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Omelia V DOM T.O. C del 7 Febbraio 2010

Luca ha corretto la frase di Marco “Pescatori di uomini” ma i revisori della traduzione¸ che ho lodato in altre occasioni¸ questa volta si sono assopiti e non hanno cambiato il testo di Luca¸ che andava cambiato¸ perché Luca si deve essere accorto che i pesci sono tra gli animali più maltrattati. Queste due barche piene di pesci significa che in poche ore muoiono tutti¸ nessuno ha compassione dei poveri pesci che muoiono soffocati mentre la compassione di tanti altri animali¸ solo per il fatto che ci sono più gradevoli e carini¸ e quella frase “Pescatori di uomini” è una frase che probabilmente Gesù avrà pronunciato¸ che Marco riproduce che però¸ a delle persone gentili come Luca¸ deve aver fatto una brutta impressione¸ perché diverso è dire “Pastore di pecore”: il pastore si prende cura delle pecore¸ le pecore vivono a lungo¸ le custodisce¸ le protegge¸ va a cercare la smarrita. Il pescatore di pesci è proprio uno che li pesca per lasciarli morire¸ quando non si ha la crudeltà di metterli nella pentola vivi come molti cuochi consigliano di fare con i crostacei. Il pescatore di pesci non ha nulla di positivo¸ non è simbolo di niente di umano¸ è semplicemente una necessità per sopravvivere. C’è una bella differenza tra l’immagine del pastore che si affeziona alle pecore e con le quali si crea un rapporto quasi come con gli animali domestici. Allora sí che può diventare l’immagine del pastore il simbolo dell’attitudine pastorale di custodia¸ cura¸ protezione¸ istruzione che dovrebbe essere caratteristica degli uomini di Chiesa e soprattutto è un tentativo di ridar vita al modello con cui Gesù si è comportato con le persone. Pescatori di uomini è¸ ripeto¸ una frase che¸ detta all’occasione ad uno che faceva di mestiere il pescatore¸ poteva essere un modo geniale per convincerlo ad abbandonare la sua vecchia professione per seguire un nuovo tipo di missione e di impegno nella vita. Ma l’immagine del pescare è del tutto inadeguata per descrivere il bene che Pietro potrà fare alle persone. Luca si è accorto¸ dicevo¸ di questo ed ha cambiato la parola¸ è andato a cercare un verbo che in greco significa¸ di per sé¸ catturare però significa catturare non per far morire dopo poche ore come si fa con i pesci¸ ma viene usato¸ talvolta¸ non è di uso molto frequente¸ ma in greco viene usato qualche volta¸ per indicare¸ per esempio¸ nel corso di una battaglia¸ far prigionieri invece di uccidere. Quindi¸ il povero Luca¸ ha pensato di migliorare quell’espressione “pescatori” che parlava soltanto di bestiacce da lasciar morire¸ ha trovato un verbo che poteva indicare la presa¸ come succede nella pesca¸ ma che però parlasse di qualcosa che può far del bene a colui che viene catturato ed ha scelto un verbo che¸ ripeto¸ può essere usato in greco per indicare “limitarsi a fare prigionieri”. Non è ancora¸ per caritภla gentilezza del pastore con le pecore¸ però era una finezza linguistica di Luca che bisognava trovare il modo di rendere presente nella revisione della traduzione¸ cosa che invece non fu fatta. Non traducendo ma parafrasando¸ si poteva dire: “Non temere¸ d’ora in poi ti occuperai di uomini. D’ora in poi metterai insieme degli uomini”. Si poteva perfino dire: “Catturerai uomini”. Il catturare ha una piccola puntina di cattiveria però il lettore avrebbe capito che Pietro si sarebbe occupato della vita degli uomini e¸ tra l’altro¸ se il verbo significava far prigioniero ed evitare la morte del nemico¸ poteva anche significare che Pietro avrebbe aiutato gli uomini a salvarsi dal pericolo di perdere la loro vita con i peccati e le loro colpe nel mondo malvagio. Sarebbe stato un ricattatore di uomini. Il rescue inglese è il verbo migliore per indicare l’equivalente della parola greca che Luca ha cercato di inserire nel vangelo. Tutto questo per dire come è una delle tante caratteristiche positive della Sacra Scrittura¸ che a me piace di far vedere¸ che qualche volta anche in questi piccoli particolari dimostra che gli scrittori di questi testi sono delle persone attente ai particolari¸ che cercano di fare il possibile¸ nonostante non siano dei geni dal punto di vista della capacità letteraria¸ per esprimere la sostanza positiva di quello che devono dire. E questa è una piccola osservazione¸ marginale¸ se volete¸ ma che però ci aiuta anche a capire quale è il senso complessivo di questa pesca miracolosa. La tradizione parlava di questa specie di prodigio di una quantità di pesci catturati¸ Luca ha cercato di far capire ai suoi lettori che questo gesto di Gesù di riempire due barche di pesci non significava uno spreco inutile¸ non significava che Pietro sarebbe stato un imprenditore che avrebbe potuto mettere su una industria di vendita di pesce conservato ma che era semplicemente l’indizio di una potenza che Dio dava a Pietro¸ di aiutare alcune persone ad essere sottratte al pericolo di morire¸ al contrario di quello che invece avviene per i pesci. Quindi una missione di caritatevole salvezza. Tutto questo è una piccola osservazione sul vangelo¸ dopo di che volevo dedicare un altro pensiero¸ capisco che non riesco a coordinarlo con quello che ho detto prima¸ però volevo ripetere cose che ho già detto tre anni fa probabilmente¸ sull’importanza della seconda lettura. Perché nella seconda lettura noi abbiamo una formula di fede¸ nella quale si parla della risurrezione del Signore e delle sue apparizioni¸ la cui antichità è impressionante perché la Lettera ai Corinti¸ nella quale è citato questo testo¸ è scritta nel 56. Paolo era stato a Corinto nel 51 – 52¸ siccome a Corinto erano nate delle dispute sulla realtà della risurrezione¸ nel 56 lui scrive questa lettera nella quale ricorda quello che aveva predicato nel 51 – 52 e dice che ha predicato quello che lui stesso aveva ricevuto. “Vi proclamo il vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto¸ se lo mantenete come ve l’ho annunciato” e dichiara chiaramente di aver annunciato in un vangelo che lui stesso aveva ricevuto da altri. Allora gli studiosi si sono domandati quando Paolo può avere ricevuto questa formula che poi viene citata nel testo: “Cristo morí per i nostri peccati¸ secondo le Scritture fu sepolto¸ è risorto il terzo giorno¸ secondo le scritture apparve” che è una formula del tutto simmetrica: Cristo morí. E’ risorto¸ per i nostri peccati¸ il terzo giorno¸ secondo le Scritture¸ secondo le Scritture e fu sepolto e apparve. Se voi la scrivete in colonna vedete che è perfettamente simmetrica¸ facendola terminare “Appare a Cefa” Il nome Cefa è il nome aramaico di Pietro quindi vuol dire che la formula è stata costruita non a Corinto¸ non in Grecia¸ non in Asia Minore ma in Palestina – Siria¸ probabilmente ad Antiochia. E’ lí che a Paolo hanno insegnato questa formula¸ già costruita in greco¸ probabilmente¸ anzi certamente¸ e Paolo è stato ad Antiochia negli anni 44 – 46 poi è partito per i suoi viaggi e nel 51 è arrivato a Corinto. Quando va a Corinto predica¸ annuncia la bella notizia con questa formula: “A voi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto cioè ….” Se questa formula risale agli anni 44 – 46¸ facciamo la media di 45¸ significa quindici anni dopo gli eventi della Pasqua e non c’è dubbio sull’antichità di questo testo. Allora¸ capisco che sto facendo un discorso da scuola¸ se volete un discorso apologetico però bisogna domandarsi se è possibile¸ quindici anni dopo i fatti¸ far circolare ad Antiochia di Siria¸ ad un centinaio di chilometri da Gerusalemme¸ quando ancora tutto è tranquillo¸ i funzionari romani che hanno deciso la morte di Gesù¸ Pilato non c’è più¸ è vero¸ era andato via nel 36¸ però ci sono ancora viventi i protagonisti che si ricorderanno pure di questo fatto che è accaduto di un tizio di Nazareth che credeva di essere il Figlio di Dio¸ il Messia e che è stato crocifisso¸ che adesso ci sono persone che mettono in giro questa formula. Innanzi tutto questa gente ha avuto un’intuizione che non è di scarsa profonditภhanno detto che è morto¸ non come diciamo noi nel Credo con una formula abbastanza banale “Morí sotto Ponzio Pilato” che è una banalitภ“Morí per i nostri peccati”. Di Giovanni Battista non si dice che è stato ucciso per i nostri peccati¸ si dice che è stato ucciso perché Erode si è arrabbiato perché lo rimproverava ed Erodiade ha ballato. Arrivare alla formulazione teologica “per i nostri peccati” vuol dire che sotto c’è un mistero che riguarda Dio. L’ebreo si sarebbe offeso a sentire: “Questi cristiani dicono che il loro Gesù¸ che giustamente Pilato ha fatto crocifiggere¸ è morto per i nostri peccati¸ che scemenza è questa?” direbbe l’ebreo di allora¸ per caritภnon quelli di adesso. Quindi è formula che nasce in un ambiente dove ci sono ancora persone che possono contestare quello che dicono i cristiani¸ quindici anni circa dopo i fatti secondo le Scritture. Questo sequestro delle Scrittura da parte dei cristiani¸ dicendo che parlano di colui che¸ col consenso delle autorità ebraiche¸ è stato crocifisso come un malfattore. Sto per dire che se ci si immedesima in questa situazione e si cerca di ricostruirla¸ ci si deve rendere conto che è difficile negare che ci sia qualcosa di veramente accaduto quando si parla di apparizioni di uno risorto. Perché nessuno ha smantellato in maniera risolutiva la circolazione di queste idee sull’apparizione di un risorto¸ e gli abitanti di Corinto erano tutti cosí stupidi e creduloni da credere ad uno venuto dalla Palestina¸ uno straniero che raccontava queste cose che¸ giustamente¸ ad Atene vennero considerate incredibili: “Ma che scemenza la risurrezione!”¸ a Corinto c’era una quantità di deficienti che accettava invece queste cose senza ribellarsi? Oppure era perché il modo con cui Paolo presentava le cose ricordando ed aggiungendo a questa formula delle altre testimonianze li mettevano almeno nel dubbio che potesse essere vero? “Cinquecento fratelli¸ la maggior parte di essi vive ancora mentre alcuni sono morti. Infine apparve a Giacomo” che è quello che viene chiamato il fratello del Signore “quindi a tutti gli apostoli” che è un piccolo problema: che differenza c’è tra i Dodici e gli apostoli? Ma sono problemi secondari e non c’è tempo di trattarli qui. “Ultimo fra tutti apparve anche a me come” tradurre aborto è semplicemente una volgaritภla parola può significare aborto¸ ma ha il significato di uno che è nato fuori tempo. L’equivalente¸ anche se è il contrario di aborto¸ l’equivalente della nostra lingua sarebbe il settimino¸ il prematuro. So che cronologicamente è il contrario perché Paolo è arrivato per ultimo mentre il prematuro arriva prima del momento della nascita ma vuol dire uno che è nato malamente¸ secondo la mentalità popolare¸ non è nato nel giorno giusto. Eppure è apparso anche a Paolo che poi aggiunge: “Sono il più piccolo tra gli apostoli¸ non sono neanche degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio” e tutte queste cose¸ che si possono verificare¸ perché nessuno contesta tutto questo? Notate che nella letteratura antica non si trovano¸ possibile che i cristiani siano riusciti a bruciare tutte le eventuali contestazioni di queste affermazioni? Ecco¸ io vi ho detto queste cose¸ capisco che è più lavoro di catechismo che non di omelia all’interno di una messa¸ però bisogna pensarci di fronte a tutti quelli che in maniera superficiale possano dire che la risurrezione è un mito¸ una fantasia¸ una credenza ingenua¸ che non c’è nessuna attestazione seria. Ma che ci sia stata¸ invece¸ una esperienza di apparizioni. Poi dovremmo avere tempo di riflettere cosa può stare dietro questa frase “Apparve” che letteralmente andrebbe tradotta fu visto o si mostrò perché è il passivo del verbo vedere in greco¸ letteralmente fu visto che però si usa anche per dire si mostrò. Esteriormente? Nella coscienza? Che rapporto c’è tra questo modo sintetico di parlare e i racconti di apparizioni molto più tardi che si leggono nei vangeli? Là sí ci può essere qualcosa di complicato¸ molti vangeli sono stati scritti dopo il 70¸ quando Gerusalemme è stata rasa al suolo¸ non c’è più nessuno che si ricordi. Questo è scritto nel 56¸ riferisce parole predicate nel 51 apprese da Paolo nel 44¸ 45. Ecco¸ vi ho detto queste cose perché dovremmo¸ noi cristiani¸ essere un momentino documentati sulla possibilità di intravedere¸ non dico delle prove convincenti per tutti¸ per carità no¸ ma una serietà nelle affermazioni che si leggono in certi testi del N.T. A me pare che un esame attento di questa Lettera ai Corinti dimostri che non è facile negare superficialmente la credibilità di esperienze di incontro con Cristo morto ma ancora in qualche modo¸ se vuole¸ capace di farsi vedere¸ le apparizioni. E’ soltanto un suggerimento che vi do perché possiate per vostro conto continuare queste riflessioni.