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Omelia II QUARESIMA C del 28 Febbraio 2010

Domenica scorsa avevamo letto il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto e siccome Gesù nel deserto era da solo¸ è evidente che quel racconto era ed è una invenzione degli evangelisti che hanno pensato di potere raccontare cosí le tentazioni di Gesù. Qualcuno può anche pensare che Gesù abbia raccontato: “Sapete cosa mi è successo? Sono andato nel deserto …”¸ può darsi. Se però fosse successo probabilmente l’avrebbero detto¸ scritto: “ Un giorno Gesù ci disse: Venite¸ ascoltate¸ vi dico quel che mi è successo nel deserto…”. Per cui direi che è ovvio¸ è più naturale pensare che quel racconto sia una composizione degli evangelisti fondata su dei fatti¸ ma è un loro modo per dire ai loro lettori¸ come abbiamo detto domenica scorsa: “Non meravigliatevi se Gesù non è sceso dalla croce e non ha salvato sé stesso¸ lui che poteva salvare gli altri¸ perché anche voi lettori¸ che avete letto tutto il vangelo¸ sapete che Gesù rifiutava per principio di utilizzare i suoi poteri per sfuggire alle sofferenze che lo attendevano”. E¸ per rendere tutto questo più chiaro nella loro cultura¸ nel loro ambiente¸ Matteo e Luca hanno formulato questi dialoghi con le risposte da parte di Gesù. Qualcosa di simile deve essere accaduto anche per il racconto della Trasfigurazione¸ per questo ha fatto la premessa parlando del vangelo di domenica scorsa¸ perché se Gesù voleva che questa sua cosiddetta Trasfigurazione fosse utile per tutti¸ l’avrebbe almeno compiuta davanti ai suoi Dodici¸ se non al gruppo più ampio dei discepoli. Perché soltanto tre? Di solito si elencano Pietro¸ Giacomo e Giovanni¸ Luca solo in questo passo elenca Pietro¸ Giovanni e Giacomo¸ ma questo non ha nessuna importanza¸ questa variazione di nome. Perché solo tre? Storicamente non è facile districarsi in questi problemi perché poi alla fine si dice che essi tacquero e non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. E allora¸ se doveva servire a tutti per aiutare¸ come tradizionalmente si dice e dirà anche il prefazio della messa¸ per aiutare i discepoli a capire lo scandalo della croce¸ perché non è stato detto almeno ai Dodici? Forse non sarebbero scappati via tutti dalla paura quando l’hanno visto crocifisso¸ per quanto pare che siano scappati anche Pietro¸ Giacomo e Giovanni. Allora direi che non c’è niente di male¸ anzi¸ è molto più utile per capire le cose rendersi conto che questa è stata sí una visione ed è giusto raccontarla come una visione perché è una intuizione della mente dei discepoli che hanno incominciato a capire come stavano veramente le cose riguardo a Gesù¸ chi era veramente. E quando sul monte l’hanno visto pregare¸ oppressi dal sonno¸ non potrebbe essere un modo per dire che momentaneamente hanno avuto l’impressione di sognare? Possono aver avuto l’impressione di vedere questa luce¸ ma non è questo che conta¸ quello che conta è aver capito perché Gesù non assomigliava ai due grandi personaggi dell’A.T. Perché aveva fatto delle scelte cosí diverse da quelle che un ebreo normale¸ bravo¸ si aspettava in conseguenza della sua lettura della Bibbia¸ del suo modo di leggere i testi e di capirli. Mosè era venuto a dare la legge e gli ebrei¸ soprattutto dopo l’esilio¸ si erano resi conto che della terra non erano più padroni perché l’avevano conquistata altri popoli e¸ per un centinaio d’anni¸ avevano ancora avuto un’indipendenza nella Palestina ma poi l’avevano persa di nuovo e adesso erano sotto il dominio dei romani. Quella terra che era stata promessa ad Abramo era perduta¸ chissภforse il Messia gliela poteva ridare. Lo speravano alcuni¸ ma intanto era rimasta almeno la legge¸ la Torah di Mosè¸ con tutte le sue prescrizioni che loro osservavano con scrupolo¸ come facevano i farisei¸ perché erano gli elementi che determinavano la loro identitภla loro sicurezza di essere a posto con Dio. Come dice il fariseo nella preghiera che Luca riporta: “Digiuno regolarmente¸ pago le decime¸ faccio le mie cose¸ ho almeno questa soddisfazione nella vita; i romani non mi apprezzano però Dio sa che sono a posto”. E Gesù viene e¸ come raccontano sia Luca che Matteo¸ più chiaramente di Marco: “Fu detto agli antichi: Fai questo. Ma io vi dico…”. Come si permette di criticare Mosè? “Mosè vi ha detto di dare il livello del ripudio¸ ma ha sbagliato” e Gesù toglie loro la sicurezza di Mosè. Per carità le critiche di Gesù sono fatte con delicatezza¸ però toccano alcuni elementi importanti: “Non giurate mai. Amate i vostri nemici.” “Ma se sono secoli che combattiamo contro i nostri nemici! Perché smonta l’intoccabilità di Mosè? Sarà giusto seguire questo uomo?”. Pietro¸ Giacomo e Giovanni¸ che sono probabilmente il gruppo dei primi chiamati¸ quelli che hanno lasciato tutto per seguirlo – Andrea poverino lo dimenticano sempre – ad un certo punto si domandano se non hanno sbagliato tutto. Elia era diventato¸ nella mentalità popolare¸ il profeta che non solo parla¸ come altri profeti hanno fatto¸ ma che ha la forza di cambiare la situazione. Non bisogna dimenticare che Elia ha massacrato di persona¸ secondo la Bibbia¸ ottocento profeti idolatrici di Baal¸ li ha sgozzati tutti lui¸ ottocento di seguito. Ha poi posto come suo successore Eliseo¸ il quale ha fatto colpire a tradimento il re di Giuda¸ che era idolatra e ne ha messo sul trono un altro che era un delinquente anche lui¸ tant’è vero Osea lo condanna di essere violento e cattivo¸ ma difendeva la vera religione¸ un certo Ieu. Erano gente¸ Elia ed Eliseo¸ che a differenza di Isaia¸ Geremia¸ Osea ed Amos¸ quelli che poi lasciarono dei libri¸ questi mettevano la spada in mano ad altri perché vincessero le battaglie¸ come si vincono le battaglie. Il Gesù delle tentazioni che non fa nulla… Potevano domandarsi: “Non sarà un imbroglione questo?” A quei tre deve essere capitato quella volta che l’han visto pregare sul monte¸ devono aver capito: “No¸ quello è un santo. E’ quello l’uomo di Dio¸ è questo che non avevamo capito.” E¸ in una specie di sogno baluginante pare loro di vedere Elia e Mosè che vengono e parlano loro insieme”. Ognuno di voi può pensare quello che vuole¸ se la Trasfigurazione me la vedo cosí come la sto raccontando¸ a me convince¸ piace¸ sono contento. Se diventa una specie di prodigio reale¸ allora questo mi disturba perché a me piacciono di più le cose e i prodigi e i miracoli che capitano dentro nella testa¸ non fuori. Questi tre hanno capito e¸ forse¸ si sono anche addormentati per la difficoltà di quel pensiero che hanno appena appena intuito. Luca¸ che è bravo in questo caso¸ a differenza di Matteo e Marco¸ ognuno dei tre evangelisti tratta la Trasfigurazione a suo modo¸ Luca presenta questi tre proprio come quelli che hanno capito; Elia e Mosè sono venuti a complimentarsi perché sapevano¸ prevedevano quello che avrebbe fatto a Gerusalemme e qui usa la parola che avete sentito che prima non c’era nella vecchia traduzione¸ la vecchia traduzione diceva “La sua dipartita” ora “il suo esodo”. A Gerusalemme sarebbe uscito da questo mondo per andare a Dio¸ non come l’esodo dell’Egitto¸ che morirono i primogeniti degli egiziani¸ ma attraverso la sua morte¸ una specie di controesodo dove chi soffre non è il persecutore ma il perseguitato. Devono essere stati sbalorditi di fronte a questo¸ tant’è vero che si sono addormentati per la stanchezza del pensare¸ ma hanno creduto. E che Luca voglia dire che loro hanno creduto lo si ricava da alcune caratteristiche di cui¸ se leggessimo i vangeli¸ dovremmo esserci già accorti: in Marco si dice che quando Gesù fa la prima profezia della Passione¸ Pietro si arrabbia e gli dice: “Non ti accadrà mai!” e Gesù lo rimprovera: “Dietro di me¸ Satana!”. Luca questo episodio lo cancella¸ non ce l’ha¸ per Luca Pietro capisce subito. Giovanni e Giacomo¸ in Matteo e Marco¸ dopo le tre profezie della Passione¸ Pietro dopo la Trasfigurazione dice Marco che dissero a Gesù: “Quando sarai nel tuo regno…” Un momento¸ prima chiedono la cambiale in bianco: “Vogliamo che tu ci faccia quello che ti domanderemo¸ che quando sarai nella tua gloria possiamo sedere uno alla tua destra ed uno alla tua sinistra” e Gesù con pazienza dice: “Potete bere il calice che berrò? Essere sommersi nell’abisso nel quale cadrò? Sedere alla destra ed alla sinistra non spetta a me darlo¸ non è il mio mestiere”¸ che è quello che è qui nella trasfigurazione. “Non sono Elia¸ non sono neanche Mosè¸ ma soprattutto non sono Elia¸ io non ammazzo ottocento profeti di Baal. Io vado al Padre per un’altra strada”. Luca cancella quell’episodio¸ non lo racconta¸ presenta questi discepoli come i prototipi di coloro che hanno compreso che la via di Gesù¸ come nelle tentazioni¸ non è la via della lotta¸ della battaglia¸ della opposizione¸ della spada¸ del potere¸ della forza. E’ la via del farsi carico della miseria umana ed iniziare un cammino faticoso verso Dio accettando tutte le sofferenze che questo comporta. C’era questo nella storia antica¸ quando Mosè guida il popolo nel deserto¸ solo che là c’era pieno di prodigi¸ i prodigi non ci sono più¸ come si diceva domenica scorsa. La salvezza viene attraverso la fatica di tirare avanti¸ nella speranza¸ senza scoraggiarsi perché¸ alla fine¸ la voce divina dalla nube¸ anche questo è un tema dell’esodo¸ dice¸ e bisogna sottolinearlo il pronome¸ dice: “Non quei due lภma questo è il Figlio mio l’eletto¸ ascoltatelo!” e quando si sente questa voce tutto è finito e c’è Gesù solo. E questo è capire che la salvezza che Dio ci manda viene dalla serietà umana della vita di Gesù¸ il quale ci dice: “Mettete insieme le vostre forze ma sappiate che quello che vi porta veramente alla salvezza ed a Dio è la serietà della vostra vita¸ la serietà del vostro impegno¸ la capacità di accettare la fatica ed il sacrificio. Non fate come il Pietro degli altri evangelisti che non ha capito niente e protestava¸ non fate come Giovanni e Giacomo degli altri due”. Luca li idealizza¸ li idealizza perché dice: “Hanno capito¸ sono i modelli della nostra vita”. Allora¸ come diceva anche Paolo nella sua lettera¸ anche Paolo ha capito queste cose e racconta come è stato difficile per lui capirlo: “Fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi”. E poi non sto ad illustrare il resto ma Paolo dice: “E’ l’esempio di un serio impegno che non fa leva sulla forza¸ o meglio¸ sul prodigio¸ ma fa leva sull’impegno e sulla serietà nell’accettare la vita.