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Omelia V QUARESIMA C del 21 marzo 2010

Incomincio dalla prima lettura¸ come ho fatto altre volte in questa Quaresima¸ e poi vedrò fin dove arrivo. La prima lettura è presa dalla seconda parte del libro detto “del Profeta Isaia”¸ che non è opera di Isaia (la seconda parte) e¸ onestamente¸ bisogna riconoscere che in mezzo al bailamme dell’A.T.¸ la seconda parte del Libro di Isaia è uno dei testi più belli¸ più intelligenti¸ perfino poeticamente apprezzabili e più nuovi rispetto a certa tradizione¸ un po’ sclerotizzata¸ di altre parti dell’A.T. Una delle caratteristiche della seconda parte del Libro di Isaia¸ che coincide con quello che ho cercato di dire domenica scorsa¸ è il distacco dal passato¸ l’attenzione al presente in vista del futuro¸ vale a dire un dinamismo spirituale verso ciò dovrà avvenire¸ verso la preparazione di un mondo futuro¸ che Dio promette¸ al quale l’uomo deve credere per cui deve contribuire a costruirlo. Per esempio¸ nel brano che abbiamo letto c’è una cosa interessante: si ricorda¸ in maniera molto sintetica¸ l’Esodo¸ soprattutto il passaggio del mare¸ e poi si dice: “Non ricordate più le cose passate¸ non pensate più alle cose antiche” che detto nel mondo ebraico tradizionale corrisponde a: “Non pensate più ai trionfi dell’Esodo¸ lasciate perdere!”. E’ quasi una bestemmia¸ quasi come se dicessero a noi: “Basta¸ non pensate più a Gesù Cristo¸ adesso c’è di meglio!”¸ cosa che¸ ovviamente¸ noi non intendiamo dire.. E’ curiosa questa specie di comprensione del passato dicendo che il passato era soltanto una premessa sulla quale non è il caso di continuare a ritornare ed a fermarsi. E io ne approfitto per dire una cosa che ho sempre detto ma che mi è stata confermata da un’osservazione che uno dei fedeli di questa messa mi ha detto due settimane fa¸ cioè che la faccenda dell’esodo che si celebra nella notte di Pasqua¸ ha al suo interno una quantità di crudeltà divina che è scandalosa per noi uomini di adesso. Soprattutto¸ questo non è citato nel testo che abbiamo letto questa mattina¸ soprattutto quella famosa leggenda della morte dei primogeniti. Mi diceva quella persona che sua figlia¸ una ragazzina sveglia ed intelligente¸ avendo visto un filmato dove si raccontava questa morte dei primogeniti¸ ha posto la domanda: “Ma perché ha fatto morire i bambini? Poteva prendersela con gli adulti!”¸ ed il papà era un po’ a disagio nel rispondere. Io sono anni che dico che quella piaga dei primogeniti dovrebbe essere soppressa dal ricordo liturgico della veglia pasquale e sono contento di accorgermi che il “Secondo Isaia” mi ha anticipato: non parla dei primogeniti ma racconta¸ in maniera un tantino sarcastica¸ la distruzione dell’esercito del faraone nel mare: “Cosí dice il Signore”¸ aggiungo qualche parola mia ma non cambia il testo “Cosí dice il Signore che un tempo aprí una strada nel mare ed un sentiero in mezzo ad acque possenti…”¸ che è bella come descrizione¸ fine¸ questa della strada nel mare¸ “che fece uscire carri e cavalieri¸ esercito ed eroi ad un tempo ed essi giacciono morti¸ mai più si rialzeranno¸ si spensero come un lucignolo¸ sono estinti”. Sembra che sia contento che siano crepati tutti i soldati egiziani nel mare¸ e forse lo è anche¸ ma ho l’impressione che lo dica come se Dio dicesse: “E credete che quella sia la cosa che so fare? Che sia quello ciò di cui mi vanto?”. Quasi a dire che in epoche antiche¸ quando l’uomo era immaturo¸ si pensava che uccidendo persone si potesse produrre la salvezza di un popolo e¸ purtroppo¸ io non riesco a capire perché nella nostra veglia pasquale si debba ancora ricordare questa anticaglia. “Non ricordate più le cose passate¸ non pensate più alle cose antiche. Ecco¸ io faccio una cosa nuova¸ non ammazzo più persone nel mare”. Questa è la cosa nuova che bisogna annunciare. E’ quella che annuncia anche Gesù ai farisei che gli dicono: “Mosè ha detto di lapidarla”¸ a parte che non è vero perché nel Deuteronomio si dice solo che le adultere devono essere uccise¸ non si parla di per sé di lapidazione¸ ma questo¸ se ci sarà tempo¸ ma non ce ne sarภpotrò spiegarlo fra qualche minuto. Il fatto che l’evangelista¸ che probabilmente sa queste cose¸ metta in bocca a chi interroga Gesù un errore¸ anche questo è un modo indiretto¸ delicato¸ gentile per screditarli¸ ma non è questo il punto. Le cose nuove sono che non si lapidano più le persone in men che non si dica sulla base di un’accusa¸ si aspetta un po’¸ ci si pensa. Il Deuteroisaia l’aveva già intuito questo e presenta la cosa nuova che adesso Dio farà: Dio non ammazzerà i babilonesi perché hanno distrutto Gerusalemme¸ come alcuni ebrei del tempo pensavano¸ come quelli del famoso salmo “Abbiamo sospeso le cetre¸ i nostri nemici ci chiedevano canti di gioia. Come cantare i canti di gioia in terra straniera? Babilonia distruttrice¸ beato chi massacrerà i tuoi bambini scaraventandoli su una pietra!”. L’inizio del salmo è commovente¸ l’ultima frase del salmo è disgustosa. Era la cultura del tempo. Per vincere veramente un popolo in vista del futuro¸ bisogna ammazzare i bambini¸ è inutile ammazzare gli adulti¸ quelli muoiono da soli dopo un po’. Dio nell’Esodo si è livellato a questa barbarie antica¸ il Deuteroisaia lo capisce e capovolge tutto. Ecco perché a me piace questo testo. A me piace la Bibbia nel suo insieme¸ ma mi piace la Bibbia perché è un libro che dimostra che si cresce col tempo che passa¸ che si supera il passato¸ la verità non è alle spalle¸ è davanti e che bisogna progredire secondo la retta via¸ quella di Gesù che è la via che porta alla veritภche produce vita. Non quell’altra verità che lapida i vivi e li uccide. Questo emergere del contrario delle aspettative primitive di un futuro opposto¸ questo è ciò che c’è di bello nella Bibbia e il Deuteroisaia lo dice bene¸ sembra quasi anticipare quello che i verdi dovrebbero oggi: “Faccio una cosa nuova¸ proprio ora germoglia¸ non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada¸ immetterò fiumi nella steppa – e qui c’è l’idea geniale – e le bestie saranno tutte contente perché troveranno acqua da bere nel deserto. L’acqua – dice – ve l’ho fatta per voi mio popolo¸ ma mi fa piacere che vengano sciacalli e struzzi¸ che per la prima volta trovano nelle rocce – quel deserto è roccioso non sabbioso – trovano acqua da bere”. E’ questa specie di rinnovamento nel mondo¸ un acquedotto nel deserto. La fantasia di Dio che adesso non ha più bisogno di sterminare nel mare i carri ed i cavalli del faraone¸ che non ha neanche bisogno di sfracellare bambini né ammazzare adulti. I babilonesi han fatto le loro distruzioni: peggio per loro¸ moriranno a suo tempo. Dio non si occupa di loro¸ si occupa di iniziare un processo di rinnovamento del mondo basato¸ appunto¸ sulla via della fedeltà di Dio alla vita¸ che è la parafrasi della frase che ho già citato che Gesù applica a sé stesso: “Mi glorificheranno le bestie selvatiche¸ sciacalli e struzzi¸ perché avrò fornito acqua al deserto¸ fiumi alla steppa per dissetare il mio popolo¸ il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi”. E qui c’è un altro tema¸ che anche questo potrebbe essere in parte arretrato ma che forse invece ha un suo valore permanente e¸ cioè¸ rendersi conto che Dio prepara il futuro facendo qualcosa per alcuni¸ non globalmente per tutti. E’ l’idea del popolo di Dio¸ che Dio si costruisce attraverso la grande massa di uomini che abitano la terra perché questo popolo sia testimone¸ spieghi¸ faccia capire¸ aiuti gli altri a comprendere gradualmente¸ si faccia cioè mediatore di questa conoscenza della novità di Dio presso tutti gli altri. Ecco perché Dio si concentra in una piccola zona¸su una piccola persona¸ salva dalla lapidazione una donna¸ chissà quante altre ne sono state lapidate¸ perché Dio in questo modo assume il suo popolo¸ gli uomini che credono¸ quelli che sperano come persone che con la loro inventiva¸ con la loro intelligenza¸ con la loro capacità di organizzare e di fare propaganda al loro Dio¸ diffonderanno nel mondo questi nuovi criteri di salvezza¸ di benedizione¸ di benevolenza in maniera che il superamento delle barbarie passate¸ che ogni tanto ricompaiono¸ basta pensare a nazismi e leninismi di non antica data¸ ogni tanto ritornano i rigurgiti primitivi delle barbarie¸ far capire che devono contribuire ad eliminarli¸ coloro che si sono affezionati e che hanno aderito a quella via¸ quel piccolo torrente che Dio ha creato nel mondo¸ che è torrente che¸ partito dalla morte¸ arriva alla vita¸ che sembrava fosse contento di soldati che morivano ma in realtà ci fa capire che è contento di struzzi e sciacalli che possono bere un po’ d’acqua nel deserto. Figuriamoci come sarebbe contento se bambini¸ uomini¸ malati venissero aiutati a vivere un po’ meglio in questo lungo cammino verso la scomparsa del male e della morte. E’ quello che ha tenuto su lo spirito di Paolo¸ il quale ha faticato¸ ha ottenuto risultati ma anche insuccessi¸ ma lui dice: “A me piace cosí¸ io corro¸ corro verso il futuro”¸ cosí abbiamo anche la coincidenza con le marce¸ Milano e Roma sono in marcia. “Non ho raggiunto la meta¸ non sono arrivato alla perfezione ma mi sforzo di correre perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù”. Ecco l’idea degli alcuni¸ pochi che hanno capito e sono stati conquistati¸ come il “Secondo Isaia”¸ e dicono: “Bisogna andare avanti¸ c’è ancora tanto da fare. Io potrò fare qualcosa ma non rinuncio a correre e lascio perdere il passato”. All’inizio diceva Paolo: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù¸ mio Signore”. Paolo ha perfino il coraggio di dire che è perdita la sua tradizione giudaica. Per questo io non ho vergogna a dire che bisogna perdere buona parte del farraginoso bailamme che c’è nell’A.T. Bisogna¸ perfino¸ alle volte¸ perdere qualche sclerosi che è rimasta in alcuni passi del N.T. perché la Bibbia contiene sempre anche l’avvertimento: “Guarda che lí c’è un batterio cattivo¸ l’ho messo dentro perché non è ancora scomparso¸ tocca a te farlo scomparire”. Paolo dice che tutto quello va considerato spazzatura. Era stata utile¸ adesso non serve più per guadagnare Cristo. “Corro¸ avendo come mia giustizia non quella derivante dalla legge e neanche dalle tradizioni e dalla storia del passato¸ ma quella che viene dalla fede in Cristo¸ la giustizia che viene da Dio basata sulla fede”. A questo serve Gesù Cristo¸ questo stimolo continuo per avere coraggio nelle possibilitภche noi abbiamo¸ di migliorare il presente in vista del futuro.