cosa. Guai se l’anziano si sente il padrone. Vescovi e papi sono gli anziani¸ ma il Signore è un’altra cosa. A chi siamo affidati noi? All’uno ed all’altro. Occorre bilanciarle bene le cose. Non solo¸ ma questi¸ che sono i primi apostoli¸ alla fine “Appena inviati riunirono la Chiesa”¸ che è l’assemblea “e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro¸ di come avesse aperto ai pagani la porta della fede”. Riferiscono perché è la comunità che è responsabile¸ non solo i capi. Ecco¸ avere dell’opera di Dio fra gli uomini e¸ in particolare della Chiesa che scaturisce da quest’opera¸ questa visione molteplice¸ multiforme¸ ricca¸ questa è sapienza cristiana. Guai se le cose si riducono a schemi giuridici! Qualche volta anche¸ ma c’è molta più ricchezza¸ ci sono cose nuove. Sta nascendo qualcosa attraverso cui Dio cerca di far scomparire¸ come diceva la seconda lettura¸ gradualmenteperò cerca di far scomparire le lacrime¸ la morte¸ il lutto¸ il lamento¸ l’affanno perché le cose di prima sono passate e c’è questo slancio continuo verso il nuovo. E’ difficile tradurre queste cose in concetti rigidi o in catechismi secchi¸ bisogna vivere transitando continuamente attraverso queste immagini¸ dall’una all’altra.