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Omelia 1 QUARESIMA C del 21 Febbraio 2010

Mi pare di ricordare che in una domenica¸ sarà tre anni fa naturalmente¸ avevo cercato di dimostrare che questo brano di vangelo è una sarcastica descrizione del rapporto tra il diavolo e Gesù e rasenta l’umorismo perché questa serie di battute e controbattute insieme all’ambientazione analoga a quella delle favole: il deserto con quaranta giorni di digiuno¸ il punto da cui si vede tutto il mondo¸ il trasferimento aereo sul parapetto del tempio. E’ un genere letterario particolare questo delle tentazioni e mi ricordo che avevo¸ forse esagerando¸ avevo osato presentarle come un testo di sarcastico umorismo. Non ripeto quella predica¸ era solo per dire che molti si sono adoperati per cercare di capire qual è il vero intento di questo racconto che¸ in maniera cosí schematica e cosí estrema e¸ nello stesso tempo anche cosí rapida nel risolvere il problema¸ presenta il rapporto tra Gesù e la tentazione diabolica. Devo dire che¸ a livello serio¸ per coloro che rifiuterebbero quell’interpretazione a cui accennavo prima del racconto umoristico – sarcastico¸ direi¸ che a livello serio¸ sono praticamente due le linee di interpretazione che sono state proposte: la prima¸ quella che dico per prima¸ è la più recente¸ è quella della gran parte degli esegeti contemporanei. Questo testo cerca di anticipare il grande interrogativo che viene messo sulla bocca degli ebrei¸ dei sommi sacerdoti e che è probabilmente anche latente nel cuore dei discepoli quando vedono Gesù sulla croce: se è il Figlio di Dio perché non scende dalla croce; ha salvato gli altri¸ non può salvare sé stesso; perché non dimostra di avere un potere divino? Questo scandalo della crocifissione¸ che poi è stato superato nella fede nel risorto¸ però sotto sotto è rimasto sottoforma di un’altra domanda: ma perché l’onnipotente non si serve della sua potenza per risolvere rapidamente i problemi¸ per dar da mangiare agli affamati¸ per risanare il sistema politico corrotto¸ la seconda tentazione di Luca che è la terza di Matteo¸ perché non si mostra in maniera cosí appariscente e convincente¸ in maniera che ovunque si diffonda la fede e la vera religione? Perché l’inviato di Dio sceglie questa strana strada¸ apparentemente contraddittoria¸ di accettare la sconfitta della croce spostando in avanti la speranza di una salvezza potente quando si presenta come risorto e lasciando quindi i suoi discepoli sempre nell’attesa con delle premesse¸ dei segni premonitori¸ qualche inizio ma una difficoltà permanente che fra l’altro nei primi anni si pensava sarebbe durata un certo periodo¸ sostanzialmente breve¸ poi ci si accorge che potrà avere una durata indefinita. Allora la domanda di fronte alla scelta della via della croce rimane una domanda valida anche per noi: ha veramente senso¸ anche dal punto di vista religioso¸ considerare la grande¸ ultima¸ definitiva manifestazione di Dio per gli uomini la via seguita da Gesù che ha rivelato di avere dei poteri straordinari¸ ma li ha tenuti continuamente a freno¸ li ha usati senza entusiasmo per aiutare alcuni sofferenti¸ non li ha mai usati per sé stesso ma neanche per il trionfo della sua causa¸ cioè della sua predicazione¸ di quel rinnovamento interiore spirituale e morale del mondo che certamente desiderava¸ perché non ha compiuto qualche gesto di più significativa potenza? Era veramente il Figlio di Dio? Se è veramente il Figlio di Dio perché Dio si è manifestato in questo modo? E’ questo¸ se volete¸ lo scandalo¸ nel senso antico biblico del termine¸ cioè la difficoltภper chi vuole aderire e credere nel cristianesimo perché nel cristianesimo manca l’esibizione di una forza e di una potenza risolutiva e la mia impressione è che in un mondo come il nostro¸ nel quale la tecnica compie progressi rapidissimi¸ efficaci¸ senza sbagliare. Il fatto che i satelliti stiano al loro posto¸ per me¸ lo so che è spiegabile¸ ma per me indica che ci deve essere una abilità di calcolo¸ di progettazione della forza del propulsore¸ di controllo della stabilità in quell’area sottile nella quale non si va fuori orbita e non si cade sulla terra¸ tutto questo mi fa pensare che questi sono i prodigi¸ questo ti lascia a bocca aperta. In Gesù non c’è niente di tutto questo¸ anzi c’è il contrario: c’è la scelta del lasciarsi crocifiggere. E’ grandioso anche questo¸ capite¸ ma è un gesto talmente opposto all’esperienza dei poteri umani che oggi si sta sperimentando¸ e io vedo questo prodigio soprattutto nella capacità di portare la scienza teorica a livello di applicazioni pratiche per cui io sono più incantato dalla tecnica che dalla scienza speculativa¸ tutto questo rende ancor più difficile di una volta credere che Dio¸ creatore dell’universo¸ sia in Gesù Cristo. E questa è la nostra tentazione e di fronte a questa situazione non ci sono risposte che possano risolvere in maniera esauriente il problema. Si tratta di una scelta di interpretazione vitale. Gesù rimane il Crocifisso e sposta in avanti come lenta¸ lunghissima speranza la possibilità che si imponga finalmente quella rettitudine¸ quella chiarezza di pensiero ed onestà di opere che lui voleva portare sulla terra. Io capisco che è difficile credere a questa scelta di lentezza graduale e questa è la riflessione sulla prima prospettiva interpretativa di questo testo. Sono le tentazioni del Messia. Gli evangelisti si sono resi conto che chi avesse letto il resoconto che loro scrivevano della vita di Gesù che terminava con la morte in croce¸ e sí la risurrezione¸ ma la risurrezione come apparizione di una luce destinata a rimanere una fiammella fioca fino alla fine per poi esplodere chissà quando in una luce evidente¸ si rendevano conto che tutto questo sarebbe stato difficile da comprendere¸ allora l’hanno anticipato dicendo: “Ha considerato diabolica l’ostentazione della potenza¸ è una scelta cosí¸ che Gesù fece per mantenersi fedele alle antiche parole della Scrittura”. Non hanno risolto il problema¸ hanno semplicemente avuto l’accortezza di dirlo subito per primi. Molte volte sapete che¸ dal punto di vista didattico¸ questa tattica funziona: “Dico io per primo l’obiezione che tu prevedo che mi farai¸ faccio sapere che la conosco”. E questa è la prima pista interpretativa che¸ secondo me¸ è la più elevata¸ la più seria che¸ come dicevo¸ non ha soluzione. L’altra¸ quella più antica¸ è più morbida¸ più facile da comprendere¸ lascia però da parte il grande mistero della crocifissione. Noi la leggiamo nel nostro Breviario¸ nella lettura prevista per oggi che è di sant’Agostino il quale ha una idea geniale. Dal momento che domenica prossima si farà la Trasfigurazione¸ nella lettura di oggi ci viene ricordata una frase dove Agostino dice che questa è la Trasfigurazione al contrario. Domenica prossima vedremo l’uomo Gesù che diventa luminoso e raggiante per far capire che nel suo interno c’è la divinità. Qui è l’opposto: il Figlio di Dio si riveste di umanitภsi trasfigura in un pover’uomo che ha fame¸ che rischia di essere attratto dal desiderio di partecipare al potere¸ che rischia di essere attratto dal far carriera mediante l’apparenza¸ la spettacolaritภche rischia¸ cioè¸ di essere un pover’uomo che chiede a Dio: “Fammi diventare un mago”. E’ la tentazione della tattica per avere trionfo¸ la tentazione della gloria apparente¸ del successo momentaneo e umano. Allora dice Agostino: Dio si è messo nei nostri panni.¸ si è trasfigurato in un pover’uomo tentato continuamente da quest’inganno dell’apparire¸ del far carriera mediante la raccomandazione¸ la bustarella diremmo nel nostro linguaggio¸ il millantato credito¸ fare la bella figura senza che ci sia la sostanza sfruttando questo mito della parola di Dio. “Perché non chiedi a Dio di fare spettacolo? Perché non chiedi a Dio l’esteriorità che potrebbe crearti il consenso?” E questo¸ secondo Agostino¸ l’avrebbe fatto per far capire che in realtà non Gesù ma noi siamo continuamente tentati di nascondere la mancanza di sostanza e di essere con l’apparire. Ed è tesi direi tipicamente agostiniana – platonica questa che la verità è in alto¸ noi in basso non ce l’abbiamo ed allora ci travestiamo¸ ci trasfiguriamo¸ siamo cattivi ma vogliamo apparire buoni¸ siamo ignoranti ma vogliamo apparire intelligenti e colti ed è tutta quella specie di finzione che accompagna la nostra vita. Allora Gesù ha preso il nostro posto in maniera eclatante¸ facendo spettacolo in queste tentazioni per dirci: “Ascolta il comandamento di Dio il quale ti dice: “Vivi della sua parola¸ adora lui solo e non metterlo alla prova. Ubbidisci e basta. Stai al tuo posto”. E ripeterei lo slogan di domenica scorsa: “Adesso basta fare lo stupido¸ sii persona seria¸ sei polvere¸ polvere intelligente”¸ la famosa “canna pensante” di Pascal¸ “ma sta’ al tuo posto¸ non aspirare a cose inutilmente grandi”. E¸ se volete¸ arrivati a questo punto¸ le due proposte finiscono per coincidere: il Crocifisso ed il Gesù tentato ci insegna la via dell’umile servizio¸ del dovere. Ecco¸ allora¸ perché effettivamente sono¸ se non altro¸ un chiaro appello alla serietà a non giocare con la vita¸ con sé tessi e con gli altri¸ queste tentazioni che leggiamo. E aggiungerei anche un altro pensiero¸ se volete un pochino polemico. Il versetto del salmo responsoriale diceva: “Resta con noi¸ Signore¸ nell’ora della prova”. Si è discusso a lungo: “Bisogna cambiare il Padre Nostro. Dio non può indurci in tentazione”. A parte che bastava cambiare tentazione in prova e tutto cambiava e diventava diverso. Può darsi che tradurre letteralmente il verbo che c’è in greco che è introdurre¸ indurre sia anche utile¸ ma non bisogna dimenticare che¸ in tutta la storia biblica¸ Dio si serve della prova¸ del mettere alla prova per educare il suo popolo e¸ quindi¸ non è esatto dire che la tentazione non viene da Dio¸ la tentazione viene da Dio¸ o meglio Dio vuole che noi ci rendiamo conto che tutto può diventare tentazione¸ comprese le sue parole nella Scrittura¸ a maggior ragione tutto quello che c’è nel mondo. Far capire all’uomo che gli incontri che fa nella vita¸ quello che legge¸ quello che impara a fare¸ compresa la tecnica di cui parlavo prima¸ in realtà è un modo per metterlo alla prova¸ per cercare di capire se sarà capace di trarne del bene¸ se sarà capace di comprendere che cos’è veramente la scoperta che sta facendo. Cioè¸ Dio desidera che noi trasformiamo in appello di tentazione tutto quello che ci succede. Tutto è tentazione¸ nel senso che tutto mette alla prova la nostra capacità di reagire con l’intelligenza e la sapienza che un uomo deve avere. “Adesso che hai scoperto questo¸ cosa ne farai?”. Allora è giusto il Padre Nostro¸ devo dire¸ si può modificare ma bisogna che noi impariamo a memoria questo versetto: “Resta con noi¸ Signore¸ nell’ora della prova” e tutte le ore della nostra vita sono ore della prova. Incontro una persona simpatica¸ faccio amicizia: sto agendo bene? La sto rispettando? Da che cosa sono affascinato? Sono insegnate¸ vedo gli alunni¸ li giudico¸ li valuto. Cosa sto facendo? Arriva uno strumento che posso adoperare: la play station¸ il gioco¸ il telefonino¸ il satellitare¸ l’automobile. Cosa ne faccio? Chi non si rende conto che tutto è tentazione nel senso latino anche del termine¸ tentare¸ mettere alla prova. “Fammi vedere che cosa sai fare con questo. Fai vedere a te stesso cosa sai fare con questo”. Tutta la vita è cosí. Allora ecco che avere scelto questo tema¸ questo modo di trasfigurarsi in persona tentata è davvero educativo per noi. “Resta con noi¸ Signore¸ tutte le ore della nostra vita e facci capire che tutto quello che ci succede può sempre avere esiti differenti che dipendono da come noi lo interpretiamo e valutiamo”. Ci mette alla prova nella nostra capacità di capire. Più aumentano le possibilitภsia quelle tecniche sia per esempio quelle di costume etico – giuridiche¸ è possibile la convivenza¸ è possibile la fecondazione artificiale¸ diventeranno sempre più possibili tante cose. E’ possibile¸ forse¸ discriminare se un bambino deve nascere o no dal momento che ha delle malformazioni gravi. E’ possibile. E tu cosa fai di questa possibilità? Cosa aspetti? La legge? Che approvino il testamento biologico? Ma sí¸ si può approvarlo. Tenete presente la sfiducia della seconda tentazione di Luca nel potere politico¸ non sarà vero perché Satana è bugiardo¸ però Luca mette in bocca a Satana: “I regni della terra sono miei¸ li do a chi voglio”. E’ sempre sporco il potere. Sporco¸ poverino¸ anche lui fa quel che può¸ ma non è salvifico il potere¸ non lo è mai. La legge¸ al massimo è un freno¸ un posto per i malfattori¸ come dice la Prima Lettera di Giovanni. I buoni non dovrebbero averne bisogno perché capiscono che tutto è tentazione. Bisogna fermarsi e pensare e riflettere. Ecco¸ questo è quello che la prima domenica di Quaresima ci vuole dire e che può essere un po’ un orientamento non soltanto per quattro settimane ma per tutta la vita.